SIENA. Sarà colpa del febbrone da cavallo che mi ha preso per via delle “malandrine” Ferrovie dello Stato del “sor Moretti”, che in Arezzo ha deciso di chiudere la sala d’aspetto (vuoi il caso, s’è allungato però lo spazio del bar: che sia un invito subliminale a consumare?) per cui giovedì 28 gennaio il treno IC che veniva da Terni alle 7.35 è arrivato, ritardo dopo ritardo, dopo oltre un’ora nel primo dei giorni della Merla, i più freddi dell’anno. Questo ha rovinato la giornata (e la salute) di tantissimi passeggeri (fra i quali il sottoscritto), che speravano salire sui treni “freccia d’oro”, altro che “freccia d’argento”… tanto costa il biglietto, per cui l’ad governativo incoraggia a visitare l’Irlanda, Praga o Varsavia, molto più conveniente che fare 300 km in treno.
Sarà colpa, ripeto, delle 5 ore perse col freddo-killer e di una visita al Pronto Soccorso, ma – una volta infilatomi nel letto di casa – le immagini hanno preso a girare vorticosamente nella mia testa congestionata di ricordi, nozioni, post-it da evadere. Nella preoccupante salita della colonnina del termometro mi è venuta voglia di scrivere un libro dal titolo “Rimembranze del mio PC.”.
Appena son riuscito a rimettermi in piedi ho fatto “click” e son passato al “surfing”, accorgendomi di aver lasciato nel cassetto tre “lavori” (fra il serio e il faceto), che meritano di essere messi su Internet. Si tratta di fatti peculiari, che hanno un “fil rouge” – il basket – e si commentano da soli.
Il primo di cui tratto (riservandomi di pubblicare gli altri due, per ragioni di spazio, alla prossima puntata e che vi anticipo riguardano una previsione a gennaio di Dan Peterson sulla candidatura ai mondiali, e i bilanci dei cresi greci che forse alla fine potrebbero essere meno dannosi e senz’altro meno cinici della generazione post-Mecenate, che non era ateniese, ma romano) è “Il bàsche”, componimento che mi ha entusiasmato perché rappresenta la vera premessa di tutto il lavoro e la passione che metto settimanalmente in questa rubrica, specie quando discetto del basket di Siena e dell’Amata. La gente, anche se non va al palazzetto, beninteso sempre pieno, questo suo “amore” vuole discuterlo, accompagnarlo al successo, criticarlo come si fa col fantino e il capitano e i dirigenti della propria Contrada. Se è vero, come è vero, che la Mps-Mens Sana è la diciottesima contrada, come scrissi oltre 20 anni fa sulla Gazzetta dello Sport, e come ricorda anche una delle migliori menti di Siena, il professor Giovanni Buccianti (figura che ancor oggi sfida il batticuore, il gelo dello stadio di calcio, nonostante il suo enorme valore accademico, la sua sapienza (da rileggere il libro-indagine sulla morte di Enrico Mattei e migliaia di allievi da lui laureati nella facoltà di Science Politiche. Fra i quali anche il presidente Ferdinando Minucci e la moglie, cosa di cui non ero al corrente).
Per chi non è di Siena e ancora non l’ha capito, l’oggetto di questa puntata è una serie di spassose quartine (emblematiche: posso dirlo sottovoce?) di Surgezzio Galli, uscita nel 2002 per i tipi di “Nuova Immagine” con la copertina di un altro senese verace, il disegnatore Emilio Giannelli.
Questo “maturo popolano senese che per vezzo si è mascherato da vero professionista per alcuni decenni”, come lo descrive Giuliano Catoni, a mio vedere epigono divertente dei supremi maestri Belli e Trilussa, nelle sue poesie in rima di “Senesità”, edita nel 2001 dall’Università Popolare Senese (“studi e testi di storia e cultura senese”), agli albori della nascita della Grande Mens Sana è abbagliato da questo sport e motteggia liberamente, vero anticipatore, con “quel concetto vago di senesità – sottolinea sempre Catoni -, offrendo con il lessico vernacolare usato e con efficace spirito caustico, concreta prova di tradizioni linguistiche e di risorse espressive, che segnano da secoli lo specificodella collettività senese”. Ve ne offriamo solo alcuni passi…
Morale? Lasciamo stare i costi, o i budget come oggi si definiscono, la verità è una sola:si perde o si vince, è meglio buttarla in ridere in quanto, come ricorda Sir Kipling, “vittoria e sconfitta son due imbroglione, e meglio diffidarne”. Se non sbaglio questo aforisma è scritto sulla targa d’accesso a Wimbledon, il coetaneo della gloriosa Mens Sana, che intende rimarcare un principio: il costume (stile, tradizione, rispetto, etc) è superiore allo sport (successi, quattrini, mitologia, tutto passa…), è la sua cultura popolare.
Il bàsche
Da un pezzo lo leggevo sul giornale
e lo diceva Gigi alle Du’ Porte,
che pe’ l’appassionati dello sporte
Siena aveva l’ambiente più ideale
col nuovo palazzetto della Mensana,
moderno confortevole, sportivo…
sicchè ci andiedi l’altra settimana
per avènne l’idea proprio dal vivo.
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Ora, dico, non è pe’ criticare
I nostri dirigenti mensanini
ma mi pare vergogna non pensare
a fa’ cucire il fondo de’ cestini.
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Quello, pòi stai tranquillo, è un americano
che, come altezza, l’altri li sotterra
e quando salta co’ la palla in mano
sembra che non ritorni più pe’ terra.
Per lui (l’AMERICANO…) la gente è pronta a strapagare.
Ma, dice, gioca bene. Che pretese!
Co’ quattrini che piglia a fine mese
fallo anche giocà male, no, ti pare?
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‘somma guarda, ‘unn’è il caso mi dilunghi,
ma a chi ci spende tanti mai milioni
bisognerebbe digli: “lunghi lunghi
a Siena, ‘un fa più rima co’ cordoni”.
E tutto grazie a quella palaccesto,
che in America l’han chiamata “bàsche”.
Io ‘un lo so’ che vòl dì: però fa presto
a riempilli di dollari le tasche!
P. S. Per arbitropoli e dintorni si va ai prossimi giorni, come prevedevo i “cattivi” stanno facendo di tutto per apparire come i bravi, qualcuno li ascolta pure, nonostante due anni di lavoro di una procura e reati tanti pesanti, di cui tutti là dentro potrebbero essere responsabili. Fino a prova contraria.