di Enrico Campana
SIENA. Un amico mi consiglia di abbassare i toni dei miei articoli. Rinvio quindi a un “prossimamente su questi schermi” il tema divertente che avevo in mente tornando da Bologna, dove ho approfittato di un biglietto-omaggio (ringraziosentitamente il signor Claudio Sabatini) per l’inizio del tour della nuova Pausini sempre impegnata a indagare nella sua “geografia” di vita, a cantare l’amore “l’unica cosa che ci rende liberi” (e se non ama più, Laura cara, qual è l’alternativa?). La bravissima razdora della musica italiana adesso è anche impegnata a lanciare messaggi ecologici e durante il concerto, davanti a 13 mila spettatori, ha avuto un insospettato momento di trasgressione nel contesto di un’evoluzione rockettara, con inediti altissimi tacchi a spillo.
Ho seguito l’allenamento di Matteo Boniciolli, davvero uno di quelli che si sta staccando dal gruppo e, grazie a Tino Zorzi e a uno dei migliori staff societari che io conosca (mi scuso con quelli che non conosco…), ha riaggiustato il mosaico, come aveva già fatto anni fa a Ostenda. Mi dice orgogliosamente che, modestia a parte, crede proprio di aver fatto il salto di qualità entrando in ben 5 finali. Non si tratta di un peccato di vanità, lo dimostrano i risultati della Virtus dopo l’infelice partenza, il meno 28 nella preseason contro Siena di settembre a Firenze, il 2-5 “gestione Pasquali”, l’addio al problematico Arnold e l’arrivo di Terry Reyshawn, il quasi harakiri legato all’ipotesi di un taglio di Boykins, personaggio “Just do it” come sta scritto nelle magliette del suo camp.
Pian piano gran parte dei problemi sono stati risolti, ma non tutti. La Fortezza in fondo ha vinto le partite che doveva vincere, magari di un soffio ma le ha vinte, è arrivata al secondo posto in campionato, anche se il suo calendario nelle ultime 5 gare è tremendo: Teramo,Ferrara e Montegranaro fuori casa, Siena e Benetton in casa. Ma è intanto nelle Final Four dell’Eurochallenge dal 24 al 26 aprile, ed è probabile che rivinca una coppa internazionale dopo un decennio, cosa buona – oltre che per il suo patron il quale è 0-3 nelle finali di coppa italiane – anche per il basket nostrano, specie di questi tempi. Se non erro manca un successo dall’Uleb dei primi anni del 2000 di Ataman, spartiacque fra il passato e un presente importante di Siena che, a leggere le dichiarazioni post-Panathinaikos sulle pagine toscane di Repubblica, è sempre progettualmente molto attiva, vedi la possibilità di giocare alcune gare dell’Eurolega a Firenze.
Sulla sconfitta di Siena col Panathinaikos non ci sono ombre, misteri, inchieste da fare. Tanta stanchezza, l’infortunio inopinato di Lavrinovic, la caviglia di Domercant, magari anche la scelta di firmare il 34enne Arriel McDonald, presentato all’arrivo come l’ex ideale per le partite col Panathinaikos e Maccabi, che ha purtroppo trascorso quasi tutto il tempo in panchina. E tonnellate di pressione, per cui trovo giusta l’ipotesi secondo cui il rinvio della gara con Avellino ha creato una pausa di tensione troppo ampia, ben 4 giorni, mentre giocando la domenica serviva a scaricare l’elettricità. Ribadisco, inoltre, che l’ago della bilancia fosse il duello fra i big man Eze e il giovane talentuoso Pekovic, tesi che non credo campata in aria da quel che ho visto. E credo che la squadra flessibile, con molti esterni, andasse bene per vincere lo scudetto ma in Europa era un lusso. Vien da mangiarsi le mani ripensando alla possibilità di prendere CJ Wallace, quando in estate venne sciolta dalla FIP Capo d’Orlando e il big-man bianco di Princetown, il n. 1 della stagione, era libero.
