Capitolo 55

di Giannantonio Spotorno
Come affermato in precedenti occasioni, i congressi provinciali “eleggono” i dirigenti del partito e i delegati ai congressi superiori; è opportuno capire l’intrinseco significato di ciò; adesso, ritorniamo però alla nostra diretta.
L’orario della seconda convocazione è arrivato.
I convenuti si radunano qua e là, facendo dei capannelli appena fuori o appena dentro la soglia d’ingresso, dunque, come abbiamo visto nel capitolo 53, iniziano ad ambientarsi. La maggior parte va verso la sala dove a breve inizieranno gli interventi oratori; pochi altri, che entreranno in sala subito dopo, si recano prima alla verifica poteri per il riconoscimento dei ruoli congressuali.
Sembra tutto libero, spontaneo e perfino un po’ goliardico come in un ritrovo di ex amici di scuola o cose del genere ma, a guardarsi bene intorno, è facile notare degli individui che osservano e scrutano minuziosamente tutto.
Si tratta di un’adunanza, dunque c’è la presenza della polizia o dei carabinieri, ma c’è anche un gruppetto di iscritti al partito, ai quali è stato assegnato il compito di vigilare e svolgere una sorta di servizio d’ordine interno.
Nella sala dell’assemblea, ecco bene in vista e quasi sempre sopra un palcoscenico, il tavolo dei relatori.
I posti a sedere delle prime due o tre file di fronte al palcoscenico e al tavolo dei relatori, sono contrassegnati col cartellino “riservato” e destinati alle autorità e a quanti passano per tali.
Nell’area del congresso, c’è una “sala stampa” riservata ai giornalisti che dispongono pure di un tavolo nella sala assembleare.
Il congresso è un rito e come in ogni rito, ha dei precisi passaggi che non sono affidati al caso neppure in minima parte. Vige una specie di codice che impregna l’atmosfera di ogni ambiente dell’area congressuale. È una sorta di gioco di “segnali” che si esprimono attraverso il linguaggio, i gesti e i comportamenti … è perfino possibile parlare a un’intera platea, rivolgendosi a pochissime persone.
È sgradevole evidenziarlo, ma i “meno importanti” arrivano sempre prima; capita pertanto di notare la tronfia espressione di taluni che vanno ad occupare la propria poltroncina riservata, mentre c’è già qualcuno che, non avendo trovando posto, è rimasto in piedi.
A fianco del largo tavolo dei relatori che, come affermato, “sovrasta” tutto, c’è un podio con un microfono riservato a chi prenderà la parola per rivolgersi ai presenti.
In quel tavolo, i posti sono assegnati in modo preciso; il segretario o comunque lo statuto definisca il capo del partito, è in un certo senso il padrone di casa, dunque, siederà al centro. I relatori prendono ovviamente posto nella parte del solo lato lungo del tavolo che permette di avere la platea di fronte; può sembrare assurdo che talvolta si tenga in considerazione, ma in quel lato può esistere un posto centrale, solo se i posti a sedere sono dispari … fateci caso.