di Enrico Campana
SIENA. Questo giovedì, verso le 22.30, Siena conoscerà la sua avversaria sulla strada del 5° scudetto, il quarto consecutivo (più tutto il resto, peccato sia mancato il conseguente parallelismo europeo, la torta sarebbe stata più gustosa) e scrivo dunque questa puntata della rubrica prima della bella fra Caserta e Milano. Un match non pronosticabile, dopo una perfetta parità, il colpo dell’Armani in gara1 e il contro-colpo della Pepsi in gara3 con un canestro da 3 a 8” di Jumaine Jones. E una vittoria casalinga per ciascuna.
In molti mi chiedono se per Siena sia meglio Milano o Caserta, e dato per scontato e comprensibile che i senesi vorrebbero incontrare la squadra meno rischiosa, premetto alcune cosette: che quando sei Siena, ti chiami Mps, hai vinto tanto, non temi nessuno. Ripeto anche: la società conta. Eccome. Il club è ben dotato, organizzato, non lascia nulla di intentato, usa i suoi potenti radar. A proposito, da buon cronista credo sia solo umoristica la notizia per cui un “caro collega” dovrebbe farmi il pelo e contropelo. L’avrebbe raccontata lo stesso collega in presenza di varie persone. Certamente scherzava. E’ certamente una bufala. Inoltre, attaccare i colleghi è più inutile che scorretto, le gare le vincono i giocatori, gli allenatori, i dirigenti nell’organizzare le squadre. A volte però le… vincono anche gli arbitri, soprattutto quando sbagliano. Auguriamoci che questo non avvenga e non ci sia un filone d’indagine ancora aperto su quella maledetta storiaccia di arbitropoli che misteriosamente non va a processo, per cui a scudetto concluso mi riprometto di contattare il signor procuratore Capo o il Pm di Reggio Calabria. Se ne raccontano tante e troppe, non è giusto che tutti stiano sulla graticola, compresi i giornalisti che hanno dato le notizie.
Certo sarebbe meglio spiegare perché dopo ben 41 avvisi inviati il 23 aprile di un anno fa – e raccomandazioni esplicite negli atti a vigilare sulla correttezza dei campionati – sia calato il silenzio. Capisco che dopo 2 anni di indagini e intercettazioni il lavoro sia tanto. Si tratta di decine e decine di gare, mica è facile verificare il “de relato” (ad esempio, alcune affermazioni riguardanti responsabilità di terzi potrebbero essere lesive e calunniose, se infondate), e quindi una Procura serie e coraggiosa come quella reggina, che suscita sostegno e simpatia dopo la storia delle bombe a Palazzo di Giustizia, deve occuparsi di altre priorità. Forse è per questo che si sente parlare insistentemente di uno spostamento del processo, forse a Roma. O magari in una procura minore, nel caso di denunce e fatti nuovi.
Capitolo chiuso, parliamo di basket. Che è meglio. E soprattutto di gioco, altro fattore decisivo per lo scudetto. E qui Siena dorme fra due guanciali: pur avendo squadra vecchia fa sempre buon brodo. E’ pimpante, perché bene allenata, e mutua sicurezze dalla cultura spartana di Simone Pianigiani che potrebbe magari non pagare in altre realtà più permeabili, vedi ad esempio il fiasco di Ettore Messina che è uscito 3-2 a Vitoria, quando il Real dove fare un solo boccone di tutti i rivali..
Se giochi bene, risparmi energie, ti diverti, la fatica pesa meno, e questo è il segreto di Super Siena, che ha creato una vera e propria scienza, quella del “possesso di palla”, per cui vince non serve il pivottone, almeno nella spaghetti-league. Ribadisco: la squadra gioca bene, anzi diciamo che l’aggettivo giusto del gioco è “ottimo”. Evito di affermare presuntuosamente che gioca meglio di tutte. E’ infatti inveterato vezzo di noi giornalisti massimalizzare i giudizi, puntualizzare su quel “più“ su tutto che è come la storia del sud e del nord che hanno sempre un nord e un sud a loro volta, perché la terra gira e le situazioni si ribaltano.
Diciamo che le confluenze astrali col 3-0 sulla ruota di Treviso e di Cantù e il 17-0 nell’arco di tre stagioni di playoff e la maratona fra Caserta e Milano, e i precedenti con le due squadre non cambiano le quote ai bettings. La vincente non avrà che il 5%.
