di Enrico Campana
SIENA. Per prima cosa, d’obbligo i complimenti ai simpatici monelli della Virtus Senese. Una società modello NCAA che riesce a reclutare giovani promesse da tutta Italia essendo una rinomata “scuola” formativa di basket, studio e vita: nel suo roster-record (19,9 anni di media), tre agrigentini, un pugliese e un beneventano, due liguri, tre veneti, uno dei quali il m.2,22 Cuccarolo, un pivot semovente mandato addirittura a sgrezzarsi a Siena dalla Benetton, a sua volta scuola giovanile all’avanguardia e scudettata. Quale giusto premio a questa bella realtà certamente di spinta per tutto il movimento, che fa la Federbasket? Presenta una bozza di federalismo cestistico, scavalcando quello di Bossi, per cui nessun giovanissimo potrà più giocare fuori dalla propria regione. Si tratta di un altro prezioso dono per i grandi club monopolisti. Roba da non crederci, una vera bomba ad orologeria, pronta ad esplodere se le società “minosrs” porteranno il problema davanti a un Tar. Mi chiedo: lo sport viola la costituzione?
Sì, grande impresa quella dei “bruttiniani” coi loro coaches-istitutori (Billeri e Vezzosi, una scuola di pensiero e di pratica) in una stagione caratterizzata da infortuni, quella di mettere fuori Ostuni, per tratti la prima in classifica del girone meridionale della A dilettanti. E – ben più difficile – replicare in gara-2 pur essendo sempre sotto, addirittura 8 punti nell’ultimo quarto in una gara dove si segnava col contagocce. Vincere è più bello così, nella serata in cui tutti erano davanti alla Tv per l’Inter o a gufare contro, con un canestro-capolavoro di un ragazzino di 16 anni, Matteo Imbrò, e sventolare la bandiera del “yes, we can”, un messaggio innovatore verace, non certo quello nelle formule ma nella sostanza (competenza & coraggio), che è nel dna di dirigenti-parvenu. Ultimo esempio da far accapponare la pelle? Il patron della Virtus di Bologna dichiara, nei giorni scorsi, che rinuncerà all’Eurolega, se si qualificherà, riecheggiando il refrain del suo collega milanese, il quale disse tempo fa: “Questa è una manifestazione decadente”. Si tratta dei “capi” di due grandissime società che per completare la formazione questa stagione hanno dovuto addirittura chiedere i giocatori in prestito a Siena, vedi i casi di Moss e Finley… Bravi, bene, bis…
Per chiudere il discorso Virtus Siena, dal 9 maggio (al meglio di 3 gare) affronterà San Severo vincitrice per 2-0 del derby pugliese col Ruvo , e se passerà il turno probabilmente se la vedrà in semifinale (al meglio di 5) contro la Fortitudo (toh, l’unica ad aver battuta Supersiena l’anno scorso, poi fallita…) nell’incrocio col Girone A. La strada è lunga e difficile, i posti per la A sono solamente due ma, le istituzioni senesi potranno – come la scorsa estate quando il presidente Bruttini dovete rinunciare alla A – rimanere indifferenti al destino di una società che porta sulle maglie un marchio di una loro società di servizi, giovanilista e vicino alle famiglie, quale Consum.it? No per davvero, come si dice da queste parti.…
Mi scuso con gli aficionados di questa rubrica ma non cadrò nel tranello di addentrarmi nelle pieghe della seconda sconfitta stagionale della “Pianigiani band” (parlo di orchestrali, guai ai doppi sensi..,). Il ko con la Benetton è stata un brusco richiamo alla realtà, ma non facciamo del disfattismo: alzi la mano quello scriba che ha sottolineato che Siena ha perso col miglior indice di valutazioni, le voci che concorrono a determinare il livello di gioco? Inoltre, nei miei ragionamenti della scorsa settimana, avevo sostenuto che in questo campionato in tono minore la colpa non era certo di Supersiena, bensì risentiva di “un rigetto tipico del… progetto”, parlando dell’impostazione (plausibile) data da Roma e Treviso e naturalmente i rispettivi errori. A un certo punto, ho ironizzato con Treviso all’arrivo di Mo Taylor dalla Cina, uno dei tanti palliativi: signori, è arrivato un mezzo busto, la prossima settimana via Dhl arriveranno anche le gambe? E non mi hanno querelato. I fatti alla fine, mi hanno dato ragione: volenti o nolenti, pur con tutti gli sbagli e contro sbagli, Roma e Treviso non sono forse le uniche due squadre ad aver battutola squadra del Decennio?
