di Enrico Campana
SIENA. Sia che si tratti di Baskettopoli, di Arbitropoli, o di una (semplice?) “Raccomandopoli” mi attengo alla cronaca stretta..
Prima cosa: per oltre due anni – ma sembra anche che anche gli “intercettatori” abbiano fatto le loro vacanze estive – la Procura di Reggio Calabria ha raccolto intercettazioni su intercettazioni (sembra ben 135 il primo anno).
Seconda cosa: fra i 41 avvisati c’è chi deve rispondere di “associazione a delinquere”, frode e abuso d’ufficio: son reati pesanti e inquietanti, perché l’arbitro è il tutore del gioco e della regolarità di un sistema.
Terza cosa: la procura si è concentrata sulla B e sulla C, dove certe cose si sapevano da tempo, ma questi campionati non sono affatto “minori”. Anzi: connessi strettamente con i campionati professionistici. Tanto è vero che il capo del CIA era lo stesso e in un’intercettazione chiamerebbe il designatore di A per chiarimenti riguardo ad una partita di cartello. E perché la trafila “compiacente” ha forse spinto verso l’alto arbitri e commissari che non meritavano, a danno di altri, e anche perché – notizia certa, riportata dai giornali e non smentita – tre arbitri di A figurano nelle intercettazioni. Quarta cosa: dopo un brevissimo stop (tecnico?) questi 3 signori (li chiamano così, come nel calcio, alla stregua di altrettanti sir del linguaggio inglese..) tornerebbero ad arbitrare domenica: nella corsa agli ultimi posti nella griglia dei playoff . E la gente si chiede: non si tratta di innescare una pericolosa turbativa in questo momento?
L’intera vicenda, per la pesantezza burocratica (quella morale, con i riscontri di eventuali danni la lasciamo a chi di competenza, bene ha fatto Gianni Petrucci a dire di volere la verità), è diventata complessa. E scandita da tempi troppo lunghi quando magari dopo le prime due o tre intercettazioni doveva scattare subito il “fermi tutti, chi ha sbagliato va fuori, salviamo il gioco”.
Tutto comincia il 30 settembre 2007, in occasione dell’incontro di serie C fra Audax Reggio Calabria e Buscema Crotone. Su denuncia di un arbitro-poliziotto locale che ravvede irregolarità nei sistemi di designazione e valutazione degli arbitri e dei commissari, la Procura Generale di Reggio Calabria dispone un’indagine che si basa sulle intercettazioni telefoniche, e i dovuti riscontri documentali. Dopo 3 mesi (e siamo a fine dicembre di due anni fa), raccoglie prove sufficienti di “illeciti posti in essere da eminenti esponenti del Comitato Italiano Arbitri, organismo collegato con la Federazione Italiana Pallacanestro”.
Siamo ancora ai tempi della gestione-Maifredi, poi commissariato, e voglio citare un piccolo episodio personale emblematico dello zelo dei tempi. Vado a Firenze per un reportage riguardante Firenze-Brindisi di B1. Protagonista di intemperanze varie, la squadra di casa riceve ben 5 giornate di squalifica fra quella del campo e tesserati, la Giudicante perdona, e scrivo una email al presidente in persona, il quale non mi risponde. Gli riferisco che i due giovani arbitri lombardi mi sono apparsi perfetti, e penso di poterlo affermare in quanto molti anni fa il presidente del CIA Mario Trippanera venne alla Gazzetta per raccontare al mio direttore che i miei giudizi – bontà sua – valevano quelli di un suo commissario. Nel mio caso mi premeva solo sottolineare che la dissonanza fra il 1° e 2° grado di giustizia andava solo a detrimento di coloro i quali avevano arbitrato e steso un referto impeccabile, e che non si incoraggiava certo il loro buon esempio nei confronti dei colleghi. Ricordo che c’era alla gara uno dei commissari pizzicati nelle intercettazioni, lo feci notare a un professionista di basket presente.
Tornando a “noi”, il giudice delle Indagini preliminari Katia Tassone dà dunque il via libera, trascrivendo la richiesta del P.M. Maria Luisa Miranda la quale descriverebbe in premessa l’organizzazione tecnico-giuridica dell’organo della Federazione Italiana Pallacanestro dalle minori alla serie A, raccontando i fatti desunti dalle intercettazioni, sottolineando che sarebbero tanto più autentiche in quanto fatte a sorpresa.
Il 16 aprile 2009 il Gip ascolta i tre maggiori indagati, ma soltanto uno di essi accetta l’interrogatorio del P.M., mentre gli altri si riservano la facoltà di non rispondere. Sembra che il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio non possa fare a meno di annotare “uno spaccato desolante del malaffare”, richiamando lo sport al “tempio olimpico “e della meritocrazia pura” di fronte invece a sistematiche conversazioni, sempre dello stesso tenore e linguaggio, a volte crudo e umoristico. E la PM sarebbe esplicita: costoro hanno generato un vero e proprio “sistema” quando, evidenzia giustamente, gli arbitri sono considerati come “pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”. La vicenda spazia anche in campi di altre violazioni, come il danno economico che deriva alla FIP per rimborsi di diarie di viaggio mai sostenute.
