di Enrico Campana
SIENA. Il basket è acefalo, la Federazione non ha un presidente, è commissariata, e pochi giorni fa se n’è andato sbattendo la porta Francesco Corrado, un commercialista quotatissimo, piemontese, molto vicino ad Altissimo, un grande liberale, e che ha gestito realtà scottanti, vedi la Breda Milano, e con la famiglia Allievi è stato artefice del miracolo di Cantù. Figura di spessore, navigato, non è riuscito a tirare dentro, mi raccontava tempo fa facendo capire che ormai era al capolinea, i grandi investitori, da ultimo Armani, che operano come ventriloqui. E ha lasciato la presidenza con questo epitaffio: “In questa associazione è difficile coniugare l’interesse col singolo, e questo spiega i 3 presidenti in pochi mesi”.
E’ una crisi imbarazzante, che promuove malamente un campionato che tutto sommato piace e diverte. Una crisi che parte da lontano, da vecchie litigiosità, e ha avuto un’impennata con l’intervento di un pm (caso Lorbek) che con le sue intercettazioni denunciò uno spaccato di mala gestione di questo sport ma la cui pratica è stata archiviata dal giudice. Abbiamo chiesto un commento, su questo scenario, al massimo esperto di “cose politiche” del basket, Andrea Tosi della Gazzetta dello Sport, una laurea in giurisprudenza.
Cosa pensa del brutto regalo che Francesco Corrado ha fatto alla Lega andandosene da presidente di Legabasket e sbattendo giustamente da la porta, figura coerente e vecchio stampo?
“Queste dimissioni sono invero una tempesta in un bicchiere d'acqua. E ciò per tre motivi: 1) perchè erano già state avanzate o soltanto paventate in altre occasioni, massimamente quando ci fu un forte contrasto tra i club e lo stesso Corrado sull'opportunità di presentare la nuova stagione sulla famosa nave di Venezia, quando all'epoca pendevano le radiazioni di Napoli e Capo d'Orlando per cui sembrò di essere sul Titanic; 2) perchè la figura di Corrado è sempre stata interpretata dagli stessi club come quella del buon padre di famiglia chiamato a gestire l'ordinaria amministrazione dopo il brutto pasticcio del doppio incarico (presidente e ad, n.d.a.) affidato alla meteora Pieraccioni; 3) perchè, collegato al punto precedente, oggi a questa Lega non fa comodo un vero commissioner decisionista ma un presidente che venga orientato dal potente di turno, una volta Buzzavo di Treviso, adesso Minucci di Siena, in modo che le cose rimangano sempre uguali, perpetuando errori, litigi e consorterie interne.
Alla fin della fiera se non è zuppa è pan bagnato o, viste le identità geografiche dei duellanti, siamo passati dalla “sopa de fasoj” alla “ribollita”?
“Insomma, l'anziano dirigente canturino non è mai stato considerato un operativo capace di dirigere la politica dell'Assemblea”
Come può cambiare lo scenario?
“Adesso la Lega, bruciati tre presidenti in 18 mesi – e alla fine il tanto bistrattato Prandi è riuscito nell'impresa, in questo clima da notte perenne di lunghi coltelli, a resistere quasi sei anni -, si trova di fronte al dubbio se insediare un traghettatore fino a giugno per poi nominare un presidente effettivo oppure optare per un direttorio di 3-5 membri ed attendere gli sviluppi della nomina del nuovo presidente Federale, cioè Dino Meneghin, per sviluppare un contraddittorio con la Fip attraverso la dialettica diretta dei club anziché quella di un presidente spesso sconfessato dai fatti”
Un quadro confuso, forse sarebbe l’ora di certi chiarimenti…
“Sì, in Lega, bisognerà chiarire qual è il vero ruolo di Claudio Sabatini, patron e gran guru della Virtus, un fantasma all'anagrafe dei canestri (è colui che ha dichiarato di aver fatto un mutuo di 20 milioni di euro per l’acquisto del Palazzo dello Sport di Casalecchio, n.d.a). Sabatini infatti non è tesserato e perciò non dovrebbe prendere parte ai lavori assembleari, in pratica è un ospite che però conta molto”
Un ospite che si passerà alla storia come il “mangiapresidenti”, il terribile avvocato Porelli al suo confronto era un buonista?
“Il suo ostracismo a Prandi, Pieraccioni e anche nei confronti dello stesso Corrado, ha portato alla caduta di tutti gli ultimi tre presidenti. Forse sarebbe il momento che Sabatini uscisse allo scoperto indicando il suo preferito, cioè Valentino Renzi, presidente della LegaDue. E' un modo per esercitare la propria influenza senza troppi sotterfugi ma, all'opposto, anche quello di bruciare il proprio candidato: subito si scatenerebbe la rissa dei veti incrociato. Sabatini è molto ascoltato (e con il senese Minucci ha creato una sorta di asse di ferro, n.d.a) ma in questi anni qualche nemico se lo è fatto”.
In questo basket di presidenti-assenti (è anche il caso del grande stilista Armani, che dopo aver acquistato Milano nessuno ha mai visto e sentito) e di presidenti che giocano coi soldi degli altri, perché Sabatini non scende in campo come il predecessore Cazzola che fece molto bene?
“Perchè dopo l'epopea Cazzola e la meteora Madrigali, sono cambiati i tempi e, anche se non scritte, le regole. Adesso viene malvisto il doppio ruolo di presidente di Lega-presidente o patron di un club. Inoltre questa soluzionelimiterebbe il potere d'azione all'interno dell'Assemblea per il conflitto d'interessi. Perciò non credo che Sabatini accetterebbe l'incarico, casomai gli venisse offerto (ma non credo). Lo stesso vale per Minucci, più sottile e meno impulsivo del Sabba”
Il mio commento? Credo che, alla fine, ci sarà un upgrade di Valentino Renzi, attuale direttore di LegaDue, marchigiano mai chiamato in grandi club e grandi città, e al suo posto andrà Sandro Crovetti, ex segretario della Lega, per cui cambiando l’ordine degli addendi (fra parentesi, i due sono in love con Siena) il risultato sarà lo stesso.