Con un gioco di parole adesso si potrebbe dire che gli “untouchables” non sono più imbattibili, il primo stop casalingo dopo tre anni ha fatto crollare per ora bruscamente il castello dei “record dei record”, la possibilità di un sorpasso storico dei senesi sulle leggendarie formazioni di Milano e Varese. Ma non parliamo di una nuova primavera del campionato dei giganti, anche se nell’ultimo mese la Mps ha perso più gare che in tutto l’ultimo anno. Non bisogna scordare invece, questo sì un trauma che forse persiste in questa squadra che Pianigiani pretende di spronare con ritmi spartani, invece di preparate il futuro (un esempio: Eze ci è o ci fa?) la bocciatura di Eurolega. Il campo ha dimostrato che davvero non era il “girone che di ferro” come lo si presentava, con tanto di schieramento di chiarine, tanto che Real e Maccabi non sono fra le magnifiche quattro delle Final Four di Parigi dal 7 al 9 maggio dove Ferdinando Minucci forse non verrà premiato come executive dell’anno per aver alzato il mento contro l’arbitro Brazauskas, con quel “why?” vagamente shakespeariano, nel quale c’era già tutta la consapevolezza dei limiti della sua squadra sullo scacchiere europeo. Ah, in tempi di dolorosi declassamenti riguardanti i paesi delle squadre-cicala del basket, greci e spagnoli, purtroppo ha subito un ridimensionamento questa settimana anche lo storico blocco senese, cosa sulla quale però non concordo. La giuria (ma quale?) dell’Eurolega ha votato difatti nel primo nel Primo Quintetto J. Childress (Olympiakos), L. Kleiza (Olympiakos), V. Kryapa (Cska), E. Lorberk (Barcellona), A. Maric (Partizan), nel Secondo Quintetto B. McCalebb (Partizan), M. Teodosic (Olympiakos), Jc Navarro (Barcellona), R. Siskaukas (Cska), T. Splitter (Caja Laboral). Ignorare McIntyre e Sato? Suvvia, significa soprattutto fare un torto alla realtà, oltre che a un sano concetto di marketing-comunicazione, o no? Perché Minucci non fonda adesso una contro-Euroleague?
Termino la mia rubrica felice per l’annuncio del sì di Bargnani alla nazionale (meno entusiasta forse all’idea di giocare pivot), con alcune considerazioni riguardanti un appuntamento dell’agenda mensanina assolutamente da non sottovalutare, che ho anticipato nell’ultima rubrica. Come previsto, l’assemblea della Mens Sana Basket SpA ha provveduto a una sorta di buy-back (così in gergo tecnico si definisce il riacquisto dei titoli emessi) per quanto riguarda le quasi 10 mila azioni azioni del fallimento n.667/05 della Cises Srl. Il Giudice del Tribunale di Roma, si sa, aveva infatti disposto la pubblicazione su Porta Portese e sul sito www.astegiudiziarie.it, nonché una relativa comunicazione (con raccomandata) alla società sportiva e a tutti i creditori ammessi al passivo “a formulare delle offerte”.
La Polisportiva Mens Sana 1871, il maggior azionista col 54,3% (245.938 azioni ordinarie, pari a 127.887,76 euro) in una task-force dove paradossalmente la Finanziaria Senese di Sviluppo SpA, il motore dell’economia della città più ricca e invidiata d’Italia, giusto per capire la forza del basket senese rispetto alle altre entità (e che si riflette nei budget, 17 milioni contro i 9 di Benetton, i 7,6 di Roma, i 5,6 di Bologna, i 4 di Biella e Avellino e l’1,4 di quanto dichiara Montegranaro) è “solo” il secondo azionista (col 40%, 181.011 azioni pari a 94.125,72 euro) acqwuisterà le 9.838 azioni ordinarie (pari a 5.117,76 euro) della Compagnia Italiana Spedizioni Espresse Speciali (con sede a Roma e il cui titolare è nel frattempo deceduto), terzo maggior azionista col 2,74% (a sua volta la metà di quel 5,7% in mano a privati). E quindi mamma-Mens Sana aumenterà la propria quota di maggioranza.
