di Enrico Campana
SIENA. Avrei voluto scrivere un articolo sul palio, ma forse il direttore non essendo senese non mi autorizza a tentare di vedere la Corsa al di fuori delle scontate polemiche, ultime in ordine di tempo quelle sul palio islamico all’acqua di rose, rispetto al famoso “palio giacobino” del mio stimato Gerard Fromanger. Il pittore caro a Prevert che dipinse una madonna-mamma in silhouette nera che col passeggino della Chicco attraversava piazza del campo. Un’opera geniale, più che controcorrente, degna di far arrossire Andy Warhol col suo manifesto contro l’arte superficiale e l’iconoclasta italiano Carlo Manzoni. Altro che invettive bigotte contro la Madonna con la mezzaluna, quel drappellone provocò un corteo cattolico di protesta e purificatore guidato addirittura dal vescovo in persona.
Nessuno si senta provocato. Ho sempre scritto di Palio, lo amo da lontano, e la mia possibile sortita era mirata a cercare una volta di ridare centralità ai cavalli, alla corsa, ai fantini e lasciare stare lo splendido… superfluo. Per capire la fenomenologia ippica e i rischi alti di questa corsa rompicollo: chi è oggi il cavallo del palio, e come si è trasformato come razza equina a se nel corso degli anni, che formazione hanno i giovani fantini?
Ripiego alla fine, fatalmente, sul basket, la mia coperta di Linus. Il primo pensiero per la rubrica è questo: perché non dedicare questa settimana a un tema il cui titolo potrebbe essere “Siena dà e Siena prende”. Siccome mi dicono di essere nel mirino degli intercettatori di professione, desidero ovviamente subito precisare – non si sa mai – che non è un titolo allusivo, altrimenti avrei scritto “La Siena che dà e quella che prende”. Si tratta di offrire una panoramica più ampio possibile al contributo unico offerto qui alla pallacanestro in chiave sociologica e mezzi, anche se Siena non può dettare le mode come Roma e Milano e la sua invidiabile insularità a volte è il pretesto per trascurarla quale fenomeno collettivo. Inoltre Cristo s’è fermato a Eboli, il basket non si è fermato in viale Sclavo ma è un fiume carsico, che scorre sotto le contrade.
Domenica notte sono finiti gli Europei under 18, un torneo da incubo in un’estate da incubo per la pallacanestro italiana, che un anno fa veniva commissariata, metteva sulle spalle di Dino Meneghin le sue speranze senza immaginare il contrappasso beffardo che stava per piombare sul poveretto. Anzi, il Monumento del nostro sport, come ebbe a definirlo il presidente della Msp Minucci nella canossa senese che l’autunno scorso partorì l’investitura di Pianigiani. Successiva alla sua “intronazione” il bravo Dino ha visto l’ira funesta del destino. E quindi perdere la corsa ai mondiali con la Spagna, le giovanili azzurre non raccogliere nell’estate 2009 medaglie agli europei giovanili (e al momento siamo anche peggio), il fallimento di alcuni club-spa, quello della Nazionale che per la prima volta non si è qualificata per gli europei. Ma non è finita qui: Superdino ha ricontrattualizzato Charlie Recalcati, subito dopo ha dovuto stracciare l’impegno, pena una congrua buona uscita. Infine, ci sono state tante altre cosette, diciamo, poco promozionali, le indagini della Procura di Reggio Calabria, la pubblicazioni di alcuni verbali, il caso Napoli, le magre delle coppe europee, il “golpe” degli arbitri, sfociato in secondo commissariamento a meno di un anno, quando la crisi del settore sembrava ormai ricomposta garantendo agli arbitri un’autonomia decisionale. Un anno orribile? No, molto di più che orribile..,
