Il Partito Pirata di Siena prende posizione contro l'uso obbligatorio delle carte
SIENA. “Davvero vogliamo ridurre misure liberticide come l’obbligo del pagamento elettronico ad un semplice problema di abitudine e di “tutela” nei confronti degli “anziani”? -commenta Michele Pinassi, del gruppo Siena Pirata -, fermo restando che personalmente non condivido la scarsa considerazione sulle capacità degli “anziani” di usufruire dei servizi digitali, il problema dei pagamenti elettronici è ben più grave e incide direttamente sulle libertà individuali di ogni cittadino, giovane o anziano che sia. Iniziamo dal fatto che impone ad ognuno di aprire un conto o comunque un rapporto con un istituto di credito, con i relativi costi (le carte di credito e Bancomat non vengono quasi mai fornite gratuitamente). Per proseguire, poi, con una sistematica e continua violazione della privacy sugli acquisti, da un banale regalo al partner (con relativa notifica dell’acquisto via e-mail o SMS) alla tracciatura degli acquisti più particolari, come ad esempio farmaci o materiale intimo”.
“A questo si aggiunge tutta una serie di limitazioni – prosegue Pinassi -, compresa l’impossibilità o la difficoltà a tutte quelle compravendite tra privati che permettono, oggigiorno, di riciclare oggetti di cui non abbiamo più bisogno. Proseguendo poi con la difficoltà, in alcune zone, di avere una connessione Internet stabile: prerogativa necessaria per il pagamento con POS”.
“Si giustifica tutta questa contrazione delle libertà con la necessità di combattere l’evasione fiscale, dimenticando che proprio di recente il Centro Studi CGIA di Mestre ha rilevato come la burocrazia italiana costa al Paese – e a tutti i suoi cittadini, anziani compresi – oltre 200 mld di € ogni anno, a fronte degli stimati 100 mld € dell’evasione. Mi permetto di suggerire alla classe Politica di occuparsi dell’infinità di bolli, moduli, gabelle, lacci e lacciuoli vari che imbrigliano il nostro Paese, boicottando l’economia e l’occupazione: riteniamo che, semplificando la gestione delle varie pratiche, come già molti ricercatori hanno sottolineato (ad. es. Barbieri e Giavazzi nel libro “I signori del tempo perso”) si riesca automaticamente anche a ridurre la quota di “sommerso” che grava così pesantemente sull’economia nazionale”.