SIENA. Continuiamo con i ragazzi dell V B della scuola Don Milani, che hanno presentato degli elaborati molto espressivi ed articolati (disegni, racconti, poesie, canzoni, diari, quadri), attraverso i quali raccontano i loro sentimenti. Oggi è il turno di Niccolò II.
Insieme ce la faremo!!
Il diario
INSIEME CE LA FAREMO
Fornacelle, 24 Marzo 2020
Caro diario,
sono Niccolò, non mi conosci perché è la prima volta che scrivo una pagina di diario, anche se sono un bambino che pensa tanto, durante il giorno e soprattutto la sera.
Oggi sono più di due settimane che siamo chiusi in casa per colpa di questo maledetto Coronavirus: ti dico subito che sto bene. Già questa è una gran bella notizia. Faccio una vita strana, molto diversa da quella che facevo prima, ma non mi sono fatto prendere dalla noia o dalla tristezza: mamma dice che sono un “pantofolaio” che adora stare a casa ed è proprio vero!!
Questa, ora, è una fortuna perché non mi pesa stare a casa, adoro casa mia e starci con la mia famiglia.. Sono fortunato, guarda che bella vista dalla mia terrazza!
Gioco tanto con Sofia, mia sorella (a volte è insopportabile ma senza di lei non saprei come fare) e ora trovo il tempo per fare cose che prima non riuscivamo a fare con calma: l’altra sera per esempio ho montato con mamma un’intera scatola Lego e il 13 Marzo, giorno del compleanno di babbo, abbiamo organizzato una cena in grande stile! Io Sofia e mamma abbiamo cucinato tutto il pomeriggio (ho fatto delle polpette da leccarsi i baffi!!) e poi la sera io e Sofia ci siamo travestiti da camerieri e abbiamo servito la cena a babbo, che era il festeggiato. È stata davvero una bella serata…
Ma veniamo ai lati negativi… perché ci sono… eccome, se ci sono…
Mi manca vedere i miei compagni di scuola e le mie maestre: mi prende la tristezza se penso che il prossimo anno andrò alle medie e questi erano gli ultimi giorni in cui si poteva stare tutti insieme. Abbiamo grandi progetti, sai? Abbiamo organizzato una bellissima gita a Genova di tre giorni (mangeremo il pesto genovese e la cotoletta!!) e faremo Grease come spettacolo teatrale!! Io continuo ad allenarmi con i balletti a casa, davanti alla TV con Sofia che fa la parte di Sandy! Così il giorno dello spettacolo sarò pronto! Ma soprattutto, caro diario, mi mancano i miei nonni… Ero abituato a stare con loro tutti i giorni, adoravo i pranzetti deliziosi cucinati da nonna… Il mio nonno è malato, va tutti i giorni all’ospedale per fare la radioterapia e io soprattutto la sera penso tanto al fatto che possa prendere questo virus e ho tanta paura. Poi penso a tutti i giorni che non lo vedo, a quanto tempo perdiamo.
Volevo andare con lui a Pian del Lago, a far volare un aeroplanino, sono abituato ad abbracciarlo spesso e ora non lo posso fare. Queste cose mi mettono tanta tristezza addosso.
Mamma dice che la natura sta respirando senza tutta la confusione e l’inquinamento che creano gli esseri umani e che addirittura sono tornati i delfini a Venezia e anche in Calabria. Peccato però non poter vedere niente di questo, a parte che con le fotografie sul tablet..
Io però non perdo il buon umore e l’ottimismo, guarda questo l’ho fatto con Sofia.
Ora ti saluto, anche se a casa, continuiamo ad avere compiti da fare, così la vita sembra più normale… guardaci, siamo una squadra fortissima!!
Spero di riscriverti di nuovo quando sarà tutto finito, magari ti scriverò da Pian del Lago insieme al mio nonno Checco!
A presto, tieni duro come faccio io!
NICCOLÒ
Il racconto
ZEFIRO, L’AMICO INASPETTATO
Era un giorno qualunque nella città di Venezia. In realtà non era proprio un giorno qualunque, era il quindicesimo giorno che Luigi era chiuso in casa per colpa di quel maledetto virus che aveva invaso la terra. Luigi aveva 10 anni cercava di mantenersi sempre impegnato, ma gli mancavano le voci dei suoi amici, i giochi al campino con loro, gli scherzi… la vita normale insomma.
