SIENA. Sarebbe ingrato sostenere che la candidatura italiana per i mondiali 2014 sia fino ad oggi una rappresentazione del virtuale. Ho infatti apprezzato lo scopo di questa idea intesa a rilanciare questo sport in Italia, ma non di meno il grande lavoro dell’ottimo staff di Massimo Cilli. Il quale, da parte sua, per la passione per il basket (gestisce un club vivaio, per Roma cosa meno facile che a Siena, Bologna, Treviso o Varese), uscito dai quadri dirigenziali della Banca di Roma ha messo tutta la sua esperienza in questa operazione.
La decisione è imminente. A Ginevra il 22 e 23 maggio le tre candidate Italia, Spagna e Cina presenteranno i rispettivi dossier con analisi, previsioni, scopi, garanzie sui quali i delegati voteranno non senza essere “ispirati” (o guidati?) dalla relazione della Commissione di Valutazione, che ha girato in lungo e in largo i 3 paesi sotto l’occhio dell’intramontabile Boris Stankovic.
Attualmente – mi dicono al CIO – la Spagna è in leggero vantaggio. Madrid, centrale operativa della candidatura spagnola, ha avuto la bella idea di offrire all’attrice Oscar Penelope Cruz, brava e simpatica, il ruolo di testimonial e di coinvolgere tutte le città gemellate nel mondo, fra cui Mosca, New York, Caracas. Avrà un consenso planetario. In Cina nessuno vuole andare, però il basket è un fatto nazionale, mi spiega un delegato, mentre l’Italia è il paese della fantasia, del “tutto in ordine niente a posto”, e si presenta purtroppo con un movimento slegato nel punto più alto della sua storia. La Lega sembra l’Italia dei Comuni, la Federbasket col suo presidente Dino Meneghin viene presa a torte in faccia e nessuno dice niente, ma – soprattutto – è l’ultima come impianti (alcuni sono ancora a livello di progetto) e anche le garanzie di pubblico per tutte le gare di qualificazione.
Il Comitato Organizzatore finanziato per questa operazione dalla Fondazione del Monte dei Paschi e Lottomatica non è stato in questi mesi con le mani in mano, e ha condotto un’apprezzabile operazione di lobbyng porta a porta e marketing, grazie a Massimo Blasetti. Si va dalla richiesta di voto della Nuova Zelanda attraverso la discobola vincitrice dell’oro a Pechino, cugina dell’ex azzurro Ricky Morandotti, agli appelli dei personaggi più conosciuti del basket italiano nel mondo. E dopo Ettore Messina è arrivato anche il messaggio di Andrea Bargnani, il “Mago” dei Toronto Raptors, una delle novità della stagione NBA.
“Organizzare il Mondiale del 2014 – ha dichiarato – potrebbe rappresentare per il nostro movimento un punto di partenza per rilanciare la pallacanestro e farla conoscere soprattutto ai più giovani. Mi farebbe molto piacere partecipare a una evento cosi importante in Italia: ho già giocato a Roma con la maglia di Toronto ed è stato emozionante, sarebbe davvero fantastico poter sfidare le nazionali più forti del mondo davanti ai nostri tifosi. Un grosso in bocca al lupo!"
Nel segno di una vecchia amicizia, Dino Meneghin ha chiesto invece a Toto Bulgheroni (Mister Lindt, ex giocatore di basket e attuale consigliere della Federgolf) l’aiuto degli americani, che mettono in campo il Dream Team, la squadra più ambita e seguita. Anche se Bulgheroni non è stato trattato proprio coi guanti nelle alte sfere del basket, rappresenta una lezione di stile vivente e, grazie allo strettissimo rapporto personale con i capi delle due potenze americane, il commissioner della NBA (David Stern) e il presidente dell’US Basketball Board (Jerry Colangelo), ha strappato almeno la simpatia. Il voto, nell’ambito FIBA, dipende infatti da molti altri fattori.
Non è poco. Contatti di questo livello sono preziosi, anche se alla fine prevale un concetto di macroeconomia e non il vecchio concetto di “pizza, mandolino e simpatia”. Lo dimostra il primo caso di lobbyng bi-partisan fra Berlusconi e Prodi per l’Expo, e la candidatura delle Olimpiadi invernali di Torino, gestita in prima persona a suo tempo dagli Agnelli, i quali andavano a visitare col loro aereo personale i potenti di tutto il globo o li ospitavano sotto la Mole.
Per Siena il mondiale è quanto mai strategico. Intanto la Fondazione ci ha già messo dei soldi per la candidatura, altri ne dovrà mettere per finanziare il nuovo Palasport da 10-11 mila posti e – in caso di assegnazione – per le garanzie del girone di qualificazione (e forse anche la fase successiva, come si sente dire). Significa una considerevole esposizione, questo spiega quanto sia forte la presenza di Siena dentro la Lega e la pressione sul movimento. Fa bene. Chi mette soldi vuole anche delle garanzie. Vuoi mai che il basket continui nei prossimi anni ancora a sgonfiarsi, sotto il peso dei suoi squilibri, dei conflitti interni e delle polemiche, della promozione poco articolata, dell’autoreferenzialità. Sarebbe infatti giustificata una simile spesa?
