di Enrico Campana
SIENA. Che fine faranno i due “superprestiti “ (o superstiti?…) strategici per disegnare la Mps del futuro e che i guru del marketing di viale Sclavo hanno reclamizzato alla stregua del grande colpo nelle ultime due estati? Un anno è però un periodo molto lungo, anche per una società che vanta un management degno della fiducia di una grande banca e della Fises, una finanziaria di sviluppo che fa girare soldi pubblici, e Morris Finley che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Terrel McIntyre alla fine della scorsa stagione è stato dirottato a Milano, dove sta giocando i playoff. Stagione difficile quella dell’ex moro preso da Rieti, da poco rientrato in squadra dopo un brutto infortunio. Ha confermato buone qualità, ma per sistemare il gioco l’Armani ha dovuto puntualmente mettere in campo – richiamandolo da Treviso – Massimo Bulleri, considerato ormai un “riservista” in procinto di attaccare le scarpette al chiodo. Del resto Morris è più una shooting guard, si è un po’ bruciato come uomo del progetto-Siena, altrimenti Pianigiani non gli avrebbe preferito Nikos Zizis, un intelligente abatino della regia, uno dei tre ex benettoniani, con la motivazione che conosce il basket europeo. Motivazione che non è andata allo sconto, visto che Siena le Final Four le ha viste con binocolo. Anzi, facendo meno bene dell’anno prima…
In quanto a The Cat, come è chiamato il rasta David Moss, da quel che si legge ,in un certo senso sta diventando un caso. Acquistato dalla Mps da Teramo con un triennale da 1,6 milioni di euro (cifra pesante alla luce della crisi attuale e del mezzo flop del giocatore, forse contrariato dal prestito inaspettato?) e sorprendentemente girato subito dopo in prestito all’alleata Virtus Bologna, non si sa quale sarà la sua fine. Il Moss “bolognesizzato” ha avuto problemi tecnici e fisici, ed è stato considerato – vox populi – una delusione della squadra di Lino Lardo nel finale di stagione. Raccontano che fosse stato mandato in stand by dalla “grande alleata” in attesa del passaporto bulgaro per consentirgli di essere comunitario, però non si è saputo più nulla. Circola la voce di un’inchiesta FIBA sulle naturalizzazioni facili di certi paesi, prima fra tutti la Bulgaria, di cui hanno beneficiato parecchi americani, come Ibrahim Jaaber (Roma) e Earl Rowland (Cremona) che praticamente valgono uno straniero. La cosa non è però confermata, forse il problema è un altro. Ha un potere contrattuale, The Cat, e lo esercita, come tanti altri stranieri. Forse era scontento della cessione, voleva giocare nelle coppe europee, una vetrina importante, invece la Virtus ha un’idiosincrasia per le coppe, unico club nella storia del basket ad aver rifiutato di difendere una coppa vinta! Forte di un triennale garantito ha perso stimoli importanti, soprattutto sapendo di dover cambiare di nuovo società. In merito al futuro, il proprietario di Bologna ha rilasciato dichiarazioni sibilline che preludono a un addio, mentre il Corriere di Bologna, costola autorevole del Corrierone, dopo l’eliminazione con Cantù ha dedicato un articolo di bilancio alla stagione Virtus, mettendo Moss fra i colpevoli (peraltro con l’allenatore Lardo, il ds Faraoni e Leory Hurd)
“Moss s'è rivelato l'enorme flop del mercato confermandosi modesto, dannoso in campo e fuori. Se ne va senza rimpianti, da Bologna e forse dall'Italia, perché Siena non intende tenerlo e solo Milano ha i soldi per pagargli i 550 mila dollari previsti”, ha scritto il foglio bolognese. Ma cosa significa però quel “fuori” dal campo? Di che si tratta? Voci… fuori campo portano a due ipotesi: 1) è troppo nottambulo, 2) tende a sopravvalutarsi. Ma bisogna andarci cauti, quando una persona non la si conquista a volte si disprezza o si deprezza… E The Cat ai tempi di Teramo fu preso come un esempio per la sensibilità nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto.
