di Enrico Campana
SIENA. Carlo Recalcati uno due e tre. Su mio invito, il “Charlie nazionale” è intervenuto ai microfoni di Time Out, il rotocalco settimanale di Radiorosa, e vi passo sinteticamente le risposte rilasciate dall’intervistatore del programma, Paolo Bartalini.
A proposito di una Montepaschi ancora più forte. "Sì, non solo grazie a Hawkins. Anche Zisis è un'aggiunta importante in chiave Eurolega. E' un giocatore con una grande esperienza in campo internazionale".
Avellino a punteggio pieno dopo quattro gare. "Una sorpresa e una novità. Difficile pronosticare un risultato così, anche se siamo soltanto nella fase iniziale. Però è una squadra che mostra di possedere già una precisa identità, nonostante siano nuovi sia il roster che il coach".
Armani Jeans, "enigma" del campionato? "Potenzialmente potrebbe essere l'alternativa a Siena, sebbene non esistano in realtà delle alternative alla formazione biancoverde".
L'apporto di Roma alla Nazionale: "La Lottomatica attua una politica interessante, che viene vista con attenzione dal settore squadre nazionali. Roma ha puntato su alcuni azzurri e allo stesso tempo ha optato per buoni stranieri. Le due cose possono andare di pari passo"
Capitolo n.2, dopo un mio articolo sul Cittadinoonline riguardo alle voci che davano per certo al suo posto in nazionale Pino Sacripanti, nome davvero improponibile rispetto al palmares di Simone Pianigiani come forse adesso hanno capito tutti, ho voluto lanciare un sondaggio su www.sportevai.it del tipo: “chi volete fra i due?”. E molti hanno riposto deve restare Recalcati… Una tesi degna di miglior causa e che avevo lanciato un anno fa: Pianigiani coach azzurro in part-time per un anno con il suo ex head coach dei tempi di Siena come tutor o DT, in grado di gestire tutte le nazionali e questo passaggio (epocale) di consegne nel segno di un rinnovamento. Senza cioè dover cercare il messia straniero o il guru-lanzichenecco, visto che fortunatamente al capitolo “allenatori” il basket italiano non solo si fregia di due dei tre migliori coaches d’Europa, Ettore Messina e Sergio Scariolo, ma in fase di ricambio oltre ai due protagonisti del sondaggio potrebbe pescare in altri-due tre nomi di qualità, dico Stefano Pillastrini, Andrea Capobianco e addirittura se si volesse concretizzare una scelta italiana a pronta presa, Matteo Boniciolli più Tonino Zorzi, altra bandiera del basket tricolore, un maestro dei fondamentali come ce ne sono pochi in America. E cioè questa soluzione per poter lavorare immediatamente al rilancio, visto che i nomi da me indicati sono sotto contratto e quindi il part-time pone dei problemi agli stessi candidati come disponibilità e in senso generale, e sarebbe foriero (o pregiudizievole) di polemiche.
Ad esempio, i club ci potrebbero vedere dei conflitti di interesse, come Roma che con 5 giocatori azzurri magari preferirebbe una neutralità, o a sua volta meglio un coach familiare. Da qui la candidatura molto forte di Jasmin Repesa, il suo ex head coach il CT che ha portato la Croazia ai mondiali. Una candidatura che resiste una volta cadute quelle più prestigiose di Boscia Tanjevic e di David Blatt, che avrebbero messo tutti d’accordo ma che hanno contratti pregressi con Turchia e Russia, contratti che non vogliono rompere. Sia perché sono uomini di parola, ma anche perché le prospettive di guadagno e soprattutto di orizzonti sportivi immediati, i mondiali 2010, sono più gratificanti di una qualificazione agli europei e un parallelo lavoro di progettazione e selezione che attendono il nuovo CT. E, aggiungiamo, la prospettiva di lavorare in un clima quanto mai ostile alla nazionale. Lo sa bene proprio Dino Meneghin… La nazionale è stata per anni la figlia prediletta di una federazione forte, in grado di sancire la priorità della maglia azzurra come veicolo primario di interesse propaganda e comunicazione e marketing.
La storia della nazionale vincente è legata a grandi binomi e grandi presidenti, anche in senso di potere, come Coccia, Vinci, Petrucci, e da grandi binomi Coccia-Primo a Rubini-Gamba. Col passaggio di consegne da Petrucci al successore c’è stato un momento di inerzia venuto allo sconto brutalmente dopo i Giochi di Atene e l’argento olimpico del 2004, quando la federazione s’è indebolita per non aver saputo creare un progetto tecnico, di selezione, ha creduto nello stellone e ha cominciato a spaccarsi al suo interno, senza valutare la necessità di un dialogo fermo chiaro e lungimirante con i club.