Milano è stata asfaltata lo scorso anno, 0-4, teoricamente sarebbe più abbordabile ma ha alcune certezze, vedi il taglia fuori e i rimbalzi, e nuove opzioni e dopo aver avuto soli 7 giocatori, con gli ultimi acquisti ha organizzato una panchina di altissima qualità, basta prendere Bulleri, Mancinelli, Arnold e Monroe, oltre a Sani Becirovic (e senza scordare Viggiano Jeff). Dovendosi far perdonare due anni di magre, e non avendo più nulla da perdere, potrebbe inoltre creare qualche sorpresa, anche se l’ascesa di Siena ha avuto sempre un timing perfetto, rispetto alle novità e modifiche della formula. Prendiamo quest’anno gara3 sul campo della peggio classificata, un handicap giocare contro la squadra meglio classificata le due prime fuori casa, mentre le 7 partite riequilibrano un’eventuale serata storta. E finché il campionato è questo non fanno bene al basket, se si parte con la finale a metà di giugno, stagione notoriamente già molto calda, e inoltre – come stavolta – attenzione è sui mondiali di calcio e poi stanno per arrivare il Tour e Wimbledon. E c’è anche di mezzo la finalissima NBA, che piace ai giovani tifosi più del basket-spaghetti (e spaghetto…), e la crisi economica incide sugli incassi già ridottissimi del basket che già è fortunata ad avere 2,6 milioni da Sky che spende molto per sostenere con qualità di immagini e commenti un campionato senza storia.
Intanto le società hanno cominciato a esercitare l’uscita dal diritto d’opzione (così recita il bizantinismo) con diversi allenatori. I divorzi riguardanti Frates (Montegranaro), Pancotto (Avellino) e Caja (Cremona) e Pillastrini (Varese) non sono un buon segno per la stabilità, basta leggere i risultati che questi allenatori hanno portato. E’ vero che i club puntano teoricamente su allenatori che ritengono in grado di portare un quid in più, concordo che non ci sia grande differenza fra quelli che subentreranno, ma è come – in piccolo – un cambio di governo o sistema, un piccolo trauma, certe cose che fanno bene non funzionano più, c’è insomma uno scarto di programmazione. E il gioco al massacro è destinato a continuare, magari con l’addio di Boniciolli a Roma e quello di Luca Bechi a Biella.
E’ certo che i presidenti vogliono spendere sempre meno e che sono convinti sempre di più che loro, la nuova “razza padrona”, sia in grado di tradurre il genio imprenditoriale anche sul parquet, dettando lo schema e la squadra al coach, ascoltando solo gli agenti che mediamente (e fortunatamente) in Italia conoscono il gioco, in quanto alcuni sono stati allenatori.
Sono contento che Tonino Zorzi torni in A, che per Roma si parli di un ritorno di Valerio Bianchini come coordinatore dello staff e sulla panca di Bogdan Tanjevic, il quale sembra abbia superato la gravissima operazione e lasci Turchia per rientrare nel paese di adozione. Ma questo gioco al massacro, dopo l’annientamento dei general manager e affini, non è per niente positivo, anche se si infiocchettano alcuni pacchi “pesi” come “se diss a Milan”. E vi rimando al comunicato degno dell’Accademia della Crusca partorito da Monteganaro per il congedo da Frates, il coach di un traguardo storico per un club che, ha precisato tempo fa il suo gm, il signor Vacirca, è di soli 1,4 milioni. Non si capisce cosa si volesse di più. O ci sono cose che non sappiamo?
“La S.S.Sutor comunica di aver scelto di esercitare la clausola per la risoluzione anticipata del rapporto professionale con il proprio coach Fabrizio Frates al quale esprime infinita gratitudine per una stagione sportiva straordinaria. Guidata da Fabrizio Frates, la nostra squadra ha centrato il sesto posto in classifica e la quarta partecipazione consecutiva alle Final Eight di Coppa Italia, stabilendo al contempo la più lunga striscia di vittorie (10) nella storia del club. La Sutor saluta un allenatore di rara competenza, signorilità e professionalità, qualità dimostrate non solo a Montegranaro, ma in 20 anni di carriera ricca di soddisfazioni: la certezza è che se ne toglierà tante altre ancora”
Non riesco a capire quel “toglierà”, forse è un refuso, probabilmente è “coglierà”, ma dopo un abbassamento della competenza è arrivato un altro pericoloso flagello, l’ipocrisia. Sono sconcertato.
Ma non prendiamoci per i fondelli, per favore.