Il momento della giornata che preferiva era quando la mamma gli chiedeva di andare a buttare la spazzatura: ne approfittava per prendere una boccata d’aria e per osservare in pace tutte le gondole ferme, mosse solo da piccole onde. Non c’era anima viva in giro e Venezia era bellissima…
Anche quella sera, con la spazzatura in mano, Gigi (così lo chiamavano i suoi amici) guardava rilassato l’acqua nei canali… era di un colore diverso da prima… quasi trasparente…
A un tratto sentì un suono strano, quasi un urletto di un bambino, e nell’acqua apparve qualcosa che Gigi non aveva mai visto prima… un delfino!!!
Gigi non credeva ai suoi occhi e rimase a bocca aperta quando il delfino si affacciò e disse “Ciao, io sono Zefiro, tu chi sei?”
Inizialmente pensò di scappare… era terrorizzato! Ma poi d’istinto rispose: “Io sono Gigi, vivo qui a Venezia… tu da dove vieni?”
Così scoprì che la famiglia di Zefiro aveva deciso di fare una bella vacanza, ora che le acque erano libere dal frastuono dei traghetti e dallo schiamazzo dei turisti nelle gondole. Era un vero paradiso secondo tutti i pesci…
Da quel giorno Gigi e Zefiro si incontrarono ogni pomeriggio alla stessa ora: il bambino raccontava a Zefiro la vita degli umani e tutte le loro abitudini (che Zefiro trovava piuttosto strambe) e il delfino raccontava al bambino la vita negli abissi che affascinava molto Gigi. Divennero inseparabili e Gigi non sentiva più la solitudine.
Un giorno Gigi domandò a Zefiro: “Resterai sempre con me?”
“No” rispose Zefiro “me ne andrò quando non avrai più bisogno di me.”
E fece proprio così. Un giorno Gigi si svegliò e sentì il rumore dei traghetti e il chiacchiericcio delle persone in strada: finalmente era tutto finito, il virus era stato sconfitto ed era ricominciata la vita normale!!
Corse a dirlo a Zefiro, ma non lo trovò più al solito posto… sul molo dove si affacciava sempre aveva lasciato una piccola ostrica con dentro una perla e un bigliettino: “Dal tuo caro amico Zefiro, ci rivedremo presto… magari la prossima volta verrai tu da me!”
IL QUADRO
Ho pensato tanto a quale quadro rappresenta meglio il mio stato d’animo in questo momento.
Ho guardato insieme a mamma diversi quadri famosi, di tanti pittori: Picasso, Munch, Gaugin… molti di questi rappresentavano emozioni molto appropriate a questo momento che stiamo vivendo, come la confusione, il caos, la disperazione…
Alla fine però ho scelto “Il seminatore” di Vincent Van Gogh, perché penso che rappresenti quelli che sono i miei sentimenti in questi giorni. Il quadro trasmette un senso di pace e serenità nella natura, c’è un silenzio surreale simile a quello che c’è nelle strade di tutte le città in questo momento. Ma in questo quadro non c’è solo quiete e serenità, c’è anche tanto ottimismo e tanta speranza: il seminatore infatti semina la terra con tanta pazienza e potrebbe rappresentare l’uomo che dovrà riseminare la vita dopo questa brutta anzi bruttissima esperienza. Io sono sicuro che ce la farà.
LA CANZONE
Io adoro la musica, quindi non è stato facile scegliere una sola canzone da inserire in questo lavoro. In questi giorni in cui tutta l’Italia era chiusa in casa, ci siamo messi nei balconi a cantare tante canzoni: Volare, Felicità, Azzurro e tante altre. Dopo averci pensato tanto ho deciso che due sono le canzoni che raccontano il mio stato d’animo in questo periodo.
La prima è di Marco Mengoni e si chiama “Esseri umani”.
