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di Enrico Campana
SIENA. Mi chiamano da Firenze chiedendomi cosa ne penso della proposta di Siena di giocare la Coppa Italia al Palamandela di Firenze. Inevitabile una chiosa personale del mio informatore: “Pensa te, presentare a Palazzo Vecchio un’amichevole di Siena con l’Efes Istanbul, da non credere ai propri occhi. E c’era addirittura il Renzi…”. Il mio commento non può che essere compiaciuto:“Bel colpo davvero, Matteo Renzi!. Con tutto quel daffare del programma dei 100 giorni e la Cittadella Viola il sindaco trova anche il tempo per occuparsi di basket. Bravo, proprio bravo”.
Pausa… “Mmm, veramente… – balbetta il mio interlocutore – si trattava di Renzi Valentino, non il sindaco. Peccato che il presidente di Lega non fosse al tavolo, stranamente stava seduto in fondo alla sala. Comunque ha parlato coi giornalisti e confermato che si tratta di un’interessante opportunità”.
Mi documento grazie ai colleghi presenti, questa rubrica è letta (per fortuna) anche per le virgole. L’indomani il Corriere Fiorentino conferma che le dichiarazioni ci sono state. E Renzi Valentino ha testualmente detto: "Organizzare le Final Eight è un’opportunità che ci interessa e che vogliamo valutare con attenzione. Firenze potrebbe essere la città giusta sia per la sua centralità che per la storia ed il suo passato di baske"».
Vado a controllare il sito di Lega Basket, l’idea di giocare le Final Eight a Firenze naturalmente lampeggia nei titoli di testa, con tanto di foto del proponente. Ma di Renzi Valentino nella sua funzione di presidente nemmeno un rigo. Possibile? Non doveva essere proprio lui a legittimare questa candidatura invece di Siena? Evitiamo le polemiche e i fraintendimenti: Siena giustamente fa il suo gioco…
Mi chiedo però come sia possibile che tanta legittima rappresentatività sia capovolta di 180 gradi, e se è giusto che i presidenti dei club di Serie A vengano a sapere di questa “candidatura forte” quando le bocce sono già in volo. Fatemi capire, avrebbe detto Candido Cannavò…
Avrebbe dovuto prendere ufficialmente la parola il dottor Renzi Valentino, ringraziare innanzitutto Firenze per l’onere e Siena per la proposta, ma premettere che esistono (o non ci sono?) altre candidature, se non altro per non creare troppe aspettative.
Sono del tutto abolite in questa Lega , mi domando ancora, le procedure?. Ok, si chiude (sembrerebbe a buon mercato, rimettendo le previste penali) il ciclo della Virtus. Si enuncia anche il ritorno all’aureo concetto della sede neutrale e poi uno si espone in questo modo? Ma forse è colpa della sindrome di Stendhal… Firenze è uno dei grandi capolavori dell’Umanità e rischia lo svenimento chi ci capita di rado, finendo per dire cose che non si potrebbero dire. Del resto era già successo a Dino Meneghin: invitato (ad hoc ?) sotto le elezioni (locali) aveva promesso a Firenze una wild card, però non di sua competenza.
Alla Lega spiegano che non c’era più tempo per il bando, quindi perché mai non andare a Firenze? Dalle torri bolognesi filtrerebbe la notizia che sono in ballo anche Pesaro (verrà bocciata per il summenzionato concetto di neutralità…) e Forlì (ha già avuto in passato l’evento, ma con tutto il rispetto non vale il palcoscenico di Firenze). Ma siamo certi che in quelle due piazze il presidente c’è già stato, o deve ancora farlo, e ha diffuso nel frattempo un’informativa a tutti i presidenti di queste opzioni?
E cosa ne pensa Sky? Mettiamo che voglia organizzare Milano o Roma, si può dire di no a cuor leggero? La Coppa Italia è una competizione che concentra ben 8 squadre su 16, mica è un privè, e bastavano non più di 5 minuti nell’ultima riunione di Lega per informare i presidenti che erano aperte le danze, perché si rinunciava al bando, si andava all’offerta libera.
