CHIUSI. Difficile, faticosa. Stando alle dichiarazioni dell’immediato post stagione, nel dizionario sinonimi 2023, accanto a Umana San Giobbe Basket, si dovrebbero trovare queste parole. Annata che, però, ha visto la compagine biancorossa conquistare prima la salvezza e poi l’accesso ai playoff, per la seconda volta in due anni in A2, nei quali ha ceduto, combattendo, contro l’Unieuro Forlì, testa di serie numero uno dell’intero torneo. Dello stesso avviso, ma neanche troppo, il numero uno dei Bulls della Valdichiana, Giuseppe Trettel, orgoglioso invece di quanto raggiunto.
“Indubbiamente, rispetto agli altri anni, è stata una stagione più complessa, se vogliamo usare questo termine. È comunque stata un’annata importante che ci ha permesso di mettere esperienza all’interno del nostro bagaglio sportivo. Eravamo abituati forse male dal punto di vista dei risultati e dei successi. Questo appena concluso era il terzo campionato ad un certo livello e il secondo in A2; raggiungere ogni anno gli stessi traguardi è tutto tranne che scontato. La scorsa estate è stata rivoluzionata la squadra ed abbiamo cambiato tanto. Alcuni giocatori hanno avuto richieste importanti ed era giusto che si confrontassero con palcoscenici diversi; penso a Pollone, che adesso sta lottando per la vittoria del campionato con Forlì. Il percorso che dobbiamo fare a Chiusi è un percorso di scoperta, soprattutto con i giocatori giovani. Fino a questo momento non siamo riusciti completamente in questo intento, per varie motivazioni. Anche quest’anno abbiamo impostato la squadra in modo tale che arrivassero soddisfazioni. Poi, complici alcuni fattori avversi, ci siamo trovati di fronte ad ostacoli; per esempio abbiamo sbagliato nella scelta del giocatore straniero all’inizio, ma queste sono cose che possono capitare. Siamo una società che deve prendersi dei rischi, perché andare solo sull’usato sicuro aiuta ma non deve essere esclusivamente il nostro mantra. Malgrado tutto, però, io sono sempre rimasto ottimista, la società intera è rimasta ottimista perché continuavamo a lavorare nel modo giusto. I ragazzi si sono impegnati al massimo e se andiamo ad analizzare le sconfitte, difficilmente troviamo imbarcate. Il raggiungimento dei playoff, in modo forse rocambolesco, per me è un risultato ottimo. Certo, la stagione è stata segnata dalla rinuncia in corso d’opera di Ferrara, e questo ci ha senza dubbio aiutato, però noi eravamo lì e quei punti li avevamo sudati sul campo, senza regali. Mi vengono in mente le vittorie in casa con la Fortitudo o con Pistoia, società di un certo blasone; sono state anche un gran bel biglietto da visita e io sono veramente contento, anche del playoff con Forlì. È stata una serie di tre partite nelle quali, esclusa gara 2, abbiamo sempre lottato. Sapevamo che sarebbe servita la perfezione da parte di tutti, non ci siamo riusciti ma abbiamo chiuso a testa alta”.
Sbagliato l’acquisto dello straniero ma non la conferma di Medford, anche se il suo rendimento è andato calando?
“Medford ha fatto due anni fantastici a Chiusi. Mi dispiace che abbia finito con prestazioni in chiaroscuro; nell’arco di una stagione ci sono alti e bassi, lui ha avuto qualche problema fisico ma io devo solo ringraziarlo. Ha fatto due anni meravigliosi qua e, se tanti bambini e tanti ragazzi si sono avvicinati al nostro mondo, è anche per merito suo. Sabato scorso avevamo la partita dell’Under 13 all’Estra Forum e lui era lì a vederla, nonostante il campionato della prima squadra fosse finito. Ha fatto la foto con i bambini, con i genitori, sia della nostra squadra che della formazione avversaria. Lo adorano, tutti mi chiedono la sua maglietta. Lui mi racconta che quando va a fare spesa le persone lo fermano e gli fanno domande, tutte cose che anno scorso non succedevano. Dobbiamo continuare su questa strada perché il progetto sta veramente prendendo campo”.
Post gara 3, coach Bassi ha evidenziato una partita in particolare (la trasferta di Mantova di fine febbraio) e la prestazione di due giocatori (Raffaelli e Possamai), senza i quali, a suo parere, sarebbe arrivato altro nel finale di stagione. È una visione condivisa?
“I ragazzi, oltre che quelli citati da Bassi, vanno ringraziati tutti. Forse in alcuni momenti abbiamo perso le indubbie qualità e le certezze che vanno riconosciute a questo gruppo. L’intervista del capo allenatore, uscita dopo gara 3, è una dichiarazione a caldo, al termine di una partita nella quale tutto l’ambiente ci aveva creduto. In determinati frangenti, forse, si dicono cose che pensiamo diversamente. Per lui è stata senza dubbio un’annata dura e io ho cercato di stargli vicino. Lui e lo staff hanno fatto di tutto per venire fuori da questa situazione. La conquista dei playoff non è un traguardo scontato. A inizio anno si parlava anche al cambio di guida tecnica ma siamo una società che vuole portare in fondo le decisioni prese. Il problema non era assolutamente Bassi, ma solo trovare un po’ di serenità; sono orgoglioso di quanto raggiunto. Due volte ai playoff nelle prime due stagioni di A2, questo rimarrà nella storia della San Giobbe. Siamo il comune più piccolo dell’intero torneo e non so quanti altri casi del genere ci siano nella storia”.
Si proseguirà con lo stesso staff tecnico?
