SIENA. Il fatto al giro di boa della regular season?Gli invincibili, soprattutto in questo campionato, sono ancora più invincibili…
Per questa ragione al termine di un’ennesima giornata buia della borsa per le banche italiane,nei giorni scorsi ho chiamato il direttore della mia banca riponendo più che mai infatti enorme fiducia nei giganti senesi. Ovviamente, per responsabilità oggettiva, nel management dello sponsor che per delega e mandato gestisce una banca pubblica mondiale, un unicum essendo la comunità cittadina proprietaria.
Ho deciso così di acquistare qualche altra azione della Mps, mentre sto seriamente pensando anche di acquistare titoli della Mens Sana Spa, visto l’utile d’esercizio a giugno 2008, l’anno del terzo scudetto. Non importa se sono appena 6.467 euro (a proposito, il basket è lo sport delle statistiche e quindi fa quasi un euro per ogni spettatore e se non sbaglio 1 centesimo per ogni senese..).
Quel che conta è che sia stato coperto il costo d’esercizio di una media azienda italiana, di 16.631.429 euro e con ben 3,662 milioni di costo di personale (equivale al costo di gestione di tutta la lega Basket!) e col segno più. Credo sia un record per la pallacanestro. Giacchè – giusto ricordarlo una volta di più – il budget del Dream Team toscano è maggiore degli incassi (regular season) di tutte le 18 squadre dello scorso anno. Che dire, che pensare? Il basket è creativo, sa drenare risorse e finanziamenti altrove dando per scontato che lo sponsor Telecom e il contratto Tv con Sky, per una media di 300 mila spettatori a gara (che non sempre sono tutti abbonati) servono ad oggi giusto alla Lega per coprire i costi di gestione.
Insomma, questo mio piccolissimo investimento desidera essere un incoraggiamento a credere nelle scelte della banca sperando che i trionfi creino simpatia e fidelizzazione fra gli investitori e non viceversa. Se fosse davvero così vivremmo veramente una pagina nuova, da Guiness anche per tutto il mondo dello sport che purtroppo ha assistito per anni ai comici saliscendi dei titoli borsistici dei club di calcio. Suvvia, il basket è un‘altra cosa…
Comunque ci hanno ben spiegato, i signori di Piazza Salimbeni, le ragioni delle inusitate sponsorizzazioni, che ammontano a 40 milioni più 6,4 “per legare la nostra immagine a finalità positive per il sociale”, come si legge a pagina 108, capitolo “Contributi per la qualità sociale della comunità” del libretto “La responsabilità sociale del Gruppo Montepaschi” consegnatomi nell’assemblea 2007. Tempi beati, questi, altro che crisi almeno a Siena… Se si pensa soprattutto cosa succedeva pochi anni fa, quando il management del Monte era proprio nel momento più alto di competenza cestistico. Piero Barucci, il professore fiorentino (e poi ministro) portava infatti spesso i figlioletti a vedere le partite della NBA in America, ma nonostante la passione era un “tirchio” e come altri colleghi prima e dopo di lui invitava clienti illustri a sponsorizzare il basket. Vedi il caso di Calisto Tanzi e altri.
Allo sport è andato il contributo maggiore del Mps fra i 53,8 milioni totali per “la qualità sociale della comunità” , “e il restante – si precisa a pagina 108, penultimo capoverso – per circa il 40 % al settore culturale e il 16,5% ad iniziative di carattere sociale”.
“Allo sport – si spiega questa marcata preferenza rispetto a musica, arte e le iniziative per promuovere i prodotti della banca e il sociale – è andato il contributo maggiore, 25 milioni di in favore del calcio e del basket professionistico cui siamo tradizionalmente legati e che costituiscono per la città un forte catalizzatore di aggregazione sociale”.
Non sono state però chiarite – e perché non ci capisce – le percentuali esatte destinate ai due club-vetrina di Siena, ma forse lo si può desumere dal livello di coinvolgimento massimo per il basket, e quindi perché lo stato maggiore della banca e della città tifino sulle tribune di via Sclavo. Aiuta a far capire che è una bella cosa questa senesità, un fenomeno di costume che non ha precedenti al mondo e che segnalerò ad alcuni miei colleghi stranieri, come gli inglesi del Financial Times sperando che non travisino e che la comunità europea, solita ragionare col bilancino, non abbia da ridire con quella sua mania di far le pulci agli italiani, declassare i nostri prodotti, dalla pizza al vino. Anche il basket di Siena non è forse un prodotto di successo?, oltre che un grande esempio di integrazione globale, europei dell’est, americani con passaporto italiano, europeo, africani con passaporto europeo e italiano, e così via.