Mmmh… Niente di male, ma se ci fosse un po’ di chiarezza e professionalità nell’esercizio il basket ne guadagnerebbe, come ha sentenziato persino una Procura della Repubblica, per cui posso “accodarmi” e dire che la forma conta.
Nel pomeriggio di ieri mi ha chiamato la radio per la quale curo una rubrica e il notiziario. Il mio commento testuale sull’iniziativa di Siena è stato positivo: “Qui gatta ci cova. Ogni iniziativa di Siena guarda lontano, si tratta di una buona idea, ma bisogna vedere cosa ne pensano gli altri 15 presidenti di Lega”.
Il presidente di Siena è dotato di grande intraprendenza. Lui fa il suo gioco, peggio per gli ignavi. Il progetto del Palazzo dello Sport è congelato per altre priorità (ma dicono anche che il costo era di ben 63 milioni di euro) e forse varrebbe la pena, visti gli spazi esterni di trasformare in un moderno “Dome” quello attuale. Insomma, un po’ di battage in questo momento di rinnovo degli abbonamenti fa comodo.
E così per il secondo anno si sfrutta, grazie a un accordo di collaborazione sancito da protocollo, il richiamo di Firenze, regalando una pre-season. Peccato sia la ripetizione della stessa pre-season a soli 3 giorni, a soli 50 km di distanza e con lo stesso avversario. Certo, c’è l’aggiunta della bella iniziativa dei ragazzini radunati in Santa Croce, come ho sottolineato alla radio. Firenze però merita qualcosa di più di un’ottima squadra turca. Se vai a Firenze devi vestire i panni dei re Magi. Stavolta tutti si sarebbero aspettati come minimo di vedere al Palamandela una squadra NBA. Ne circolano tante ormai per l’Europa che sarebbero entusiaste, le grandi star, di giocare a Firenze.
A Firenze bisogna fare le cose in grande, come ad esempio Conte of Florence. Ben 10 anni fa ha inventato una gara di golf sull’Arno unica al mondo vista da 400 milioni di telespettatori, grazie alla troupe televisiva che cura tutte le riprese del tour mondiale del golf. Prima o poi riuscirà anche a far giocare Tiger Woods per beneficenza.
Un evento così non è sport, è turismo, immagine, porta visitatori alla città, clienti nei negozi, è un bagno d’affari e di cultura. Ma certo la bravura del presidente (sempre più presidenzialista”!) è anche quella di copiare le buone idee, vedrete quale sarà la sorpresa per l’anno prossimo.
Intanto però la collaborazione fra Firenze e Siena sembra abbia incontrato qualche ostacolo. Leggo sul Corriere Fiorentino questo passo eloquente dell’articolo, che riassumo: “La conferenza stampa in Palazzo Vecchio, complice la tragedia di Kabul, ha comunque riservato qualche strascico polemico… Non c’è quindi stato tempo per parlare dell’accordo di collaborazione fra la Mens Sana ed un accresciuto (rispetto ai quattro firmatari dell’accordo del 2008) gruppo di società fiorentine. Alcuni dirigenti, accorsi in Palazzo Vecchio, hanno ascoltato Minucci, ma non hanno potuto dire niente. La collaborazione Siena- Firenze si farà, ma diciamo che il primo atto di questa nuova unione non è stato dei più felici”
Siena sogna un derby con Firenze, propone la Coppa Italia, rilancia l’idea di una gara di Eurolega e magari di transfert in blocco per l’attività internazionale, se non gli costruiscono il palazzo. Certo, il marketing è una cosa, la realtà della love story è leggermente diversa.
Vediamola. Quando la Virtus Siena ha avuto la possibilità di disputare la A-2, davo per scontato che si ripetesse in Siena il fortunato gemellaggio ai tempi delle due squadre varesine, l’Ignis e la Robur et Fides. L’Ignis mandava ogni anno a maturare i suoi giovani, i Meneghin e i Bovone, nella squadra oratoriana, la quale poteva stare con dignità nella seconda serie, e passava a sua volta i migliori prodotti della sua grandissima scuola, gli Ossola e Rusconi.