Come in alcuni delitti di grande presa popolare che hanno avuto per protagonisti due innamorati, quando è venuto il momento della resa dei conti in questo scenario i due colpevoli hanno finito per accusarsi a vicenda, disorientando l’opinione pubblica e anche se stessi. Sembrava che Meneghin e Recalcati, amici veri, potessero essere l’asse di ferro della ricostruzione, invece tutto è precipitato in fretta. Anche troppo… L’amicizia è stata messa da parte per la realpolitik, ci sono state anche posizioni di principio poco consone al costume lobbistico italiano. Come quando Meneghin ha chiesto a Recalcati, alla vigilia del disgraziato torneo, di convocare quelli che lui riteneva la nazionale ideale. Ed è spuntato nella lista il nome di Shaun Stonerook, un nome gradito ai giocatori, Bargnani in primis, che però aveva altri programmi per l’estate e coi suoi 32 anni e il gioco da gladiatore ha preferito restare in America, dove è la sua vita. Un no scontato che era già una spada di Damocle sul capo del CT.
Capitolo n.3. Recalcati e Meneghin sono passati dal ruoto di separati in casa a una pratica sofferta di separazione consensuale già molto avviata, anche se vista dal di fuori è più una separazione per colpa, in quanto come minimo alle bordate pesanti ma ingenue di Andrea Bargnani, chiaramente strumentalizzato, Superdino doveva difendere se non il suo CT, almeno la professionalità, la persona e il rispetto che merita una carriera di successi fra le più alti nella storia del basket.
Dino sta forzando i tempi perché siamo oltre il ragionevole “tempo scaduto”. Chiaramente c’è un contratto da rispettare, di 1 anno più un eventuale bonus, in caso di qualificazione, che significa il rinnovo automatico, perché – di fatto – Charlie è ancora il CT, ha stilato i programmi di preparazione e sta svolgendo ruolo di rappresentatività anche se si attende ormai di giorno in giorno di leggere sui giornale le scelte dell’ex amico. E’ un Meneghin chiuso in se stesso, raccontano, che decide en privè come da delega del consiglio federale, e che sembra abbia dato l’ok al legale di Recalcati per una transazione. Ma una vicenda così, fra due illustri colleghi e amici, non finisce con una transazione formale, e Recalcati giustamente se ne andrà quando avrà trovato un’alternativa adeguata al suo livello. Mica è disposto a fare l’agnello sacrificale a buon mercato, dopo questa grottesca vicenda. Una questione di principio sacrosanta e irrinunciabile. Meneghin non è solo il presidente ma il depositario dei valori che tante persone di qualità, allenatori, dirigenti, compagni, gli hanno trasmesso dedicandogli tempo, consigli, lavoro.
Mica diventi Meneghin perché sei Meneghin…
SIENA. Carlo Recalcati uno due e tre. Su mio invito, il “Charlie nazionale” è intervenuto ai microfoni di Time Out, il rotocalco settimanale di Radiorosa, e vi passo sinteticamente le risposte rilasciate dall’intervistatore del programma, Paolo Bartalini.
A proposito di una Montepaschi ancora più forte. "Sì, non solo grazie a Hawkins. Anche Zisis è un'aggiunta importante in chiave Eurolega. E' un giocatore con una grande esperienza in campo internazionale".
Avellino a punteggio pieno dopo quattro gare. "Una sorpresa e una novità. Difficile pronosticare un risultato così, anche se siamo soltanto nella fase iniziale. Però è una squadra che mostra di possedere già una precisa identità, nonostante siano nuovi sia il roster che il coach".
Armani Jeans, "enigma" del campionato? "Potenzialmente potrebbe essere l'alternativa a Siena, sebbene non esistano in realtà delle alternative alla formazione biancoverde".
L'apporto di Roma alla Nazionale: "La Lottomatica attua una politica interessante, che viene vista con attenzione dal settore squadre nazionali. Roma ha puntato su alcuni azzurri e allo stesso tempo ha optato per buoni stranieri. Le due cose possono andare di pari passo"
Capitolo n.2, dopo un mio articolo sul Cittadinoonline riguardo alle voci che davano per certo al suo posto in nazionale Pino Sacripanti, nome davvero improponibile rispetto al palmares di Simone Pianigiani come forse adesso hanno capito tutti, ho voluto lanciare un sondaggio su www.sportevai.it del tipo: “chi volete fra i due?”. E molti hanno riposto deve restare Recalcati… Una tesi degna di miglior causa e che avevo lanciato un anno fa: Pianigiani coach azzurro in part-time per un anno con il suo ex head coach dei tempi di Siena come tutor o DT, in grado di gestire tutte le nazionali e questo passaggio (epocale) di consegne nel segno di un rinnovamento. Senza cioè dover cercare il messia straniero o il guru-lanzichenecco, visto che fortunatamente al capitolo “allenatori” il basket italiano non solo si fregia di due dei tre migliori coaches d’Europa, Ettore Messina e Sergio Scariolo, ma in fase di ricambio oltre ai due protagonisti del sondaggio potrebbe pescare in altri-due tre nomi di qualità, dico Stefano Pillastrini, Andrea Capobianco e addirittura se si volesse concretizzare una scelta italiana a pronta presa, Matteo Boniciolli più Tonino Zorzi, altra bandiera del basket tricolore, un maestro dei fondamentali come ce ne sono pochi in America. E cioè questa soluzione per poter lavorare immediatamente al rilancio, visto che i nomi da me indicati sono sotto contratto e quindi il part-time pone dei problemi agli stessi candidati come disponibilità e in senso generale, e sarebbe foriero (o pregiudizievole) di polemiche.