Tanti come me pensano che le novità recano sempre buoni effetti, e che l’arrivo di Pianigiani producesse quindi onde magnetiche benigne su tutto il movimento. Non è così guardando ai risultati delle prime tre rassegne continentali, di cui le più credibili – guardando in proiezione di quello che ci aspetta negli anni a venire – sono la Under 20 e la Under 18. La Under 20 è il cuscinetto fra la nazionale maggiore e le giovanili, e neppure il part-time di Sacripanti – il coach sfidante di Pianigiani la nazionale A per la “rosea” – ha impedito uno scivolone di ben 6 gradini, e il 10° posto finale. Ma ha fatto ancor peggio la squadra femminile, dal 9° al 12° posto, e la Juniores, la nazionale-gioiello in quanto qui si vedono le grandi promesse, sparate a Vilnius tutte le sue cartucce nel preliminare, sfiorata la vittoria con la Russia, poi si è sciolta: 6 sconfitte su 6, finendo ultima (12° posto) nell’èlite. Ancora peggio, ultimissima addirittura (cioè al 16° posto considerando anche il gironcino salvezza) è stata però nella più importante voce statistiche, quella dei rimbalzi (offensivi, difensivi, totali), a volte ne ha lasciati 53 e 54, e ne ha presi 35 di differenza. E partire sotto fra i 15 e i 35 rimbalzi è come partire con un handicap di 20 punti fissi, per cui sono stati ammirevoli a battersi fino in fondo i ragazzi azzurri col un contributo del trio della Mens Sana campione d’Italia di categoria. Ovvero i vari Sabbatino, Sgobba e Monaldi.
Domenica notte a Vilnius, in una giornata storica per il basket perché per la prima volta 14 mila spettatori della Siemens Arena hanno assistito a una finale giovanile, MVP del piccolo europeo è stato premiato un giocatore che entrerà nella NBA da n.1 del draft. Il suo nome è Jonas Valanciunas, 18 anni, misura m. 2,10. Già proclamato MVP due anni fa nella rassegna cadetti, ha segnato nella finale contro i russi 31 punti, con 18 rimbalzi, 4 stoppate. Sono convinto che la Mps lo stia trattando, come l’anno scorso Treviso con Donatas Motijeunas, altro grande gioiello della nazione più innamorata di basket al mondo. Avendo deciso di fare una squadra futuribile e potendo contare due docenti lituani quali Lavrinovic e Kurtinaitis che potrebbero intercedere presso i genitori del ragazzo, son certo che Pianigiani chiederà al presidente Ferdy di invitare Valanciunas a giocare due-tre stagioni a Siena. Per la prima volta Siena potrebbe così mandare un suo giocatore nella NBA. Lo Zalgiris vorrebbe metterlo in campo nell’Eurolega, ma Siena ha una squadra molto più competitiva. Può spuntarla! E potrei anche sbagliarmi ma la squadra di adesso manca forse di un terzo pivot di ruolo. Con i suoi potenti mezzi, con l’abituale discrezione, i suoi “agganci” lituani do per scontato che la Mps cercherà di convincerlo a firmare, magari aprendo uno sportello a Vilnius. Sarebbe un colpo sensazionale per tutto il campionato, e son convinto che il giovane gigante, oltre che essere decisivo, porterebbe una ventata di popolarità inusitata e farebbe solo del bene a Siena.
