Tre bambini e una ragazza hanno iniziato a giocare a basket, grazie ad un accordo con la Caritas di Siena
SIENA. Lo Sport come antidoto contro i dolori della guerra. Questa la formula adottata dal Costone in collaborazione con la Caritas diocesana di Siena che vede 3 bambini tra i 9 e i 10 anni (Vladyslav, Dmytro e Hlib) e una ragazza quindicenne dal nome Yeva, tutti di origine ucraine, frequentare il PalaOrlandi durante i corsi di Minibasket e gli allenamenti della formazione Under 15 femminile. Questi ragazzi, figli di famiglie profughe fuggite dal terrore della guerra, attualmente sono ospitati della Curia di Siena presso il Seminario di Montarioso. Da qui l’idea balenata alla referente Roberta Ottonello di contattare i responsabili del Pianeta Costone che rivolge proprio ai giovani un’attenzione particolare tramite uno specifico progetto a loro dedicato.
“Grazie al suggerimento del nostro Arcivescovo Augusto Paolo Lojudice – afferma Roberta Ottonello – abbiamo pensato, vista anche la vicinanza del Seminario, che fosse logisticamente fattibile il loro spostamento al Palazzetto del Costone. Ci siamo da subito attivati per entrare in contatto con i responsabili. Ho trovato nella persona di David Fattorini – prosegue la referente della Caritas – grande disponibilità. Siamo stati accolti in maniera calorosa e senza nessun tipo di difficoltà; i ragazzi hanno iniziato subito gli allenamenti, unendosi ai vari gruppi suddivisi per età. Siamo molto riconoscenti al Costone per questa accoglienza, ma soprattutto per consentire a queste famiglie di respirare un po’ di normalità. Questa gente è arrivata da noi in Italia, afflitti da grande disperazione; molti di loro hanno lasciato familiari in guerra, al fronte, dove si muore e dove si vive le pene più atroci. I bambini dimenticano alla svelta, gli adulti un po’ meno. Un grazie di cuore al Costone per avere accettato la nostra richiesta”. A queste parole fanno eco quelle di David Fattorini, responsabile del Progetto Pianeta Costone. “Non abbiamo esitato neppure un attimo a sposare questa azione dal profondo valore umanitario – dichiara Fattorini – in quanto il Costone, in piena sintonia con la propria identità, da sempre è molto sensibile alle famiglie in difficoltà, tant’è vero che anche in questo caso, come per altri, ci siamo fatti carico dei costi di frequenza ai corsi. Le famiglie ucraine, con le quali siamo in continuo contatto, sono rimaste tutte quante molto entusiaste dell’ambiente,a ma soprattutto dell’accoglienza a loro riservata. I bambini si sono integrati da subito, senza nessun tipo di problema. Attività sportiva, ludica, integrazione sociale: questa la nostra ricetta per far dimenticare loro le atrocità della guerra. Abbiamo anche delle idee per un coinvolgimento ancora maggiore – conclude David Fattorini – che strada facendo concretizzeremo. Il Costone è questo, siamo felici di essere così”.