
di Giannantonio Spotorno
“Il potere politico consuma un gioco perverso nei confronti dei cittadini; cavalca cioè le mode della democrazia e delle libertà, inculcando nel popolo un linguaggio formato da frasi fatte e slogan che creano la più bassa massificazione del pensiero popolare. Per ovvio amor proprio, ciascuno pensa di essere immune da detto plagio istituzionale, ma ciò facilita i fini criminali.
In politica, il concreto e subito non esiste e nessuno può battere un nemico che s’illude di conoscere ma del quale sa poco. Chi è disposto a credere almeno nelle due affermazioni che precedono, è invitato con autentico piacere a seguire il corso.
“Ti racconto la politica” non si esprime secondo l’insegnamento tipico dei corsi a pari tema. Non descrive, per esempio, i compiti di un amministratore o le norme statutarie di un congresso; più onestamente, evita le ipocrisie e racconta i “veleni” che, di là della norma statutaria, sono abitudine di ogni struttura di partito.
La democrazia italiana è falsa ma il popolo risponde in modo impulsivo e inefficace.
Come sempre, la via d’uscita esiste, però occorre sapere alcune cose e smetterla di seguire la facile illusione del chiasso, dei proclami e dell’improvvisazione.
I partiti politici sono gli strumenti costituzionali per rappresentare le istanze del popolo nelle istituzioni, ma oggi i nostri partiti non svolgono detta funzione e sono gestiti a uso e consumo dei loro dirigenti. Per così dire, non sono rimasti di proprietà del popolo, dunque, è proprio il popolo che deve ritrovare l’intelligenza di sapersi organizzare in squadra. ”
Ti racconto la politica 1
(Lo schema)
Caro lettore, ho la fortunata possibilità di parlare un po’ con te; ne sono lieto e di questo ringrazio il direttore Raffaella Ruscitto. C’incontreremo ogni settimana e parleremo di politica, evitando di ripetere le solite cose che sentiamo da decenni. Racconteremo senza ipocrisie i “vizi” che, di là della norma statutaria, tendono ad essere la quotidianità dei partiti politici. È sentimento comune che la politica ci faccia un po’ dannare, ma è anche palese che gli atteggiamenti popolari nei confronti di essa siano spesso inefficaci o quanto meno superficiali. Nei nostri incontri settimanali cercheremo di ovviare a questa superficialità. Intanto, tracciamo un semplice schema.
Il maggiore concime d’ogni cosa è il tempo; non è mai esistito, lo sai, un seme che sia diventato immediatamente albero. Un progetto è un progetto e capita che parta da un’idea e si avvii su un pezzo di carta. Sono certo che in tema di politica, il progetto che svolgeremo in queste pagine ci fornirà qualche utile conoscenza. Bene, proseguiamo con un semplice schema! Prendiamo un normale foglio di carta, posizioniamolo in verticale e tracciamo due linee parallele che corrono dall’alto verso il basso. Scriviamo la parola “Partito” sopra la prima linea e la parola “Istituzione” sopra la seconda. Ora, scegliamo di definire come “Sezione” il più piccolo livello territoriale di partito, e come “Comune” il più piccolo livello territoriale dell’istituzione. Sotto, di seguito, scriviamo “Sezione comunale” nella linea Partito e, di fianco, “Comune capoluogo”, nella linea Istituzione. Ancora sotto, scriviamo “Sezione provinciale” nella linea Partito e “Provincia” nell’altra. Proseguendo sempre a livelli paralleli, scriviamo adesso “Sezione regionale” nella linea Partito e “Regione” nella linea Istituzione. Bene, siamo arrivati a Roma! Scriviamo “Organi nazionali” nella linea Partito e “Senato, Parlamento, Governo, Enti”, nell’altra. Ecco, lo schema ti dice intanto che nelle varie porzioni di territorio esistono le strutture notoriamente pubbliche, ma anche le corrispondenti strutture di partito. Perché? Tra le due linee tracciate, quale conta di più? Esiste una terza linea non “visibile”?
p.s. – Sono lieto d’averti conosciuto; ti aspetto alla prossima puntata!