Valentini: "Dalla cultura la ricostruzione di un modello economico e sociale per la rigenerazione della citt"
SIENA. “Non era scontato, dopo la sfida per diventare Capitale europea della Cultura 2019, riuscire a perseverare nella ricerca di un altro modello economico e sociale messo in crisi dalla congiuntura economica nazionale e dalle vicende del Monte dei Paschi. Noi oggi lo stiamo facendo partendo dalla cultura, dall’industria creativa e dal turismo sostenibile”. Con queste parole il sindaco di Bruno Valentini ha aperto, questa mattina, i lavori degli Stati Generali della Cultura. Una giornata di riflessione, confronto e ideazione aperta al mondo culturale cittadino per condividere la strategia di rilancio e sfruttare, appieno, la proposta fatta da Valentini al Ministro Dario Franceschini e da questo subito accolta: le cinque città che non hanno vinto la competizione per il 2019 saranno quelle che nel 2015 rivestiranno il ruolo di Capitale Italiana della Cultura, in attesa della selezione di una città italiana per ogni anno successivo. Per il 2015 il Governo italiano ha voluto, così, riconoscere e rilanciare il lavoro già svolto e documentato nel dossier di candidatura di Siena e delle altre quattro città. “Con questa giornata – ha proseguito il primo cittadino – rimettiamo al centro dei nostri obiettivi le politiche culturali, coinvolgendo anche tutto il territorio provinciale”.
La parola d’ordine è “osare di più”, e iniziare a farlo partendo proprio dal Complesso Museale S. Maria della Scala, per il quale l’indirizzo fornito dal Consiglio Comunale di attribuire piena autonomia rimane valido in prospettiva. Una struttura in parte recuperata, ma che per essere completamente fruibile dovrà essere interessata da numerosi interventi finalizzati al completamento della sua messa in sicurezza, rimasta a metà del guado. Adesso si punta all’individuazione, attraverso un bando internazionale, di un manager che, affiancato da un Comitato scientifico “riesca a costruire un polo culturale-attrattivo con una gestione in grado di coinvolgere i privati, coerentemente con gli indirizzi delineati dal Comune e facendo sistema con l’offerta culturale dell’intera città”. Il sindaco, nel delineare anche il progetto già pronto per il Museo del Palio, pensato all’interno del Palazzo Pubblico, ha ribadito la necessità che sia il Comune, insieme al supporto delle Contrade, a narrare all’esterno l’essenza del Palio, così da evitare che venga banalizzato o travisato.
Il prefetto Renato Saccone, nel lanciare il messaggio di “unicità dell’intero Paese Italia”, perché ricco di “gioielli”, come forse nessun’altra nazione, ha ribadito più volte come sia determinante “la forza del nostro patrimonio culturale e l’importanza di lavorare sul rapporto cultura e territorio. A Siena il paradigma è rappresentato dalle Contrade. Dobbiamo sviluppare un patrimonio culturale diffuso per arrivare a un’ospitalità diffusa”. Un contesto, dunque, dove risulta rilevante la qualità dell’offerta e dell’accoglienza.
Sul mettere al centro dell’agire la cultura piena condivisione da parte di Anna Di Bene, il nuovo Soprintendente alle Belle Arti e Paesaggi per Siena, Grosseto e Arezzo, che ha dato la propria disponibilità per “ondividere azioni in grado di portare ad uno sviluppo non solo sostenibile, ma compatibile con il nostro patrimonio culturale. Un territorio che, nella sua qualità, è già un museo diffuso”.
Insieme all’ “osare di più”, lanciato dal sindaco di Siena, anche la “necessità di voltare pagina per un futuro diverso e migliore”, come ha detto Marco Bettalli, direttore del Dipartimento di Filologia dell’Università di Siena. A nome del Rettore ha, infatti, dato piena disponibilità di collaborazione per attuare la cosiddetta terza missione dell’Ateneo: “valorizzare il territorio di riferimento supportando le Istituzioni locali”.
Una collaborazione esternata anche dalla Rettrice dell’Università per Stranieri Monica Barni, anche se non presente all’appuntamento senese, così come da Pier Luigi Sacco, anche lui assente, ma che in un messaggio inviato al Comune ha evidenziato come il lavoro già svolto possa continuare ad essere sviluppato per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’Amministrazione comunale.
“Sono tre – ha spiegato l’assessore alla Cultura Massimo Vedovelli – . Il primo aprire un dialogo aperto a tutti, questo il senso degli Stati Generali della Cultura, in modo che chiunque operi nell’ambito culturale possa manifestare la ricchezza di questa città; al contempo condividere criticità e potenzialità, per delineare la situazione odierna. Il secondo consiste nell’ipotizzare il futuro di Siena fra 10-15 anni. Questo significa sviluppare un progetto culturale per nuovi pubblici e con nuovi linguaggi e tecnologie, in grado di adattarsi al futuro. L’ultimo si deve, invece, concretizzare in progetti realizzabili per Siena Capitale Italiana della Cultura 2015. Una progettualità che inizia oggi”.
Un modus operandi condiviso, come dagli interventi che si sono susseguiti. Pietro Petraroia (ultimo allievo a Roma di Cesare Brandi, ndr) ha, infatti, rimarcato l’importanza del rapporto fra territorio e cultura, fra competizione e cooperazione: “la cura per far leva sulla crescita economica”. Cooperazione che, per Elena Pianea, dirigente del settore Musei della Regione Toscana, ripartirà proprio dai contenuti, non di facciata ma di sostanza, del dossier presentato per Siena Capitale 2019, sul quale progettare uno sviluppo che interessi tutto il territorio. “L’obiettivo è la valorizzazione dei beni culturali e dei servizi a questi relati per giungere, a differenza del passato, a un sistema museale regionale capace di aumentare i fruitori e, al contempo, prestare più attenzione ai cittadini residenti all’interno dei propri beni culturali>” Tra le aree tematiche della Regione quella dedicata al Medioevo in Toscana e quindi alla Via Francigena, un percorso che vede al centro il S. Maria della Scala. Dalla qualità dell’offerta culturale è attesa anche l’inclusione sociale, visto che dagli stessi interventi culturali è prevista un’attenzione alla pluralità dei pubblici.
Nessun rimpianto, quindi, per non essere riusciti ad essere Capitale Europea della Cultura. Siena può, comunque, riprogettare il suo futuro. Ne è convinto anche l’architetto Massimo Zucconi di Federculture. “Siena non ha bisogno di un ulteriore titolo per accreditare la sua identità. Sta sperimentando un piano strategico con al centro la cultura, per testimoniare se questa, intesa in senso lato, cioè insieme di beni, può essere una risorsa per la rigenerazione economica del nostro Paese”.
Dello stesso avviso Enrico Granata, Provveditore della Fondazione MPS: “La cultura è un elemento portante e motore di sviluppo della collettività”. Per questo l’impegno economico dedicatogli da sempre.
Adesso la città aspetta i risultati che, in serata, giungeranno dai nove tavoli di lavoro: Danza, Teatro, Musica, Audiovisivi, Arti visive e Architettura contemporanea, Università-ricerca-formazione-conoscenza-biblioteche, Imprenditoria culturale ed Editoria, Musei, No profit.