Alla cancelleria del tribunale il curatore avvocato Francesco Cefaly ha trovato un unica offerta, quella della meritoria istituzione sportiva, e la pratica sarà chiusa entro 30 giorni con un semplice adempimento formale. Il fatto e la cifra (in sè sembrerebbe poco rilevante, 5 mila euro più spese, ma permette di capire meglio il concetto di “grande famiglia” che spesso i dirigenti e coach Pianigiani hanno usato per descrivere la loro società, un vero unicum, un fatto di costume che regola i rapporti fra sport, istituzioni e finanza. Sì perché, a sua volta, la Fises è il colosso finanziario che regola l’economia senese ispirandosi al suo antico Buon Governo, con Camera di Commercio (2.551.920 azioni pari a 2.551.920,00), Provincia (2.149.018 per 2.149.018, 00), Comune di Siena (2.149.018,00) e Fondazione Mps (azioni ordinarie1.388.888 pari a 1.388.888, 00 euro, privilegiate 1.388.888 pari a 1.388.888,00).
In questo “scacchiere” del potere senese con le sue particolari logiche che non voglio e non sono in grado di discutere, si capirà come il duo Polisportiva-Mens Sana non siano affatto il topolino partorito dalla montagna, ma abbiano saputo costruirsi un ruolo strategico nell’ambito delle politiche del territorio (promozione e quant’altro), che – anche qui – non voglio e non sono in grado di discutere. Lo statuto, in 38 articoli e 18 pagine, firmato dal presidente Roberto Morrocchi, al punto 7 blinda in maniera ferrea il trasferimento delle azioni Mens Sana Basket SpA “trasferibili – si specifica – solo per successione o causa di morte o fra vivi in favore del coniuge o dei parenti in linea retta”. “Qualora – precisa invece il punto d) nel caso specifico della Cises ma anche di vendita, donazioni e lasciti – nessun socio intenda esercitare il diritto di prelazione l’organo amministrativo (composto dal presidente Minucci Ferdinando, amministratore delegato Anselmi Luca e i 5 consiglieri Serpi Paola, vicepresidente, Lazzeroni Cesare, Maggiorelli Giorgio, Rossi Romano e Ciurlia Luca, ndA) potrà a discrezione esprimere il suo gradimento per il soggetto proposto dall’alienante o indicarne altri disposti all’acquisto”. E infine, in caso di vertenze, lo statuto prevede addirittura la discesa in campo del sindaco di Siena sia riguardo al valore di stima che sul possibile veto. “Qualsiasi intervento, al di là dell’intervento del pubblico ministero, dovrà – viene specificato – essere risolta da un collegio arbitrale composto di 3 membri, nomina richiesta dalla parte più diligente al Sindaco del Comune di Siena”.
Queste cose la gente di Siena le sa e non le sa, quella di altre province invece non capiscono bene l’enorme differenza nella voce servizi, 10.836.915 euro contro i 2.441.398 di Treviso, i 1.1926.569 della Virtus Bologna, i 3.500.572 di Roma e i soli 335.723 di Avellino. Del tutto estranea a questa realtà, tende magari a vederci dei vantaggi, dei favoritismi. In realtà, certe regole appartengono a una giurisdizione nazionale che a sua volta è soggetta a controlli e trasparenza, solo che il basket a Siena fattura ben 17 milioni di euro, più di tante altre aziende, è considerato alla stregua di un bene sociale, se non di un vero e proprio affare, produce un utile di pochissime migliaia di euro ma è sempre un utile d’impresa, e – soprattutto – consente un’invidiabile posizione sociale per i suoi amministratori e dipendenti. E quindi, in questo scenario, i suoi amministratori che rispondono alla città hanno blindato ad hoc lo statuto. Le cifre e la libertà d’azione e la salute di cui gode lo sport senese, il basket in primis, potrebbero far venire strane idee, e anche un pacchetto di poche migliaia di euro potrebbe essere, in fondo, il pretesto per una scalata alla società.
Sono lontani i tempi in cui si parlava di zona 1-3-1 e di pressing, oggi va di moda il pick & roll ma bisogna anche sapere cosa significa il Tender Off, e cioè l’Offerta Pubblica di Acquisto che talvolta viene dipinta come un’OPA ostile. Gli amministratori – beati loro – possono permettersi le guardie del corpo, nel mio caso la carrozzeria della mia auto parcheggiata davanti a casa ha fortunatamente resistito a due colpi di fucile, probabilmente un fucile a piumini.