Mi è rimasto poco spazio da dedicare al do ut-des fra la pallacanestro e Siena, pronta a tuffarsi con Pianigiani e alcuni suoi giocatori in questa missione, ma è sorprendente – e va sottolineato – il contributo alla mini-Italia dalla costola virtussina della città del palio. Nel roster della formazione che il 5 agosto debutterà a Bar (Montenegro) figurano infatti ben cinque ragazzini che da più parti d’Italia hanno scelto di venire a giocare all’ombra del Mangia, e ben quattro di loro alla scuola-modello della Virtus, plasmati da un “prof” di quelli di una volta, tutto logica e fondamentali . Parlo di Umberto Vezzosi, vice del capo Gaetano Gebbia, uno dei grandi educatori-allenatori dei settori giovanili. Che si paga anche lo psicologo per capire meglio i ragazzi d’oggi Nonostante i 16 anni, i suoi ragazzini sono stati immediatamente inseriti nella prima squadra, che anche quest’anno ha fornito la maggior sorpresa della A dilettanti mettendo fuori Ostuni, la seconda classificata e sfiorando il colpo con San Severo ripescata per la A-2. Per cui poteva toccare essersi questi senesini eccellenti che sono Corrado Bianconi, ala piccola di 2 metri di Domodossola, Amedeo Tessitori pivot di 2,05 di Pisa, Riccardo Rovere, ala piccola di 1,95 di Albenga e Matteo Imbrò, il play titolare, 1,90 agrigentino di Porto Empedocle. Tutti nella città del palio tifano per la Mens Sana in A, tutti tifano per questi ragazzi in maglia azzurra. Rispetto alla Mps, presente con un suo giocatore, il lungo Camillo Bianchi di Pordenone, ne ha dunque quattro (più il coach) la Virtus, che è una specie di onlus. Sono convinto quindi che la società maggiore sia la prima sostenitrice della società-scuola che pullula di ex mensanini. L’anno scorso quando poteva iscriversi alla Lega Due, certamente credo ha spezzato una lancia al Monte per perorare la causa dei cugini, anche se poi non è andata in porto. Come non credo sia vero che per le fugaci apparizioni nel tempio nel Palasclavo, perché per regolamento sulle capienze dovrebbe ritirarsi dal campionato, la Virtus paghi qualcosa come – vox populi – dai 30 ai 40 mila euro all’anno, con un costo-orario spropositato. Sappiamo, infatti, che nessuna istituzione è tanto favorevole come quella senese coi suoi giganti, e che la magnanimità sia dei grandi.
L’anno scorso la Virtus ha vinto il micro-scudetto (under 15), ha fornito una trentina di giocatori alle squadre nazionali. Forse per la prima volta in un panorama in cui le nazionali giovanili sono al 90 per cento prodotti dei vivai di club professionistici, una società minore passa a una nazionale ben giocatori più il coach, ma quanto sarà mai forte questa Siena.
SIENA. Avrei voluto scrivere un articolo sul palio, ma forse il direttore non essendo senese non mi autorizza a tentare di vedere la Corsa al di fuori delle scontate polemiche, ultime in ordine di tempo quelle sul palio islamico all’acqua di rose, rispetto al famoso “palio giacobino” del mio stimato Gerard Fromanger. Il pittore caro a Prevert che dipinse una madonna-mamma in silhouette nera che col passeggino della Chicco attraversava piazza del campo. Un’opera geniale, più che controcorrente, degna di far arrossire Andy Warhol col suo manifesto contro l’arte superficiale e l’iconoclasta italiano Carlo Manzoni. Altro che invettive bigotte contro la Madonna con la mezzaluna, quel drappellone provocò un corteo cattolico di protesta e purificatore guidato addirittura dal vescovo in persona.
Nessuno si senta provocato. Ho sempre scritto di Palio, lo amo da lontano, e la mia possibile sortita era mirata a cercare una volta di ridare centralità ai cavalli, alla corsa, ai fantini e lasciare stare lo splendido… superfluo. Per capire la fenomenologia ippica e i rischi alti di questa corsa rompicollo: chi è oggi il cavallo del palio, e come si è trasformato come razza equina a se nel corso degli anni, che formazione hanno i giovani fantini?
Ripiego alla fine, fatalmente, sul basket, la mia coperta di Linus. Il primo pensiero per la rubrica è questo: perché non dedicare questa settimana a un tema il cui titolo potrebbe essere “Siena dà e Siena prende”. Siccome mi dicono di essere nel mirino degli intercettatori di professione, desidero ovviamente subito precisare – non si sa mai – che non è un titolo allusivo, altrimenti avrei scritto “La Siena che dà e quella che prende”. Si tratta di offrire una panoramica più ampio possibile al contributo unico offerto qui alla pallacanestro in chiave sociologica e mezzi, anche se Siena non può dettare le mode come Roma e Milano e la sua invidiabile insularità a volte è il pretesto per trascurarla quale fenomeno collettivo. Inoltre Cristo s’è fermato a Eboli, il basket non si è fermato in viale Sclavo ma è un fiume carsico, che scorre sotto le contrade.