Questo è il testo:
Oggi la gente ti giudica
Per quale immagine hai
Vede soltanto le maschere
E non sa nemmeno chi sei
Devi mostrarti invincibile
Collezionare trofei
Ma quando piangi in silenzio
Scopri davvero chi sei
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Che hanno coraggio
Coraggio di essere umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Che hanno coraggio
Coraggio di essere umani
Prendi la mano e rialzati
Tu puoi fidarti di me
Io sono uno qualunque
Uno dei tanti, uguale a te
Ma che splendore che sei
Nella tua fragilità
E ti ricordo che non siamo soli
A combattere questa realtà
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani che hanno coraggio
Coraggio di essere umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani che hanno coraggio
Coraggio di essere umani
Essere umani
L’amore, amore, amore
Ha vinto, vince, vincerà
L’amore, amore, amore
Ha vinto, vince, vincerà
L’amore, amore, amore
Ha vinto, vince, vincerà
L’amore, amore, amore
Ha vinto, vince, vincerà
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Che hanno coraggio
Coraggio di essere umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Credo negli esseri umani
Che hanno coraggio
Coraggio di essere umani
Oh, oh, oh
Essere umani
Oh, oh, oh
Essere umani
Questo è Il link per ascoltarla:
https://www.youtube.com/watch?v=U-4OrzSBfm8
La seconda canzone che ho scelto di inserire è meno recente di questa, ma a me piace tanto. L’ho conosciuta grazie a mio nonno che è appassionato di Fabrizio De Andrè e si chiama “Il pescatore”.
Ecco il testo:
All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura
E chiese al vecchio “dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame”
E chiese al vecchio “dammi il vino
Ho sete e sono un assassino”
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva “ho sete, ho fame”
E fu il calore d’un momento
Poi via di nouvo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore
Dietro le spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
È già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile
Vennero in sella due gendarmi
Vennero in sella con le armi
Chiesero al vecchio se lì vicino
Fosse passato un assassino
Ma all’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Questo è Il link per ascoltarla:
https://www.youtube.com/watch?v=ijEHZufmKU8
Penso che entrambe le canzoni che ho scelto esprimano la mia fiducia negli esseri umani, che sono capaci di fare grandi cose, grandi gesti, come quello del vecchio pescatore che non si preoccupa di sapere chi ha davanti, ma offre da mangiare e da bere ad una persona che ne ha bisogno.
Proprio perché sono capaci di fare grandi gesti come questo, sono sicuro che gli esseri umani riusciranno a superare anche questo brutto momento, perché come dice Mengoni “non siamo soli a combattere questa realtà…” e “l’amore ha vinto, vince e vincerà…”.
LA POESIA
“Se” è il titolo di una bellissima poesia di Joseph Rudyard Kipling, scritta nel 1895 e dedicata a suo figlio. La poesia, che in inglese si chiama “If”, è nel capitolo “Brother Square Toes” del libro Rewards and Fairies.
Se
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad avere fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e a non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio,
e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio:
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
e trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita infrante,
E piegarti a ricostruirle con arnesi logori.
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non fiatare una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”
Se riesci a parlare con la folla e a conservarti retto,
E a camminare coi Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni istante che passa,
Tua è la terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che è più – sei un Uomo, figlio mio!
(da R. Kipling, Poesie*)
La poesia è dedicata al figlio e contiene una serie di suggerimenti su come affrontare la vita e su come trovare un equilibrio. È una specie di lettera al figlio, nella quale sono presenti indicazioni per il bambino, in modo che possa diventare un Uomo.
Noi bambini siamo forse i più fortunati in questo momento, sia perché il virus sembra colpirci meno degli adulti e degli anziani, sia perché i nostri genitori, con tanta fatica, cercano di farci vivere questo brutto momento in maniera “normale” e serena.
Questa poesia di Kipling (che ho letto in un quadretto a casa dei nonni) mi suggerisce il mio compito più importante in questo momento: diventare un uomo.
Nella poesia Kipling sostiene che si diventa davvero uomini quando si raggiunge una stabilità tale da non perdere la calma quando intorno a noi c’è il panico (come ora) e quando si imparano virtù importanti come la fiducia in se stessi, l’autocontrollo, il coraggio, la tenacia, la pazienza, l’amore e la capacità di credere nei propri sogni.
Tante di queste cose devo ancora impararle, ma sono fiducioso.
Insomma, diventeremo grandi uomini e grandi donne, capaci di salvare questo mondo e soprattutto di dare valore a ogni singolo istante in cui ci viviamo.
* Joseph Rudyard Kipling (Bombay 1865 – Londra 1936), scrittore e poeta inglese, era di origini indiane. La sua opera più famosa è il racconto per ragazzi Il libro della giungla (The Jungle Book), scritto nel 1894. Noto è il racconto ambientato in India Kim (1901) e celebre è anche il romanzo Capitani Coraggiosi (1897). Sono molto conosciute e significative le sue poesie.