SIENA. Dall’assoxiazione Vittimedel salvabanche riceviamo e pubblichiamo.
“Siamo entrati in campagna elettorale… e promettere non costa niente. Ed è così che adesso, dopo due anni e mezzo di muri di gomma e di grande disinteresse da parte di Maggioranza e Governo nei confronti dei risparmiatori azzerati, le promesse da marinai si sprecano, nel disperato tentativo di mettere una pezza su quello che potremo definire il più grande pasticcio all’italiana, che ha distrutto i risparmi di ben 500mila cittadini per mano di banchieri, con la complicità di Governo e Organi di Controllo.
Riteniamo infatti che l’emendamento che istituisce un fondo per le vittime dei crac bancari veneti appaia per adesso tecnicamente fumoso e anche molto poco praticabile; l’ennesima presa in giro dunque.
Perché se pur alla fine si trovassero veramente le risorse necessarie per istituirlo, la discriminante di riservarlo ai soli azionisti veneti lascerebbe a dir poco perplessi. Ormai tutti sanno infatti che in una gerarchia di rischio, i titoli più rischiosi sono le azioni, per cui appare assurdo legittimare un fondo destinato ai titoli più rischiosi, lasciando a zero ad esempio una buona fetta degli obbligazionisti delle 4 banche andate in risoluzione. Una decisione che andrebbe contro qualsiasi normativa, come del resto, ci appare improbabile il distinguo preferenziale per gli azionisti veneti (per i quali adesso si prospetta il risarcimento tramite il fondo) rispetto a quelli delle quattro banche andate in risoluzione, nei confronti dei quali il Governo non ha mai prospettato mai nessuna forma di risarcimento.
Ci sono centinaia di migliaia di risparmiatori, tra obbligazionisti ed azionisti di tutte le banche andate in default che attendono ancora giustizia nonostante almeno la metà delle Procure italiane siano impegnati in processi a carico dei banchieri delle banche andate a gambe all’aria per gravissimi reati quali truffa, associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta.
Ci aspetteremo dunque un dibattito molto più serio attorno all’argomento e non l’ennesimo manifesto elettorale”.