Zelico: "Penso solo a Siena, gioca come noi e tutto per batterci"
“Penso solo alla partita con Siena, altro che record!”. A una settimana dalla semifinale con la Mps di venerdì 6 maggio a Barcellona (si gioca alle 18, segue alle 21 Real Madrid-Maccabi), Zeljko Obradovic rifiuta il ruolo di favorito di questa Coppa dei Campioni che gli deriva dalle 12 partecipazioni alle Final Four e, soprattutto, dalle 7 vittorie su 8 finali. In pratica, cara Siena, il discorso è questo: è più facile (per la casistica) battere questo “cannibale” della panchina in semifinale , mentre nella finale fino ad oggi ci è riuscito un solo collega, un certo Ettore Messina…
A soli 51 anni, anche se ne dimostra di più, il brevilineo coach di Cacak (che nella storia del basket serbo sta come a Siena, Bologna o Varese come passione), ex play di ferro del Partizan e della Nazionale, grande cervello e determinazione, classe non appariscente, insomma uno di quegli elementi formidabili per la chimica di squadra, un simil-Carraretto, potrebbe diventare il recordman assoluto nella storia della Coppa dei Campioni. E Simone Pianigiani – che sta facendo collezione di “scalpi” illustri (l’ultimo dei quali Dusan Ivkovic dell’Olympiakos, che ritroverà da avversario nella gara d’apertura degli europei il 31 agosto contro la Serbia) – ha l’occasione di contraccambiare il grande favore fattogli da Meneghin che un anno fa gli ha affidato la Nazionale. E impedire quindi che Obradovic conquisti per l’ottava volta il trofeo e superi il suo attuale presidente che ne ha vinte 7 da giocatore con i colori dell’Ignis Varese e di Milano.
E’ semplice la ricetta di Obradovic, un workhaolic che mette in secondo piano gloria e guadagni e che stranamente ha una partita aperta con l’Italia, avendo fallito solo con la Benetton Treviso quando invece è riuscito sempre a ottenere almeno un titolo europeo alle sue squadre. “La mia motivazione principale – racconta – è vivere di pallacanestro, non c’è maggior gioia che arrivare a piedi al Palazzo dello Sport, e lavorare con i miei giocatori. Al Panathinaikos è così da 12 anni”
Ammette di aver accettato di buon grado il ridimensionamento del budget quando in estate il Panathinaikos si è dovuto allineare alla politica d’austerity del paese e ha rinunciato a tre star come Spanoulis, Jasiukevicius e Pekovic. “Non ho voluto mettere pressione sui fratelli Giannakopulos (si tratta dei potenti proprietari del più titolato club greco nella storia del basket europeo, nda) e si è raggiunto un giusto equilibrio sul bilancio, nel senso di costi, e qualità della squadra. Garantito quel minimo di cui c’era bisogno, a quel punto il problema era solo questione di sacrificio e di lavoro. Come abbiamo dimostrato battendo i campioni uscenti nella gara con Barcellona che credo rimarrà nella storia del basket e ha ridato entusiasmo ai nostri tifosi”.
“Non poteva essere più difficile battere quel Barcellona in casa sua, ma, perso la prima gara di 1 punto – racconta -, sono entrato nello spogliatoio dicendo ai miei giocatori: vedete, abbiamo la squadra per vincere. E i miei giocatori ci hanno creduto, e sono ancora affamati di vittoria, sia quelli che hanno già vinto il trofeo e i molti che vivono per raggiungere questo traguardo per la prima volta”.
L’argomento dell’intervista con Obradovic è arrivato al punto nodale, la supersemifinale con Siena, il vecchio e nuovo potere europeo. “Per battere Siena bisogna dare tutto, il compito è dei giocatori, non decide l’allenatore, specie guardando al valore dei quattro colleghi di Barcellona. Blatt è un grande coach, Lele Molin è stato mio assistente, Pianigiani ha conquistato molti successi, ed è anche l’allenatore della nazionale italiana”.
“Mi aspetto – aggiunge – una partita difficilissima, perché il gioco di Siena è simile al nostro. E anche la prova di carattere e forza della Mps nei playoff è stata eccezionale, mi ha impressionato più la capacità di dominare l’Olympiakos che la proporzione della sconfitta iniziale”
“Il loro segreto – conclude – è che giocano a ritmo elevato, e sono aggressivi non solo in difesa ma anche in attacco, e hanno un allenatore di qualità che è lì da molti anni”.
Il “duro” non mette mai le mani avanti, ma non nasconde che la sua squadra non arriva al meglio della condizione a giocarsi la Coppa: Drew Nicholas è fuori dai playoff per un problema allo stomaco e Mike Batiste, il pivot titolare e il secondo americano, è fermo da una settimana. Nessun accenno invece al match privato fra Romain Sato e l’ex squadra, il centrafricano si è subito inserito come a Siena ed è stato l’eroe della vittoria decisiva a Barcellona. In fondo, questa potrebbe essere la vera chiave della gara, e vedremo se questa partita il club del quadrifoglio e quello senese se la sono giocata nel mercato estivo. Vedremo infatti se il Fato, vecchia querelle, è una parola greca o latina.