Sarebbe bastata, credo, una parola mensanina e la Virtus avrebbe fatto la A-2 o ceduto – seconda ipotesi – col placet della FIP il suo diritto a Firenze in virtù dell’accordo di collaborazione che nasceva nel momento più buio del basket gigliato. Ne avrebbero guadagnato tutti, non voglio credere che – come raccontano – al Monte si siano rimangiati misteriosamente nella notte la promessa di un finanziamento fatta alla Virtus. Certamente la crisi economica ha avuto la sua parte, ma bastavano un paio di semplici mosse per realizzare un triplo affare invece di un arrocco raggelante.
La Virtus cedeva i diritti a Firenze, incassava qualche centinaio di milioni da investire nel suo settore giovanile. Quindi i soldi rimanevano dentro Siena. Mai vista una squadra di basket che si trova fra le mani il biglietto della lotteria e non riesce ad incassarlo. Beati senesi… Insomma alla fin della fiera Firenze passava dalla B-2 e tornando subito in A2 poteva lasciarsi alle spalle tre lustri di frustrazioni. E la Mens Sana regalava allo sport e alla Toscana un grande gesto. Avendo addirittura giocatori in soprannumero pensavo – oh me ingenuo sognatore – capisse quanto fosse utile chiudere questo giro a tre mandando, faccio un nome, Davis Moss a Firenze per riaverlo fra un anno e non prestarlo alla concorrente per lo scudetto. David Moss certamente avrebbe scatenato una fenomenologia simile a quella dei tempi di JJ Anderson, un campione che aveva tutte le sue stesse caratteristiche e che ancor oggi nei ricordi degli sportivi figliati, magari più di tanti calciatori viola.
Per stare questa settimana su un fatto di cronaca, rinvio alla prossima la puntata dedicata alla Libertà di Stampa, spinto dal gesto divertente di un mio collega il quale ha esposto dalla balconata della sua casa in una amena valle senese uno striscione – rivolto a Siena – e firmato Don Chisciotte “perché – mi racconta – spero di incuriosire gli elicotteri della finanza e della polizia che passano spesso di qui per parlare con loro di questa sacrosanta libertà”.
SIENA. Mi chiamano da Firenze chiedendomi cosa ne penso della proposta di Siena di giocare la Coppa Italia al Palamandela di Firenze. Inevitabile una chiosa personale del mio informatore: “Pensa te, presentare a Palazzo Vecchio un’amichevole di Siena con l’Efes Istanbul, da non credere ai propri occhi. E c’era addirittura il Renzi…”. Il mio commento non può che essere compiaciuto:“Bel colpo davvero, Matteo Renzi!. Con tutto quel daffare del programma dei 100 giorni e la Cittadella Viola il sindaco trova anche il tempo per occuparsi di basket. Bravo, proprio bravo”.
Pausa… “Mmm, veramente… – balbetta il mio interlocutore – si trattava di Renzi Valentino, non il sindaco. Peccato che il presidente di Lega non fosse al tavolo, stranamente stava seduto in fondo alla sala. Comunque ha parlato coi giornalisti e confermato che si tratta di un’interessante opportunità”.
Mi documento grazie ai colleghi presenti, questa rubrica è letta (per fortuna) anche per le virgole. L’indomani il Corriere Fiorentino conferma che le dichiarazioni ci sono state. E Renzi Valentino ha testualmente detto: "Organizzare le Final Eight è un’opportunità che ci interessa e che vogliamo valutare con attenzione. Firenze potrebbe essere la città giusta sia per la sua centralità che per la storia ed il suo passato di baske"».
Vado a controllare il sito di Lega Basket, l’idea di giocare le Final Eight a Firenze naturalmente lampeggia nei titoli di testa, con tanto di foto del proponente. Ma di Renzi Valentino nella sua funzione di presidente nemmeno un rigo. Possibile? Non doveva essere proprio lui a legittimare questa candidatura invece di Siena? Evitiamo le polemiche e i fraintendimenti: Siena giustamente fa il suo gioco…
Mi chiedo però come sia possibile che tanta legittima rappresentatività sia capovolta di 180 gradi, e se è giusto che i presidenti dei club di Serie A vengano a sapere di questa “candidatura forte” quando le bocce sono già in volo. Fatemi capire, avrebbe detto Candido Cannavò…
Avrebbe dovuto prendere ufficialmente la parola il dottor Renzi Valentino, ringraziare innanzitutto Firenze per l’onere e Siena per la proposta, ma premettere che esistono (o non ci sono?) altre candidature, se non altro per non creare troppe aspettative.
