di Umberto De Santis
SIENA. Molte analogie e molte modalità differenti tra l’esclusione della Mens Sana Basket 1871 e la penalizzazione di dieci punti che manda Torino in serie A2, gravando su entrambe lo spettro del fallimento. Le cronache di oggi raccontano di una atmosfera da brividi al PalaVela per l’ultima esibizione della Auxilium. Standing ovation fin dalla presentazione delle squadre, anzi, dall’ingresso dei giocatori torinesi per il riscaldamento; striscioni e refrain polemici verso la dirigenza; il Peppe Poeta che, uscendo dal campo a 2′ dalla fine nasconde la testa nella maglia rivoltata per non mostrare la sua commozione. Si poteva evitare tutto ciò? Sì e no.
In Francia e Germania i ricavi delle squadre di pallacanestro, sia in sede previsionale che in sede di bilancio, sono pubblici. Negli ultimi anni per motivi economici è fallita soltanto una squadra in questi due campionati: il TBB Trier della Bbl. La trasparenza funziona: non c’è spazio per promesse non mantenute, manager incompetenti, budget scritti su foglietti di carta igienica. E soprattutto è chiaro di chi è la colpa degli insuccessi. La verità ci rende liberi, ma anche nudi e farsi belli con i soldi altrui – parafrasando un espressione cruda ma volgare più efficace – è uno sport che non paga. Nemmeno a Siena.
Invece, visto che legalmente in Italia le aziende possono compilare bilanci falsi (non vogliamo entrare nella polemica, ma vi assicuriamo che è così), ogni informazione viene secretata dietro una privacy che non ha ragione di esistere. L’ignoranza poi sulla verità delle cose rende plausibile la veridicità del saltimbanco di turno e la stampa – che sia costituita da giornalisti esperti dal punto di vista finanziario o meno non ha più importanza a questo livello – fa la grancassa delle bugie. Prendiamo Torino, il caso in apertura: il milione che mancava a novembre, all’inizio della trattativa con Leonis, mancava anche a marzo. Eppure Forni aveva pagato gli stipendi… Tra marzo e aprile la cifra mancante è magicamente lievitata 1,7 milioni, 2,0 milioni. Fino a che dopo Pasqua ce ne volevano 3, di milioni di euro. Diteci se non c’è qualche assonanza con i numeri moltiplicatori “a stati di avanzamento” circolati nella città del Palio.
Sinceramente non ne possiamo più di presidenti e soci – tornando alla casistica generale – che affermano di aver sottoscritto aumenti di capitale, che omettono di dire che quando pagano gli stipendi non versano i contributi relativi, che sparano numeri altisonanti per farsi una credibilità e una notorietà da quattro soldi. Non ci vogliono leggi speciali, squadre di polizia finanziaria, multe ridicole (ad un club che non ha pagato le tasse una pena pecuniaria non fa altro che aumentare un debito che non potrà pagare) invece che prevenzione. Ecco: ci accusano senza troppi veli di fare disfattismo senza mai proporre nulla di concreto. Peccato che lor signori – cotanti responsabili criticoni – sono pagati per questo, e noi no. Ma questo consiglio ve lo cediamo gratis: all’atto dell’assemblea federale che a luglio sancirà il diritto di partecipazione al campionato di ogni squadra, che le stesse presentino un dettagliato bilancio preventivo da pubblicare, una settimana prima della riunione, sui siti internet della Federazione, delle Leghe, delle singole squadre. Così ognuno di noi potrà farsi un’idea precisa e capire a chi sono in capo le eventuali responsabilità di un fallimento prima che cominci la stagione degli abbonamenti. State tranquilli, mestatori e personaggi incompetenti che affollano l’Empireo del basket italiano: non accoglieranno il suggerimento. Per non trovarsi a dover ammettere che non è farina del loro sacco.