di Enrico Campana
SIENA. Nessun diktat di Gianni Petrucci ma – sembra – solo una forte indicazione personale per far valere una questione di principio nella gestione dello sport italiano quella del capo del CONI, in merito all’opportunità di avere un allenatore full-time. Nell’incontro di lunedì a Lucca, nello studio del procuratore di Pianigiani, l’avvocato Storelli, lo stesso che ha provveduto a chiudere senza traumi gli 8 anni di gestione azzurra di Recalcati, Dino Meneghin ha fatto capire di poter agire con una larga autonomia nel suo mandato e per quanto riguarda la scelta del nuovo CT e quindi di volersi adeguare alle richieste di part-time del coach della Mens Sana.
Simone Pianigiani ha premesso di essere felice e onorato di collaborare con la Federazione per il rilancio della squadra nazionale. Ma è stato chiaro. E’ disponibile solo per un incarico part-time, convinto che il “progetto Mens Sana” sia fondamentale per raggiungere altri successi, e come patrimonio di esperienza e per un senso di gratitudine verso chi ha avuto da sempre fiducia in lui e nella città che crede con le sue istituzioni in questo veicolo sociale.
Meneghin e Pianigiani avrebbero concordato un triennale, e di fronte a una scelta obbligata Superdino da parte sua si sarebbe convertito, con una vera e propria retromarcia, alla formula del part-time ormai realisticamente sinonimo di successo. Vedi l’oro europeo di Sergio Scariolo con la Spagna e due anni fa di David Blatt con la Russia, e in questo momento in altri casi come per Zdovc (Slovenia), Ivkvic (Serbia), Collet (Francia), Tanjevic (Turchia) e Gherson (Bulgaria).
Spazzati via col buon senso i “falsi problemi” di natura ideologica, Pianigiani dovrà adesso recarsi a Roma per firmare il contratto assieme al segretario e a Meneghin e l’annuncio del suo incarico verrà dato il 16 dicembre nel consiglio federale.
Un successo sulla nazionale per Siena che invece deve incassare una inattesa sconfitta per quanto riguarda la scelta della sede delle Final Eight. La Mps aveva supportato via via una sede toscana, prima Firenze, poi Montecatini e infine Livorno, alla fine si sperava di rifarla – extrema ratio – ancora a Bologna, ma in un’assemblea polemicamente semideserta, con 9 società presenti su 16, è stata battuta 5-4 da Avellino. La Lega aveva deciso che la manifestazione si sarebbe svolta d’ora in avanti su un campo neutrale, invece il vulcanico patron di Avellino, Vincenzo Ercolino, è riuscito ad aggregare una risicata maggioranza. Decisivo il patto Bologna-Ferrara, che aveva anche la delega di Napoli, un doppio voto che ha pesato. Si è tentato di procrastinare la decisione mancando ben 7 votanti, ma Ercolino è stato irremovibile: ha chiesto la votazione sulla tua proposta, dovendo dare una risposta urgenti alle istituzioni locali e regionali che co-finanzieranno l’evento di febbraio per l’assegnazione della Coppa Italia.
Siena non ha avuto stavolta l’appoggio di una delle due alleanze forti. Il proprietario della Virtus non ha mandato infatti il suo presidente e sfiduciato definitivamente e bruscamente, alla sua maniera, il presidente di Lega Valentino Renzi, che peraltro già nei giorni scorsi aveva subito una pesante bacchettata da parte di Gianni Petrucci.
“Di fronte alle menzogne ho preferito dare un segnale forte”, questa la premessa di Claudio Sabatini sui rapporti con Renzi, letta sul quotidiano di Bologna.“Con questa Lega non si va da nessuna parte, e si può mettere all’ordine del giorno la sua liquidazione”, ha dichiarato e ripetuto a “E’ Tv” nella rubrica Sportoday.
La Lega si ritrova con un sacco di problemi, a cominciare da un deficit di 900 mila euro causa mancati introiti, questo il capo d’accusa della Virtus Bologna alla “nuova” gestione, e un contratto Rai Tv con Sky al ribasso rispetto a quello che pochi mesi prima Francesco Corrado, l’ex presidente, stava per firmare e gli è costato il posto. Pesa anche sul bilancio un contratto di 350 mila euro per tre anni, il più oneroso di un presidente rispetto agli altri colleghi degli sport professionistici di squadra, calcio e volley.