Sono del tutto abolite in questa Lega , mi domando ancora, le procedure?. Ok, si chiude (sembrerebbe a buon mercato, rimettendo le previste penali) il ciclo della Virtus. Si enuncia anche il ritorno all’aureo concetto della sede neutrale e poi uno si espone in questo modo? Ma forse è colpa della sindrome di Stendhal… Firenze è uno dei grandi capolavori dell’Umanità e rischia lo svenimento chi ci capita di rado, finendo per dire cose che non si potrebbero dire. Del resto era già successo a Dino Meneghin: invitato (ad hoc ?) sotto le elezioni (locali) aveva promesso a Firenze una wild card, però non di sua competenza.
Alla Lega spiegano che non c’era più tempo per il bando, quindi perché mai non andare a Firenze? Dalle torri bolognesi filtrerebbe la notizia che sono in ballo anche Pesaro (verrà bocciata per il summenzionato concetto di neutralità…) e Forlì (ha già avuto in passato l’evento, ma con tutto il rispetto non vale il palcoscenico di Firenze). Ma siamo certi che in quelle due piazze il presidente c’è già stato, o deve ancora farlo, e ha diffuso nel frattempo un’informativa a tutti i presidenti di queste opzioni?
E cosa ne pensa Sky? Mettiamo che voglia organizzare Milano o Roma, si può dire di no a cuor leggero? La Coppa Italia è una competizione che concentra ben 8 squadre su 16, mica è un privè, e bastavano non più di 5 minuti nell’ultima riunione di Lega per informare i presidenti che erano aperte le danze, perché si rinunciava al bando, si andava all’offerta libera.
Mmmh… Niente di male, ma se ci fosse un po’ di chiarezza e professionalità nell’esercizio il basket ne guadagnerebbe, come ha sentenziato persino una Procura della Repubblica, per cui posso “accodarmi” e dire che la forma conta.
Nel pomeriggio di ieri mi ha chiamato la radio per la quale curo una rubrica e il notiziario. Il mio commento testuale sull’iniziativa di Siena è stato positivo: “Qui gatta ci cova. Ogni iniziativa di Siena guarda lontano, si tratta di una buona idea, ma bisogna vedere cosa ne pensano gli altri 15 presidenti di Lega”.
Il presidente di Siena è dotato di grande intraprendenza. Lui fa il suo gioco, peggio per gli ignavi. Il progetto del Palazzo dello Sport è congelato per altre priorità (ma dicono anche che il costo era di ben 63 milioni di euro) e forse varrebbe la pena, visti gli spazi esterni di trasformare in un moderno “Dome” quello attuale. Insomma, un po’ di battage in questo momento di rinnovo degli abbonamenti fa comodo.
E così per il secondo anno si sfrutta, grazie a un accordo di collaborazione sancito da protocollo, il richiamo di Firenze, regalando una pre-season. Peccato sia la ripetizione della stessa pre-season a soli 3 giorni, a soli 50 km di distanza e con lo stesso avversario. Certo, c’è l’aggiunta della bella iniziativa dei ragazzini radunati in Santa Croce, come ho sottolineato alla radio. Firenze però merita qualcosa di più di un’ottima squadra turca. Se vai a Firenze devi vestire i panni dei re Magi. Stavolta tutti si sarebbero aspettati come minimo di vedere al Palamandela una squadra NBA. Ne circolano tante ormai per l’Europa che sarebbero entusiaste, le grandi star, di giocare a Firenze.
A Firenze bisogna fare le cose in grande, come ad esempio Conte of Florence. Ben 10 anni fa ha inventato una gara di golf sull’Arno unica al mondo vista da 400 milioni di telespettatori, grazie alla troupe televisiva che cura tutte le riprese del tour mondiale del golf. Prima o poi riuscirà anche a far giocare Tiger Woods per beneficenza.
