di Enrico Campana
SIENA. Sì, come diceva Andreotti, il potere logora chi non ce l’ha e Gianni Petrucci dopo 3 mandati si è assicurato anche il quarto, e regnerà per altri quattro anni, fino a Londra 2012, In totale saranno ben 3 lustri.
E’ stato uno dei più giovani pensionati d’Italia, quando – a soli 48 anni l- ’ex giovane segretario della Cisl del CONI, pupillo di Franco Marini, laureato in scienze politiche, decise di fare carriera fra i quadri dirigenziali. Ci è riuscito più che brillantemente, e al di là del potere (oltre allo scatto nella pensione di dirigente, ormai in arrivo, che gli garantirà 8 mila euro al mese), come raccontano i suoi fedelissimi, riceve un’indennità annuale di 180 mila euro, più auto blu con autista, e dal suo ufficio al foro mussoliniano passano tutti i potenti. Sono contento di aver condiviso per anni lo stesso mondo, e anche di averlo aiutato quando venne a casa mia con Giuliano Mecozzi (che allora gli faceva da chaffeur), di sostenerlo nella sua candidatura alla presidenza del basket. Prima segretario (di ferro) del basket, poi presidente (di ferro) del basket, alcune digressioni al calcio, giusto per mettere i suoi "tentacoli" da raffinato ma implacabile diplomatico anche in quel mondo; una breve incursione nel privato dello sport, quando Andreotti lo inserì nel management della Roma (che era all’opposto dei suoi gusti, da bravo ex laziale). E 10 anni fa, quando la sinistra chiese la testa di Mario Pescante, inaugurò la sua stagione al CONI come mago del "panem et circensens", medaglie e discipline associate, antidoping e scandali (che non riguardano lui, ci mancherebbe altro!), citazioni in latino e giaculatorie (prima delle elezioni ha citato San Giovanni Bosco come suo protettore, e più volte si è appellato al Signore, mentre appena rieletto oltre alla famiglia e i votanti amici ha ringraziato la Madonna, “perché maggio è il mese mariano”).
Con Siena una volta era diffidente, e quando convinsi Giancarlo Rossi, allora presidente di Siena, e il suo gm Minucci a chiedere la nazionale per riqualificare la Mens Sana Basket e dare il giusto tributo a una piazza come Siena, tramite il suo braccio destro, Massimo Ceccotti, mostrò forti perplessità. “Se garantisci tu va bene”, mi dissero. Il mio credito fu sufficiente: la partita con la Cecoslovacchia ebbe successo, per la prima volta il basket ebbe anche le hostess, e addirittura convinsi Gianni e il suo segretario a fare una puntata al cimitero di San Gimignano per onorare la santa del basket, Ida Nomi Pesciolini, l’insegnante di educazione fisica della Mens Sana che nel 1907 fece conoscere il basket. Gli feci una testa così, dicendo che per i corsi e ricorsi, Siena avrebbe vinto lo scudetto per questa sua "invenzione". E ho avuto ragione, mi basta e avanza, queste cose le posso dire a testa alta e senza tema di smentita.
Tralascio di raccontarvi i particolari delle elezioni del CONI. Petrucci ha avuto 55 voti, lo sfidante professor Chimenti 24. Gli osservatori hanno detto che i 24 voti, ovvero il 38 per cento dei delegati, è stato un bel risultato, in quanto Chimenti correva con la pregiudiziale di una Federazione non olimpica, quella del golf, e pur essendo l’uomo più indipendente di questo mondo, refrattario ai colpi bassi (tanto è vero che Petrucci gli ha riconosciuto onestà intellettuale, che non è poco), è stato attaccato all’ultimo momento dall’esterno. Proprio da uno della sua coalizione e un politico (Paolo Barelli, senatore Pdl e presidente del nuoto) e poi ha visto saltare in una notte (dei lunghi coltelli…) quei 22 voti che gli avrebbero dato la maggioranza.
