di Enrico Campana
SIENA. Complimenti a Siena., anche se gli imbattibili hanno rischiato di perdere la prima partita dell’anno e ritrovarsi con un pugno di mosche. Una vittoria fra brividi, cifre strane, polemiche sorde, che si trascinano da tempo.
Vincere sul campo della Virtus la prima Coppa Italia (?) segnando soli 70 punti, 3 giocatori chiave a -1 di valutazione (McIntyre, Kaukenas e Carraretto) – anche questo uno dei record della stagione – resta un’impresa. Soprattutto valutando lo scampato pericolo e ragionando a mente serena il giorno dopo sull’ipotetico contraccolpo psicologico di questo risultato, soprattutto, però, per Siena che può così coltivare la legittima ambizione per il Grande Slam. Eppoi, diciamocelo da italiani, quel punticino di differenza mefistofelicamente porta più soddisfazione a chi ha vinto e provoca invece molto più dolore agli sconfitti. Specie in Italia, il paese delle polemiche, e resto difatti sbalordito leggendo le sorprendenti dichiarazioni della Virtus, che dice di averne abbastanza di tre sconfitte su tre finali, e di voler chiedere alla Lega di passare ad altri l’organizzazione dell’evento.
Si tratta di parole sibilline, son volate parole grosse finita la gara, la Gazzetta ha fatto, nel commento dell’inviato, pollice verso su quel doppio palleggio fischiato al giocatore forse più perfetto, un professore della NBA a 1’18” dalla fine. Mi dicono che abbiano tremato anche i muri di Sky, è la solita ipocrisia di un basket che si appiattisce, che cerca alleanze di comodo e li rompe di fronte alla sconfitta, prendendosela col sistema, coi giornalisti. Perciò non entrerò nel discorso degli arbitri, che prima di entrare in sciopero, cercano di crucifiggere il povero Dino Meneghin appena 15 giorni dopo la sua presidenza. Detto da uno che è sempre stato dalla loro parte: dovrebbero prima fare le pulizie in casa loro. E poi, come si dice al palio, soprattutto, chi perde ‘”un ‘hogliona”, stia zitto e impari la lezione.
La festa del basket, quella che vuole essere la replica della March-Madness americana e che cade da noi a febbraio, è stata dunque ”sfregiata” dallo sfogo amaro di colui che poteva essere il vero vincitore, se non l’eroe di un’organizzazione così complessa e compressa.
Parliamo di Mister “Future Station”, l’uomo (e anche personaggio) che si è assunto l’onere di portare ai più alti livelli d’interesse la Coppa Italia, trasformandola in un successo: 30 mila spettatori, mezzo milione di euro (quasi l’incasso di una squadra di basse classifica in tutta una stagione), tifo corretto, innovazione tecnologica. Ma Mister Future Station, come ha ribattezzato il progetto sinergico Virtus-Palasport di Casalecchio per il quale ha acceso (si è letto in un’intervista) un mutuo di ben 20 milioni di euro, è una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde della pallacanestro; e peccato che l’imprenditore spesso sia vittima degli stati d’animo del presidente, che il sito dei suoi tifosi ha effigiato infatti come la graticola della sua cucina.
Quest’ammirevole “guastafeste” di Claudio Sabatini, purtroppo, nella sua (invidiabile) genialità è uno di quei tipi condannati a vivere nel futuro, senza mai concentrarsi e godere dell’oggi e ogni tanto voltarsi indietro e accorgersi delle piccole cose che in un piccolo mondo come quello del basket-spaghetti fanno la differenza. Avesse la sua squadra avuto maggiore tranquillità, fosse partita con un coaching più saldo, non avesse gestito malissimo il caso di Boykins, avrebbe potuto vincere il trofeo e oggi la stagione sarebbe a una svolta.
La regular season è già archiviata per i senesi, la squadra di Pianigiani è ancor oggi imbattibile in una serie di playoff, mentre in una gara secca può anche perdere e la Fortezza ci riproverà domenica 26 aprile, quando ospiterà nuovamente i senesi. E potrebbe essere l’unica partita persa della squadra campione d’Italia, che non esce da Bologna con grossi punti interrogativi, anche se i lituani d’oro hanno perso il loro smalto (ma più Lavrinovic che Kaukenas), per le cifre T-Mac ha giocato la sua peggior partita per uno della sua fama, Romain Sato non è più la cerniera perfetta della scorsa stagione. Ma Stonerook è l’Atlante del basket, sa mettersi tutta la squadra sulle spalle e Domercant e Finley hanno dato fino ad oggi solo parte del loro grande potenziale, e per ragioni diverse. Potrebbe essere una rigida disciplina tecnica alla quale due “solisti”, un lavoro fisico da squadra di college, che comunque pagherà in una stagione di 50-60 partite.
Dopo 10 anni e 5 eliminazioni al primo turno Siena non poteva più attendere di coronare il suo sogno, e lo fa mettendo in bacheca la sua prima Coppa Italia.
Avete notato quel punto interrogativo dell’inizio? Vi spiego l’arcano. Questa passerà infatti alla storia come il primo trofeo di una squadra italiana senza nessun canestro degli italiani. E, in fondo, anche questo è un record da Guinness.