In ogni caso, penso che già fin da ora Siena sia sul mercato per il big-man che deve completare il mosaico della prossima Eurolega, mica per sfiduciare Eze quanto per creare un’alternativa in un ruolo chiave, in cui alcune squadre europee sono ben coperte.
Ma tornando a Bologna, probabilmente se la ditta “Matteo e Tonino” fosse arrivata a Milano, senza nulla togliere a Piero Bucchi di cui ho stima, l’Armani jeans avrebbe avuto quel quid d’esperienza in più nella non facile transition. Ho provato a buttare lì a “don Matteo”, il lungo coach triestino allievo di Tanjevic quasi laureato in filosofia, se fino ad oggi i giornalisti non l’hanno ancora sfruculiato con la fatidica domanda: “coach, questa Virtus può vincere lo scudetto?”. Sul “no comment” mi sono divertito a mettere il mio pronostico in una busta, con tanto di data e spiegazione tecnica, e me lo tengo per me. In media stat virtus, ma con la v minuscola, nel senso che sto prudentemente nel mezzo o con i più forti come in Italia fan tutti in queste cose, non solo nel mondo dei canestri. Si vive meglio.
Certo che ogni volta che metto piede a Bologna, nel cuore della natia terra emiliana, mi riconcilio con la “pallacanestro grassa”, spigolando storielle che il calcio di sogna. Raccontano, ad esempio, che saputo del possibile ingiusto foglio di via della società a Boykyns quando andò in America per far operare il figlioletto di adenoidi, il comitato degli inquilini dello stabile del centro dove lui abita scrisse alla società chiedendo di trattenerlo. Secondo loro si perdeva una persona per bene, che – quando non era con la famiglia o in palestra – insegnava il basket ai ragazzini del playground dietro casa.
Vedremo dunque se dopo il 18 giugno il pallone dello scudetto lo porterà Siena al sindaco Cenni, o la Virtus a colui che verrà eletto il 6 giugno a Bologna. Che potrebbe essere, ma guarda un po’, Alfredo Cazzola, uno del basket, ex proprietario del club bianconero e poi del Bologna calcio.
SIENA. Un amico mi consiglia di abbassare i toni dei miei articoli. Rinvio quindi a un “prossimamente su questi schermi” il tema divertente che avevo in mente tornando da Bologna, dove ho approfittato di un biglietto-omaggio (ringraziosentitamente il signor Claudio Sabatini) per l’inizio del tour della nuova Pausini sempre impegnata a indagare nella sua “geografia” di vita, a cantare l’amore “l’unica cosa che ci rende liberi” (e se non ama più, Laura cara, qual è l’alternativa?). La bravissima razdora della musica italiana adesso è anche impegnata a lanciare messaggi ecologici e durante il concerto, davanti a 13 mila spettatori, ha avuto un insospettato momento di trasgressione nel contesto di un’evoluzione rockettara, con inediti altissimi tacchi a spillo.
Ho seguito l’allenamento di Matteo Boniciolli, davvero uno di quelli che si sta staccando dal gruppo e, grazie a Tino Zorzi e a uno dei migliori staff societari che io conosca (mi scuso con quelli che non conosco…), ha riaggiustato il mosaico, come aveva già fatto anni fa a Ostenda. Mi dice orgogliosamente che, modestia a parte, crede proprio di aver fatto il salto di qualità entrando in ben 5 finali. Non si tratta di un peccato di vanità, lo dimostrano i risultati della Virtus dopo l’infelice partenza, il meno 28 nella preseason contro Siena di settembre a Firenze, il 2-5 “gestione Pasquali”, l’addio al problematico Arnold e l’arrivo di Terry Reyshawn, il quasi harakiri legato all’ipotesi di un taglio di Boykins, personaggio “Just do it” come sta scritto nelle magliette del suo camp.
