di Umberto De Santis
SIENA. Sabato 5 giugno 2004, una giornata particolare. Una giornata di tranquilla consapevolezza che sarebbero arrivate le 15:30 e dopo di loro, il successo. Agognato, dopo essere arrivati primi in stagione regolare. Temuto, contro quella Fortitudo, che ci aveva bruciato nella corsa alla finale di EuroLeague nel 2003 e di cui sentivamo ancora il bisogno di rivincita. Tanto astratto quanto insperabile: una piccola realtà come Siena, dalla grandezza paragonabile a un quartiere di Milano, toccata dagli annali della pallacanestro solo per quell’episodio agli albori del gioco in Italia, che finalmente trionfava in una cosa che non era una semplice bega di Palio.
Giravi per città, andavi al supermercato, incontravi gli amici ma della partita, di questa gara 3 che alla luce della vittoria in gara 2 al PalaDozza per 68-75, non si parlava che con un mezzo sorriso “Ci vediamo al PalaSclavo”. Di vittorie ineluttabili è piena la storia, e di delusioni altrettante; ma gli stessi giocatori della Skipper ci davano speranza. La davano a me e a tutti quegli appassionati che arrivano al palazzetto un’ora prima, attendono che le Forze dell’ordine facciano la loro ispezione e si fiondano a vedere il riscaldamento dei giocatori, per carpire i segni, gli umori, la gravità degli infortuni che molti si portano dietro. Diversi di noi avevano l’abitudine di fare presenza anche agli allenamenti, in silenzio religioso. Così ci era sufficiente un’occhiata in campo e una tra di noi per comunicare che l’impressione era davvero positiva. Delfino, Basile e gli altri giocatori a disposizione di Jasmin Repesa ci sembravano rassegnati e alquanto stanchi e scarichi: la vittoria non poteva sfuggire. E col passare dei minuti il PalaSclavo si riempie all’inverosimile. Le persone si siedono lungo le scale, l’anello superiore con i finestroni è gremito di gente in piedi. Una bolgia composta con vecchi mensanini degli anni ’60, con la gente di mezza età che aveva vissuto gli anni di Bucci e Behagen, con i ragazzi spuntati insieme alla Coppa Saporta. Una bolgia forte e chiara, potente nel “Canto della Verbena” che suona come un inno patriottico che “gli altri” non hanno e ci distingue come nemmeno You’ll never walk alone distingue i tifosi del Liverpool.
Siamo tanti: chi scriverà 8.000, chi 9.000 chi addirittura 10.000, un quinto degli abitanti del comune al palasport! Dopo qualche minuto la gara prende la piega desiderata: Thornton e Anderson sfidano Delfino e Vujanic, ma sono otto di Stefanov a scavare il primo gap (24-15). Mancinelli & C. riusciranno a inseguire la Montepaschi fino al break 15-4 del terzo quarto con due triple di Vanterpool (63-50), seguite da due di Thornton. Al 32′ la Mens Sana vola sul +22, e lo scudetto è già realtà. Emozione forte, intensa, genuina. Tante cose erano andate per il verso giusto, Recalcati l’allenatore che ci voleva per l’ultimo step e portato a spalla in trionfo dopo la fine della gara (92-63). 20 anni dopo un brivido corre lungo la schiena. Eravamo schietti, innocenti e fuori dai giochi di palazzo quanto coscienti che si doveva cogliere l’attimo e che un miracolo così sarebbe stato irripetibile.
Questi i protagonisti dello scudetto Legabasket 2003-2004: Vrbica Stefanov, Mindaugas Žukauskas, Marco Tagliabue, Luca Vitali, Dušan Vukčević, David Vanterpool, Giacomo Galanda, Bootsy Thornton, Luca Lechthaler, David Andersen, Roberto Chiacig, Michalīs Kakiouzīs, Ivan Scarponi, Marco Sambugaro, Tommaso Marino.