Domenica notte sono finiti gli Europei under 18, un torneo da incubo in un’estate da incubo per la pallacanestro italiana, che un anno fa veniva commissariata, metteva sulle spalle di Dino Meneghin le sue speranze senza immaginare il contrappasso beffardo che stava per piombare sul poveretto. Anzi, il Monumento del nostro sport, come ebbe a definirlo il presidente della Msp Minucci nella canossa senese che l’autunno scorso partorì l’investitura di Pianigiani. Successiva alla sua “intronazione” il bravo Dino ha visto l’ira funesta del destino. E quindi perdere la corsa ai mondiali con la Spagna, le giovanili azzurre non raccogliere nell’estate 2009 medaglie agli europei giovanili (e al momento siamo anche peggio), il fallimento di alcuni club-spa, quello della Nazionale che per la prima volta non si è qualificata per gli europei. Ma non è finita qui: Superdino ha ricontrattualizzato Charlie Recalcati, subito dopo ha dovuto stracciare l’impegno, pena una congrua buona uscita. Infine, ci sono state tante altre cosette, diciamo, poco promozionali, le indagini della Procura di Reggio Calabria, la pubblicazioni di alcuni verbali, il caso Napoli, le magre delle coppe europee, il “golpe” degli arbitri, sfociato in secondo commissariamento a meno di un anno, quando la crisi del settore sembrava ormai ricomposta garantendo agli arbitri un’autonomia decisionale. Un anno orribile? No, molto di più che orribile..,
Tanti come me pensano che le novità recano sempre buoni effetti, e che l’arrivo di Pianigiani producesse quindi onde magnetiche benigne su tutto il movimento. Non è così guardando ai risultati delle prime tre rassegne continentali, di cui le più credibili – guardando in proiezione di quello che ci aspetta negli anni a venire – sono la Under 20 e la Under 18. La Under 20 è il cuscinetto fra la nazionale maggiore e le giovanili, e neppure il part-time di Sacripanti – il coach sfidante di Pianigiani la nazionale A per la “rosea” – ha impedito uno scivolone di ben 6 gradini, e il 10° posto finale. Ma ha fatto ancor peggio la squadra femminile, dal 9° al 12° posto, e la Juniores, la nazionale-gioiello in quanto qui si vedono le grandi promesse, sparate a Vilnius tutte le sue cartucce nel preliminare, sfiorata la vittoria con la Russia, poi si è sciolta: 6 sconfitte su 6, finendo ultima (12° posto) nell’èlite. Ancora peggio, ultimissima addirittura (cioè al 16° posto considerando anche il gironcino salvezza) è stata però nella più importante voce statistiche, quella dei rimbalzi (offensivi, difensivi, totali), a volte ne ha lasciati 53 e 54, e ne ha presi 35 di differenza. E partire sotto fra i 15 e i 35 rimbalzi è come partire con un handicap di 20 punti fissi, per cui sono stati ammirevoli a battersi fino in fondo i ragazzi azzurri col un contributo del trio della Mens Sana campione d’Italia di categoria. Ovvero i vari Sabbatino, Sgobba e Monaldi.