Un evento così non è sport, è turismo, immagine, porta visitatori alla città, clienti nei negozi, è un bagno d’affari e di cultura. Ma certo la bravura del presidente (sempre più presidenzialista”!) è anche quella di copiare le buone idee, vedrete quale sarà la sorpresa per l’anno prossimo.
Intanto però la collaborazione fra Firenze e Siena sembra abbia incontrato qualche ostacolo. Leggo sul Corriere Fiorentino questo passo eloquente dell’articolo, che riassumo: “La conferenza stampa in Palazzo Vecchio, complice la tragedia di Kabul, ha comunque riservato qualche strascico polemico… Non c’è quindi stato tempo per parlare dell’accordo di collaborazione fra la Mens Sana ed un accresciuto (rispetto ai quattro firmatari dell’accordo del 2008) gruppo di società fiorentine. Alcuni dirigenti, accorsi in Palazzo Vecchio, hanno ascoltato Minucci, ma non hanno potuto dire niente. La collaborazione Siena- Firenze si farà, ma diciamo che il primo atto di questa nuova unione non è stato dei più felici”
Siena sogna un derby con Firenze, propone la Coppa Italia, rilancia l’idea di una gara di Eurolega e magari di transfert in blocco per l’attività internazionale, se non gli costruiscono il palazzo. Certo, il marketing è una cosa, la realtà della love story è leggermente diversa.
Vediamola. Quando la Virtus Siena ha avuto la possibilità di disputare la A-2, davo per scontato che si ripetesse in Siena il fortunato gemellaggio ai tempi delle due squadre varesine, l’Ignis e la Robur et Fides. L’Ignis mandava ogni anno a maturare i suoi giovani, i Meneghin e i Bovone, nella squadra oratoriana, la quale poteva stare con dignità nella seconda serie, e passava a sua volta i migliori prodotti della sua grandissima scuola, gli Ossola e Rusconi.
Sarebbe bastata, credo, una parola mensanina e la Virtus avrebbe fatto la A-2 o ceduto – seconda ipotesi – col placet della FIP il suo diritto a Firenze in virtù dell’accordo di collaborazione che nasceva nel momento più buio del basket gigliato. Ne avrebbero guadagnato tutti, non voglio credere che – come raccontano – al Monte si siano rimangiati misteriosamente nella notte la promessa di un finanziamento fatta alla Virtus. Certamente la crisi economica ha avuto la sua parte, ma bastavano un paio di semplici mosse per realizzare un triplo affare invece di un arrocco raggelante.
La Virtus cedeva i diritti a Firenze, incassava qualche centinaio di milioni da investire nel suo settore giovanile. Quindi i soldi rimanevano dentro Siena. Mai vista una squadra di basket che si trova fra le mani il biglietto della lotteria e non riesce ad incassarlo. Beati senesi… Insomma alla fin della fiera Firenze passava dalla B-2 e tornando subito in A2 poteva lasciarsi alle spalle tre lustri di frustrazioni. E la Mens Sana regalava allo sport e alla Toscana un grande gesto. Avendo addirittura giocatori in soprannumero pensavo – oh me ingenuo sognatore – capisse quanto fosse utile chiudere questo giro a tre mandando, faccio un nome, Davis Moss a Firenze per riaverlo fra un anno e non prestarlo alla concorrente per lo scudetto. David Moss certamente avrebbe scatenato una fenomenologia simile a quella dei tempi di JJ Anderson, un campione che aveva tutte le sue stesse caratteristiche e che ancor oggi nei ricordi degli sportivi figliati, magari più di tanti calciatori viola.
Per stare questa settimana su un fatto di cronaca, rinvio alla prossima la puntata dedicata alla Libertà di Stampa, spinto dal gesto divertente di un mio collega il quale ha esposto dalla balconata della sua casa in una amena valle senese uno striscione – rivolto a Siena – e firmato Don Chisciotte “perché – mi racconta – spero di incuriosire gli elicotteri della finanza e della polizia che passano spesso di qui per parlare con loro di questa sacrosanta libertà”.