"Chiediamo a chi prenderà posto in tribuna d'onore la massima chiarezza e il rispetto"

SIENA. Da SSM (Senesi sempre mangiare) riceviamo e pubblichiamo.
“Lasciato passare qualche giorno in silenzio (d’altronde la perdita della propria squadra è pur sempre un evento luttuoso, è bene ricordarlo) e dopo aver rimesso a posto le idee, riteniamo che anche per noi sia giunta l’ora di dire due parole riguardo alle vicende che hanno portato all’ingloriosa fine della Robur Siena.
Alla luce di quanto dichiarato nei giorni scorsi dalle varie componenti della tifoseria, non è nostro interesse dilungarci troppo in dietrologie o accuse a destra e a manca, d’altronde – purtroppo – sono ben pochi coloro che possono ritenersi senza peccato, e non ci interessa neppure sbandierare una qualche patente di presunta “verginità” di fronte agli eventi ormai avvenuti.
Siamo stati presenti, sempre, in questi anni, perciò sappiamo bene chi ha predicato male o razzolato bene, ma riteniamo opportuno avvalerci di quel silenzio che per gli antichi era d’oro.
Siamo stati presenti ovunque, di mercoledì a Piacenza, così come a Cuneo, in Sardegna o a ricevere umiliazioni in situazioni deprimenti come ad esempio quella di Aprilia, o meno deprimenti ma non certo meno umilianti come Livorno, Arezzo o Pescara, solo per citarne alcune.
Ci siamo sempre stati, quando c’era da gioire così come quando c’era da tornare a casa con le pive nel sacco e con centinaia di chilometri da fare.
Ci siamo sempre stati, ed abbiamo visto, ed avendo visto ci siamo fatti la nostra idea. E più che altro ci ricordiamo. Di tutto. Anche di coloro che hanno iniziato ad abbandonare la nave quando stava per affondare, quando ormai l’indifferenza aveva preso il sopravvento sulla desolazione.
Esserci non vuol dire subire gli eventi ed accettarne supinamente il corso. Rivendichiamo l’esserci stati fino all’ultimo, e nonostante un destino già scritto, ci saremmo stati ancora se non ci avesse fermato una pandemia, perché per noi è un dovere, ma soprattutto un piacere (a prescindere da quello che avviene sul campo o dietro ad una scrivania) passare le domeniche al seguito della nostra squadra.
Lo abbiamo fatto sempre a modo nostro, preferendo una risata ad un bercio, la presa in giro alla polemica, un coro senza senso ad un’offesa, una “pezza” goliardica ad uno striscione di contestazione, abbiamo addirittura organizzato un carnevale allo stadio quando già eravamo ad un passo dal baratro. Sicuramente un modo di esserci poco convenzionale, e forse poco comprensibile agli occhi di un osservatore esterno, tanto che ci siamo spesso sentiti come vere e proprie “presenze aliene”.
Ma tutto questo non ci ha scoraggiati, né ci scoraggerà. D’altronde ci sentiamo “portatori sani” di quello spirito senese che tra mille difficoltà resiste ancora oggi, quello spirito dei grandi maestri di vita vissuta, allo stadio come dal vinaio, come il leggendario Professor Lello che proprio in queste ore se ne è andato, lasciando un vuoto incolmabile nelle nostre vite.
Non sappiamo ancora cosa ci riserverà il futuro, l’unica certezza è che noi, pandemia e restrizioni correlate permettendo, saremo al nostro posto, a tavola e sugli spalti. Per il momento non sappiamo chi sarà alla guida della nostra società, ma “scherzi a parte” in ogni caso sarà certo l’apporto alla causa, nel mantenimento delle distanze e nel rispetto dei ruoli che si conviene a queste situazioni.
Noi siamo i tifosi, agiamo “di cuore”, i presidenti agiscono “di quadrini” e siamo pienamente consci che, nel bene e nel male, non ci potremmo mai porre sullo stesso piano, come un padrone di casa ed il suo affittuario. E così deve essere, ognuno al suo posto senza contaminazioni di ruoli o “incroci pericolosi”, ma con la piena libertà da parte di chi si trova sugli spalti nel giudicare il comportamento di chi si trova, momentaneamente, alla gestione societaria e sportiva.
L’unica cosa che ci sentiamo di chiedere a chi prenderà posto in tribuna d’onore è la massima chiarezza e il rispetto nei confronti di chi vive di questa passione e che troppo spesso in questi anni è stato bistrattato e umiliato. Il nostro sogno resterà sempre quello di rivedere nuovamente in vita l’A.C. SIENA 1904, ma nell’impossibilità di poterlo fare (con l’illusione di essere smentiti il prima possibile) saremo pronti a difendere le sorti della compagine cittadina anche sotto mentite spoglie.
Non vediamo quindi l’ora di poter tornare al nostro posto, anche se non sappiamo né quando né come potremo farlo, ma tutta questa attesa non fa altro che aumentare l’acquolina in bocca e una grande fame, di Robur ma non solo…