di Enrico Campana
SIENA. No, Siena ha meno del 20 per cento di probabilità di vincere a Siena! Il Panathinaikos non sbaglia mai le partite che deve vincere, è scontato che la prima semifinale dell’Eurolega 2009 del 1° maggior a Berlino sarà Panathinaikos-Olympiacos.
Questo il tagliente “controcanto greco” rispedito prontamente al mittente, dopo un’analisi tecnica riguardante l’operazione “Atene, yes we can”, come ho definito la serie dei quarti dei playoff con il Panathinaikos.
“Si può fare!”, confermo. E vi spiego perché – Intanto Siena – cito a memoria i capisaldi del mio pronostico – è più forte delle altre tre edizioni avendo inserito quest’anno due match winner quali Domercant (soprattutto) e Finley e l’esperto (34 anni) uomo d’ordine McDonald a stagione in corso. E’ sempre più convinta dei propri mezzi, e poche squadre nella storia nella competizione continentale possono vantare 3 piccole finali (di cui 2 vinte!). Anche questo significa qualcosa. Siena è stata migliore nella Regular Season (8-2 contro 7-3), dei greci impattando in questa fase nel doppio match (5 punti di differenza in casa e fuori). E’ vero che la squadra del Trifoglio Verde (la pianticella portafortuna figura nello stemma del club del ricchissimo Stavis Giannakopulos) ha però cambiato registro nelle Top 16 vincendo a Malaga ma non bisogna dimenticare nella Regular Season il clamoroso doppio ko dei greci subito dal Barcellona, -24 i n Spagna e -11 ad Atene. Risultato che dimostra come i quattro volte campioni d’Europa fra il ’96 e il 2007 non siano imbattibili, specie se trovano di fronte una squadra capace di giocare in velocità e sicura di se come il “Barba”.
C’è poi coach Pianigiani. Il lupaiolo d’oro ha ormai oltre 140 vittorie all’attivo e anche se non viene considerato ancora profeta nella regione dei comuni, in armi dal medioevo (ma si può relegarlo in 5.a posizione negli Oscar dello Sport telematici, cosa che forse puzza di bruciato?), nessuno si permetterà più stavolta di attaccarlo goffamente come fece dopo la disgraziata semifinale con il Maccabi, la peggior giornata di tiro da 3 nella storia della competizione. Lessi infatti che aveva avuto il torto di perdere contro il vecchio guidatore di autobus Zvi Sherf e non gli si perdonò persino di usare il gel sui capelli… Il Simon (futuro Bolivar?) ha guadagnato con queste cose in nuova esperienza, e soprattutto tanta stima da parte di colleghi importanti. L’ha elogiato molto sportivamente Messina pur andandosene via da Siena con la coda fra le gambe e addirittura Bogdan Tanjevic, coach dell’Ulker (e l’anno prossimo di Roma) ha definito il suo gioco un modello di modernità per il basket europeo.
Cera nelle orecchie, Simon, per il pericolo delle sirene. A nessuno, e Pianigiani per primo, si può augurare di trovarsi di fronte un “vampiro” della panchina quale il serbo Zeljko Obradovic, 49 anni, che vanta un gemello italiano Messina, se Ettore mi permette di definirlo così, giusto per far capire quanta sete di successo hanno i due.
Sul piatto della bilancia, per i Trifogli dobbiamo mettere 4 coppe europee del Partizan fra il ’96 e il 2007, l’impressionante palmares di Obradovic che ha portato al successo in Europa il Partizan Belgrado, il Badalona, il Real Madrid e per tre volte (2000, 2002, 2007) Panathinaikos, la Jugoslavia in Europa e nel Mondiale. Ma curiosamente ha una ferita italiana che ancora sanguina, vedi le due orribili stagioni italiane nella Benetton Treviso. Anche lui insomma è fatto di carne e ossa, anche se oggettivamente il suo impatto sulla squadra e sull’ambiente e gli arbitri è fortissimo. Ragione di magnetismo che ne ha fatto il cervello della grande Jugoslavia pur avendo un deficit di classe nei confronti di tutti i compagni famosi quando giocava play.
Se Obradovic è una macchina da successo, il gioco non è dei più belli, e in questo Siena ha una maggior versatilità e può chiudere una partita in attacco, in difesa, e sul contropiede. Puyò vincere con 70 punti e oltre i 100 (ben due volte quest’anno in Coppa).
Siena ha dalla sua parte la simpatia di chi non è ancora arrivato, e non deve giocarsela con atteggiamenti di superbia. Sul piano spicciolo, deve riuscire a rimettere in campo Lavrinovic, e per fortuna l’operazione al dito di Cristoforone riguardava la mano sinistra. Sulle 5 partite probabili, dato per scontato che verdi senesi difendendano ancora splendidamente il loro campo sul quale in questa stagione hanno pagato pesante pedaggio il Caska campione uscente e Cibona ( sperava di stare sotto gli 8 punti per passare ai quarti al loro posto e ne ha presi ben 16) , conta anche la spesa fisica, la capacità di recupero. E Siena non mi pare freschissima come qualche tempo fa, soprattutto perché la squadra (il cui nocciolo d’oro è ormai over 30) m ha dovuto fare gli straordinari senza Lavrinovic. Inoltre mi sembra che un tronconcino della squadra si sia “panchinizzato” e distaccato dal resto. Ma vorrei sbagliarmi.