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SIENA. Questo giovedì, verso le 22.30, Siena conoscerà la sua avversaria sulla strada del 5° scudetto, il quarto consecutivo (più tutto il resto, peccato sia mancato il conseguente parallelismo europeo, la torta sarebbe stata più gustosa) e scrivo dunque questa puntata della rubrica prima della bella fra Caserta e Milano. Un match non pronosticabile, dopo una perfetta parità, il colpo dell’Armani in gara1 e il contro-colpo della Pepsi in gara3 con un canestro da 3 a 8” di Jumaine Jones. E una vittoria casalinga per ciascuna.
In molti mi chiedono se per Siena sia meglio Milano o Caserta, e dato per scontato e comprensibile che i senesi vorrebbero incontrare la squadra meno rischiosa, premetto alcune cosette: che quando sei Siena, ti chiami Mps, hai vinto tanto, non temi nessuno. Ripeto anche: la società conta. Eccome. Il club è ben dotato, organizzato, non lascia nulla di intentato, usa i suoi potenti radar. A proposito, da buon cronista credo sia solo umoristica la notizia per cui un “caro collega” dovrebbe farmi il pelo e contropelo. L’avrebbe raccontata lo stesso collega in presenza di varie persone. Certamente scherzava. E’ certamente una bufala. Inoltre, attaccare i colleghi è più inutile che scorretto, le gare le vincono i giocatori, gli allenatori, i dirigenti nell’organizzare le squadre. A volte però le… vincono anche gli arbitri, soprattutto quando sbagliano. Auguriamoci che questo non avvenga e non ci sia un filone d’indagine ancora aperto su quella maledetta storiaccia di arbitropoli che misteriosamente non va a processo, per cui a scudetto concluso mi riprometto di contattare il signor procuratore Capo o il Pm di Reggio Calabria. Se ne raccontano tante e troppe, non è giusto che tutti stiano sulla graticola, compresi i giornalisti che hanno dato le notizie.
Certo sarebbe meglio spiegare perché dopo ben 41 avvisi inviati il 23 aprile di un anno fa – e raccomandazioni esplicite negli atti a vigilare sulla correttezza dei campionati – sia calato il silenzio. Capisco che dopo 2 anni di indagini e intercettazioni il lavoro sia tanto. Si tratta di decine e decine di gare, mica è facile verificare il “de relato” (ad esempio, alcune affermazioni riguardanti responsabilità di terzi potrebbero essere lesive e calunniose, se infondate), e quindi una Procura serie e coraggiosa come quella reggina, che suscita sostegno e simpatia dopo la storia delle bombe a Palazzo di Giustizia, deve occuparsi di altre priorità. Forse è per questo che si sente parlare insistentemente di uno spostamento del processo, forse a Roma. O magari in una procura minore, nel caso di denunce e fatti nuovi.
Capitolo chiuso, parliamo di basket. Che è meglio. E soprattutto di gioco, altro fattore decisivo per lo scudetto. E qui Siena dorme fra due guanciali: pur avendo squadra vecchia fa sempre buon brodo. E’ pimpante, perché bene allenata, e mutua sicurezze dalla cultura spartana di Simone Pianigiani che potrebbe magari non pagare in altre realtà più permeabili, vedi ad esempio il fiasco di Ettore Messina che è uscito 3-2 a Vitoria, quando il Real dove fare un solo boccone di tutti i rivali..
Se giochi bene, risparmi energie, ti diverti, la fatica pesa meno, e questo è il segreto di Super Siena, che ha creato una vera e propria scienza, quella del “possesso di palla”, per cui vince non serve il pivottone, almeno nella spaghetti-league. Ribadisco: la squadra gioca bene, anzi diciamo che l’aggettivo giusto del gioco è “ottimo”. Evito di affermare presuntuosamente che gioca meglio di tutte. E’ infatti inveterato vezzo di noi giornalisti massimalizzare i giudizi, puntualizzare su quel “più“ su tutto che è come la storia del sud e del nord che hanno sempre un nord e un sud a loro volta, perché la terra gira e le situazioni si ribaltano.
Diciamo che le confluenze astrali col 3-0 sulla ruota di Treviso e di Cantù e il 17-0 nell’arco di tre stagioni di playoff e la maratona fra Caserta e Milano, e i precedenti con le due squadre non cambiano le quote ai bettings. La vincente non avrà che il 5%.