E’ uno dei tanti misteri che si aggiungono alla storia d’Italia, adesso abbiamo una situazione paradossale e intricata: Petrucci è inattaccabile ma deve passare sotto le forche caudine del Ministro delle Finanze, perché il CONI spende 470 milioni all’anno con introiti minimi, e quasi tutto per la struttura e le medaglie, nonostante abbia per la prima volta un’opposizione col 38 per cento. La prima risposta alla richiesta di dialogo è stata una pronta sfida, una giunta di ferro in cui ha fatto il pieno di voti (all’indomani dello scandalo di Rebellin) il presidente del ciclo, forse un premio per gli attacchi a raffica a Chimenti, che resta presidentissimo del golf a sua volta per 4 anni. Insomma, un CONI forte ma anche diviso e che crediamo sarà tirato di qua e di là come un elastico dalla politica, anche se ufficialmente la politica si è ritirata dal campo.
Dimenticavo di raccontarvi che per Siena è cosa buonissima questa. Perché, dopo le prime diffidenze, Petrucci è diventato sostenitore della causa senese. E la Fondazione, a sua volta, l’ha sostenuto nella candidatura italiana per i mondiali 2014 come sponsor, e sarà protagonista il 22-23 maggio a Ginevra nel Gala per la scelta del paese ospitante fra Italia, Spagna e Cina. Ma non è finita. In un’intervista dei giorni scorsi, Gianni Petrucci ha elogiato il risanamento operato alla Lazio da Lotito, proponendolo come un esempio edificante per altri sport. Quando l’intervistatore gli ha chiesto di fare dei nomi, Gianni IV ha detto testualmente: “Nel basket Cska e Barcellona hanno un budget tre volte quello di Siena, e i fatti ci daranno ragione”. Sono felice di aver creato questa liason per la quale non ho mai preteso riconoscenza, mi basta aver avuto fiuto e pensare che senza il mio contributo magari oggi la storia sarebbe stata diversa.
Ah, e qui faccio dietrologia, siccome Petrucci è il nume tutelare del basket, son convinto che se l’Italia avrà i mondiali, Messina sarà il CT italiano e il coach di Siena, e il suo contratto da 2 milioni di euro sarà il primo esempio di matrimonio ufficiale fra pubblico (una federazione) e privato (Siena). Ma soprattutto sarà presentato come l’unico personaggio in grado di riunificare le due anime del basket, quella della Federazione e della Lega.
SIENA. Sì, come diceva Andreotti, il potere logora chi non ce l’ha e Gianni Petrucci dopo 3 mandati si è assicurato anche il quarto, e regnerà per altri quattro anni, fino a Londra 2012, In totale saranno ben 3 lustri.
E’ stato uno dei più giovani pensionati d’Italia, quando – a soli 48 anni l- ’ex giovane segretario della Cisl del CONI, pupillo di Franco Marini, laureato in scienze politiche, decise di fare carriera fra i quadri dirigenziali. Ci è riuscito più che brillantemente, e al di là del potere (oltre allo scatto nella pensione di dirigente, ormai in arrivo, che gli garantirà 8 mila euro al mese), come raccontano i suoi fedelissimi, riceve un’indennità annuale di 180 mila euro, più auto blu con autista, e dal suo ufficio al foro mussoliniano passano tutti i potenti. Sono contento di aver condiviso per anni lo stesso mondo, e anche di averlo aiutato quando venne a casa mia con Giuliano Mecozzi (che allora gli faceva da chaffeur), di sostenerlo nella sua candidatura alla presidenza del basket. Prima segretario (di ferro) del basket, poi presidente (di ferro) del basket, alcune digressioni al calcio, giusto per mettere i suoi "tentacoli" da raffinato ma implacabile diplomatico anche in quel mondo; una breve incursione nel privato dello sport, quando Andreotti lo inserì nel management della Roma (che era all’opposto dei suoi gusti, da bravo ex laziale). E 10 anni fa, quando la sinistra chiese la testa di Mario Pescante, inaugurò la sua stagione al CONI come mago del "panem et circensens", medaglie e discipline associate, antidoping e scandali (che non riguardano lui, ci mancherebbe altro!), citazioni in latino e giaculatorie (prima delle elezioni ha citato San Giovanni Bosco come suo protettore, e più volte si è appellato al Signore, mentre appena rieletto oltre alla famiglia e i votanti amici ha ringraziato la Madonna, “perché maggio è il mese mariano”).