Se mi dovessero chiedere, a bruciapelo, fine qual è lo snodo della gara in un solo concetto, risponderei così: Siena è più forte nei piccoli, e il Panathinaikos nei lunghi. Credo proprio che il duello aereo sarà la bussola del match. E quindi le possibili variabili nel bene e nel male sono da una partre Benkjamin Eze che qualche piccolo progresso l’ha fatto ma deve gestirsi nelle grandi occasioni, e dall’altra il montenegrino Nikola Pekovic, 2,10, astro nascente del basket europeo arrivato quest’anno ad Atene dal Partizan.
Conta meno di un tempo invece il lituano Sarunas Jasikevicius manina d’oro degli anni d’oro del Maccabi, Frangisko Alvertis è ormai un ex, e hanno perso smalto anche il globetrotter serbo Dusen Kecman, una guardia tecnica, e rispetto a quando giocava nella Benetton (e prima a Fabriano e Livorno) l’americano Nicholas Drew oggi è più regista che tiratore. E sempre parlando del duello dei titani, attenzione all’americano Mike Batiste, un pivot bassottoi (2,04) ma agile e tecnico. Anche lui è uno “scarto” italiano (per la precisione di Biella), da 4 anni inamovibile punto di forza del Panathinaikos di Obradovic. Non è un grande rimbalzista, gioca per la squadra, ma ha un brutto vizio: ha giocato le sue migliori partite contro Siena!.
Onde evitare depressioni ed euforie dopo le prime 2 gare ad Atene, la Coppa dei Campioni di Siena va vista un po’ alla stregua delle sette fatiche d’Ercole, visto che siamo in Grecia: 5 partite col Panathinaikos, quindi la possibile semifinale con la vincente di Olimpiakos-Real Madrid (1 maggio) e la possibile finale (3 maggio) dell’altro quarto, concentrato esplosivo col Cska messiniano campione d’Europa, il Barcellona miglior squadra della stagione fino a questo momento e rappresentante di un basket spagnolo che è la piccola NBA europea, senza contare tutto il resto.
SIENA. No, Siena ha meno del 20 per cento di probabilità di vincere a Siena! Il Panathinaikos non sbaglia mai le partite che deve vincere, è scontato che la prima semifinale dell’Eurolega 2009 del 1° maggior a Berlino sarà Panathinaikos-Olympiacos.
Questo il tagliente “controcanto greco” rispedito prontamente al mittente, dopo un’analisi tecnica riguardante l’operazione “Atene, yes we can”, come ho definito la serie dei quarti dei playoff con il Panathinaikos.
“Si può fare!”, confermo. E vi spiego perché – Intanto Siena – cito a memoria i capisaldi del mio pronostico – è più forte delle altre tre edizioni avendo inserito quest’anno due match winner quali Domercant (soprattutto) e Finley e l’esperto (34 anni) uomo d’ordine McDonald a stagione in corso. E’ sempre più convinta dei propri mezzi, e poche squadre nella storia nella competizione continentale possono vantare 3 piccole finali (di cui 2 vinte!). Anche questo significa qualcosa. Siena è stata migliore nella Regular Season (8-2 contro 7-3), dei greci impattando in questa fase nel doppio match (5 punti di differenza in casa e fuori). E’ vero che la squadra del Trifoglio Verde (la pianticella portafortuna figura nello stemma del club del ricchissimo Stavis Giannakopulos) ha però cambiato registro nelle Top 16 vincendo a Malaga ma non bisogna dimenticare nella Regular Season il clamoroso doppio ko dei greci subito dal Barcellona, -24 i n Spagna e -11 ad Atene. Risultato che dimostra come i quattro volte campioni d’Europa fra il ’96 e il 2007 non siano imbattibili, specie se trovano di fronte una squadra capace di giocare in velocità e sicura di se come il “Barba”.
C’è poi coach Pianigiani. Il lupaiolo d’oro ha ormai oltre 140 vittorie all’attivo e anche se non viene considerato ancora profeta nella regione dei comuni, in armi dal medioevo (ma si può relegarlo in 5.a posizione negli Oscar dello Sport telematici, cosa che forse puzza di bruciato?), nessuno si permetterà più stavolta di attaccarlo goffamente come fece dopo la disgraziata semifinale con il Maccabi, la peggior giornata di tiro da 3 nella storia della competizione. Lessi infatti che aveva avuto il torto di perdere contro il vecchio guidatore di autobus Zvi Sherf e non gli si perdonò persino di usare il gel sui capelli… Il Simon (futuro Bolivar?) ha guadagnato con queste cose in nuova esperienza, e soprattutto tanta stima da parte di colleghi importanti. L’ha elogiato molto sportivamente Messina pur andandosene via da Siena con la coda fra le gambe e addirittura Bogdan Tanjevic, coach dell’Ulker (e l’anno prossimo di Roma) ha definito il suo gioco un modello di modernità per il basket europeo.