Questo progetto che, ripeto, non ha pari, ed è di gran lunga superiore come investimenti sul team a quello della Benetton (che dopo la follia di Kukoc e gli anni di D’Antoni e Messina ripensò saggiamente la sua politica e oggi si vedono i frutti di una gestione oculata, dedicata al lancio dei giovani col bravo coach turco Mahmuti, peraltro un laureato) con un occhio alle squadre sportive ma anche ai bilanci, al sociale, con attenzione massima al suo campus sportivo con impianti modello e foresteria, un progetto collegato con l’Università veneziana per creare grandi sportivi, ma anche dirigenti qualificati di sport. Si scopre invece che quello di Re Giorgio (Armani) altri non è che un neo-mecenatismo e così tutto sommato anche quello di Roma, frutto della passione, mentre i due patron di Bologna hanno messo sul tavolo ambizioni e soldi propri, specie Mister Futur Show (alias Claudio Sabatini), finendo però per dare troppa importanza ai risultati spiccioli, cercare di soddisfare gli umori (negativi) delle tifoserie e, nel caso del proprietario della Virtus, di porsi a testa bassa alla guida del movimento. [Leggi le infelici considerazioni sugli italiani ”come contorno del campionato”, con la pronta risposta concentrica di Vitali, Di Bella, Schincariol, Mordente, Poeta, Giachetti (quindi fra questi alcuni scarti suoi…) e dall’America di Bargnani, Belinelli e Gallinari, ormai protagonisti della NBA].
Ecco quindi spiegato l’abisso che c’è nel verdetto più lampante e al tempo stesso preoccupante a metà della regular season, un volo record dell’Amata, da non confondere con l’Armata Mosca di Ettore Messina che le si para davanti in Eurolega, con una messe di successi, primati, record di ogni fatta che non hanno precedenti nella storia di un basket moderno, che, purtroppo, vichianamente sta tornando all’antico. Una volta era il Simmenthal di Cesare Rubini (e la pur grande Ignis di Nikolic vinceva meno di Siena) a dettare una tirannia tanto crudele – e soprattutto impietosa – per chi vorrebbe vedere a 40 anni di distanza il segno di un’evoluzione strutturale della pallacanestro italiana. Che vive sempre su splendide eccezioni, ma anche splendide “miserie” e una possibile via aurea di mezzo che risulta invece molto fragile. Da qui la sindrome-Siena che deriva da un’ottima scelta di giocatori, mezzi ma anche capacità di procurarseli e gestirli come professionisti, una società blindatissima, ma – ripeto – un’alta qualità del gioco. La squadra di Pianigiani (il quale è stato poco votato nel Premio Pegaso della Regione, andato a un argento del canottaggio..) è prima o quasi in tutte le classifiche, tranne che nei rimbalzi. Il che, attenti bene, è un dato ingannatore, non si tratta di un vero e proprio tallone d’Achille in previsione dell’Eurolega: quando infatti la Mps allunga la sua mano sul campo, strangola alla gola con la difesa gli avversari. Terribile su tutto il campo.
Vi chiedo scusa per i ragionamenti finanziari (a proposito, la Lega aveva un presidente a costo zero con 30 anni di basket di vertice e ha messo al suo posto uno che costa 300 mila euro all’anno e per 3 anni con una grossa esperienza di…Lega Due) e le elucubrazioni tecniche, ma oggi si vive tutto sotto il panico della borsa e della recessione, e quindi eccovi al volo i miei Oscar dell’andata: Miglior squadra, Mps, 15 su 15 e + 19,9 di scarto di media, come nel trotto i campionissimi partono 20 metri indietro… Squadra delusione: Armani Milano, fuori dalle Final Eight, pubblico deluso, squadra da rifare. Rivelazione: Tercas Teramo, la Mps dei “poveri” con i “poveri ma belli”italiani. MVP: Kristof Lavrinovic, un metronomo, unico sopra il + 20 nel rendimento, n.1 italiano invece Giuseppe Poeta (Teramo) fra i Top Ten nel rendimento. Come dirigente e coach, fuori concorso per ragioni differenti Ferdinando Minucci, da quest’anno anche presidente e quindi da inserire in diverse classifiche, e Simone Pianigiani che ormai deve prepararsi per guidare la nazionale; quale miglior dirigente pari merito Carlo Antonetti (rivelazione Teramo), Giorgio Buzzavo (Benetton normalizzata, divertente, riamata dal pubblico) e Claudio Sabatini (naturalmente l’imprenditore, il tifoso invece dietro la lavagna). Per l’allenatore ex aequo Nando Gentile (6-6 con Roma) e Andrea Capobianco (Teramo 2.a e per la prima volta alle Final Eight), ovvero gli scugnizzi di Caserta e Napoli.