di Enrico Campana
SIENA. Devo vedere un amico al bar. Nell’attesa l’occhio mi cade sul titolo a 3 colonne di un giornale: si vede Stonerook con la sua capigliatura leonina alzare il calice. “C’è solo un capitano… in Nazionale”, il titolo è intrigante, vale la pena leggere all’interno l’interessante argomentare. E tutto mi è più chiaro, anche se temo di trovarmi dentro un brutto sogno, avendo purtroppo un paio di giorni prima scritto io un articolo d’opinione molto ingenuo, inneggiante alla chiamata in nazionale del totem mensanino. Ho scritto che Shaun era il jolly mancante alla squadra azzurra per assicurarsi il ticket per gli europei, ma anche che la sua presenza sanciva la pax fra i club e la Fip nel supremo interesse della Nazionale.
Ho lasciato invece di omettere, nel mio scritto, il sentimento del giocatore su questa chiamata. Sia perché non gli avevo parlato personalmente e perché le procedure di viale Sclavo peraltro son ferree come per una visita a Guantanamo, e inoltre un paio di volte l’ufficio stampa al mio invito a intervenire alla radio per la rubrica settimanale Time-Out ha risposto testualmente che non sono gradito. Inoltre è sempre imperscrutabile l’opinione degli americani di passaporto italiano, la loro “alma mater” è un’altra. Sono pragmatici, ragionano a modo loro, giustamente, finita la stagione tornano a casa dai parenti, vanno in vacanza, hanno altri interessi, una chiamata in Nazionale non prevede forse un bonus contrattuale.
Voglio ricordare, a questo proposito, che molti anni fa mentre viaggiavo assieme a Mike D’Antoni, un oriundo di prima generazione, quindi ancora ben insanguato da un italico plasma, gli chiesi: “Mike, faresti salti di gioia per indossare la maglia della nazionale?”. Mike è una delle persone più spiritose che io abbia conosciuto, non gli invidio la bravura cestistica né il conto in banca (con l’ingaggio dei Knicks potrebbe acquistare un grattacielo), ma per il candore che gli assicura un’impunità totale. Alla mia domanda a bruciapelo, comunque Mike rispose così: “Piuttosto mi sparo al piede, questa estate mi aspetta il mare di casa mia a Mirthyle Beach…”.
Per motivi geopolitici, come si dice in Italia, Mike indossò (brevemente) la maglia azzurra rinunciando a mutilare il suo prezioso piede, mentre tornando al “Shaun nazionale”il CT Recalcati mi ha raccontato che l’anno scorso quando riuscì – dopo vari tentativi – a rintracciarlo, lui si prese tre giorni per riflettere e poi rinunciò. Un atteggiamento positivo, insomma, che mi ha appunto spinto a dare per scontato che vedendolo fra i convocati sarebbe stato finalmente il “grande capo” dell’”operazione rilancio” di Azzurra, che ai primi di luglio si metterà al lavoro per tentare di battere la Francia nel girone di qualificazione per l’ultimo posto utile per gli europei in Polonia.
Desidero ricordare che 15 squadre sono già qualificate, e che non essere fra le 16 sarebbe un declassamento terribile, e tragico soprattutto in termini di business per i nostri club, che in questi giorni hanno dovuto ingoiare un boccone amaro con rinnovo del contratto Tv. Per la loro presunzione. Volevano 4 milioni, il chiaro, la moltiplicazione delle telecronache, si devono accontentare di un biennale di 2,6 milioni il primo anno. D’accordo, il prodotto è ottimo, ma portare a casa 1,4 milioni in meno di quanto offriva Sky solo pochi mesi fa – secondo quel che ha dichiarato l’ex presidente di Lega – è una sconfitta di mercato. Se non andiamo agli Europei, inoltre, scatta tutto un meccanismo per cui sarà difficile qualificarsi per i prossimi appuntamenti internazionali dopo aver già perso la corsa al mondiale 2014. E la svalutazione del movimento aumenterà, con la fuga degli sponsor.
