Adusbef e Federconsumatori si opporranno alla richiesta della procura di Roma
ROMA. La Procura di Roma, che aveva iscritto nel registro degli indagati, da circa un anno, il direttore generale del ministero dell’Economia Maria Cannata, nell’ambito dell’inchiesta sui 3,109 miliardi di euro pagati dallo Stato italiano a Morgan Stanley a cavallo degli anni 2011-2012, a seguito dell’attivazione, da parte della Banca d’affari americana, della clausola di estinzione anticipata inserita nei contratti derivati stipulati nel 1994 e rinnovati nel 2008, ha chiesto l’archiviazione.
“Proprio ieri, – secondo quanto si legge in un articolo di Donatella Stasio, pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore – la stessa Procura di Roma ha chiesto al Giudice per le indagini preliminari di archiviare il procedimento a carico della Cannata, non avendo riscontrato, anche alla luce di una consulenza tecnica, alcuna violazione della legge penale. Per la stessa ragione, la Procura ha chiesto anche al Tribunale dei ministri di archiviare sia il procedimento a carico di Mario Monti (all’epoca presidente del Consiglio e ministro dell’Economia) sia quello a carico di Pier Carlo Padoan (peraltro diventato ministro dell’Economia solo nel 2014) con conseguente dichiarazione di incompetenza nei confronti della Cannata (“soggetto comune”); procedimenti nati da due esposti relativi alla medesima vicenda e presentati il 5 marzo scorso: il primo da Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, il secondo da Arturo Diaconale e Walter Biscotti”.
Nel 2011 Morgan Stanley decide di esercitare la early termination, sulla base di una valutazione della crisi economico-finanziaria in cui versava all’epoca il nostro Paese. Scelta legittima, scrivono i Pm. Tra l’altro, la consulenza tecnica ha escluso l’esistenza di un meccanico rapporto di causa-effetto tra l’abbassamento del rating dell’Italia da parte di alcune agenzie di rating, avvenuto nel 2011, e l’attivazione della clausola.
Quella clausola era “unica nel suo genere”, come ha riconosciuto Maria Cannata nell’audizione alla commissione Finanze della Camera, che ha avviato un’indagine conoscitiva sui derivati, e nella deposizione davanti ai pm di Trani, dove è in corso il processo contro S&P e Fitch per il declassamento del rating dell’Italia tra il 2011 e il 2012. Tuttavia, ha chiarito la Cannata, a farla scattare non fu il taglio del merito di credito dell’Italia bensì l’eccessivo “rischio di controparte”: in pratica Morgan Stanley era troppo esposta nei confronti di un cliente “pericoloso” quale, in quel momento, era la Repubblica italiana. Un’esposizione “eccessiva” per le autorità di vigilanza americane e “per questioni di solidità patrimoniale“. Di lì la decisione di chiudere il contratto e il pagamento disposto dal Tesoro, guidato all’epoca dall’allora presidente del Consiglio Mario Monti. Secondo la dirigente di via XX Settembre non c’è quindi alcuna connessione tra declassamento e clausola di rescissione.
Clausola che, anche alla luce delle osservazioni del consulente tecnico (il professor Ugo Pomante dell’Università di Roma Tor Vergata), «non poteva essere considerata in sé come fonte asimmetrica tra le parti contraenti», al di là delle valutazioni economico-finanziarie sulle caratteristiche dei contratti derivati che, scrivono gli inquirenti, «esulano dai confini del presente procedimento». L’ampio margine di opinabilità che caratterizza le valutazioni di ordine economico e la complessità delle variabili in campo – scrivono – potranno certamente continuare ad alimentare giudizi divergenti e confronti, anche radicali, nelle diverse sedi in cui saranno osservati i fatti esaminati. Ma nel campo del diritto penale, connotato dall’esigenza di un saldo ancoraggio ai fatti e di un rigoroso riferimento alle figure di reato tipizzate dal legislatore, si deve concludere che non sono ravvisabili gli elementi oggettivi dei reati ipotizzati» e che quindi il direttore generale del Mef Maria Cannata «è esente da responsabilità».
Poiché al contrario dei Pm di Roma, riteniamo che quel pagamento sull’unghia di 3 miliardi di euro ad una Banca di affari dalle porte girevoli con il Tesoro, senza attivare consulenze legali almeno dell’avvocatura dello Stato, fosse stato imprudente causando un danno ingente all’erario, proprio nello stesso momento in cui il governo Monti approvava riforme lacrime e sangue per i lavoratori, culminata con lo scandalo di decine di migliaia di ‘esodati’ gettati nella disperazione, Adusbef e Federconsumatori, appena riceveranno l’avviso di richiesta di archiviazione per manipolazione del mercato, truffa aggravata, abuso d’ufficio, nei confronti di Maria Cannata, sui 3,109 miliardi di euro pagati dallo Stato, presenteranno memorie di opposizione.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)