“Nella vicenda sono state spese parole e promesse poi non mantenute”
SIENA. “Se sarò eletto sindaco uno dei primi impegni di cui mi farò carico sarà quello di aprire un tavolo istituzionale per affrontare la situazione dei 50 lavoratori di Paycare che, ormai da due anni, sono in cassa integrazione e vivono, ogni giorno, con lo spettro del licenziamento. Non esistono altre vie percorribili se non questa. Il Comune, naturalmente, non può assumere nessuno, ma ha il dovere di coinvolgere la comunità attraverso un tavolo di confronto con gli enti, le istituzioni, i sindacati e l’azienda per cercare di risolvere una situazione drammatica che riguarda tante famiglie”. Con queste parole Fabio Pacciani, candidato a sindaco del Polo Civico Siena, interviene sul futuro di Paycare, l’azienda che opera nel settore dei call center e che in Toscana, tra Siena e Firenze, occupa circa cento persone. Il gruppo Comdata, proprietario dell’azienda, anche a fronte delle trattative annunciate, e poi saltate, nelle ultime settimane ha espresso la volontà di chiudere, entro il prossimo dicembre, il sito di Siena.
“L’aspetto più inaccettabile della vicenda Paycare – sottolinea Pacciani – è quello delle promesse non mantenute da parte di molti: penso a quelle dell’attuale sindaco di Siena, che aveva dichiarato di istituire un tavolo di confronto o almeno di parlare con Roma, senza poi fare nell’una nell’altra cosa. Oppure penso al presidente dell’ACR Siena 1904, il quale aveva espresso la volontà di assumere 50 dipendenti per poi disertare l’incontro organizzato dalla Fim Cisl con in vertici dell’azienda, facendo così, di fatto saltare la trattativa prima ancora che questa iniziasse. L’ultima uscita del presidente Montanari fa riflettere su come i talent scout, che hanno lavorato per portare a Siena questi imprenditori legati al mondo del calcio, hanno deluso su tutti i fronti. Le parole spese a vuoto, sulla pelle dei lavoratori, inoltre, non hanno fatto altro che irrigidire la posizione della proprietà, che oggi appare decisa a chiudere la sede di Siena. Oltre alle promesse mancate, in questo stato d’incertezza fa ancora più rumore il silenzio delle altre forze politiche, a partire dal Pd e dalla candidata Anna Ferretti, che si ergono spesso a difensori delle fasce deboli. L’unica strada percorribile è quella di aprire un tavolo istituzionale, che è ciò che farò nel caso fossi eletto alle prossime elezioni. Qualsiasi altra proposta, compresa quella di Emanuele Montomoli di assumere a titolo volontaristico solo qualcuno dei 50 dipendenti a rischio licenziamento, magari avvalendosi di sgravi fiscali, sarebbe, a mio parere, una soluzione inefficace, parziale e anche discriminatoria nei confronti di chi rimarrebbe escluso. Una soluzione, per altro, inattuabile al momento vista la rigidità dell’azienda che impedisce la ricollocazione, anche parziale, dei dipendenti”.