Ma tornando all’articolo dedicato a “C’è un solo capitano…” passando all’interno ho avuto un sobbalzo, mi è venuta la sudarella come quando giovane cronista temevo di aver dato una notizia inesatta. Il titolo cancellava il mio candido ottimismo: “Stonerook, azzurro o no?”. L’occhiello, cioè la premessa, era spiccio, in stile commerciale-bancario: “Benefici per la Mens Sana se dovesse arrivare agli Europei con l’Italia”. Il sommario, elemento di completamento dell’assunto, era altrettanto chiaro e minaccioso: “Il capitano potrebbe rinunciare alla chiamata”.
Letto l’argomentare – machiavellico ma ben scritto – stavo per chiamare Milano per annunciare alla redazione che avrei dovuto scrivere un secondo articolo, chiedendo scusa ai lettori per il mio scarso impegno di cronista. L’entusiasmo di incallito tifoso di basket; però non è ammesso dal giornalismo: le notizie vanno verificate. Mi sono sentito spiazzato, invecchiato di secoli procedendo nella lettura. “Se Stonerook, alla fine – questo il punto nodale dell’articolo – si tufferà nella sfida, potrebbe portare un beneficio anche alla Mens Sana perché da "semplice passaportato”" potrebbe intraprende la strada per essere equiparato a un elemento di scuola italiana. Così viale Sclavo potrebbe procurarsi un terzo naturalizzato”. E più avanti uno scenario sconsolante per me che credo nel liberismo (ma fondato sulle regole certe per tutti, e non per il colto e l’inclita…): “Trattandosi di un privilegio di non poco conto – sosteneva l’autore, paventando una sorta di complotto anti-Mens Sana – è difficile pensare che i vertici della pallacanestro e le altre società lascino a cuor leggero che ne goda una realtà che da 3 anni sta dominando in lungo e in largo in patria, e punta anche al massimo bersaglio in Europa”.
“Per mutare status – questa la conclusione con tanto di spiegazione tecnica – dovrebbe disputare gli Europei, le qualificazioni non basterebbero. Per staccare il biglietto per la kermesse (sic…) il suo apporto sarebbe importante, visto che si parla di un tiratore, difensore, rimbalzista, play aggiunto, uomo-squadra, ma a obiettivo raggiunto potrebbe essere lasciato a casa per non dover fare i conti con una sollevazione popolare (sic sic…)”.
Conclusione “In tal caso farebbe bene Stonerook a continuare a pensarla alla sua maniera e a troncare tutto il “giochino” sul nascere, rifiutando la chiamata”. Se capisco bene, la sua volontà quindi sarebbe di rifiutare ma è trattenuto dal farlo, ma da chi?: dalla paura di una “sollevazione popolare” (magari bossiana),?, dal suo legittimo desiderio – dopo tanti duelli – di passare a 32 anni una salutare vacanza in patria?, dalla geopolitica, per cui in “stile Cencelli” il capitano vincente val bene un terzo italiano in più?
Possiamo assicurarvi che, sentiti gli interessati, Bossi e la Padania non si solleveranno, e che fortunatamente, stavolta almeno, non ho commesso errori. Con la recente modifica sulla normativa dei tesseramenti per la Serie A, cade infatti la discriminante per cui il “passaportato” non diventa italiano per la propria squadra in virtù della partecipazione a manifestazioni internazionali (europei, mondiali, olimpiadi), come è stato per Rocca e Radulovic. Una regoletta borbonica abrogata saggiamente dalla Fip in analogia al regolamento spagnolo, e non per nuocere a qualcuno, caso mai si volessero sollevari altri polveroni tossici.
Sono grato dunque al mio inguaribile scrupolo professionale che mi ha evitato un’altra gaffe della mia lunga carriera, la Mens Sana non dovrà murare gli ingressi delle sue storiche porte come quando a Siena calavano gli Angiò; aspettiamo adesso con ansia tutti quanti la decisione del “Re leone”. La squadra l’aspetta quale un messia, me l’ha confermato Recalcati al quale per zelo cronistico ho voluto chiedere conferma sulla modifica del nuovo reg,olamento, che per colpa delle poste italiane non è arrivato evidentemente ancora in Fontebranda.
