"Impossibile ripetere il clima di quegli anni: il torneo di Siena era straordinario"
di Umberto De Santis
SIENA. Alla fine della stagione 1981-82, la prima in maglia Scavolini Pesaro, Domenico Zampolini arriva a Siena per partecipare a uno dei più famosi tornei amichevoli in Italia chiamato “Coppa Affogasanti” ma più comunemente conosciuto come Torneo delle Contrade. Finisce nella squadra organizzata dalla Contrada dell’Istrice, chiamata Leone come la società omonima in cui si ritrovano i contradaioli durante l’anno.
“Per me è stata un’esperienza bellissima e importante. Non solo per giocare a pallacanestro. Siamo andati dentro la contrada, abbiamo visto la chiesa, il luogo dove tengono i Palii vinti, cimeli e stendardi, la stalla del cavallo. Una cosa fantastica. Lì ho conosciuto due persone eccezionali che poi ho incontrato qualche volta con grande affetto negli anni successivi: Stefano Fini e Luca Ciani.
Ricordo che una mattina addirittura siamo partiti per Ascoli Piceno ospiti del presidente del calcio Rozzi per una premiazione che finì su tutti i giornali, salvo rientrare nel pomeriggio a Siena per giocare una partita del torneo.
Di solito l’estate facevo un paio di tornei, ricordo a luglio ad Alghero, che poi facevamo il mare lì e Oscar andava un paio di settimane a casa sua. E nel 1982 infatti prima di andare in Sardegna siamo venuti a Siena. A pensare di fare una cosa del genere adesso sarebbe impossibile. Intorno a noi in campo c’era un entusiasmo incredibile: sugli spalti tutte le contrade volevano vincere.”
Zampolini aveva una squadretta mica male anche per i nostri giorni: Ezio Riva, Sylvester, Dave Speicher, Bertolotti, Ardessi, Rodà, Tomassi, Brunamonti, Ferracini, Cagnazzo e Dolfi.
In finale i “ragazzi” del Leone si sono trovati di fronte la Duprè di Meneghin, Boselli & Boselli, Benevelli, Ponzoni, Magnifico, Malagoli, Davis, Fischietto, Pressacco, Mottini e Giustarini. “Abbiamo vinto contro questi? Beh anche noi eravamo una bella squadra… ”
Rifare oggi un torneo così? “Penso che non avrebbe più lo stesso interesse. La maggior parte degli italiani di oggi sono perfetti sconosciuti. Anche gli americani, un anno li vedi l’anno dopo non ci sono più. Non ci sarebbe lo stesso richiamo.”