Tanta Toscana alla manifestazione contro l'accordo
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FIRENZE. C’erano tanti agricoltori toscani oggi a Roma per il sit-in di Coldiretti davanti a Montecitorio partiti da ogni angolo della regione, guidati da Tulio Marcelli e Antonio De Concilio, Presidente e Direttore di Coldiretti Toscana, accompagnati da amministratori locali fra i quali spiccava il neo-Sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi.
La denuncia è chiara: per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti, che parla di un precedente disastroso a livello internazionale in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per invadere la Capitale, in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento, dove è in corso la discussione per la ratifica del Trattato di libero scambio con il Canada. L’iniziativa #stopCETA è condivisa con un’inedita ed importante alleanza con altre organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di fermare un trattato sbagliato e pericoloso per l’Italia. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Coldiretti – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni.
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Susanna Camusso alla manifestazione
Secondo il Dossier della Coldiretti, ben 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese. Peraltro il trattato dà il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) mentre per alcuni prodotti (asiago, fontina e gorgonzola) è consentito in Canada l’uso degli stessi termini accompagnato con “genere”, “tipo”, “stile”, e da una indicazione visibile e leggibile dell’origine del prodotto. Ma se sono stati immessi sul mercato prima del 18/10/2013 possono essere addirittura commercializzati senza alcuna indicazione. La tutela delle indicazioni geografiche riconosciute – rileva Coldiretti – non impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe per coloro che abbiano già registrato o usato commercialmente tale indicazione (sono compresi nell’eccezione formaggi, carni fresche e congelate e carni stagionate). In sostanza si potrà continuare a produrre e vendere “prosciutto di Parma” canadesi in coesistenza con quello Dop ma anche “Daniele Prosciutto” locale. È anche riconosciuta la possibilità di utilizzare parti di una denominazione di una varietà vegetale o di una razza animale (come ad esempio la chianina).
“L’Italia, e la Toscana in particolare, è leader in Europa nella qualità alimentare con 291 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, e non può accettare passivamente la banalizzazione del proprio patrimonio conservato da generazioni e deve invece – ha sottolineato Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – farsi promotrice in Europa di una politica commerciale contro l’omologazione e più attenta alle distintività”.
“Al nostro fianco sono scesi tutti i rappresentanti dei partiti politici ed anche rappresentanti dei sindacati come Susanna Camusso della CGIL – ha detto Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – per esprimere le loro preoccupazioni. Adesso auspichiamo che anche la Regione Toscana alla quale abbiamo presentato una proposta di ordine del giorno, condivida la posizione di Coldiretti e altre autorevolissime forze sociali per un commercio libero e giusto e per un’Europa libera dal CETA, vero attentato al lavoro ed alla sicurezza alimentare dei cittadini”.