Ad esempio, i club ci potrebbero vedere dei conflitti di interesse, come Roma che con 5 giocatori azzurri magari preferirebbe una neutralità, o a sua volta meglio un coach familiare. Da qui la candidatura molto forte di Jasmin Repesa, il suo ex head coach il CT che ha portato la Croazia ai mondiali. Una candidatura che resiste una volta cadute quelle più prestigiose di Boscia Tanjevic e di David Blatt, che avrebbero messo tutti d’accordo ma che hanno contratti pregressi con Turchia e Russia, contratti che non vogliono rompere. Sia perché sono uomini di parola, ma anche perché le prospettive di guadagno e soprattutto di orizzonti sportivi immediati, i mondiali 2010, sono più gratificanti di una qualificazione agli europei e un parallelo lavoro di progettazione e selezione che attendono il nuovo CT. E, aggiungiamo, la prospettiva di lavorare in un clima quanto mai ostile alla nazionale. Lo sa bene proprio Dino Meneghin… La nazionale è stata per anni la figlia prediletta di una federazione forte, in grado di sancire la priorità della maglia azzurra come veicolo primario di interesse propaganda e comunicazione e marketing.
La storia della nazionale vincente è legata a grandi binomi e grandi presidenti, anche in senso di potere, come Coccia, Vinci, Petrucci, e da grandi binomi Coccia-Primo a Rubini-Gamba. Col passaggio di consegne da Petrucci al successore c’è stato un momento di inerzia venuto allo sconto brutalmente dopo i Giochi di Atene e l’argento olimpico del 2004, quando la federazione s’è indebolita per non aver saputo creare un progetto tecnico, di selezione, ha creduto nello stellone e ha cominciato a spaccarsi al suo interno, senza valutare la necessità di un dialogo fermo chiaro e lungimirante con i club.
Come in alcuni delitti di grande presa popolare che hanno avuto per protagonisti due innamorati, quando è venuto il momento della resa dei conti in questo scenario i due colpevoli hanno finito per accusarsi a vicenda, disorientando l’opinione pubblica e anche se stessi. Sembrava che Meneghin e Recalcati, amici veri, potessero essere l’asse di ferro della ricostruzione, invece tutto è precipitato in fretta. Anche troppo… L’amicizia è stata messa da parte per la realpolitik, ci sono state anche posizioni di principio poco consone al costume lobbistico italiano. Come quando Meneghin ha chiesto a Recalcati, alla vigilia del disgraziato torneo, di convocare quelli che lui riteneva la nazionale ideale. Ed è spuntato nella lista il nome di Shaun Stonerook, un nome gradito ai giocatori, Bargnani in primis, che però aveva altri programmi per l’estate e coi suoi 32 anni e il gioco da gladiatore ha preferito restare in America, dove è la sua vita. Un no scontato che era già una spada di Damocle sul capo del CT.
Capitolo n.3. Recalcati e Meneghin sono passati dal ruoto di separati in casa a una pratica sofferta di separazione consensuale già molto avviata, anche se vista dal di fuori è più una separazione per colpa, in quanto come minimo alle bordate pesanti ma ingenue di Andrea Bargnani, chiaramente strumentalizzato, Superdino doveva difendere se non il suo CT, almeno la professionalità, la persona e il rispetto che merita una carriera di successi fra le più alti nella storia del basket.
Dino sta forzando i tempi perché siamo oltre il ragionevole “tempo scaduto”. Chiaramente c’è un contratto da rispettare, di 1 anno più un eventuale bonus, in caso di qualificazione, che significa il rinnovo automatico, perché – di fatto – Charlie è ancora il CT, ha stilato i programmi di preparazione e sta svolgendo ruolo di rappresentatività anche se si attende ormai di giorno in giorno di leggere sui giornale le scelte dell’ex amico. E’ un Meneghin chiuso in se stesso, raccontano, che decide en privè come da delega del consiglio federale, e che sembra abbia dato l’ok al legale di Recalcati per una transazione. Ma una vicenda così, fra due illustri colleghi e amici, non finisce con una transazione formale, e Recalcati giustamente se ne andrà quando avrà trovato un’alternativa adeguata al suo livello. Mica è disposto a fare l’agnello sacrificale a buon mercato, dopo questa grottesca vicenda. Una questione di principio sacrosanta e irrinunciabile. Meneghin non è solo il presidente ma il depositario dei valori che tante persone di qualità, allenatori, dirigenti, compagni, gli hanno trasmesso dedicandogli tempo, consigli, lavoro.
Mica diventi Meneghin perché sei Meneghin…