SIENA. Per prima cosa, d’obbligo i complimenti ai simpatici monelli della Virtus Senese. Una società modello NCAA che riesce a reclutare giovani promesse da tutta Italia essendo una rinomata “scuola” formativa di basket, studio e vita: nel suo roster-record (19,9 anni di media), tre agrigentini, un pugliese e un beneventano, due liguri, tre veneti, uno dei quali il m.2,22 Cuccarolo, un pivot semovente mandato addirittura a sgrezzarsi a Siena dalla Benetton, a sua volta scuola giovanile all’avanguardia e scudettata. Quale giusto premio a questa bella realtà certamente di spinta per tutto il movimento, che fa la Federbasket? Presenta una bozza di federalismo cestistico, scavalcando quello di Bossi, per cui nessun giovanissimo potrà più giocare fuori dalla propria regione. Si tratta di un altro prezioso dono per i grandi club monopolisti. Roba da non crederci, una vera bomba ad orologeria, pronta ad esplodere se le società “minosrs” porteranno il problema davanti a un Tar. Mi chiedo: lo sport viola la costituzione?
Sì, grande impresa quella dei “bruttiniani” coi loro coaches-istitutori (Billeri e Vezzosi, una scuola di pensiero e di pratica) in una stagione caratterizzata da infortuni, quella di mettere fuori Ostuni, per tratti la prima in classifica del girone meridionale della A dilettanti. E – ben più difficile – replicare in gara-2 pur essendo sempre sotto, addirittura 8 punti nell’ultimo quarto in una gara dove si segnava col contagocce. Vincere è più bello così, nella serata in cui tutti erano davanti alla Tv per l’Inter o a gufare contro, con un canestro-capolavoro di un ragazzino di 16 anni, Matteo Imbrò, e sventolare la bandiera del “yes, we can”, un messaggio innovatore verace, non certo quello nelle formule ma nella sostanza (competenza & coraggio), che è nel dna di dirigenti-parvenu. Ultimo esempio da far accapponare la pelle? Il patron della Virtus di Bologna dichiara, nei giorni scorsi, che rinuncerà all’Eurolega, se si qualificherà, riecheggiando il refrain del suo collega milanese, il quale disse tempo fa: “Questa è una manifestazione decadente”. Si tratta dei “capi” di due grandissime società che per completare la formazione questa stagione hanno dovuto addirittura chiedere i giocatori in prestito a Siena, vedi i casi di Moss e Finley… Bravi, bene, bis…
Per chiudere il discorso Virtus Siena, dal 9 maggio (al meglio di 3 gare) affronterà San Severo vincitrice per 2-0 del derby pugliese col Ruvo , e se passerà il turno probabilmente se la vedrà in semifinale (al meglio di 5) contro la Fortitudo (toh, l’unica ad aver battuta Supersiena l’anno scorso, poi fallita…) nell’incrocio col Girone A. La strada è lunga e difficile, i posti per la A sono solamente due ma, le istituzioni senesi potranno – come la scorsa estate quando il presidente Bruttini dovete rinunciare alla A – rimanere indifferenti al destino di una società che porta sulle maglie un marchio di una loro società di servizi, giovanilista e vicino alle famiglie, quale Consum.it? No per davvero, come si dice da queste parti.…
Mi scuso con gli aficionados di questa rubrica ma non cadrò nel tranello di addentrarmi nelle pieghe della seconda sconfitta stagionale della “Pianigiani band” (parlo di orchestrali, guai ai doppi sensi..,). Il ko con la Benetton è stata un brusco richiamo alla realtà, ma non facciamo del disfattismo: alzi la mano quello scriba che ha sottolineato che Siena ha perso col miglior indice di valutazioni, le voci che concorrono a determinare il livello di gioco? Inoltre, nei miei ragionamenti della scorsa settimana, avevo sostenuto che in questo campionato in tono minore la colpa non era certo di Supersiena, bensì risentiva di “un rigetto tipico del… progetto”, parlando dell’impostazione (plausibile) data da Roma e Treviso e naturalmente i rispettivi errori. A un certo punto, ho ironizzato con Treviso all’arrivo di Mo Taylor dalla Cina, uno dei tanti palliativi: signori, è arrivato un mezzo busto, la prossima settimana via Dhl arriveranno anche le gambe? E non mi hanno querelato. I fatti alla fine, mi hanno dato ragione: volenti o nolenti, pur con tutti gli sbagli e contro sbagli, Roma e Treviso non sono forse le uniche due squadre ad aver battutola squadra del Decennio?
