di Enrico Campana
SIENA. Cari lettori di questa rubrica, sapreste riconoscere l’autore di questa eroica pagina di storia?. Premio: due biglietti per il Muro del Pianto…
“Ci servirà l’energia dei nostri tifosi – inizia l’accorato appello – perché la lancetta segna riserva. E’ vero che non si può stare tutta la stagione ai massimi livelli, ma noi siamo adesso in uno di quei momenti difficili (segue un elenco di situazioni che sembrano il bollettino dell’infermeria del fronte…). Chiedo perciò a tutti, anche al pubblico – incalza-, di stare vicino alla squadra, di aiutare questi giocatori e fare il massimo sforzo perché hanno bisogno di tutta l’energia che ci rimane. Io sarò il primo a supportarli sopportando anche qualche errori in più, proprio perché so che ce la metter anno tutta”.
Non si tratta del discorso del generale Luigi Cadorna per ricompattare il suo esercito nell’eroica battaglia del Piave, né dello sprone che Mao voleva infondere ai fedelissimi durante la Lunga Marcia. “Parole e musica” sono di Simone Pianigiani, e le abbiamo tratte infatti dalla selezione delle news (?) offerte dal sito della Lega, e – cosa stucchevole considerata l’amenità del “messaggio” urbi et orbi – rimasta on line diversi giorni e c'è ancora adesso, mentre scrivo alle ore 14.40 di lunedì 15 dicembre. Sappiamo già che l’Amata (*) battendo di 15 punti (96-81) sul proprio campo l’ultima in classifica, la Subsonica Rieti, in formazione rimaneggiata (“Siamo preoccupati per Pasco, nell’ultima settimana – ha confessato dopo la gara Lardo, il coach bastonato di brutto – non ci siamo mai allenati in 10”), proprio grazie al contributo decisivo dei due giocatori dati per “morti” nel dispaccio, Sato e Lavrinovic, ha eguagliato domenica scorsa la striscia vincente di 10 successi d’inizio stagione e domenica prossima, contro la Scavolini dell’ex (in tutti i sensi?) Carlton Myers la batterà, attaccando il suo record assoluto di 18 vittorie consecutive dell’anno scorso.
En passant, siccome nell’Amata mancava Morris Finley che nell’italian Dream Team, in grado di mettere in campo un secondo quintetto più forte del primo, conta meno di un’unghia incarnita per le altre formazioni, Tyrrell McIntyre ha giocato anche per il collega; anzi, ha giocato per 3, leggendo il -6 di valutazione di Domercant, un tiratore puro le cui basse percentuali sono giustificate da un processo di evoluzione tecnica. Se questa evoluzione la vivrà bene, con intelligenza, avrà un grande futuro dentro l’Amata e sul mercato europeo, e magari cadranno le riserve della NBA che l’ha ignorato nonostante che “Spaccadifese Dommy” fosse il top scorer della NCAA.
Ci sono 2 o 3 cose eccellenti che ha fatto come “giemme” Ferdyfurby (alias ferdinandominucci), nell’inarrestabile scalata di Siena, e la prima certamente è quella di aver creato in casa, affidandolo a buoni maestri, e al momento giusto aver lanciato l’allenatore ad hoc in grado di gestire la squadra, le direttive del club – che mi sbaglierò credo intervenga direttamente sullo spogliatoio, d’accordo però col coach stesso – e con una spinta motivazionale propria dei giovani destinati a grande carriera e della città del Palio, virtù che contano quanto l’ottima preparazione. Solo Ettore Messina meno di lui raramente sbaglia un cambio, però sa tirare lentamente ma inesorabilmente al collo dell’avversario con le rotazioni, la difesa, i recuperi. Ma a differenza di Superettore, il lupaiolo Simone da me apprezzato anche per questa sua “appartenenza” di contrada vince – oltre che in “stile college” – anche col gioco brillante, con le due velocità, il cambio di marcia, e non sono rari i punteggi a tre cifre con un’esaltazione massima della difesa come “scudo stellare”.
Nessuno è perfetto, nemmeno i santi, purtroppo non mi è concesso assistere ai suoi allenamenti e quando Mario Blasone, un saggio super partes, gli propose un anno fa una cena cestofila assieme al sottoscritto e al suo vice, Simone passò due giorni insonni, non sapendo come spiegare al “maestro” che nel suo club c’è un controllo stretto su tutto, anche sulle frequentazioni. Peraltro a onore del personaggio debbo raccontare che Ferdyfurby prima del campionato, dopo la brillante operazione di Firenze, davanti a testimoni venne da me riconoscendo pubblicamente che fui io a convincere il suo presidente ad affidargli il ruolo di “giemme”, quando vendeva spazi pubblicitari, invitandomi a tornare al Palasclavo al suo fianco. Gli ho risposto con una battuta, dicendogli che i miei nemici sono diminuiti e che siccome lui vince sempre e ha molti soldi da spendere, non vorrei che la sua vicinanza mi procurasse dei guai.
Mi sento quindi di poter liberamente affermare, dato quindi a Cesare quel che è di Cesare, che Pianigiani, continuando con questa litania, fa un torto all’intelligenza dei tifosi non meno che a quella sua. Peraltro ho preso le sue difese essendo stato sorpreso dall’infelice – anche come linguaggio – stroncatura riservatagli dal Corriere della Sera per la gestione della gara col Maccabi. La critica, ricordo, arrivò persino all’uso del gel affermando di aver perso la testa nei cambi contro l’ex guidatore di bus, Klein.
In Italia manca una penna alla Dick Vitale, che conosca il basket e lo ami e sparga un po’ di ironia e di sana critica. Se l’Amata continuerà a stritolare gli avversari, andrà a finire come il Simmenthal, che lasciò il basket perché le scarpette rosse erano identificate col marchio più della carne in scatola. Dick Vitale è un personaggio divertente, come quando in estate commentò la scelta di Danilo Gallinari fatta da Mike D’Antoni. “A New York – scrisse – D’Antoni & Gallinari potrebbe essere l’insegna di un buon ristorante italiano”. Lasciatemi fare il DV della Foenna (un fiumiciattolo che però anni fa provocò l’alluvione di parte di Sinalunga…).
Potrei quindi definire Simone un Maramaldo, o metterlo alla sbarra affermando che prende per i fondelli l’avversario e il pubblico continuando a immaginare un attacco di Marte, ma ne ho troppo rispetto e ammirazione. Continuerò tuttavia a chiamarlo col soprannome che gli ho affibbiato dall’inizio dell’anno, “Piantigiani”. Fino a quando la smetterà di piangere per promuovere invece, nel suo ruolo, la dialettica del basket. Uno sport di palleschi e non di piagnoni, per dirla alla toscana. E sopra le righe, nel senso alato della parola, e non fra le righe, nel senso farisaico dell’espressione.