Cera nelle orecchie, Simon, per il pericolo delle sirene. A nessuno, e Pianigiani per primo, si può augurare di trovarsi di fronte un “vampiro” della panchina quale il serbo Zeljko Obradovic, 49 anni, che vanta un gemello italiano Messina, se Ettore mi permette di definirlo così, giusto per far capire quanta sete di successo hanno i due.
Sul piatto della bilancia, per i Trifogli dobbiamo mettere 4 coppe europee del Partizan fra il ’96 e il 2007, l’impressionante palmares di Obradovic che ha portato al successo in Europa il Partizan Belgrado, il Badalona, il Real Madrid e per tre volte (2000, 2002, 2007) Panathinaikos, la Jugoslavia in Europa e nel Mondiale. Ma curiosamente ha una ferita italiana che ancora sanguina, vedi le due orribili stagioni italiane nella Benetton Treviso. Anche lui insomma è fatto di carne e ossa, anche se oggettivamente il suo impatto sulla squadra e sull’ambiente e gli arbitri è fortissimo. Ragione di magnetismo che ne ha fatto il cervello della grande Jugoslavia pur avendo un deficit di classe nei confronti di tutti i compagni famosi quando giocava play.
Se Obradovic è una macchina da successo, il gioco non è dei più belli, e in questo Siena ha una maggior versatilità e può chiudere una partita in attacco, in difesa, e sul contropiede. Puyò vincere con 70 punti e oltre i 100 (ben due volte quest’anno in Coppa).
Siena ha dalla sua parte la simpatia di chi non è ancora arrivato, e non deve giocarsela con atteggiamenti di superbia. Sul piano spicciolo, deve riuscire a rimettere in campo Lavrinovic, e per fortuna l’operazione al dito di Cristoforone riguardava la mano sinistra. Sulle 5 partite probabili, dato per scontato che verdi senesi difendendano ancora splendidamente il loro campo sul quale in questa stagione hanno pagato pesante pedaggio il Caska campione uscente e Cibona ( sperava di stare sotto gli 8 punti per passare ai quarti al loro posto e ne ha presi ben 16) , conta anche la spesa fisica, la capacità di recupero. E Siena non mi pare freschissima come qualche tempo fa, soprattutto perché la squadra (il cui nocciolo d’oro è ormai over 30) m ha dovuto fare gli straordinari senza Lavrinovic. Inoltre mi sembra che un tronconcino della squadra si sia “panchinizzato” e distaccato dal resto. Ma vorrei sbagliarmi.
Se mi dovessero chiedere, a bruciapelo, fine qual è lo snodo della gara in un solo concetto, risponderei così: Siena è più forte nei piccoli, e il Panathinaikos nei lunghi. Credo proprio che il duello aereo sarà la bussola del match. E quindi le possibili variabili nel bene e nel male sono da una partre Benkjamin Eze che qualche piccolo progresso l’ha fatto ma deve gestirsi nelle grandi occasioni, e dall’altra il montenegrino Nikola Pekovic, 2,10, astro nascente del basket europeo arrivato quest’anno ad Atene dal Partizan.
Conta meno di un tempo invece il lituano Sarunas Jasikevicius manina d’oro degli anni d’oro del Maccabi, Frangisko Alvertis è ormai un ex, e hanno perso smalto anche il globetrotter serbo Dusen Kecman, una guardia tecnica, e rispetto a quando giocava nella Benetton (e prima a Fabriano e Livorno) l’americano Nicholas Drew oggi è più regista che tiratore. E sempre parlando del duello dei titani, attenzione all’americano Mike Batiste, un pivot bassottoi (2,04) ma agile e tecnico. Anche lui è uno “scarto” italiano (per la precisione di Biella), da 4 anni inamovibile punto di forza del Panathinaikos di Obradovic. Non è un grande rimbalzista, gioca per la squadra, ma ha un brutto vizio: ha giocato le sue migliori partite contro Siena!.
Onde evitare depressioni ed euforie dopo le prime 2 gare ad Atene, la Coppa dei Campioni di Siena va vista un po’ alla stregua delle sette fatiche d’Ercole, visto che siamo in Grecia: 5 partite col Panathinaikos, quindi la possibile semifinale con la vincente di Olimpiakos-Real Madrid (1 maggio) e la possibile finale (3 maggio) dell’altro quarto, concentrato esplosivo col Cska messiniano campione d’Europa, il Barcellona miglior squadra della stagione fino a questo momento e rappresentante di un basket spagnolo che è la piccola NBA europea, senza contare tutto il resto.