7 scudetti e coppe varie non interessano uno sponsor. Pare
di Umberto De Santis
SIENA. “Organizzerò con gli Spurs una amichevole per far conoscere il marchio ASVEL in tutto il mondo come il Real Madrid e il Barcellona”. Ha le idee chiare Tony Parker, play francese campione d’Europa e campione NBA che è appena diventato l’azionista di maggioranza del club francese di Lione e che da maggio ne sarà presidente. E una simile affermazione di capacità di creare un evento, il suo controllo e lo sfruttamento del marketing ci lascia in bocca un sapore vagamente amaro, perché a casa nostra c’è chi l’amichevole con i San Antonio Spurs l’ha fatta e noi, dall’altra parte dell’oceano, non abbiamo visto nulla o quasi, figuriamoci il grande pubblico e gli sponsor che dovrebbe attirare un simile evento. Il marketing, per avere successo, bisogna farlo e viverlo altro che quattro chiacchiere accrocchiate (e una manciata di videate) per uno sponsor che, come si è evidenziato per chi non lo avesse saputo, voleva il controllo dell’opinione pubblica cittadina e non farsi conoscere nel mondo.
La scelta infelice di stringersi mediaticamente intorno al borgo medievale che con poche risorse combatteva le grandi capitali europee imbottite di quattrini si ritorce contro chi l’ha fatta e sostenuta. Il “bacino d’utenza” di Siena e dintorni, con la capacità tutta toscana di alimentare rivalità da bottega, era troppo piccolo per sostenere un grande progetto di squadra. Eppure la società aveva il brand “Mens Sana” quasi esclusivo rispetto alle innumerevoli Virtus o Fortitudo che si aggirano per il Bel Paese. Una fresca storia di scudetti e coppe vinti in quantità industriale che, come una Juventus nel calcio, poteva far nascere nuovi fans per ogni dove, nelle palestre milanesi dove Stonerook e soci si allenavano tra un aereo d’Euroleague e una partita di campionato al Nord Italia. Aveva anche lo sponsor di valenza necessaria per sostenere il progetto, bastava averne uno, di progetti. E “la più bella delle città” uno slogan ideale per allargare il cuore della base e non stringere i cordoni della borsa.
Eppure il mondo del basket europeo si muove in ben diverse direzioni: allarga gli orizzonti, non li stringe. Il Bayern Monaco di tradizione calcistica è ben deciso a diventare una potenza anche nella pallacanestro, appunto come Real o Barcellona. La Qatar Sports Investments sta acquistando il Paris Levallois per ricreare la stessa forza sportiva in sinergia con il Paris Saint Germain. Adesso arriva Tony Parker, che vuole per la sua Lyon una licenza europea di tipo A per un mercato locale europeo che supera di 200 milioni di anime quello della stessa NBA e promette un basket professionistico da faville. E Siena che potrebbe stare alle capitali europee come San Antonio, piccola periferia degli USA, sta alle grandi città statunitensi come New York e Los Angeles. Invece si attende la fine di questa stagione, cominciata con l’ennesimo trofeo, senza sapere come verrà scritta la parola fine alla grande bellezza.