Al momento della votazione, il presidente di Siena avrebbe lasciato la sala e sarebbe così mancato il numero legale. ”Al primo accenno di discussione – ha commentato il Resto del Carlino di Bologna – per l’entità delle quote d’ingresso dei club neo-promossi il presidente senese ha salutato la compagnia facendo mancare il numero legale…”.
Quindi, riassunto del lunedì nero (a dir poco) di Lega e anche per la leadership di Siena dentro il movimento: un sì stiracchiato ad Avellino, una Lega spaccata, incapace di dare al basket il suo vero valore. Ma anche a dare a se stessa questo valore, probabilmente perché è stata sopravvalutata e ha cercato di condizionare il presidente che aveva scelto, invece di lasciarlo lavorare in pace almeno per un anno. Valentino Renzi potrebbe avere i giorni contati, con 3 anni di contratto si è ravveduto colui che dopo pochissimi mesi l’aveva intronato e spinto ancor prima per la presidenza della Federbasket. Mi chiedo da anni, fin dai tempi di quando dirigevo Superbasket, e son passati quasi 20 anni, come mai imprenditori di successo, avveduti nel loro campo, facciano scelte così a pelle per rimangiarsele immediatamente. Era già successo con un manager d’azienda, Pieraccioni, uomo veltroniano, e poi con un dirigente navigato e di grande spessore come Francesco Corrado. A parte il valore e l’impegno delle persone, sul quale non entro nel merito, c’è una considerazione di fondo: alla fine non pagano mai di tasca loro gli errori, ma il consorzio dei club.
Ripeto quanto scritto giorni fa sulla figura di Ferdinando Minucci come possibile presidente forte, specie dopo che ha lasciato l’assemblea con un profondo vuoto decisionale e d’identità. Ma perché anche lui come il suo coach non si propone in part-time, specie per riguadagnare subito una leadership che rischia di scappargli di mano?
SIENA. Nessun diktat di Gianni Petrucci ma – sembra – solo una forte indicazione personale per far valere una questione di principio nella gestione dello sport italiano quella del capo del CONI, in merito all’opportunità di avere un allenatore full-time. Nell’incontro di lunedì a Lucca, nello studio del procuratore di Pianigiani, l’avvocato Storelli, lo stesso che ha provveduto a chiudere senza traumi gli 8 anni di gestione azzurra di Recalcati, Dino Meneghin ha fatto capire di poter agire con una larga autonomia nel suo mandato e per quanto riguarda la scelta del nuovo CT e quindi di volersi adeguare alle richieste di part-time del coach della Mens Sana.
Simone Pianigiani ha premesso di essere felice e onorato di collaborare con la Federazione per il rilancio della squadra nazionale. Ma è stato chiaro. E’ disponibile solo per un incarico part-time, convinto che il “progetto Mens Sana” sia fondamentale per raggiungere altri successi, e come patrimonio di esperienza e per un senso di gratitudine verso chi ha avuto da sempre fiducia in lui e nella città che crede con le sue istituzioni in questo veicolo sociale.
Meneghin e Pianigiani avrebbero concordato un triennale, e di fronte a una scelta obbligata Superdino da parte sua si sarebbe convertito, con una vera e propria retromarcia, alla formula del part-time ormai realisticamente sinonimo di successo. Vedi l’oro europeo di Sergio Scariolo con la Spagna e due anni fa di David Blatt con la Russia, e in questo momento in altri casi come per Zdovc (Slovenia), Ivkvic (Serbia), Collet (Francia), Tanjevic (Turchia) e Gherson (Bulgaria).
Spazzati via col buon senso i “falsi problemi” di natura ideologica, Pianigiani dovrà adesso recarsi a Roma per firmare il contratto assieme al segretario e a Meneghin e l’annuncio del suo incarico verrà dato il 16 dicembre nel consiglio federale.
