SIENA. Continuiamo con i ragazzi dell V B della scuola Don Milani, che hanno presentato degli elaborati molto espressivi ed articolati (disegni, racconti, poesie, canzoni, diari, quadri), attraverso i quali raccontano i loro sentimenti. Oggi è il turno di Sara.
Poesia sul coronavirus
Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’.
Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’è?
È un tipaccio piccolino,
così piccolo che proprio,
per vederlo da vicino,
devi avere il microscopio.
È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.
È invisibile e leggero
e, pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.
Ma la gente siamo noi,
io, te, e tutte le persone:
ma io posso, e anche tu puoi,
lasciar fuori quel briccone.
Se ti scappa uno starnuto,
starnutisci nel tuo braccio:
stoppa il volo di quel bruto:
tu lo fai, e anch’io lo faccio.
Quando esci, appena torni,
va’ a lavare le tue mani:
ogni volta, tutti i giorni,
non solo oggi, anche domani.
Lava con acqua e sapone,
lava a lungo, e con cura,
e così, se c’è, il birbone
va giù con la sciacquatura.
Non toccare, con le dita,
la tua bocca, il naso, gli occhi:
non che sia cosa proibita,
però è meglio che non tocchi.
Quando incontri della gente,
rimanete un po’ lontani:
si può stare allegramente
senza stringersi le mani.
Baci e abbracci? Non li dare:
finché è in giro quel tipaccio,
è prudente rimandare
ogni bacio e ogni abbraccio.
C’è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.
È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.
E fin quando quel tipaccio
se ne va, dannoso, in giro,
caro amico, sai che faccio?
io in casa mi ritiro.
È un’idea straordinaria,
dato che è chiusa la scuola,
fino a che, fuori, nell’aria,
quel tipaccio gira e vola.
E gli amici, e i parenti?
Anche in casa, stando fermo,
tu li vedi e li senti:
state insieme sullo schermo.
Chi si vuole bene, può
mantenere una distanza:
baci e abbracci adesso no,
ma parole in abbondanza.
Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.
Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’antipatico birbone.
E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.
(Roberto Piumini)
Il racconto
Andò tutto bene
È il 3 aprile del 2050. Una bambina chiede alla sua nonna di raccontarle una storia vera, la nonna pensa quale storia raccontare e decide di parlare di un periodo molto triste. Inizia dicendo che trenta anni prima si scatenò un virus che cambiò la vita di tutti. Adulti e bambini erano chiusi in casa, le scuole e gli asili era chiusi e anche i negozi, le fabbriche i parchi giochi, e tutte le altre attività.
Le strade erano deserte, si poteva uscire per fare la spesa e per ragioni di prima necessità, nelle strade c’erano i posti di blocco, se si doveva uscire per qualche motivo si doveva avere un foglio in macchina. La cosa più triste era che erano morte migliaia e migliaia di persone, gli ospedali erano pieni e non ce la facevano più. Tutti i bambini erano tristissimi, si salutavano dalle finestre e passavano le giornate a pensare quando sarebbe finito tutto. La cosa andò avanti per tanti mesi, fin quando un bel giorno gli scienziati trovarono il vaccino per sconfiggere il virus. Piano piano tutto tornò alla normalità, finalmente l’umanità era salva e il virus era stato sconfitto.
Il diario
Caro diario,
io in questo periodo sono un po’ giù di morale, sono triste. Mi mancano tutti: i miei amici, i miei compagni di classe e le maestre. Ogni sera al telegiornale dicono che ci sono migliaia e migliaia di morti e contagiati, io a sentire questo mi rattristo. Per pensarci il meno possibile quando c’è il sole esco un po’ fuori in giardino, e quando fuori piove e non posso andare in giardino faccio i compiti, leggo o guardo la TV. Per me non è cambiata molto la situazione, l’unica cosa che è cambiata è non essere più a scuola e non vedere più i miei amici. Un’ altra cosa positiva però c’è; consiste nel fatto che posso stare più tempo con la mia famiglia. Una cosa che sto facendo è segnarmi i giorni di quarantena per ora sono 29. Spero non duri troppo. Non sono abituata a non vedere i miei amici e non essere in classe. C’è chi dice che per quest’anno non si tornerà a scuola, io spero tanto che ci si torni. Mi mancano tutti.
Il quadro
TITOLO : MALINCONIA
PITTORE : EDVARD MUNCH
(1891)
La canzone
Cherofobia
Come te la spiego la paura di essere felici
Quando non l’hanno capita nemmeno I miei amici
Mi dicono di stare calma quando serve
Mi portano del latte caldo e delle coperte
Ed è proprio quando stanno a parlare che vorrei gridare
“Grazie a tutti, ora potete andare”
Ma resto qui
A guardare un film
Come te la spiego tutta la pazienza
Che ci metto ma non riesco a vivere senza
Qualcosa che mi opprime
Che mi indichi la fine
Perché ho un cervello che è strafatto di spine
Ed il mio cuore come un fiore
Crede ancora nel bene
Non sa che i petali
Cadranno tutti insieme
Sarà in quel momento che vorrà scoppiare
Mi griderà di smetterla di amare
Questa è la mia cherofobia
No, non è negatività
Questa è la mia cherofobia
Fa paura la felicità
Questa è la mia…