PRATO. 23 azionisti sono decisi a trascinare in tribunale la Popolare di Vicenza e il numero potrebbe aumentare. Giovedì (25 giugno), la riunione dei soci si è chiusa con la decisione di andare al muro contro muro. A mettere le distanze tra le parti è stata la svalutazione delle azioni passate da 62 a 48 euro. “Siamo quei clienti della banca – scrive Tommaso Caparrotti, capolfila della protesta – che negli ultimi anni si sono visti affibbiare azioni e che, come per incanto, dopo l’ultima assemblea dello scorso 11 aprile hanno scoperto che i risparmi affidati all’istituto di credito di loro fiducia erano improvvisamente diminuiti di un quarto. Questi pratesi – continua – non sono speculatori o investitori abituali, ma clienti decennali che hanno creduto nelle parole e nelle garanzie di coloro ai quali hanno messo in mano i loro risparmi in cambio di risibili interessi e di qualche spicciolo in meno sulle commissioni così ingiustamente onerose da parte di chi tiene i soldi e ne fa quel che vuole. Pratesi indignati – continua Caparrotti – non vogliamo rassegnarci ad essere depauperati di una fetta così grande di quanto abbiamo risparmiato lavorando”.
“Non siamo in grado di recuperare neppure quel poco che rimane dell’investimento iniziale perché i titoli non sono commerciabili e perciò ce li dobbiamo tenere fino a quando, attraverso fusioni, ricapitalizzazioni e quotazioni in borsa, non saranno ridotti al nulla o quasi”. E’ una questione economica ma anche di rapporti: “Abbiamo deciso di intraprendere l’azione legale almeno per non sentirci degli ingenui ma soltanto dei clienti traditi. Nn fidatevi di nessuno e non firmate mai niente, neppure se viene da un fidato collaboratore”.
La procedura legale prevede la negoziazione assistita, ovvero il tentativo di trovare un accordo per evitare che la questione approdi in tribunale. “Se la negoziazione non porterà a niente – conclude Caparrotti – andremo avanti”.