Un successo sulla nazionale per Siena che invece deve incassare una inattesa sconfitta per quanto riguarda la scelta della sede delle Final Eight. La Mps aveva supportato via via una sede toscana, prima Firenze, poi Montecatini e infine Livorno, alla fine si sperava di rifarla – extrema ratio – ancora a Bologna, ma in un’assemblea polemicamente semideserta, con 9 società presenti su 16, è stata battuta 5-4 da Avellino. La Lega aveva deciso che la manifestazione si sarebbe svolta d’ora in avanti su un campo neutrale, invece il vulcanico patron di Avellino, Vincenzo Ercolino, è riuscito ad aggregare una risicata maggioranza. Decisivo il patto Bologna-Ferrara, che aveva anche la delega di Napoli, un doppio voto che ha pesato. Si è tentato di procrastinare la decisione mancando ben 7 votanti, ma Ercolino è stato irremovibile: ha chiesto la votazione sulla tua proposta, dovendo dare una risposta urgenti alle istituzioni locali e regionali che co-finanzieranno l’evento di febbraio per l’assegnazione della Coppa Italia.
Siena non ha avuto stavolta l’appoggio di una delle due alleanze forti. Il proprietario della Virtus non ha mandato infatti il suo presidente e sfiduciato definitivamente e bruscamente, alla sua maniera, il presidente di Lega Valentino Renzi, che peraltro già nei giorni scorsi aveva subito una pesante bacchettata da parte di Gianni Petrucci.
“Di fronte alle menzogne ho preferito dare un segnale forte”, questa la premessa di Claudio Sabatini sui rapporti con Renzi, letta sul quotidiano di Bologna.“Con questa Lega non si va da nessuna parte, e si può mettere all’ordine del giorno la sua liquidazione”, ha dichiarato e ripetuto a “E’ Tv” nella rubrica Sportoday.
La Lega si ritrova con un sacco di problemi, a cominciare da un deficit di 900 mila euro causa mancati introiti, questo il capo d’accusa della Virtus Bologna alla “nuova” gestione, e un contratto Rai Tv con Sky al ribasso rispetto a quello che pochi mesi prima Francesco Corrado, l’ex presidente, stava per firmare e gli è costato il posto. Pesa anche sul bilancio un contratto di 350 mila euro per tre anni, il più oneroso di un presidente rispetto agli altri colleghi degli sport professionistici di squadra, calcio e volley.
Al momento della votazione, il presidente di Siena avrebbe lasciato la sala e sarebbe così mancato il numero legale. ”Al primo accenno di discussione – ha commentato il Resto del Carlino di Bologna – per l’entità delle quote d’ingresso dei club neo-promossi il presidente senese ha salutato la compagnia facendo mancare il numero legale…”.
Quindi, riassunto del lunedì nero (a dir poco) di Lega e anche per la leadership di Siena dentro il movimento: un sì stiracchiato ad Avellino, una Lega spaccata, incapace di dare al basket il suo vero valore. Ma anche a dare a se stessa questo valore, probabilmente perché è stata sopravvalutata e ha cercato di condizionare il presidente che aveva scelto, invece di lasciarlo lavorare in pace almeno per un anno. Valentino Renzi potrebbe avere i giorni contati, con 3 anni di contratto si è ravveduto colui che dopo pochissimi mesi l’aveva intronato e spinto ancor prima per la presidenza della Federbasket. Mi chiedo da anni, fin dai tempi di quando dirigevo Superbasket, e son passati quasi 20 anni, come mai imprenditori di successo, avveduti nel loro campo, facciano scelte così a pelle per rimangiarsele immediatamente. Era già successo con un manager d’azienda, Pieraccioni, uomo veltroniano, e poi con un dirigente navigato e di grande spessore come Francesco Corrado. A parte il valore e l’impegno delle persone, sul quale non entro nel merito, c’è una considerazione di fondo: alla fine non pagano mai di tasca loro gli errori, ma il consorzio dei club.
Ripeto quanto scritto giorni fa sulla figura di Ferdinando Minucci come possibile presidente forte, specie dopo che ha lasciato l’assemblea con un profondo vuoto decisionale e d’identità. Ma perché anche lui come il suo coach non si propone in part-time, specie per riguadagnare subito una leadership che rischia di scappargli di mano?