SIENA. Da Potere al Polpolo di Sena e provincia riceviamo e pubblichiamo.
“Potere al Popolo Siena e provincia denuncia la pericolosa convivenza tra politica e affari che a Siena sono intimamente intrecciate da oltre 30 anni. Un cancro che ha causato i disastri socioeconomici che tutti conosciamo e che crea ancora oggi monopoli e intrecci pericolosi a prescindere dal colore delle amministrazioni che si sono succedute.
Insomma, dov’è il tanto sbandierato slogan del cambiamento? Anzi, noi sottolineiamo che con l’attuale amministrazione si è addirittura consolidata la cordata politico affaristica che ha le mani sulla città. Lo schema è sempre lo stesso, che si riproduce esattamente nei decenni con un’unica variabile: non ci sono più i soldi del Monte dei Paschi.
Oggi, chi dal punto di vista imprenditoriale vuole fare affari, speculare, arricchirsi e spremere la città, utilizza finanziamenti che non arrivano più dalla banca, ma dall’estero. Non è che i soldi del Monte dei Paschi fossero più “puliti”, ma con questi di ora non c’è da stare assolutamente tranquilli.
Agli ingressi della città, nei cartelli stradali di benvenuto, sotto la scritta Siena, andrebbe stampata la celebre quanto ancora attualissima nonché italianissima frase di Tomasi di Lampedusa «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Insomma, cambiare tutto per non cambiare niente, sembra un eufemismo che calza a pennello per la città di Siena e il suo governo.
È di questi giorni un interessante articolo uscito sul quotidiano La Stampa che ci racconta come l’imprenditore kazako Igor Bidilo stia acquistando pezzo per pezzo a suon di milioni la maggior parte delle attività di ristorazione e negozi che si affacciano in Piazza Del Campo.
Ma da dove arrivano i fiumi di denaro che Bidilo sta investendo per conquistare Siena? Dal petrolio e dal gas russo ovviamente. Un caotico intreccio di nebulosi affari che corrono sulla linea di società offshore con sede in paradisi fiscali e giacimenti di oro nero e gas situati in sconosciute piccole repubbliche dell’ex impero sovietico come la Baschiria, che geograficamente parlando si trova a nord del Kazakistan. Con il solo export del 2011 il magnate kazako attraverso la sua società di trading di prodotti petroliferi (la Baltic International Trading), ha incassato la stratosferica cifra di 1,34 miliardi di dollari.
A Siena possiede l’80% delle quote della Sielna spa, la società che sta investendo appunto nel settore turistico, ricettivo e alimentare. Il fiore all’occhiello del gruppo è senz’altro lo storico marchio della pasticceria Nannini, acquistata pochi mesi fa e con una previsione di investimenti che si aggirano intorno ai 40 i milioni di di euro. Nell’arco degli ultimi due anni, sono stati inoltre acquistati dieci dei quindici locali che si affacciano su piazza del Campo: bar, ristoranti e gelaterie. Non solo. Nel novembre scorso stessa sorte anche per due storici negozi attigui, uno di fotografia e l’altro di scarpe. Al loro posto nascerà un altro ristorante con annesso mulino e pastificio per la produzione di alimentari bio.
Al gruppo appartengono inoltre altri bar in città e un albergo nelle vicinanze di Siena. Il restante 20% della società Sielna appartiene al rumeno Maxim Constantin Catalin che ricopre anche il ruolo di amministratore unico. Stesso ruolo che detiene anche in una srl milanese. Folgorante la carriera del signor Catalin che fino a pochi anni fa lavorava in una struttura di accoglienza per anziani.
Ma come è arrivato nella città del Palio il petroliere Igor? Durante l’inchiesta della Procura di Siena a carico dell’imprenditore ex grillino e ora onorevole del gruppo Misto alla Camera dei deputati Salvatore Caiata (indagato per riciclaggio e poi assolto), emersero dalle indagini le prove che il kazako era il principale e praticamente unico finanziatore delle attività di Caiata, ovvero dei bar e ristoranti di Piazza del Campo, che fanno ora parte del gruppo Sielna”.