Il Charlie racconta infatti che quando ha parlato con Andrea Bargnani, la star di questa squadra, per prima cosa gli ha detto che avrebbe gradito Stonerook. L’entusiasmo insomma è collettivo. La fascia di capitano è di Soragna per regola d’anzianità, ma credo sarebbe il primo a consegnarla a Shaun, se la prossima settimana deciderà di presentarsi al raduno della nazionale.
Non mi tornava però, di tutta la faccenda, anche un’altra cosa: il giocatore è stato forse convocato senza prima essere interpellato?. Sembra sia così, in quanto con Dino Meneghin si è tornati alla nazionale-simbolo, come ai suoi tempi, e quindi non vale più la “regola Velasco” (l’ex CT del volley), per il quale l’allenatore faceva uno screening preventivo e, vista la disponibilità, per evitare polemiche in caso di rifiuto, lo convocava o meno.
Dino Meneghin ha chiesto a Recalcati di convocare la squadra migliore, saranno poi i giocatori a decidere se accettare o meno. Sembrerebbe quindi profilarsi all’orizzonte, come non bastasse la “fresca” protesta dei club per il problema dei tesseramenti con lo sciopero del 4 ottobre, prima giornata di campionato, un nuovo caso. Ma credo proprio che la Mens Sana dopo aver voluto fortemente i mondiali 2014 – in omaggio alla sua ultracentenaria storia e alla sua grandezza attuale – compia un atto di magnanimità, intervenendo per convincere il giocatore. Il cui rinnovo è già depositato nel caveau di Piazza Salimbeni. E dopo il 4° scudetto, Siena vincerebbe anche lo scudetto della simpatia. Il lancio di Ferdinando Minucci verso l’empireo del basket è avvenuto quando, grazie al suo contributo, Siena ha visto per la prima volta la nazionale italiana, oggi sarebbe il coronamento di un lungo percorso.
Magari un giorno potrebbe essere lui il presidente della Federazione. Mai dire mai…
SIENA. Devo vedere un amico al bar. Nell’attesa l’occhio mi cade sul titolo a 3 colonne di un giornale: si vede Stonerook con la sua capigliatura leonina alzare il calice. “C’è solo un capitano… in Nazionale”, il titolo è intrigante, vale la pena leggere all’interno l’interessante argomentare. E tutto mi è più chiaro, anche se temo di trovarmi dentro un brutto sogno, avendo purtroppo un paio di giorni prima scritto io un articolo d’opinione molto ingenuo, inneggiante alla chiamata in nazionale del totem mensanino. Ho scritto che Shaun era il jolly mancante alla squadra azzurra per assicurarsi il ticket per gli europei, ma anche che la sua presenza sanciva la pax fra i club e la Fip nel supremo interesse della Nazionale.
Ho lasciato invece di omettere, nel mio scritto, il sentimento del giocatore su questa chiamata. Sia perché non gli avevo parlato personalmente e perché le procedure di viale Sclavo peraltro son ferree come per una visita a Guantanamo, e inoltre un paio di volte l’ufficio stampa al mio invito a intervenire alla radio per la rubrica settimanale Time-Out ha risposto testualmente che non sono gradito. Inoltre è sempre imperscrutabile l’opinione degli americani di passaporto italiano, la loro “alma mater” è un’altra. Sono pragmatici, ragionano a modo loro, giustamente, finita la stagione tornano a casa dai parenti, vanno in vacanza, hanno altri interessi, una chiamata in Nazionale non prevede forse un bonus contrattuale.
Voglio ricordare, a questo proposito, che molti anni fa mentre viaggiavo assieme a Mike D’Antoni, un oriundo di prima generazione, quindi ancora ben insanguato da un italico plasma, gli chiesi: “Mike, faresti salti di gioia per indossare la maglia della nazionale?”. Mike è una delle persone più spiritose che io abbia conosciuto, non gli invidio la bravura cestistica né il conto in banca (con l’ingaggio dei Knicks potrebbe acquistare un grattacielo), ma per il candore che gli assicura un’impunità totale. Alla mia domanda a bruciapelo, comunque Mike rispose così: “Piuttosto mi sparo al piede, questa estate mi aspetta il mare di casa mia a Mirthyle Beach…”.
