"Non è una frontiera come molti pensano, è un recinto"
Il 1 Marzo 2015 è stato l’undicesimo anniversario dell’inizio della costruzione del Muro a Betlemme. A pochi giorni da questa ricorrenza storica e dall’importante determinazione del Parlamento italiano che, approvando due mozioni, ha creato i presupposti per il riconoscimento dello Stato Palestinese, prendono posizione alcune associazioni del territorio, esprimendo la propria opinione sulla situazione nel Medio Oriente.
“Oggi la costruzione del Muro è completata. E’ lungo 755 chilometri ed è certamente il monumento più grande all’incomprensione, alla sopraffazione e alla paura che esista sul nostro pianeta.
Riportiamo un estratto dalla Lettera da Betlemme – marzo 2004, scritta da una delle Suore del Caritas Baby Hospital di Betlemme (unico ospedale Pediatrico della Cisgiordania).
“Uno ad uno, sei blocchi di cemento alti otto metri vengono passati in un largo solco da un’altissima gru. Sono i primi sei blocchi del muro. Da oggi, 1 Marzo 2004, Betlemme può chiamarsi “ufficialmente” una prigione. Ecco il primo pezzo di muro… ce lo troviamo davanti quasi all’improvviso, orribile. Il suo grigiore sta davanti a noi, abnorme, inumano: ci taglia fuori completamente dalla vita dei normali, liberi esseri umani. L’hanno iniziato a pochi passi dal nostro ospedale . Davanti al muro regna il silenzio, anch’esso divenuto grigio e pesante. Sono pochi gli abitanti di Betlemme che si recano a vedere la triste novità di questi giorni, per un po’ la giudichiamo quasi indifferenza, ma loro il muro non lo vogliono neppure vedere, non ne vogliono neppure sentir parlare, nauseati fino in fondo da una vita priva di dignità, vissuta pagando per tanta violenza”.
Sono passati 11 anni ma il Muro non è diventato parte del paesaggio come succede a tanti altri manufatti, e non lo sarà mai. Per chiunque lo veda è immediatamente chiaro che si tratta del perimetro della più grande prigione a cielo aperto del mondo.
Non è una frontiera come molti pensano, è un recinto, largamente in terra altrui anche secondo le deliberazioni delle Nazioni Unite, un recinto che sancisce una disuguaglianza inammissibile tra due popoli che dovrebbero avere la garanzia di godere degli stessi diritti umani.
Dal 1 Marzo 2004 le Suore operatrici del Caritas Baby Hospital, ogni giovedì recitano il Rosario davanti al muro, sotto le canne delle armi automatiche, per ricordare a tutti che la violenza e l’ingiustizia sono sempre ingiustificabili chiunque ne sia l’autore e chiunque ne sia la vittima.
E’ in atto una grande mobilitazione di individui, movimenti, paesi interi per il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite dello Stato palestinese. Numerosi Paesi europei ed extraeuropei l’hanno già fatto. Questo non è solo un fatto istituzionale, è prima di tutto un fatto politico, con enormi significati sociali. Significa prima di tutto diritto all’acqua, diritto alla mobilità, diritto al lavoro, diritto ad una sanità adeguata, diritto a progettare la propria vita.
Dobbiamo mobilitarci tutti per questo grande obbiettivo: due Popoli, due Stati.
Il Muro, a Betlemme e in tutti gli altri luoghi della Terra, non chiude solo i palestinesi in un recinto, rinchiude anche il popolo israeliano in un destino di intolleranza e incomprensione, dove domina la paura. Il muro non esalta ma distrugge anche la loro libertà.”
La Banda del Sorriso – Chianciano Terme
Gli Amici di Betlemme
I volontari toscani in Terrasanta
Lega Ambiente Chianciano – Montepulciano