Milano è stata asfaltata lo scorso anno, 0-4, teoricamente sarebbe più abbordabile ma ha alcune certezze, vedi il taglia fuori e i rimbalzi, e nuove opzioni e dopo aver avuto soli 7 giocatori, con gli ultimi acquisti ha organizzato una panchina di altissima qualità, basta prendere Bulleri, Mancinelli, Arnold e Monroe, oltre a Sani Becirovic (e senza scordare Viggiano Jeff). Dovendosi far perdonare due anni di magre, e non avendo più nulla da perdere, potrebbe inoltre creare qualche sorpresa, anche se l’ascesa di Siena ha avuto sempre un timing perfetto, rispetto alle novità e modifiche della formula. Prendiamo quest’anno gara3 sul campo della peggio classificata, un handicap giocare contro la squadra meglio classificata le due prime fuori casa, mentre le 7 partite riequilibrano un’eventuale serata storta. E finché il campionato è questo non fanno bene al basket, se si parte con la finale a metà di giugno, stagione notoriamente già molto calda, e inoltre – come stavolta – attenzione è sui mondiali di calcio e poi stanno per arrivare il Tour e Wimbledon. E c’è anche di mezzo la finalissima NBA, che piace ai giovani tifosi più del basket-spaghetti (e spaghetto…), e la crisi economica incide sugli incassi già ridottissimi del basket che già è fortunata ad avere 2,6 milioni da Sky che spende molto per sostenere con qualità di immagini e commenti un campionato senza storia.
Intanto le società hanno cominciato a esercitare l’uscita dal diritto d’opzione (così recita il bizantinismo) con diversi allenatori. I divorzi riguardanti Frates (Montegranaro), Pancotto (Avellino) e Caja (Cremona) e Pillastrini (Varese) non sono un buon segno per la stabilità, basta leggere i risultati che questi allenatori hanno portato. E’ vero che i club puntano teoricamente su allenatori che ritengono in grado di portare un quid in più, concordo che non ci sia grande differenza fra quelli che subentreranno, ma è come – in piccolo – un cambio di governo o sistema, un piccolo trauma, certe cose che fanno bene non funzionano più, c’è insomma uno scarto di programmazione. E il gioco al massacro è destinato a continuare, magari con l’addio di Boniciolli a Roma e quello di Luca Bechi a Biella.
E’ certo che i presidenti vogliono spendere sempre meno e che sono convinti sempre di più che loro, la nuova “razza padrona”, sia in grado di tradurre il genio imprenditoriale anche sul parquet, dettando lo schema e la squadra al coach, ascoltando solo gli agenti che mediamente (e fortunatamente) in Italia conoscono il gioco, in quanto alcuni sono stati allenatori.
Sono contento che Tonino Zorzi torni in A, che per Roma si parli di un ritorno di Valerio Bianchini come coordinatore dello staff e sulla panca di Bogdan Tanjevic, il quale sembra abbia superato la gravissima operazione e lasci Turchia per rientrare nel paese di adozione. Ma questo gioco al massacro, dopo l’annientamento dei general manager e affini, non è per niente positivo, anche se si infiocchettano alcuni pacchi “pesi” come “se diss a Milan”. E vi rimando al comunicato degno dell’Accademia della Crusca partorito da Monteganaro per il congedo da Frates, il coach di un traguardo storico per un club che, ha precisato tempo fa il suo gm, il signor Vacirca, è di soli 1,4 milioni. Non si capisce cosa si volesse di più. O ci sono cose che non sappiamo?
“La S.S.Sutor comunica di aver scelto di esercitare la clausola per la risoluzione anticipata del rapporto professionale con il proprio coach Fabrizio Frates al quale esprime infinita gratitudine per una stagione sportiva straordinaria. Guidata da Fabrizio Frates, la nostra squadra ha centrato il sesto posto in classifica e la quarta partecipazione consecutiva alle Final Eight di Coppa Italia, stabilendo al contempo la più lunga striscia di vittorie (10) nella storia del club. La Sutor saluta un allenatore di rara competenza, signorilità e professionalità, qualità dimostrate non solo a Montegranaro, ma in 20 anni di carriera ricca di soddisfazioni: la certezza è che se ne toglierà tante altre ancora”
Non riesco a capire quel “toglierà”, forse è un refuso, probabilmente è “coglierà”, ma dopo un abbassamento della competenza è arrivato un altro pericoloso flagello, l’ipocrisia. Sono sconcertato.
Ma non prendiamoci per i fondelli, per favore.
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