Con un gioco di parole adesso si potrebbe dire che gli “untouchables” non sono più imbattibili, il primo stop casalingo dopo tre anni ha fatto crollare per ora bruscamente il castello dei “record dei record”, la possibilità di un sorpasso storico dei senesi sulle leggendarie formazioni di Milano e Varese. Ma non parliamo di una nuova primavera del campionato dei giganti, anche se nell’ultimo mese la Mps ha perso più gare che in tutto l’ultimo anno. Non bisogna scordare invece, questo sì un trauma che forse persiste in questa squadra che Pianigiani pretende di spronare con ritmi spartani, invece di preparate il futuro (un esempio: Eze ci è o ci fa?) la bocciatura di Eurolega. Il campo ha dimostrato che davvero non era il “girone che di ferro” come lo si presentava, con tanto di schieramento di chiarine, tanto che Real e Maccabi non sono fra le magnifiche quattro delle Final Four di Parigi dal 7 al 9 maggio dove Ferdinando Minucci forse non verrà premiato come executive dell’anno per aver alzato il mento contro l’arbitro Brazauskas, con quel “why?” vagamente shakespeariano, nel quale c’era già tutta la consapevolezza dei limiti della sua squadra sullo scacchiere europeo. Ah, in tempi di dolorosi declassamenti riguardanti i paesi delle squadre-cicala del basket, greci e spagnoli, purtroppo ha subito un ridimensionamento questa settimana anche lo storico blocco senese, cosa sulla quale però non concordo. La giuria (ma quale?) dell’Eurolega ha votato difatti nel primo nel Primo Quintetto J. Childress (Olympiakos), L. Kleiza (Olympiakos), V. Kryapa (Cska), E. Lorberk (Barcellona), A. Maric (Partizan), nel Secondo Quintetto B. McCalebb (Partizan), M. Teodosic (Olympiakos), Jc Navarro (Barcellona), R. Siskaukas (Cska), T. Splitter (Caja Laboral). Ignorare McIntyre e Sato? Suvvia, significa soprattutto fare un torto alla realtà, oltre che a un sano concetto di marketing-comunicazione, o no? Perché Minucci non fonda adesso una contro-Euroleague?
Termino la mia rubrica felice per l’annuncio del sì di Bargnani alla nazionale (meno entusiasta forse all’idea di giocare pivot), con alcune considerazioni riguardanti un appuntamento dell’agenda mensanina assolutamente da non sottovalutare, che ho anticipato nell’ultima rubrica. Come previsto, l’assemblea della Mens Sana Basket SpA ha provveduto a una sorta di buy-back (così in gergo tecnico si definisce il riacquisto dei titoli emessi) per quanto riguarda le quasi 10 mila azioni azioni del fallimento n.667/05 della Cises Srl. Il Giudice del Tribunale di Roma, si sa, aveva infatti disposto la pubblicazione su Porta Portese e sul sito www.astegiudiziarie.it, nonché una relativa comunicazione (con raccomandata) alla società sportiva e a tutti i creditori ammessi al passivo “a formulare delle offerte”.
La Polisportiva Mens Sana 1871, il maggior azionista col 54,3% (245.938 azioni ordinarie, pari a 127.887,76 euro) in una task-force dove paradossalmente la Finanziaria Senese di Sviluppo SpA, il motore dell’economia della città più ricca e invidiata d’Italia, giusto per capire la forza del basket senese rispetto alle altre entità (e che si riflette nei budget, 17 milioni contro i 9 di Benetton, i 7,6 di Roma, i 5,6 di Bologna, i 4 di Biella e Avellino e l’1,4 di quanto dichiara Montegranaro) è “solo” il secondo azionista (col 40%, 181.011 azioni pari a 94.125,72 euro) acqwuisterà le 9.838 azioni ordinarie (pari a 5.117,76 euro) della Compagnia Italiana Spedizioni Espresse Speciali (con sede a Roma e il cui titolare è nel frattempo deceduto), terzo maggior azionista col 2,74% (a sua volta la metà di quel 5,7% in mano a privati). E quindi mamma-Mens Sana aumenterà la propria quota di maggioranza.