Per motivi geopolitici, come si dice in Italia, Mike indossò (brevemente) la maglia azzurra rinunciando a mutilare il suo prezioso piede, mentre tornando al “Shaun nazionale”il CT Recalcati mi ha raccontato che l’anno scorso quando riuscì – dopo vari tentativi – a rintracciarlo, lui si prese tre giorni per riflettere e poi rinunciò. Un atteggiamento positivo, insomma, che mi ha appunto spinto a dare per scontato che vedendolo fra i convocati sarebbe stato finalmente il “grande capo” dell’”operazione rilancio” di Azzurra, che ai primi di luglio si metterà al lavoro per tentare di battere la Francia nel girone di qualificazione per l’ultimo posto utile per gli europei in Polonia.
Desidero ricordare che 15 squadre sono già qualificate, e che non essere fra le 16 sarebbe un declassamento terribile, e tragico soprattutto in termini di business per i nostri club, che in questi giorni hanno dovuto ingoiare un boccone amaro con rinnovo del contratto Tv. Per la loro presunzione. Volevano 4 milioni, il chiaro, la moltiplicazione delle telecronache, si devono accontentare di un biennale di 2,6 milioni il primo anno. D’accordo, il prodotto è ottimo, ma portare a casa 1,4 milioni in meno di quanto offriva Sky solo pochi mesi fa – secondo quel che ha dichiarato l’ex presidente di Lega – è una sconfitta di mercato. Se non andiamo agli Europei, inoltre, scatta tutto un meccanismo per cui sarà difficile qualificarsi per i prossimi appuntamenti internazionali dopo aver già perso la corsa al mondiale 2014. E la svalutazione del movimento aumenterà, con la fuga degli sponsor.
Ma tornando all’articolo dedicato a “C’è un solo capitano…” passando all’interno ho avuto un sobbalzo, mi è venuta la sudarella come quando giovane cronista temevo di aver dato una notizia inesatta. Il titolo cancellava il mio candido ottimismo: “Stonerook, azzurro o no?”. L’occhiello, cioè la premessa, era spiccio, in stile commerciale-bancario: “Benefici per la Mens Sana se dovesse arrivare agli Europei con l’Italia”. Il sommario, elemento di completamento dell’assunto, era altrettanto chiaro e minaccioso: “Il capitano potrebbe rinunciare alla chiamata”.
Letto l’argomentare – machiavellico ma ben scritto – stavo per chiamare Milano per annunciare alla redazione che avrei dovuto scrivere un secondo articolo, chiedendo scusa ai lettori per il mio scarso impegno di cronista. L’entusiasmo di incallito tifoso di basket; però non è ammesso dal giornalismo: le notizie vanno verificate. Mi sono sentito spiazzato, invecchiato di secoli procedendo nella lettura. “Se Stonerook, alla fine – questo il punto nodale dell’articolo – si tufferà nella sfida, potrebbe portare un beneficio anche alla Mens Sana perché da "semplice passaportato”" potrebbe intraprende la strada per essere equiparato a un elemento di scuola italiana. Così viale Sclavo potrebbe procurarsi un terzo naturalizzato”. E più avanti uno scenario sconsolante per me che credo nel liberismo (ma fondato sulle regole certe per tutti, e non per il colto e l’inclita…): “Trattandosi di un privilegio di non poco conto – sosteneva l’autore, paventando una sorta di complotto anti-Mens Sana – è difficile pensare che i vertici della pallacanestro e le altre società lascino a cuor leggero che ne goda una realtà che da 3 anni sta dominando in lungo e in largo in patria, e punta anche al massimo bersaglio in Europa”.