Il 23 aprile 2009, viste le ipotesi di reato, il Gip adotta la misura cautelare interdittiva dall’esercizio del pubblico ufficio, e il PM avvisa 41 fra arbitri e commissari della conclusione indagini per abuso d'ufficio e frode in competizioni sportive, mentre ai personaggi di vertice maschile vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all'abuso d'ufficio e alla frode in competizioni sportive.
Ma quando la vicenda sembra conclusa, in attesa del processo circola la voce di una riapertura dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria ammessa dallo stesso inquirente della Fip su Gazzetta.it. E filtrano alcune indiscrezioni riguardanti anche alcuni arbitri di serie A per presunte richieste di raccomandazioni ai capi. Niente a che vedere con arbitraggi compiacenti, raccomandazioni esplicite, ma in qualche caso ripetute. E si tratta di arbitri di spicco, che hanno accumulato un discreto patrimonio grazie a una carriera con parecchie centinata di gettoni di presenza (dai 50 delle minori ai 1000 della A, fino ai 1500 per l’Eurolega) e che si applicano come un primo lavoro…
Davanti a questo inedito “filone” il basket si chiede ora se c’è qualcosa di più grave di un diffuso sistema di raccomandazioni, ed è preoccupato in quanto questo “sistema” (lo chiama così il PM reggino), riguarda – niente condizionale: la Gazzetta e L’Espresso hanno fatto anche i nomi, non smentiti – anche fischietti del campionato professionistico in piena attività, in alcuni casi al centro di episodi contrastati, e occupano addirittura posizioni di primissimo piano nell’organizzazione della categoria. Uno di loro, addirittura, avrebbe raccomandato un’arbitressa, con il riscontro successivo immediato del buon fine della sua “buona azione”. Altri raccomandava un amico arbitro meno quotato, col quale probabilmente viaggia spesso in coppia.
Che dire? Noi facciamo il nostro lavoro come giornalisti, ai giudici l’ardua sentenza. E come si dice in queste circostanze: abbiamo piena fiducia nella magistratura.
SIENA. Sia che si tratti di Baskettopoli, di Arbitropoli, o di una (semplice?) “Raccomandopoli” mi attengo alla cronaca stretta..
Prima cosa: per oltre due anni – ma sembra anche che anche gli “intercettatori” abbiano fatto le loro vacanze estive – la Procura di Reggio Calabria ha raccolto intercettazioni su intercettazioni (sembra ben 135 il primo anno).
Seconda cosa: fra i 41 avvisati c’è chi deve rispondere di “associazione a delinquere”, frode e abuso d’ufficio: son reati pesanti e inquietanti, perché l’arbitro è il tutore del gioco e della regolarità di un sistema.
Terza cosa: la procura si è concentrata sulla B e sulla C, dove certe cose si sapevano da tempo, ma questi campionati non sono affatto “minori”. Anzi: connessi strettamente con i campionati professionistici. Tanto è vero che il capo del CIA era lo stesso e in un’intercettazione chiamerebbe il designatore di A per chiarimenti riguardo ad una partita di cartello. E perché la trafila “compiacente” ha forse spinto verso l’alto arbitri e commissari che non meritavano, a danno di altri, e anche perché – notizia certa, riportata dai giornali e non smentita – tre arbitri di A figurano nelle intercettazioni. Quarta cosa: dopo un brevissimo stop (tecnico?) questi 3 signori (li chiamano così, come nel calcio, alla stregua di altrettanti sir del linguaggio inglese..) tornerebbero ad arbitrare domenica: nella corsa agli ultimi posti nella griglia dei playoff . E la gente si chiede: non si tratta di innescare una pericolosa turbativa in questo momento?
L’intera vicenda, per la pesantezza burocratica (quella morale, con i riscontri di eventuali danni la lasciamo a chi di competenza, bene ha fatto Gianni Petrucci a dire di volere la verità), è diventata complessa. E scandita da tempi troppo lunghi quando magari dopo le prime due o tre intercettazioni doveva scattare subito il “fermi tutti, chi ha sbagliato va fuori, salviamo il gioco”.