Alla cancelleria del tribunale il curatore avvocato Francesco Cefaly ha trovato un unica offerta, quella della meritoria istituzione sportiva, e la pratica sarà chiusa entro 30 giorni con un semplice adempimento formale. Il fatto e la cifra (in sè sembrerebbe poco rilevante, 5 mila euro più spese, ma permette di capire meglio il concetto di “grande famiglia” che spesso i dirigenti e coach Pianigiani hanno usato per descrivere la loro società, un vero unicum, un fatto di costume che regola i rapporti fra sport, istituzioni e finanza. Sì perché, a sua volta, la Fises è il colosso finanziario che regola l’economia senese ispirandosi al suo antico Buon Governo, con Camera di Commercio (2.551.920 azioni pari a 2.551.920,00), Provincia (2.149.018 per 2.149.018, 00), Comune di Siena (2.149.018,00) e Fondazione Mps (azioni ordinarie1.388.888 pari a 1.388.888, 00 euro, privilegiate 1.388.888 pari a 1.388.888,00).
In questo “scacchiere” del potere senese con le sue particolari logiche che non voglio e non sono in grado di discutere, si capirà come il duo Polisportiva-Mens Sana non siano affatto il topolino partorito dalla montagna, ma abbiano saputo costruirsi un ruolo strategico nell’ambito delle politiche del territorio (promozione e quant’altro), che – anche qui – non voglio e non sono in grado di discutere. Lo statuto, in 38 articoli e 18 pagine, firmato dal presidente Roberto Morrocchi, al punto 7 blinda in maniera ferrea il trasferimento delle azioni Mens Sana Basket SpA “trasferibili – si specifica – solo per successione o causa di morte o fra vivi in favore del coniuge o dei parenti in linea retta”. “Qualora – precisa invece il punto d) nel caso specifico della Cises ma anche di vendita, donazioni e lasciti – nessun socio intenda esercitare il diritto di prelazione l’organo amministrativo (composto dal presidente Minucci Ferdinando, amministratore delegato Anselmi Luca e i 5 consiglieri Serpi Paola, vicepresidente, Lazzeroni Cesare, Maggiorelli Giorgio, Rossi Romano e Ciurlia Luca, ndA) potrà a discrezione esprimere il suo gradimento per il soggetto proposto dall’alienante o indicarne altri disposti all’acquisto”. E infine, in caso di vertenze, lo statuto prevede addirittura la discesa in campo del sindaco di Siena sia riguardo al valore di stima che sul possibile veto. “Qualsiasi intervento, al di là dell’intervento del pubblico ministero, dovrà – viene specificato – essere risolta da un collegio arbitrale composto di 3 membri, nomina richiesta dalla parte più diligente al Sindaco del Comune di Siena”.
Queste cose la gente di Siena le sa e non le sa, quella di altre province invece non capiscono bene l’enorme differenza nella voce servizi, 10.836.915 euro contro i 2.441.398 di Treviso, i 1.1926.569 della Virtus Bologna, i 3.500.572 di Roma e i soli 335.723 di Avellino. Del tutto estranea a questa realtà, tende magari a vederci dei vantaggi, dei favoritismi. In realtà, certe regole appartengono a una giurisdizione nazionale che a sua volta è soggetta a controlli e trasparenza, solo che il basket a Siena fattura ben 17 milioni di euro, più di tante altre aziende, è considerato alla stregua di un bene sociale, se non di un vero e proprio affare, produce un utile di pochissime migliaia di euro ma è sempre un utile d’impresa, e – soprattutto – consente un’invidiabile posizione sociale per i suoi amministratori e dipendenti. E quindi, in questo scenario, i suoi amministratori che rispondono alla città hanno blindato ad hoc lo statuto. Le cifre e la libertà d’azione e la salute di cui gode lo sport senese, il basket in primis, potrebbero far venire strane idee, e anche un pacchetto di poche migliaia di euro potrebbe essere, in fondo, il pretesto per una scalata alla società.
Sono lontani i tempi in cui si parlava di zona 1-3-1 e di pressing, oggi va di moda il pick & roll ma bisogna anche sapere cosa significa il Tender Off, e cioè l’Offerta Pubblica di Acquisto che talvolta viene dipinta come un’OPA ostile. Gli amministratori – beati loro – possono permettersi le guardie del corpo, nel mio caso la carrozzeria della mia auto parcheggiata davanti a casa ha fortunatamente resistito a due colpi di fucile, probabilmente un fucile a piumini.