“Stiamo parlando. Voglio che chi rimarrà abbia le giuste motivazioni. Con questo tipo di spirito si può proseguire nel nostro progetto. Stiamo ragionando con Bassi e con il resto dello staff, ovviamente. Adesso vogliamo goderci una settimana di riposo, ma già dalla prossima inizieremo a lavorare per il futuro. Non solo per la prima squadra ma anche per il settore giovanile. Perché con il settore giovanile abbiamo fatto passi da gigante. Il minibasket, le squadre under; si è creato tanto entusiasmo al palazzetto, il pubblico si è affezionato e questo è un grandissimo successo. La gente mi ferma per strada a Chiusi per sapere della squadra e dei programmi per il futuro. Vedere tante famiglie al palazzetto è il successo più bello. Questo me lo porto dentro e mi dà tanta carica per ripartire il prossimo anno”.
”Il direttore Iozzelli, con cui ho un ottimo rapporto, si è comportato in maniera esemplare. Con lui avevamo preso determinate decisioni già in inverno, quindi sapevamo quale sarebbe stato l’epilogo. Professionalmente è stato corretto fino alla fine, come lo siamo stati anche noi nei suoi confronti. Capita, lungo il percorso, di avere delle vedute differenti. Siamo una società che cerca di dare serenità e tranquillità e alla quale, come ho detto, piace dare continuità alle decisioni prese nell’arco della stagione. Quando lui dice ‘potevamo fare meglio con i giovani’ è perché noi nasciamo come progetto di cantera di Venezia e in questi anni ci siamo riusciti solo parzialmente. Anche perché non è semplice trovare profili di giovani interessanti. Abbiamo iniziato ad andare a vedere le partite dei settori giovanili e sono sicuro che dal prossimo anno avremo un approccio diverso. Da sottolineare che nella nostra squadra c’è un giocatore, Possamai, che ha fatto un percorso e una crescita importante a Chiusi. Io ho visto un giocatore trasformato in questa ultima parte di stagione; partiamo da lì con la consapevolezza di dover far meglio. Dobbiamo essere ambiziosi, aver voglia di fare le cose e non abbatterci mai”.
Lei ha parlato ancora una volta del filo diretto con Venezia e con Brugnaro e della volontà del patron della Reyer di continuare ad investire sul territorio.
“Io ringrazio tantissimo il dottor Brugnaro per questa possibilità, ma il ringraziamento va anche a Federico Casarin, presidente della Reyer Venezia, che è stato di grande supporto per tutta la stagione. Siamo cresciuti in modo talmente veloce, dal punto di vista dei risultati sportivi, che non era automatico creare una struttura che avesse esperienza per gestire determinate situazioni. Abbiamo fatto fatica a stare al passo e farci trovare pronti magari ad avere già una under di eccellenza. Fondamentale crescere e fondamentale farlo con i giovani, però bisogna stare attenti a non dimenticare da dove siamo partiti. Ovviamente sceglieremo i migliori ma questo è un progetto che deve avere anche valenza sociale. Bisogna lavorare in tutte le direzioni: quelli più bravi avranno un percorso ma tutti coloro che si approcceranno al nostro progetto saranno importanti per noi. Continueremo ad investire e il prossimo passo sarà la realizzazione di una foresteria. Ci sono società che ci chiamano per stringere accordi di collaborazione. Noi già stiamo lavorando con Orvieto e Perugia, con Amiata e Virtus Siena e abbiamo iniziato con Arezzo; vogliamo allargarci su questo territorio e nel centro Italia per diventare un punto di riferimento per tutti”.
Gli obiettivi della prossima stagione?
“Per l’anno prossimo vogliamo fare una squadra ambiziosa. Questo non vuol dire vincere il campionato ma vogliamo allestire un roster con gli stimoli giusti per giocarsela fino alla fine. Poi se vinceremo il campionato penseremo a quello che sarà. L’aspetto cardine però deve essere avere ambizione. Con i giusti giocatori e i giusti stranieri, cercando magari profili che, dopo uno o due anni a Chiusi, possano andare a Venezia. Alla Reyer è cambiato allenatore e Spahija crede molto nella San Giobbe. Faremo un incontro, conoscerà il nostro staff per avere un filo diretto”.
Verrà fatto anche un lavoro per scuotere i tifosi, magari anche dal senese?
“Scuotere il tifoso senese è difficile e io mi metto nei loro panni. Parliamo per esempio di Mens Sana, io tifoso la seguirò anche in caso di partecipazione al campionato di prima divisione. Non si può cambiare l’amore per una maglia. Da anni stiamo facendo un accordo con Virtus Siena e continueremo a farlo, ma dobbiamo essere noi a trovare la giusta chiave per far avvicinare più tifosi a vedere le nostre partite. Nelle ultime uscite qualcosa si è visto, c’è maggiore interesse, ma abbiamo bisogno che anche la stampa ci dia una mano. Mi confronto costantemente con i giornalisti del territorio ribadendo che il nostro non è un progetto esclusivo, ma anzi vogliamo allargare i rapporti di collaborazione. Il progetto è a Chiusi perché noi siamo di Chiusi, ma si rivolge al territorio, tutto. Dalla prossima stagione ci chiameremo San Giobbe Etruria per dare ampio risalto a questa idea. I nostri ‘ultras’ saranno i bambini che oggi suonano i tamburi e le trombette e che sventolano le bandiere. Quelli, tra qualche anno, saranno i tifosi più caldi. La persona adulta, dal nulla, difficilmente diventa ultras, a meno di non avere alle spalle un percorso fatto da piccolo. Ci vuole tempo per queste cose e noi stiamo creando una tradizione. Serve entusiasmo, ma quello non smetteremo mai di averlo”.