Dall'esame delle carte emerge la frode fiscale, ma non quella sportiva...
di Umberto De Santis
SIENA. La mole impressionante di elementi forniti dalla Guardia di Finanza – seppure incompleta per le ovvie esigenze cautelari di indagine – ci dà spunto per alcune riflessioni sulla vicenda Mens Sana Basket spa. La prima che colpisce è figlia del detto “l’appetito vien mangiando”. In effetti, la sponsorizzazione Montepaschi arriva nell’anno 2000. La prima gara è Kinder-Montepaschi 90-51, inizio in salita. Fino al 2006 Saporta, scudetto e supercoppa sono sei anni veramente eccezionali, con grandi avversarie – Climamio Fortitudo alle Final Four, la Benetton per fare due esempi – e grandi sconfitte come il flop della squadra di Myers, Vanterpool e Kakiouzis nel 2004-5 e l’anno dopo quella di Woodward, Hamilton e Kaukenas. Il 2006 è l’anno di maggior gloria per il gruppo di potere che controlla la città: Mussari va alla presidenza di MPS, Mancini alla Fondazione, Cenni rieletto sindaco. La “gloria” spinge a continuare nelle avventure sportive che dal calcio al basket si allargano a macchia d’olio fino al rugby mantovano e alle decine e decine di rivoli di squadre dilettantistiche della provincia di Siena e non solo. La Mens Sana riparte col nuovo progetto con coach Pianigiani e, inatteso, arriva il secondo scudetto (2006-2007).
Secondo quanto emerge, però, di questi movimenti di soldi e di contratti d’immagine ancora non ne esistono. Temporalmente si comincerebbe quando le disponibilità finanziarie tendono a crescere verso i 20 milioni di ricavi, nella stagione in cui arriva Ksistof Lavrinovic, nell’agosto 2007. Lavrinovic, come il gemello Darius, Kaukenas e David Andersen, risulta assistito dall’agente Kenny Grant di Championship Sports Agency e, secondo le Fiamme Gialle, è il primo caso di creazione di fondi che sfuggono alle maglie della tassazione. Perciò chi ciede la revoca dei titoli sportivi della Mens Sana basket, già dovrà rinunciare ai primi tre, per mancanza di indizi. Nella stagione seguente, visto che tutto sembra esser filato liscio, entrano Stonerook, Eze e altri quattro giocatori e l’operazione prende una dimensione che fa ipotizzare una maxi-evasione da 60 milioni di euro fino alla stagione 2011-12, quella dell’ultimo triplete nazionale per Pianigiani e del mutuo per la vendita del marchio fasullo (le maglie con scritta Montepaschi e non col logo Mens Sana Baskey, che abbiamo già raccontato su questo quotidiano) per una valutazione sproporzionata – ai più di 8 milioni di euro. Un rapporto che interessa esclusivamente l’istituto di credito erogante il mutuo a una società che non fa parte della Fip permette di chiudere il bilancio in attivo.
Ora qualcuno si è affannato già a cercare negli elementi della frode fiscale quelli che potrebbero avvalorare la tesi che ci sia stata anche una frode sportiva. Cioè attraverso la presentazione di bilanci più floridi del reale poter costituire con il sottobanco una squadra molto più forte di quello che la realtà finanziaria poteva permettere: chissà se gli stessi giocatori, a stipendi inferiori perché flagellati dalle tasse, sarebbero venuti a giocare a Siena… la prescrizione, in tal caso, va indietro di cinque anni da oggi. Quindi anche i cinque titoli del 2008 e 2009 sarebbero già intoccabili: dura lex sed lex.
Per il resto, con l’esclusione degli ultimi due targati 2013, sono altri nove titoli di cui parla la Guardia di Finanza, che racconta di un profilo di ingiusto arricchimento personale, viste anche le ricche commissioni che Sammarini e Minucci si ritiene che spartissero. E sempre che all’estero, Suisse oblige, non siano stati costituiti conti o realizzati investimenti immobiliari non per conto della società sportiva ma per quello dei componenti del cosiddetta “associazione a delinquere”. Si deve ricordare che viene contestato a ABS srl, una società che fa capo alla famiglia Minucci, l’incasso del 20% sugli introiti delle sponsorizzazioni ricevute, in quanto non arrivate per l’opera di detta società. Una possibile tangente legale dal punto di vista formale, perché seguita da regolare fattura, ma per operazioni inesistenti in quanto sarebbe stata banca MPS a procurare gli sponsor alla Mens Sana Basket e non l’amministratore della Best Solution, Pierluigi Zagni. Ovvero: dentro la Mens Sana arrivavano talmente tanti soldi che, pagando tutto regolarmente, si sarebbe trovata al verde comunque alla fine di ogni stagione ma potendosi permettere lo stesso organico e gli stessi risultati. Frode fiscale, appunto, non frode sportiva di cui non si sarebbe avvantaggiata la società.
Gli ultimi due titoli del 2013 sarebbero macchiati dalla cessione del marchio, senza la quale non ci si sarebbe iscritti al campionato seguente. Siena, Parma, Genoa, Lazio, Milan, Reggina, Brescia, Verona, Roma sono alcune delle società che hanno fatto operazioni identiche nel calcio eppure nessuno imputa loro la frode fiscale, né quella sportiva. Il fatto che la Guardia di Finanza debba valutare la congruità dell’operazione bancaria e la destinazione che hanno preso questi quattrini non avrà riflessi sui risultati sportivi. Quindi anche qui la salvezza dei titoli sportivi dovrebbe essere assicurata. Ma c’è sempre un ma: proprio dalla difesa di chi ha organizzato e gestito tutta l’operazione verrà l’attacco frontale al gruppo di titoli 2008-2012. Da quanto risulta già dalle dichiarazioni successive al primo interrogatorio di Ferdinando Minucci e Olga Finetti dopo gli arresti, la difesa degli imputati vorrà discolparsi e attenuare le responsabilità proprio spiegando ai magistrati di aver agito solo ad esclusivo interesse della Mens Sana Basket e non personale e solo per finanziare il pagamento in nero dei giocatori.
Oltre alla pericolosa giustificazione del “così fan tutti” nello sport in generale: presidenti di società, giocatori e procuratori sono già con le antenne ritte a captare i segnali che arriveranno da Via Curtatone e dalla Lizza e non solo nella pallacanestro. Le sponsorizzazioni degli anni d’oro di MPS vanno dal calcio al rugby, dal baseball e miriadi di piccole società dilettantistiche. Se la linea difensiva di Minucci dovesse passare, allora sì che la revoca dei quattordici titoli di quel periodo sarebbe possibile, altrimenti Claudio Toti (Virtus Roma) e quant’altri possono già rassegnarsi a che le cose rimangano come sono.