Con Siena una volta era diffidente, e quando convinsi Giancarlo Rossi, allora presidente di Siena, e il suo gm Minucci a chiedere la nazionale per riqualificare la Mens Sana Basket e dare il giusto tributo a una piazza come Siena, tramite il suo braccio destro, Massimo Ceccotti, mostrò forti perplessità. “Se garantisci tu va bene”, mi dissero. Il mio credito fu sufficiente: la partita con la Cecoslovacchia ebbe successo, per la prima volta il basket ebbe anche le hostess, e addirittura convinsi Gianni e il suo segretario a fare una puntata al cimitero di San Gimignano per onorare la santa del basket, Ida Nomi Pesciolini, l’insegnante di educazione fisica della Mens Sana che nel 1907 fece conoscere il basket. Gli feci una testa così, dicendo che per i corsi e ricorsi, Siena avrebbe vinto lo scudetto per questa sua "invenzione". E ho avuto ragione, mi basta e avanza, queste cose le posso dire a testa alta e senza tema di smentita.
Tralascio di raccontarvi i particolari delle elezioni del CONI. Petrucci ha avuto 55 voti, lo sfidante professor Chimenti 24. Gli osservatori hanno detto che i 24 voti, ovvero il 38 per cento dei delegati, è stato un bel risultato, in quanto Chimenti correva con la pregiudiziale di una Federazione non olimpica, quella del golf, e pur essendo l’uomo più indipendente di questo mondo, refrattario ai colpi bassi (tanto è vero che Petrucci gli ha riconosciuto onestà intellettuale, che non è poco), è stato attaccato all’ultimo momento dall’esterno. Proprio da uno della sua coalizione e un politico (Paolo Barelli, senatore Pdl e presidente del nuoto) e poi ha visto saltare in una notte (dei lunghi coltelli…) quei 22 voti che gli avrebbero dato la maggioranza.
E’ uno dei tanti misteri che si aggiungono alla storia d’Italia, adesso abbiamo una situazione paradossale e intricata: Petrucci è inattaccabile ma deve passare sotto le forche caudine del Ministro delle Finanze, perché il CONI spende 470 milioni all’anno con introiti minimi, e quasi tutto per la struttura e le medaglie, nonostante abbia per la prima volta un’opposizione col 38 per cento. La prima risposta alla richiesta di dialogo è stata una pronta sfida, una giunta di ferro in cui ha fatto il pieno di voti (all’indomani dello scandalo di Rebellin) il presidente del ciclo, forse un premio per gli attacchi a raffica a Chimenti, che resta presidentissimo del golf a sua volta per 4 anni. Insomma, un CONI forte ma anche diviso e che crediamo sarà tirato di qua e di là come un elastico dalla politica, anche se ufficialmente la politica si è ritirata dal campo.
Dimenticavo di raccontarvi che per Siena è cosa buonissima questa. Perché, dopo le prime diffidenze, Petrucci è diventato sostenitore della causa senese. E la Fondazione, a sua volta, l’ha sostenuto nella candidatura italiana per i mondiali 2014 come sponsor, e sarà protagonista il 22-23 maggio a Ginevra nel Gala per la scelta del paese ospitante fra Italia, Spagna e Cina. Ma non è finita. In un’intervista dei giorni scorsi, Gianni Petrucci ha elogiato il risanamento operato alla Lazio da Lotito, proponendolo come un esempio edificante per altri sport. Quando l’intervistatore gli ha chiesto di fare dei nomi, Gianni IV ha detto testualmente: “Nel basket Cska e Barcellona hanno un budget tre volte quello di Siena, e i fatti ci daranno ragione”. Sono felice di aver creato questa liason per la quale non ho mai preteso riconoscenza, mi basta aver avuto fiuto e pensare che senza il mio contributo magari oggi la storia sarebbe stata diversa.
Ah, e qui faccio dietrologia, siccome Petrucci è il nume tutelare del basket, son convinto che se l’Italia avrà i mondiali, Messina sarà il CT italiano e il coach di Siena, e il suo contratto da 2 milioni di euro sarà il primo esempio di matrimonio ufficiale fra pubblico (una federazione) e privato (Siena). Ma soprattutto sarà presentato come l’unico personaggio in grado di riunificare le due anime del basket, quella della Federazione e della Lega.