di Vito Zita
SIENA. “Situata su un altopiano al centro dell’Eritrea, Asmara è la capitale del paese ed è un esempio eccezionalmente ben conservato della pianificazione di una città coloniale. Sotto l’occupazione coloniale italiana si sono verificate progressive fasi di pianificazione tra il 1893 e il 1941. La sua struttura urbana si basa principalmente su una griglia ortogonale che successivamente integra elementi di un sistema radiale. Asmara conserva ancora oggi delle forme costruttive eclettiche e razionaliste, spazi aperti ben definiti e edifici pubblici e privati, tra cui cinema, negozi, banche, strutture religiose, uffici pubblici e privati, strutture industriali e residenze […]”.
Comincia in questi termini la descrizione di Asmara sul sito internazionale dell’Unesco. Elementi che, insieme a una poderosa documentazione, hanno portato nel luglio 2017 alla nomina di Asmara quale Patrimonio dell’Umanità, ultimo in ordine di tempo dei 139 siti collocati in Africa.
L’UNESCO ha classificato oltre 4mila edifici adibiti a varie destinazioni d’uso. Le caratteristiche di architettura urbana che contraddistinguono la capitale eritrea sono ben visibili guardando una mappa della città, e meglio ancora visitandola. Rilevanti sono le sue vie come Harnet Avenue e Sematat Avenue, la fontana di Ghezzabanda, la stazione di servizio Fiat Tagliero, vero simbolo della città, gli edifici degli anni ‘30 come l’ufficio postale di Segeneyti Street, i cinema (Impero, Roma, Odeon, Campidoglio), le scuole, le strutture sportive, gli alberghi (Hamasien e Italia su tutti), i complessi residenziali del quartiere dei villini, gli edifici commerciali, le fabbriche; gli spazi della comunità come la piazza del mercato e la piazza della moschea; i principali edifici religiosi, che caratterizzano lo skyline della città con i loro campanili, guglie e minareti rendono ben evidenti la diversità delle etnie presenti e delle rispettive religioni che coesistono in modo esemplare.
Se la città è italianissima, il merito della sua costruzione si deve all’ingegno italiano coadiuvato dalla manodopera eritrea. Ma il merito della loro conservazione va agli eritrei che oggi possono con soddisfazione vedere questa splendida città fra i luoghi protetti dall’UNESCO.
Recentemente Asmara è stata meta di visite da parte di Jovanotti, che vi ha girato il video di una sua canzone, e quella privata da parte di Vittorio Sgarbi, ricevuto anche dal presidente Isaias Afewerki. Anche la politica ha fatto i suoi passi con la visita del presidente del Consiglio Conte e del viceministro degli esteri Del Re. Iniziano a partire turisti, imprenditori, e come in epoca coloniale, affaristi, avventurieri in cerca di fortuna e nostalgici di ogni tipo. La comunità italiana oggi presente principalmente ad Asmara consiste in un numero esiguo di persone, fra le quali però spicca un imprenditore tessile che opera in Eritrea da molti anni, Pietro Zambaiti titolare della ZA.ER., che anni addietro ha rilevato l’ex Cotonificio Barattolo, facendone una azienda all’avanguardia, che ha procurato lavoro alle donne eritree e ha dato anche uno stile tutto italiano al bellissimo negozio di Asmara “Dolce Vita”.
Dopo la nomina UNESCO lo scatto in avanti è avvenuto con la riappacificazione fra Eritrea ed Etiopia sulle vecchie questioni dei confini rivendicati da entrambi. Dopo la visita in Eritrea per premier Abiy nel 2018 ci sono stati una serie di incontri fra rappresentanti di alto livello di Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan, Gibuti. Un periodo di trattative di pace che ha portato il premier etiope Abiy Ahmed Ali a vincere il Nobel per la Pace nel 2019. Quali sono stati i benefici per l’Eritrea di questo importante passo politico nella strategica importanza del Corno d’Africa? Si è vista togliere le vecchie sanzioni ONU. Effettivamente stona la mancanza di considerazione della Fondazione Nobel nei confronti dell’altro attore di questo processo di pacificazione, ovvero il presidente eritreo. Ma è evidente che sugli equilibri mondiali pesa la considerazione che in Eritrea vi sia una dittatura.
Oggi a poco più di due anni dalla nomina UNESCO qual è la situazione? Dal punto di vista turistico si è visto l’inserimento di Asmara nei circuiti delle agenzie di viaggio di tutto il mondo; Eritrea ed Etiopia hanno riaperto i posti di frontiera facilitando nuovi canali di commercio; l’Etiopia ha aperto un collegamento settimanale di voli con la propria compagnia di bandiera fra Italia ed Eritrea (con scalo ad Addis Abeba e successivo volo su Asmara) che si sommano a quelli della Egypt Air già in vigore; le commissioni UNESCO lavorano alacremente per realizzare i progetti presentati e che sono rintracciabili nella documentazione disponibile sul loro sito. Si tratta di progetti di rivalutazione degli immobili e degli spazi urbani che prevedono parziali ristrutturazioni viarie con l’aggiunta di nuove costruzioni che si inseriscono fra quelle esistenti. Speriamo che sappiano quel che fanno, Asmara è bella così com’è, andrebbe solo riqualificata con ristrutturazioni mirate, non sconvolta da nuovi inserimenti viari ed architettonici in un contesto immutato dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Nonostante questi sforzi l’Eritrea segna il passo, ancora diffidente e preoccupata dal perseguire le proprie priorità di sicurezza, ordine pubblico, sviluppo economico interno. In realtà, si caratterizza per la mancanza di una struttura di infrastrutture e industriale adeguata e rimane una nazione a profonda vocazione agricola, purtroppo ancora di tipo arcaico, senza il benefico contributo di una meccanizzazione diffusa. L’augurio è che il popolo eritreo riesca davvero a vedere i benefici di questo cambiamento epocale che lo vede coinvolto, in attesa che passi l’emergenza Covid-19 nella quale le stringenti misure di prevenzione adottate dal Governo eritreo indicano zero contagiati e zero morti.