I biancoverdi ad un passo dalla leggenda

EA7 OLIMPIA MILANO-MONTEPASCHI MENS SANA SIENA SIENA 74-67 (19-9; 36-29; 48-54)
EA7 EMPORIO ARMANI: Gentile 18, Cerella 2, Melli 11, Hackett 7, Kangur, Langford 9, Samuels 6, Touré ne, Wallace, Lawal 6, Moss 7, Jerrells 8. All. Banchi
MONTEPASCHI SIENA: Viggiano 3, Hunter 9, Cournooh ne, Haynes 14, Carter 13, Janning 7, Ress, Ortner 2, Nelson 2, Udom ne, Bucarelli ne, Green 15. All. Crespi
di Umberto De Santis
SIENA. Evidentemente, per scrivere una storia da filmone americano occorre che il finale sia agrodolce: il famoso film “Coach Carter” sulla storia di una squadra liceale finisce con la sconfitta in finale. Fatto salvo il fallimento societario che aspetta solo i suoi tempi tecnici per essere deliberato, la vittoria sul campo è stata cercata senza alcun risparmio da una squadra indomita che anche stasera ha risalito il purgatorio dopo essersi messa in castigo con un inizio morbido e condizionato dalle proprie emozioni. La svolta della gara è al 32’. Sul 50-58, Viggiano aveva rintuzzato una volta il tentativo di rimonta dell’Olimpia Milano. Ma questa edizione Crespi della Mens Sana abbiamo sempre detto che non ha nel suo DNA il colpo del ko, ed era chiaro che si sarebbe sofferto fino in fondo. Se poi l’ambiente è ostile e vieni d una rimonta nel terzo quarto partendo dal +12 Milano del 22’ (41-29) grazie a una terna che per cinque minuti non ti fischia un fallo contro e a uno spettacolare 7/10 con 4 triple, non puoi pensare che continui così fino alla fine. Infatti, mentre Banchi in panchina sembra aver smarrito il filo del discorso, Alessandro Gentile salva baracca e burattini rianimando tutto l’ambiente milanese, lasciando poi a Hackett spingere per il rush finale. La Mens Sana segna in 8 minuti appena 9 punti, spinte e botte da orbi passano inosservati e i pesi leggeri sono facilmente travolti. La gara finisce al 38’ quando il colpo di Melli a Haynes invece che essere sanzionato (Michelini al microfono Rai ha avuto tanto da ridire e non solo in questa occasione!) diventa palla persa e poi un gioco da 2+1 per Daniel Hackett 67-62. Dopo la frittata è fatta e la fretta non può aiutare la Montepaschi nel recupero: la fretta uccide il sistema.
La cronaca: Siena parte contratta ed emozionata con due palle perse, ma Hunter lancia il primo segnale con l’alley-oop del 4-2. Gentile spinge l’Armani, Ress stoppa Melli in contropiede ma siamo 1/5 al tiro. A 4’57” Crespi chiama il primo time-out sull’8-2, scende in campo anche Hackett per il 12-4 firmato Langford. Gentile chiede il cambio e fa una corsa rapida in infermeria, Samuels firma la doppia cifra (14-4). Siena? Stoppata di Green su Moss, Haynes che piazza il parziale da 5-0, ma Langford e Melli volano per il 19-9 finale, dopo ché Crespi protesta con la direzione arbitrale.
Milano ha l’entusiasmo di chi si trova avanti, Hackett capitalizza con la bomba del massima vantaggio (22-9). I falli tagliano le mani ai senesi, ma Ortner e Carter trovano 5 punti in fila dalla lunetta. Sul 26-19 Carter si prende il terzo fallo, le difese prendono sopravvento, Banchi chiama timeout a 2’15” perché Siena si trova a -7 nonostante tutto. Erick Green mette pressione con due tiri dalla distanza, Moss e poi Jerrells sulla sirena 36-29
Milano vola a +12 in apertura, ovvio timeout Crespi al 21’: ne esce fuori un parziale di 8-0 e Siena ritorna su fino alla bomba pazzesca di Carter che con 5.31 porta Siena a -1. Samuels sbaglia una schiacciata semplice, Carter si ripete, firmando il clamoroso sorpasso a 4.51 (43-45). Grande Siena, immortale Siena: 16-2 di parziale totale. Il resto lo abbiamo raccontato in apertura: l’Olimpia chiude il quarto sotto 48-54, scende il gelo sui 12000 del Forum. L’EA7 spreca di tutto e di più, ma come due giorni fa la Mens Sana smette di segnare. Siena viene raggiunta e superata. Al fischio finale, non riescono nemmeno a fare la premiazione: invasione di campo come ai tempi delle gloriose scarpette rosse, da veri dilettanti. Davvero un’epoca del basket italiano è finita insieme alla Montepaschi Siena dei record. La soddisfazione di essere caduti in piedi giocando un grande basket fino alla fine nella tradizione bianco verde di questo nuovo millennio, però, non lenisce il nostro dolore, personale e collettivo.