Tutto comincia il 30 settembre 2007, in occasione dell’incontro di serie C fra Audax Reggio Calabria e Buscema Crotone. Su denuncia di un arbitro-poliziotto locale che ravvede irregolarità nei sistemi di designazione e valutazione degli arbitri e dei commissari, la Procura Generale di Reggio Calabria dispone un’indagine che si basa sulle intercettazioni telefoniche, e i dovuti riscontri documentali. Dopo 3 mesi (e siamo a fine dicembre di due anni fa), raccoglie prove sufficienti di “illeciti posti in essere da eminenti esponenti del Comitato Italiano Arbitri, organismo collegato con la Federazione Italiana Pallacanestro”.
Siamo ancora ai tempi della gestione-Maifredi, poi commissariato, e voglio citare un piccolo episodio personale emblematico dello zelo dei tempi. Vado a Firenze per un reportage riguardante Firenze-Brindisi di B1. Protagonista di intemperanze varie, la squadra di casa riceve ben 5 giornate di squalifica fra quella del campo e tesserati, la Giudicante perdona, e scrivo una email al presidente in persona, il quale non mi risponde. Gli riferisco che i due giovani arbitri lombardi mi sono apparsi perfetti, e penso di poterlo affermare in quanto molti anni fa il presidente del CIA Mario Trippanera venne alla Gazzetta per raccontare al mio direttore che i miei giudizi – bontà sua – valevano quelli di un suo commissario. Nel mio caso mi premeva solo sottolineare che la dissonanza fra il 1° e 2° grado di giustizia andava solo a detrimento di coloro i quali avevano arbitrato e steso un referto impeccabile, e che non si incoraggiava certo il loro buon esempio nei confronti dei colleghi. Ricordo che c’era alla gara uno dei commissari pizzicati nelle intercettazioni, lo feci notare a un professionista di basket presente.
Tornando a “noi”, il giudice delle Indagini preliminari Katia Tassone dà dunque il via libera, trascrivendo la richiesta del P.M. Maria Luisa Miranda la quale descriverebbe in premessa l’organizzazione tecnico-giuridica dell’organo della Federazione Italiana Pallacanestro dalle minori alla serie A, raccontando i fatti desunti dalle intercettazioni, sottolineando che sarebbero tanto più autentiche in quanto fatte a sorpresa.
Il 16 aprile 2009 il Gip ascolta i tre maggiori indagati, ma soltanto uno di essi accetta l’interrogatorio del P.M., mentre gli altri si riservano la facoltà di non rispondere. Sembra che il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio non possa fare a meno di annotare “uno spaccato desolante del malaffare”, richiamando lo sport al “tempio olimpico “e della meritocrazia pura” di fronte invece a sistematiche conversazioni, sempre dello stesso tenore e linguaggio, a volte crudo e umoristico. E la PM sarebbe esplicita: costoro hanno generato un vero e proprio “sistema” quando, evidenzia giustamente, gli arbitri sono considerati come “pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”. La vicenda spazia anche in campi di altre violazioni, come il danno economico che deriva alla FIP per rimborsi di diarie di viaggio mai sostenute.
Il 23 aprile 2009, viste le ipotesi di reato, il Gip adotta la misura cautelare interdittiva dall’esercizio del pubblico ufficio, e il PM avvisa 41 fra arbitri e commissari della conclusione indagini per abuso d'ufficio e frode in competizioni sportive, mentre ai personaggi di vertice maschile vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all'abuso d'ufficio e alla frode in competizioni sportive.
Ma quando la vicenda sembra conclusa, in attesa del processo circola la voce di una riapertura dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria ammessa dallo stesso inquirente della Fip su Gazzetta.it. E filtrano alcune indiscrezioni riguardanti anche alcuni arbitri di serie A per presunte richieste di raccomandazioni ai capi. Niente a che vedere con arbitraggi compiacenti, raccomandazioni esplicite, ma in qualche caso ripetute. E si tratta di arbitri di spicco, che hanno accumulato un discreto patrimonio grazie a una carriera con parecchie centinata di gettoni di presenza (dai 50 delle minori ai 1000 della A, fino ai 1500 per l’Eurolega) e che si applicano come un primo lavoro…
Davanti a questo inedito “filone” il basket si chiede ora se c’è qualcosa di più grave di un diffuso sistema di raccomandazioni, ed è preoccupato in quanto questo “sistema” (lo chiama così il PM reggino), riguarda – niente condizionale: la Gazzetta e L’Espresso hanno fatto anche i nomi, non smentiti – anche fischietti del campionato professionistico in piena attività, in alcuni casi al centro di episodi contrastati, e occupano addirittura posizioni di primissimo piano nell’organizzazione della categoria. Uno di loro, addirittura, avrebbe raccomandato un’arbitressa, con il riscontro successivo immediato del buon fine della sua “buona azione”. Altri raccomandava un amico arbitro meno quotato, col quale probabilmente viaggia spesso in coppia.
Che dire? Noi facciamo il nostro lavoro come giornalisti, ai giudici l’ardua sentenza. E come si dice in queste circostanze: abbiamo piena fiducia nella magistratura.