SIENA. Il periodo che stanno vivendo i ragazzi è anomalo e, finita la prima parte adrenalinica dovuta alla novità degli strumenti da usare, alla possibilità di stare a casa con i genitori, ho notato che i sorrisi erano cambiati… che c’erano dei “non detti” che dovevano uscire fuori. Ho pensato allora ad un compito di realtà… una specie di raccolta delle emozioni attraverso vari tipi di linguaggi: una pagina di diario… un racconto fantastico… una canzone… una poesia o filastrocca… un quadro d’autore.
Tutto doveva esprimere quello che stavano provando. Così hanno fatto. Inutile dire che quando mi hanno restituito i lavori ho pianto una mattinata intera… Perché veramente sono riusciti a tirare fuori la rabbia… la solitudine… la noia… la speranza. Ecco.
Francesca