Del difficile momento che vive anche la nostra Città si ritrovano molte analogie nella condizione in cui si trovava la città nel 1860
di Alessandro Masi
SIENA. La Pubblica Assistenza a Siena festeggia in questi giorni i suoi centoventi anni. Insieme al tanto servizio espresso nel tempo dai suoi Volontari alla Comunità c’è anche il segno culturale delle solidarietà organizzate che sono ancora capaci di rinnovarci l’orizzonte.
Del difficile momento che vive anche la nostra Città si ritrovano molte analogie nel recente intervento del nostro Professor Mauro Barni intitolato “I Garibaldini e il risveglio sociale di Siena”, pubblicato nell’ultimo numero dell’Accademia dei Rozzi.
Lì si fa riferimento ad una situazione senese ben più grave di quella attuale, quella del 1860, con la perdita pressoché totale dell’Università a favore di Pisa, la lentezza delle modernizzazioni, l’eclisse granducale, la quasi paralisi amministrativa anche per il declino demografico e l’arretratezza economica.
In quello, come in altri dei tanti corsi e ricorsi storici negativi della nostra Città, il silenzioso spirito popolare trovò sintesi e progresso nella spinta solidaristica delle arti e dei mestieri, per garantire mutualità oltre gli strumenti caritativi secolari della Chiesa (e la beneficienza della nobiltà).
Le solidarietà della Società operaia di mutuo soccorso, i magazzini cooperativi, la Società femminile, la Banca popolare senese, i pubblici stabilimenti di assistenza e formazione, le società di Contrada, ma anche la nascita della nostra Pubblica Assistenza, con i presidi scientifici dell’Ospedale psichiatrico San Niccolò, l’Istituto per sordomuti realizzato da Tommaso Pendola, l’Istituto Sclavo e la Scuola di lingua e cultura italiana per stranieri, rappresentarono tanti segni di uno sforzo comune di innovazione coi valori delle solidarietà organizzate per affermare progresso nella sanità, nel lavoro e nei saperi dei cittadini.
Così, quando come oggi ci sono meno risorse economiche, quando manca in sostanza il capitale materiale, nuove solidarietà per moderni diritti chiamano a maggiori responsabilità tutti i cittadini, ed il capitale sociale che questi rappresentano. Ecco che un risveglio di Siena può passare anche da una riscoperta dei ruoli delle solidarietà organizzate che sono la linfa identitaria della nostra complessa società locale: le istituzioni, gli ordini professionali e di categoria, le Università, la Scuola, le categorie economiche, le organizzazioni di volontariato, del terzo settore e della promozione sociale, le fondazioni, i sodalizi culturali e le moderne reti di cittadinanza e financo i singoli cittadini devono diventare un unicum per una Città che ha bisogno in questo transito epocale di ascoltare e di ascoltarsi meglio per arrivare ad una sintesi delle risorse che ci sono, individuando e condividendo nuove priorità ed obbiettivi. In questo senso la costruzione del progetto di candidatura di Siena a Capitale della Cultura 2019 rappresenta al momento il catalizzatore di tutte le migliori energie positive per elaborare una sintesi capace di avviare una nuova fase operosa per l’intera comunità.
Quest’anno non ricorrono soltanto i centoventi anni della Pubblica Assistenza a Siena e la festa di tutte le sue diverse Associazioni sul territorio ma anche i trecento anni dalla nascita dell’economista Antonio Genovesi, illuminato sostenitore della ricerca della pubblica felicità, che si coltiva con la cura di sè e degli altri, convinti che non si tratta solo di un comportamento, ma di una vera e propria economia. L’economia della cura può rappresentare davvero anche oggi un traguardo valido e moderno della sussidiarietà orizzontale e di sinergie solidali tra organizzazioni e lavori per una nuova qualità della coesione sociale.