"L’Ateneo sia culla di cultura e di scienza, in una città a sua volta culla di civiltà plurisecolare"
SIENA. Si è tenuta oggi, nell’Aula Magna del complesso didattico Le Scotte recentemente rinnovata al suo interno, la “Cerimonia del tocco”, organizzata per celebrare i docenti che nell’ultimo triennio hanno preso servizio all’Università di Siena o hanno avuto il passaggio di ruolo. La cerimonia è stata aperta dall’esecuzione, da parte del coro dell’Ateneo, del Gaudeamus Igitur e un brano rinascimentale, sotto la direzione dalla professoressa Elisabetta Miraldi. Oltre ai nuovi professori erano presenti all’evento le autorità cittadine e molti fra studenti, docenti e personale tecnico e amministrativo.
Il Rettore Francesco Frati ha quindi accolto i nuovi docenti e consegnato loro il tocco, copricapo simbolo dell’accademia. Sono stati così festeggiati gli oltre 250 docenti – 95 ricercatori, 131 associati, 32 ordinari – di cui ben 174 presenti alla cerimonia.
Il Rettore Francesco Frati ha poi portato, al termine dei sei anni da rettore, il suo saluto alla comunità accademica. Un discorso accorato, durante il quale ha illustrato il percorso e i principali momenti del suo mandato rettorale, così ancorato alla città e al territorio. «Sono passati sei anni da quel novembre del 2016 in cui iniziava il mio mandato di Rettore. Un titolo che mi fa ancora venire i brividi a nominarlo, – ha detto il Rettore – specialmente in occasioni solenni come questa, tanto è il prestigio che la carica porta con sé; in una Università vecchia di otto secoli di storia; in una città culla di storia e di inclusiva accoglienza; in un Paese che ha dato e può continuare a dare molto alla ricerca, alla produzione di conoscenza e alla sua trasmissione di generazione in generazione. Una università e una città.».
Ha ricordato le fasi complesse e impegnative sul fronte della didattica. «L’Università di Siena ha adesso un’offerta formativa che ha saputo rinnovarsi, seguendo sia l’evoluzione della normativa che, soprattutto, l’esigenza di fornire ai nostri studenti e alle nostre studentesse percorsi coerenti con l’evoluzione della conoscenza e della società».
«È forse merito di questa capacità di innovare la didattica – ha continuato il Rettore – se la nostra attrattività nei confronti degli studenti non si è mai indebolita, nonostante crisi economica e pandemia; e l’attrattività nei confronti degli studenti internazionali è addirittura aumentata. Ma è forse anche merito del mantenimento di servizi agli studenti comunque superiori alla media nazionale, come periodicamente ci ricorda il Censis, grazie ai finanziamenti aggiuntivi della Regione, attraverso l’Azienda regionale per il Diritto allo Studio, e grazie alla collaborazione con la città, intesa come amministrazione comunale, ma anche come comunità di cittadini. Una comunità che ha imparato a riconoscere la “sua” università come uno straordinario motore di sviluppo sociale, culturale ed economico».
Non è mancato nel discorso il riferimento al rapporto con studentesse e studenti. «Parlare con loro è sempre stato un piacere. Anche nei momenti più difficili, nei confronti più aspri». «Vederli festeggiare per la conclusione del loro percorso di studio. La loro soddisfazione e l’orgoglio per il risultato raggiunto restano ancora uno dei più bei ricordi di sei anni di mandato, e forse la più bella sensazione che resta dentro a noi docenti: aver aiutato i nostri ragazzi e le nostre ragazze a coronare il loro sogno». Ha poi menzionato i risultati raggiunti nel settore della ricerca. «In una Università si insegna ai ragazzi e alle ragazze prima di tutto ciò che è stato studiato nei laboratori, nelle biblioteche, sul campo, nella società. Quella conoscenza che è frutto dell’impegno delle ricercatrici e dei ricercatori».
E i risultati degli sforzi compiuti nell’ambito della ricerca sono arrivati, ad esempio con la partecipazione ai bandi e ai partenariati della Missione Università e Ricerca del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che con oltre 60 milioni di finanziamento in tre anni e la partecipazione a ben otto progetti, porterà un ampio rinnovamento per importanti linee di ricerca e al reclutamento di nuovi talenti. Ha poi ricordato i risultati conseguiti dall’area medica e ha ringraziato quanti hanno operato nel difficile periodo pandemico: «Sento il bisogno, per l’ennesima volta, di ricordare l’abnegazione, la professionalità e l’umanità con le quali le donne e degli uomini di questo ospedale hanno affrontato la pandemia e garantito alla nostra comunità un’assistenza di primo livello. Grazie dal profondo del cuore».
Un discorso accorato durante il quale, ricordando come l’Università che produce conoscenza e la trasmette alle giovani generazioni sia la sintesi del percorso di crescita dell’umanità, più che fare un excursus dei traguardi raggiunti, ha voluto ringraziare sentitamente quanti lo hanno accompagnato nel delicato percorso alla guida dell’Accademia.
Ha ricordato l’apporto degli organi di Ateneo – Senato accademico e Consiglio di amministrazione; dei delegati e dei direttori delle strutture dipartimentali e degli altri organi accademici. E ha voluto rimarcare l’apporto dei due Direttori Generali, Marco Tomasi ed Emanuele Fidora, che si sono succeduti nell’incarico e che hanno sempre rappresentato un punto di riferimento. Un pensiero particolare e un ringraziamento speciale li ha voluti rivolgere alla professoressa Sonia Carmignani, per molto tempo Prorettrice Vicaria, di cui ha ricordato l’instancabile ed efficiente collaborazione al suo fianco. Ha poi ringraziato l’attuale Prorettore Vicario, Luca Verzichelli che con la sua “visionarietà lucida e creativa” lo ha accompagnato in questa ultima fase del mandato.
Ha quindi voluto ringraziare tutta la comunità accademica: studenti, docenti e personale tecnico amministrativo e bibliotecario. «Spero di essere riuscito a creare un bel rapporto con tutti voi, inclusi tutti i componenti del personale tecnico e amministrativo. Ho avuto modo di apprezzare quanto lavoro ci sia dietro il funzionamento di un ateneo e quante persone ci sono dietro a questo lavoro».
Un passaggio del suo discorso lo ha voluto dedicare al professor Roberto Di Pietra, che fra pochi giorni gli succederà nella carica di Rettore dell’Università di Siena. «Tra pochi minuti passerò simbolicamente il testimone di rappresentante dell’Università di Siena all’amico Roberto Di Pietra. A Roberto va il mio più grande in bocca al lupo, convinto, come sono, che saprà continuare non il mio percorso, che è poca cosa al cospetto della storia dell’Università di Siena, ma il percorso ottocentenario del nostro prestigioso Ateneo, culla di cultura e di scienza in una città a sua volta culla di civiltà plurisecolare».
La cerimonia si è poi conclusa con un simbolico passaggio di consegne: la mazza d’argento con il sigillo dell’Università di Siena è stata passata nelle mani del professor Roberto di Pietra, che dal primo novembre succederà nella carica al vertice dell’Ateneo.
Il Rettore Frati, come ultimo atto del suo mandato, ha apposto la firma nel libro d’onore dell’Università di Siena.