Domenica notte a Vilnius, in una giornata storica per il basket perché per la prima volta 14 mila spettatori della Siemens Arena hanno assistito a una finale giovanile, MVP del piccolo europeo è stato premiato un giocatore che entrerà nella NBA da n.1 del draft. Il suo nome è Jonas Valanciunas, 18 anni, misura m. 2,10. Già proclamato MVP due anni fa nella rassegna cadetti, ha segnato nella finale contro i russi 31 punti, con 18 rimbalzi, 4 stoppate. Sono convinto che la Mps lo stia trattando, come l’anno scorso Treviso con Donatas Motijeunas, altro grande gioiello della nazione più innamorata di basket al mondo. Avendo deciso di fare una squadra futuribile e potendo contare due docenti lituani quali Lavrinovic e Kurtinaitis che potrebbero intercedere presso i genitori del ragazzo, son certo che Pianigiani chiederà al presidente Ferdy di invitare Valanciunas a giocare due-tre stagioni a Siena. Per la prima volta Siena potrebbe così mandare un suo giocatore nella NBA. Lo Zalgiris vorrebbe metterlo in campo nell’Eurolega, ma Siena ha una squadra molto più competitiva. Può spuntarla! E potrei anche sbagliarmi ma la squadra di adesso manca forse di un terzo pivot di ruolo. Con i suoi potenti mezzi, con l’abituale discrezione, i suoi “agganci” lituani do per scontato che la Mps cercherà di convincerlo a firmare, magari aprendo uno sportello a Vilnius. Sarebbe un colpo sensazionale per tutto il campionato, e son convinto che il giovane gigante, oltre che essere decisivo, porterebbe una ventata di popolarità inusitata e farebbe solo del bene a Siena.
Mi è rimasto poco spazio da dedicare al do ut-des fra la pallacanestro e Siena, pronta a tuffarsi con Pianigiani e alcuni suoi giocatori in questa missione, ma è sorprendente – e va sottolineato – il contributo alla mini-Italia dalla costola virtussina della città del palio. Nel roster della formazione che il 5 agosto debutterà a Bar (Montenegro) figurano infatti ben cinque ragazzini che da più parti d’Italia hanno scelto di venire a giocare all’ombra del Mangia, e ben quattro di loro alla scuola-modello della Virtus, plasmati da un “prof” di quelli di una volta, tutto logica e fondamentali . Parlo di Umberto Vezzosi, vice del capo Gaetano Gebbia, uno dei grandi educatori-allenatori dei settori giovanili. Che si paga anche lo psicologo per capire meglio i ragazzi d’oggi Nonostante i 16 anni, i suoi ragazzini sono stati immediatamente inseriti nella prima squadra, che anche quest’anno ha fornito la maggior sorpresa della A dilettanti mettendo fuori Ostuni, la seconda classificata e sfiorando il colpo con San Severo ripescata per la A-2. Per cui poteva toccare essersi questi senesini eccellenti che sono Corrado Bianconi, ala piccola di 2 metri di Domodossola, Amedeo Tessitori pivot di 2,05 di Pisa, Riccardo Rovere, ala piccola di 1,95 di Albenga e Matteo Imbrò, il play titolare, 1,90 agrigentino di Porto Empedocle. Tutti nella città del palio tifano per la Mens Sana in A, tutti tifano per questi ragazzi in maglia azzurra. Rispetto alla Mps, presente con un suo giocatore, il lungo Camillo Bianchi di Pordenone, ne ha dunque quattro (più il coach) la Virtus, che è una specie di onlus. Sono convinto quindi che la società maggiore sia la prima sostenitrice della società-scuola che pullula di ex mensanini. L’anno scorso quando poteva iscriversi alla Lega Due, certamente credo ha spezzato una lancia al Monte per perorare la causa dei cugini, anche se poi non è andata in porto. Come non credo sia vero che per le fugaci apparizioni nel tempio nel Palasclavo, perché per regolamento sulle capienze dovrebbe ritirarsi dal campionato, la Virtus paghi qualcosa come – vox populi – dai 30 ai 40 mila euro all’anno, con un costo-orario spropositato. Sappiamo, infatti, che nessuna istituzione è tanto favorevole come quella senese coi suoi giganti, e che la magnanimità sia dei grandi.
L’anno scorso la Virtus ha vinto il micro-scudetto (under 15), ha fornito una trentina di giocatori alle squadre nazionali. Forse per la prima volta in un panorama in cui le nazionali giovanili sono al 90 per cento prodotti dei vivai di club professionistici, una società minore passa a una nazionale ben giocatori più il coach, ma quanto sarà mai forte questa Siena.