“Per mutare status – questa la conclusione con tanto di spiegazione tecnica – dovrebbe disputare gli Europei, le qualificazioni non basterebbero. Per staccare il biglietto per la kermesse (sic…) il suo apporto sarebbe importante, visto che si parla di un tiratore, difensore, rimbalzista, play aggiunto, uomo-squadra, ma a obiettivo raggiunto potrebbe essere lasciato a casa per non dover fare i conti con una sollevazione popolare (sic sic…)”.
Conclusione “In tal caso farebbe bene Stonerook a continuare a pensarla alla sua maniera e a troncare tutto il “giochino” sul nascere, rifiutando la chiamata”. Se capisco bene, la sua volontà quindi sarebbe di rifiutare ma è trattenuto dal farlo, ma da chi?: dalla paura di una “sollevazione popolare” (magari bossiana),?, dal suo legittimo desiderio – dopo tanti duelli – di passare a 32 anni una salutare vacanza in patria?, dalla geopolitica, per cui in “stile Cencelli” il capitano vincente val bene un terzo italiano in più?
Possiamo assicurarvi che, sentiti gli interessati, Bossi e la Padania non si solleveranno, e che fortunatamente, stavolta almeno, non ho commesso errori. Con la recente modifica sulla normativa dei tesseramenti per la Serie A, cade infatti la discriminante per cui il “passaportato” non diventa italiano per la propria squadra in virtù della partecipazione a manifestazioni internazionali (europei, mondiali, olimpiadi), come è stato per Rocca e Radulovic. Una regoletta borbonica abrogata saggiamente dalla Fip in analogia al regolamento spagnolo, e non per nuocere a qualcuno, caso mai si volessero sollevari altri polveroni tossici.
Sono grato dunque al mio inguaribile scrupolo professionale che mi ha evitato un’altra gaffe della mia lunga carriera, la Mens Sana non dovrà murare gli ingressi delle sue storiche porte come quando a Siena calavano gli Angiò; aspettiamo adesso con ansia tutti quanti la decisione del “Re leone”. La squadra l’aspetta quale un messia, me l’ha confermato Recalcati al quale per zelo cronistico ho voluto chiedere conferma sulla modifica del nuovo reg,olamento, che per colpa delle poste italiane non è arrivato evidentemente ancora in Fontebranda.
Il Charlie racconta infatti che quando ha parlato con Andrea Bargnani, la star di questa squadra, per prima cosa gli ha detto che avrebbe gradito Stonerook. L’entusiasmo insomma è collettivo. La fascia di capitano è di Soragna per regola d’anzianità, ma credo sarebbe il primo a consegnarla a Shaun, se la prossima settimana deciderà di presentarsi al raduno della nazionale.
Non mi tornava però, di tutta la faccenda, anche un’altra cosa: il giocatore è stato forse convocato senza prima essere interpellato?. Sembra sia così, in quanto con Dino Meneghin si è tornati alla nazionale-simbolo, come ai suoi tempi, e quindi non vale più la “regola Velasco” (l’ex CT del volley), per il quale l’allenatore faceva uno screening preventivo e, vista la disponibilità, per evitare polemiche in caso di rifiuto, lo convocava o meno.
Dino Meneghin ha chiesto a Recalcati di convocare la squadra migliore, saranno poi i giocatori a decidere se accettare o meno. Sembrerebbe quindi profilarsi all’orizzonte, come non bastasse la “fresca” protesta dei club per il problema dei tesseramenti con lo sciopero del 4 ottobre, prima giornata di campionato, un nuovo caso. Ma credo proprio che la Mens Sana dopo aver voluto fortemente i mondiali 2014 – in omaggio alla sua ultracentenaria storia e alla sua grandezza attuale – compia un atto di magnanimità, intervenendo per convincere il giocatore. Il cui rinnovo è già depositato nel caveau di Piazza Salimbeni. E dopo il 4° scudetto, Siena vincerebbe anche lo scudetto della simpatia. Il lancio di Ferdinando Minucci verso l’empireo del basket è avvenuto quando, grazie al suo contributo, Siena ha visto per la prima volta la nazionale italiana, oggi sarebbe il coronamento di un lungo percorso.
Magari un giorno potrebbe essere lui il presidente della Federazione. Mai dire mai…