Trent'anni dopo il tragico evento, la figura del piccolo, grande mediano rimane un simbolo particolare per gli sportivi giallorossi
POGGIBONSI. (r.p.). 28 febbraio 1988: Poggibonsi – Tiberis (3-0) : Al settimo minuto di gioco, terminata un’azione d’attacco, tutti i giocatori giallorossi tornarono verso il centrocampo per riprendere la loro posizione, ma non Stefano Lotti, che rimane accasciato in mezzo all’area avversaria…“.
Scrive Uliano Vettori, il suo allenatore di allora: “Tanti gli anni che ci separano da quel giorno, ma indimenticabile resta il suo comportamento dii uomo e di sportivo fatto di umiltà, generosità, amicizia. Poggibonsi in sua memoria gli ha dedicato lo stadio, i tanti ragazzi che seguono lo sport, sia come giovani calciatori che appassionati tifosi, devono sentirsi orgogliosi di vivere nel suo esempio. Chi era Stefano? Non era tecnicamente un calciatore da fioretto, lui aveva la spada fra le mani e soprattutto nei piedi. Il suo calcio era fatto di sacrificio, di volontà, non era un fuoriclasse sul piano tecnico, ma era un campione sul piano umano e caratteriale. Rappresentava l’Alfiere che con il suo agonismo e carisma trascinava i compagni “.
Prevista la deposizione di fiori al Cippo che ricorda Stefano nello Stadio Comunale, seguita da una Messa alle ore 17 nella Chiesa di san Giuseppe in Poggibonsi.