Non ci resta che girare la domanda a Siena per confermare o smentire questa voce di mercato poco “carina”, anche perché si tratta di un investimento di notevole portata, mica si tratta di uno dei tanti panchinari. E inoltre, già che ci siamo: che fine faranno – altra domanda – anche gli “aggregati” Shammond Wlliams (dal 13 maggio) e Uros Slokar (dal 10 febbraio) nel “jumbo roster” che comprende ad oggi ben 26 giocatori, la panchina lunga al mondo per il Guinnes?
Siena può contare al momento di due “passaportati”, un americano e un africano divenuti italiani per matrimonio (Stonerook e il nigeriano Eze), tre stranieri (gli americani Terrel McIntyre e David Hawkins, e il centrafricano Romain Sato), e infine comunitari vari: due “ibridi”, Harry Domercant americano con passaporto bosniaco e Shammond Williams americano con passaporto georgiano, e 3 “puri”, Nicolaos Zizis (Grecia), Kristof Lavrinovic (Lituania), e Uros Slokar (Slovenia).
La Mps, sappiamo tutti, non lascia nulla di intentato come stile delle imprese vincenti, e l’ingaggio di Slokar e Williams sono serviti, secondo quanto si è letto in alcune dichiarazioni e commenti proprie del contesto senese, quale polizza-infortuni e migliorare inoltre la qualità degli allenamenti. Visto che in questa stagione le rivali sono state battute con una media superiore ai 20 punti, uno più dello scorso anno, anche questo è un “lusso” da Guiness.
La gente che guarda al basket italiano ha difficoltà a credere che fuori dalla NBA ci sia un club tanto fortunato, e del resto nelle varie epoche le squadre dominanti della pallacanestro italiana sono considerate alla stregua di un club Usa. Milano di McAdoo e la Benetton di Kukoc erano la 24.a squadra della NBA, ora lo è Siena. Vogliamo ricordare che nel jumbo-roster ci sono fra tanti ragazzini promettenti anche il 35enne Williams montepaschino dal 10 maggio che però non è mai stato messo nemmeno a referto, mentre il gigante Uros Slokar, prelevato dall’Olimpia Lubiana dopo il ko in Turchia per i problemi alla schiena di Lavrinovic, ha messo piede in campo in sole 3 gare sulle 5, fra coppe e campionato, con 16 punti (5,3 di media) e 29 minuti totali (media 9,11).
SIENA. Che fine faranno i due “superprestiti “ (o superstiti?…) strategici per disegnare la Mps del futuro e che i guru del marketing di viale Sclavo hanno reclamizzato alla stregua del grande colpo nelle ultime due estati? Un anno è però un periodo molto lungo, anche per una società che vanta un management degno della fiducia di una grande banca e della Fises, una finanziaria di sviluppo che fa girare soldi pubblici, e Morris Finley che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Terrel McIntyre alla fine della scorsa stagione è stato dirottato a Milano, dove sta giocando i playoff. Stagione difficile quella dell’ex moro preso da Rieti, da poco rientrato in squadra dopo un brutto infortunio. Ha confermato buone qualità, ma per sistemare il gioco l’Armani ha dovuto puntualmente mettere in campo – richiamandolo da Treviso – Massimo Bulleri, considerato ormai un “riservista” in procinto di attaccare le scarpette al chiodo. Del resto Morris è più una shooting guard, si è un po’ bruciato come uomo del progetto-Siena, altrimenti Pianigiani non gli avrebbe preferito Nikos Zizis, un intelligente abatino della regia, uno dei tre ex benettoniani, con la motivazione che conosce il basket europeo. Motivazione che non è andata allo sconto, visto che Siena le Final Four le ha viste con binocolo. Anzi, facendo meno bene dell’anno prima…