SIENA. Complimenti a Siena., anche se gli imbattibili hanno rischiato di perdere la prima partita dell’anno e ritrovarsi con un pugno di mosche. Una vittoria fra brividi, cifre strane, polemiche sorde, che si trascinano da tempo.
Vincere sul campo della Virtus la prima Coppa Italia (?) segnando soli 70 punti, 3 giocatori chiave a -1 di valutazione (McIntyre, Kaukenas e Carraretto) – anche questo uno dei record della stagione – resta un’impresa. Soprattutto valutando lo scampato pericolo e ragionando a mente serena il giorno dopo sull’ipotetico contraccolpo psicologico di questo risultato, soprattutto, però, per Siena che può così coltivare la legittima ambizione per il Grande Slam. Eppoi, diciamocelo da italiani, quel punticino di differenza mefistofelicamente porta più soddisfazione a chi ha vinto e provoca invece molto più dolore agli sconfitti. Specie in Italia, il paese delle polemiche, e resto difatti sbalordito leggendo le sorprendenti dichiarazioni della Virtus, che dice di averne abbastanza di tre sconfitte su tre finali, e di voler chiedere alla Lega di passare ad altri l’organizzazione dell’evento.
Si tratta di parole sibilline, son volate parole grosse finita la gara, la Gazzetta ha fatto, nel commento dell’inviato, pollice verso su quel doppio palleggio fischiato al giocatore forse più perfetto, un professore della NBA a 1’18” dalla fine. Mi dicono che abbiano tremato anche i muri di Sky, è la solita ipocrisia di un basket che si appiattisce, che cerca alleanze di comodo e li rompe di fronte alla sconfitta, prendendosela col sistema, coi giornalisti. Perciò non entrerò nel discorso degli arbitri, che prima di entrare in sciopero, cercano di crucifiggere il povero Dino Meneghin appena 15 giorni dopo la sua presidenza. Detto da uno che è sempre stato dalla loro parte: dovrebbero prima fare le pulizie in casa loro. E poi, come si dice al palio, soprattutto, chi perde ‘”un ‘hogliona”, stia zitto e impari la lezione.
La festa del basket, quella che vuole essere la replica della March-Madness americana e che cade da noi a febbraio, è stata dunque ”sfregiata” dallo sfogo amaro di colui che poteva essere il vero vincitore, se non l’eroe di un’organizzazione così complessa e compressa.
Parliamo di Mister “Future Station”, l’uomo (e anche personaggio) che si è assunto l’onere di portare ai più alti livelli d’interesse la Coppa Italia, trasformandola in un successo: 30 mila spettatori, mezzo milione di euro (quasi l’incasso di una squadra di basse classifica in tutta una stagione), tifo corretto, innovazione tecnologica. Ma Mister Future Station, come ha ribattezzato il progetto sinergico Virtus-Palasport di Casalecchio per il quale ha acceso (si è letto in un’intervista) un mutuo di ben 20 milioni di euro, è una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde della pallacanestro; e peccato che l’imprenditore spesso sia vittima degli stati d’animo del presidente, che il sito dei suoi tifosi ha effigiato infatti come la graticola della sua cucina.
Quest’ammirevole “guastafeste” di Claudio Sabatini, purtroppo, nella sua (invidiabile) genialità è uno di quei tipi condannati a vivere nel futuro, senza mai concentrarsi e godere dell’oggi e ogni tanto voltarsi indietro e accorgersi delle piccole cose che in un piccolo mondo come quello del basket-spaghetti fanno la differenza. Avesse la sua squadra avuto maggiore tranquillità, fosse partita con un coaching più saldo, non avesse gestito malissimo il caso di Boykins, avrebbe potuto vincere il trofeo e oggi la stagione sarebbe a una svolta.
La regular season è già archiviata per i senesi, la squadra di Pianigiani è ancor oggi imbattibile in una serie di playoff, mentre in una gara secca può anche perdere e la Fortezza ci riproverà domenica 26 aprile, quando ospiterà nuovamente i senesi. E potrebbe essere l’unica partita persa della squadra campione d’Italia, che non esce da Bologna con grossi punti interrogativi, anche se i lituani d’oro hanno perso il loro smalto (ma più Lavrinovic che Kaukenas), per le cifre T-Mac ha giocato la sua peggior partita per uno della sua fama, Romain Sato non è più la cerniera perfetta della scorsa stagione. Ma Stonerook è l’Atlante del basket, sa mettersi tutta la squadra sulle spalle e Domercant e Finley hanno dato fino ad oggi solo parte del loro grande potenziale, e per ragioni diverse. Potrebbe essere una rigida disciplina tecnica alla quale due “solisti”, un lavoro fisico da squadra di college, che comunque pagherà in una stagione di 50-60 partite.
Dopo 10 anni e 5 eliminazioni al primo turno Siena non poteva più attendere di coronare il suo sogno, e lo fa mettendo in bacheca la sua prima Coppa Italia.
Avete notato quel punto interrogativo dell’inizio? Vi spiego l’arcano. Questa passerà infatti alla storia come il primo trofeo di una squadra italiana senza nessun canestro degli italiani. E, in fondo, anche questo è un record da Guinness.