Pian piano gran parte dei problemi sono stati risolti, ma non tutti. La Fortezza in fondo ha vinto le partite che doveva vincere, magari di un soffio ma le ha vinte, è arrivata al secondo posto in campionato, anche se il suo calendario nelle ultime 5 gare è tremendo: Teramo,Ferrara e Montegranaro fuori casa, Siena e Benetton in casa. Ma è intanto nelle Final Four dell’Eurochallenge dal 24 al 26 aprile, ed è probabile che rivinca una coppa internazionale dopo un decennio, cosa buona – oltre che per il suo patron il quale è 0-3 nelle finali di coppa italiane – anche per il basket nostrano, specie di questi tempi. Se non erro manca un successo dall’Uleb dei primi anni del 2000 di Ataman, spartiacque fra il passato e un presente importante di Siena che, a leggere le dichiarazioni post-Panathinaikos sulle pagine toscane di Repubblica, è sempre progettualmente molto attiva, vedi la possibilità di giocare alcune gare dell’Eurolega a Firenze.
Sulla sconfitta di Siena col Panathinaikos non ci sono ombre, misteri, inchieste da fare. Tanta stanchezza, l’infortunio inopinato di Lavrinovic, la caviglia di Domercant, magari anche la scelta di firmare il 34enne Arriel McDonald, presentato all’arrivo come l’ex ideale per le partite col Panathinaikos e Maccabi, che ha purtroppo trascorso quasi tutto il tempo in panchina. E tonnellate di pressione, per cui trovo giusta l’ipotesi secondo cui il rinvio della gara con Avellino ha creato una pausa di tensione troppo ampia, ben 4 giorni, mentre giocando la domenica serviva a scaricare l’elettricità. Ribadisco, inoltre, che l’ago della bilancia fosse il duello fra i big man Eze e il giovane talentuoso Pekovic, tesi che non credo campata in aria da quel che ho visto. E credo che la squadra flessibile, con molti esterni, andasse bene per vincere lo scudetto ma in Europa era un lusso. Vien da mangiarsi le mani ripensando alla possibilità di prendere CJ Wallace, quando in estate venne sciolta dalla FIP Capo d’Orlando e il big-man bianco di Princetown, il n. 1 della stagione, era libero.
In ogni caso, penso che già fin da ora Siena sia sul mercato per il big-man che deve completare il mosaico della prossima Eurolega, mica per sfiduciare Eze quanto per creare un’alternativa in un ruolo chiave, in cui alcune squadre europee sono ben coperte.
Ma tornando a Bologna, probabilmente se la ditta “Matteo e Tonino” fosse arrivata a Milano, senza nulla togliere a Piero Bucchi di cui ho stima, l’Armani jeans avrebbe avuto quel quid d’esperienza in più nella non facile transition. Ho provato a buttare lì a “don Matteo”, il lungo coach triestino allievo di Tanjevic quasi laureato in filosofia, se fino ad oggi i giornalisti non l’hanno ancora sfruculiato con la fatidica domanda: “coach, questa Virtus può vincere lo scudetto?”. Sul “no comment” mi sono divertito a mettere il mio pronostico in una busta, con tanto di data e spiegazione tecnica, e me lo tengo per me. In media stat virtus, ma con la v minuscola, nel senso che sto prudentemente nel mezzo o con i più forti come in Italia fan tutti in queste cose, non solo nel mondo dei canestri. Si vive meglio.
Certo che ogni volta che metto piede a Bologna, nel cuore della natia terra emiliana, mi riconcilio con la “pallacanestro grassa”, spigolando storielle che il calcio di sogna. Raccontano, ad esempio, che saputo del possibile ingiusto foglio di via della società a Boykyns quando andò in America per far operare il figlioletto di adenoidi, il comitato degli inquilini dello stabile del centro dove lui abita scrisse alla società chiedendo di trattenerlo. Secondo loro si perdeva una persona per bene, che – quando non era con la famiglia o in palestra – insegnava il basket ai ragazzini del playground dietro casa.
Vedremo dunque se dopo il 18 giugno il pallone dello scudetto lo porterà Siena al sindaco Cenni, o la Virtus a colui che verrà eletto il 6 giugno a Bologna. Che potrebbe essere, ma guarda un po’, Alfredo Cazzola, uno del basket, ex proprietario del club bianconero e poi del Bologna calcio.