In quanto a The Cat, come è chiamato il rasta David Moss, da quel che si legge ,in un certo senso sta diventando un caso. Acquistato dalla Mps da Teramo con un triennale da 1,6 milioni di euro (cifra pesante alla luce della crisi attuale e del mezzo flop del giocatore, forse contrariato dal prestito inaspettato?) e sorprendentemente girato subito dopo in prestito all’alleata Virtus Bologna, non si sa quale sarà la sua fine. Il Moss “bolognesizzato” ha avuto problemi tecnici e fisici, ed è stato considerato – vox populi – una delusione della squadra di Lino Lardo nel finale di stagione. Raccontano che fosse stato mandato in stand by dalla “grande alleata” in attesa del passaporto bulgaro per consentirgli di essere comunitario, però non si è saputo più nulla. Circola la voce di un’inchiesta FIBA sulle naturalizzazioni facili di certi paesi, prima fra tutti la Bulgaria, di cui hanno beneficiato parecchi americani, come Ibrahim Jaaber (Roma) e Earl Rowland (Cremona) che praticamente valgono uno straniero. La cosa non è però confermata, forse il problema è un altro. Ha un potere contrattuale, The Cat, e lo esercita, come tanti altri stranieri. Forse era scontento della cessione, voleva giocare nelle coppe europee, una vetrina importante, invece la Virtus ha un’idiosincrasia per le coppe, unico club nella storia del basket ad aver rifiutato di difendere una coppa vinta! Forte di un triennale garantito ha perso stimoli importanti, soprattutto sapendo di dover cambiare di nuovo società. In merito al futuro, il proprietario di Bologna ha rilasciato dichiarazioni sibilline che preludono a un addio, mentre il Corriere di Bologna, costola autorevole del Corrierone, dopo l’eliminazione con Cantù ha dedicato un articolo di bilancio alla stagione Virtus, mettendo Moss fra i colpevoli (peraltro con l’allenatore Lardo, il ds Faraoni e Leory Hurd)
“Moss s'è rivelato l'enorme flop del mercato confermandosi modesto, dannoso in campo e fuori. Se ne va senza rimpianti, da Bologna e forse dall'Italia, perché Siena non intende tenerlo e solo Milano ha i soldi per pagargli i 550 mila dollari previsti”, ha scritto il foglio bolognese. Ma cosa significa però quel “fuori” dal campo? Di che si tratta? Voci… fuori campo portano a due ipotesi: 1) è troppo nottambulo, 2) tende a sopravvalutarsi. Ma bisogna andarci cauti, quando una persona non la si conquista a volte si disprezza o si deprezza… E The Cat ai tempi di Teramo fu preso come un esempio per la sensibilità nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto.
Non ci resta che girare la domanda a Siena per confermare o smentire questa voce di mercato poco “carina”, anche perché si tratta di un investimento di notevole portata, mica si tratta di uno dei tanti panchinari. E inoltre, già che ci siamo: che fine faranno – altra domanda – anche gli “aggregati” Shammond Wlliams (dal 13 maggio) e Uros Slokar (dal 10 febbraio) nel “jumbo roster” che comprende ad oggi ben 26 giocatori, la panchina lunga al mondo per il Guinnes?
Siena può contare al momento di due “passaportati”, un americano e un africano divenuti italiani per matrimonio (Stonerook e il nigeriano Eze), tre stranieri (gli americani Terrel McIntyre e David Hawkins, e il centrafricano Romain Sato), e infine comunitari vari: due “ibridi”, Harry Domercant americano con passaporto bosniaco e Shammond Williams americano con passaporto georgiano, e 3 “puri”, Nicolaos Zizis (Grecia), Kristof Lavrinovic (Lituania), e Uros Slokar (Slovenia).
La Mps, sappiamo tutti, non lascia nulla di intentato come stile delle imprese vincenti, e l’ingaggio di Slokar e Williams sono serviti, secondo quanto si è letto in alcune dichiarazioni e commenti proprie del contesto senese, quale polizza-infortuni e migliorare inoltre la qualità degli allenamenti. Visto che in questa stagione le rivali sono state battute con una media superiore ai 20 punti, uno più dello scorso anno, anche questo è un “lusso” da Guiness.
La gente che guarda al basket italiano ha difficoltà a credere che fuori dalla NBA ci sia un club tanto fortunato, e del resto nelle varie epoche le squadre dominanti della pallacanestro italiana sono considerate alla stregua di un club Usa. Milano di McAdoo e la Benetton di Kukoc erano la 24.a squadra della NBA, ora lo è Siena. Vogliamo ricordare che nel jumbo-roster ci sono fra tanti ragazzini promettenti anche il 35enne Williams montepaschino dal 10 maggio che però non è mai stato messo nemmeno a referto, mentre il gigante Uros Slokar, prelevato dall’Olimpia Lubiana dopo il ko in Turchia per i problemi alla schiena di Lavrinovic, ha messo piede in campo in sole 3 gare sulle 5, fra coppe e campionato, con 16 punti (5,3 di media) e 29 minuti totali (media 9,11).