La decisione è imminente. A Ginevra il 22 e 23 maggio le tre candidate Italia, Spagna e Cina presenteranno i rispettivi dossier con analisi, previsioni, scopi, garanzie sui quali i delegati voteranno non senza essere “ispirati” (o guidati?) dalla relazione della Commissione di Valutazione, che ha girato in lungo e in largo i 3 paesi sotto l’occhio dell’intramontabile Boris Stankovic.
Attualmente – mi dicono al CIO – la Spagna è in leggero vantaggio. Madrid, centrale operativa della candidatura spagnola, ha avuto la bella idea di offrire all’attrice Oscar Penelope Cruz, brava e simpatica, il ruolo di testimonial e di coinvolgere tutte le città gemellate nel mondo, fra cui Mosca, New York, Caracas. Avrà un consenso planetario. In Cina nessuno vuole andare, però il basket è un fatto nazionale, mi spiega un delegato, mentre l’Italia è il paese della fantasia, del “tutto in ordine niente a posto”, e si presenta purtroppo con un movimento slegato nel punto più alto della sua storia. La Lega sembra l’Italia dei Comuni, la Federbasket col suo presidente Dino Meneghin viene presa a torte in faccia e nessuno dice niente, ma – soprattutto – è l’ultima come impianti (alcuni sono ancora a livello di progetto) e anche le garanzie di pubblico per tutte le gare di qualificazione.
Il Comitato Organizzatore finanziato per questa operazione dalla Fondazione del Monte dei Paschi e Lottomatica non è stato in questi mesi con le mani in mano, e ha condotto un’apprezzabile operazione di lobbyng porta a porta e marketing, grazie a Massimo Blasetti. Si va dalla richiesta di voto della Nuova Zelanda attraverso la discobola vincitrice dell’oro a Pechino, cugina dell’ex azzurro Ricky Morandotti, agli appelli dei personaggi più conosciuti del basket italiano nel mondo. E dopo Ettore Messina è arrivato anche il messaggio di Andrea Bargnani, il “Mago” dei Toronto Raptors, una delle novità della stagione NBA.
“Organizzare il Mondiale del 2014 – ha dichiarato – potrebbe rappresentare per il nostro movimento un punto di partenza per rilanciare la pallacanestro e farla conoscere soprattutto ai più giovani. Mi farebbe molto piacere partecipare a una evento cosi importante in Italia: ho già giocato a Roma con la maglia di Toronto ed è stato emozionante, sarebbe davvero fantastico poter sfidare le nazionali più forti del mondo davanti ai nostri tifosi. Un grosso in bocca al lupo!"
Nel segno di una vecchia amicizia, Dino Meneghin ha chiesto invece a Toto Bulgheroni (Mister Lindt, ex giocatore di basket e attuale consigliere della Federgolf) l’aiuto degli americani, che mettono in campo il Dream Team, la squadra più ambita e seguita. Anche se Bulgheroni non è stato trattato proprio coi guanti nelle alte sfere del basket, rappresenta una lezione di stile vivente e, grazie allo strettissimo rapporto personale con i capi delle due potenze americane, il commissioner della NBA (David Stern) e il presidente dell’US Basketball Board (Jerry Colangelo), ha strappato almeno la simpatia. Il voto, nell’ambito FIBA, dipende infatti da molti altri fattori.
Non è poco. Contatti di questo livello sono preziosi, anche se alla fine prevale un concetto di macroeconomia e non il vecchio concetto di “pizza, mandolino e simpatia”. Lo dimostra il primo caso di lobbyng bi-partisan fra Berlusconi e Prodi per l’Expo, e la candidatura delle Olimpiadi invernali di Torino, gestita in prima persona a suo tempo dagli Agnelli, i quali andavano a visitare col loro aereo personale i potenti di tutto il globo o li ospitavano sotto la Mole.
Per Siena il mondiale è quanto mai strategico. Intanto la Fondazione ci ha già messo dei soldi per la candidatura, altri ne dovrà mettere per finanziare il nuovo Palasport da 10-11 mila posti e – in caso di assegnazione – per le garanzie del girone di qualificazione (e forse anche la fase successiva, come si sente dire). Significa una considerevole esposizione, questo spiega quanto sia forte la presenza di Siena dentro la Lega e la pressione sul movimento. Fa bene. Chi mette soldi vuole anche delle garanzie. Vuoi mai che il basket continui nei prossimi anni ancora a sgonfiarsi, sotto il peso dei suoi squilibri, dei conflitti interni e delle polemiche, della promozione poco articolata, dell’autoreferenzialità. Sarebbe infatti giustificata una simile spesa?