di Enrico Campana
SIENA. Saputo dei contenuti abbastanza sorprendenti della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione della Mens Sana, essendo il basket sul cloroformizzato cronico, chiedo la trascrizione di due passi della stessa. Ritengo fondamentale analizzarla per capire correttamente il “rivoluzionario” (o strategico?) Minucci-pensiero. Un pensiero da professionista, sempre studiato, ponderato in ogni sua parte, linkato a discorsi e strategie più ampie e non sempre visibili, veicolato nei modi e nei tempi di una comunicazione sicura. Meglio se espressa da certi canali preferiti. La comunicazione però è un’arma a doppio taglio, esistono pericoli di rebounding (sì, anche qua si parla di rimbalzi) o peggio di boomerang.
Riguardo dunque al futuro, queste le sue convinzioni e le sue decisioni.
Capitolo scudetto: “Siamo curiosi di sapere come si comporteranno, questa volta non siamo noi ad essere favoriti. Lo sono altri.Milano è un gradino sopra gli altri, ma hanno lavorato bene anche Treviso, Roma e Bologna Noi obiettivamente non possiamo stavolta essere i favoriti”. Saggiamente ha però aggiunto: “Sarà il campo a stabilire quanto è forte la Mens Sana”.
Capitolo futuro, argomento “tecnico” ben più rilevante e delicato per i riflessi sull’intero movimento, perché lui è il dominus indiscusso a sentire il colto e l’inclita, è invece questo: “Il massimo dirigente conferma che ridimensionerà il settore giovanile puntando su ragazzi locali. Il lavoro di questi anni non ha infatti formato giocatori per la prima squadra. Per cui meglio utilizzare le risorse in altro modo”.
E bravo Ferdy. Come altre volte, alla fine il presidente Minucci ha fatto tesoro di un’analisi approfondita e – credo – intellettualmente onesta che ho presentato e argomentato da almeno 2-3 anni, per richiamare l’attenzione sul problema di questa Erodiade del basket. Grande artista della comunicazione e manager, sapeva benissimo che il club mensanino non poteva permettersi queste analisi, e perciò le ha spacciate per una critica preconcetta. Adesso è lui a sbandierarle. Faccio un’ipotesi: quale veicolo di promozione del territorio e di aggregazione sociale, il basket Mps-Ms probabilmente riceveva contributi ad hoc anche per l’attività del settore giovanile e bonus per gli scudettini. E ha fatto finta di arrabbiarsi, io sono stato al gioco, salvo adesso chiudere l’argomento con un semplice “ci siamo sbagliati” (un “forse” sarebbe stato meglio, grande Ferdy…).
Forse – questa non glie l’abbono, amichevolmente però,,, – avrebbe dovuto rischiare di più, ma lui è espressione di una cultura manageriale, e del resto non è che uno che viene dal basket veda più lontano di uno che lavorava all’ufficio titoli della Grande Banca. Del resto il Meneghin presidente non mette davanti le problematiche di marketing, rispetto al suo passato? I tempi cambiano, solo gli imbecilli non cambiano parere, diceva Montanelli in versione voltagabbana.
L’unicità del basket a Siena e la sua grande fortuna sono in un intreccio stretto fra sport e istituzioni che non esiste e mai è esistito da nessun’altra parte (sia un male o un bene, lo dirà il tempo, io faccio il cronista-opinionista e non il laudatore o profeta di sventura…). Negli ultimi anni l’incidenza sul risultato (punteggio) del gruppo italiano è stato sotto il 10 per cento, a volta qualche titolo è arrivato solo con i punti degli stranieri, e a me che appartengo a una generazione di un basket che puzzava di palestra e fondamentali, questa cosa non piace. Vero è che si è partiti dal 4,6 e si è arrivati al 9 e qualcosa, se non sbaglio, le cifre lo dicono, ma prendo atto della buona volontà di rendere meno avvilente questo trend esterofilo. Anni fa ho portato Gianni Petrucci e Massimo Ceccotti, presidente e segretario della Federbasket (quando la prima volta la nazionale venne a giocare a Siena con la Cecoslovacchia), al cimitero di San Gimignano, nel quale riposa la professoressa Nomi Pesciolini, cui si deve la divulgazione della palla al cesto nel 1907. E già allora, quando la Mens Sana non era ancora un affare della Repubblica senese, sostenevo la teoria vichiana dei corsi e ricorsi, e scrissi che un giorno Siena per i meriti della Mens Sana avrebbe vinto lo scudetto, e azzardai – come ricordò Renzo Corsi – che “tutti quanti un giorno avrebbero dovuto fare i conti con Ferdinando Minucci”. Ho avuto ragione, ma non mi interessa ripetere “ah, io l’avevo detto”, quanto più ricordare che a una certa carica consegue un’assunzione di responsabilità e impegno. Un esempio, se vado a votare fra il Berlusca e Bersani, scelgo quello che più mi rappresenta. E perciò sia di fronte a una dismissione sul vivaio, una cosa che mi sa di problematiche Fiat, ho il diritto di sperare che un club tricolore pensi non solo a vincere e a far di conto, ma anche a stimolare il contesto in cui opera, a esserne il portavoce, magari rischiando. Penso che questa dismissione che sarà solo strategica, perché il vivaio locale sul territorio sarà ovviamente esteso al territorio regionale, grazie alla nuova norma federale, un’infelice “meneghinata” (anche se, povero Dino, è opera di altri dirigenti federali e ha dovuto accettarla), che consente il blocco regionale degli under 16. Per cui i club maggiori polarizzeranno il reclutamento e, vivaddio, la Toscana tiene buona razza. Stiamo parlando mica del basket prenatale, ma della categoria cadetti, che già può offrire dei “miti”. Ad esempio la Croazia ha presentato nei recenti europei a Bar un ragazzino dalmata che si chiama Dario Saric, 2,03, capace di giocare in tutti e 5 i ruoli, tanto bravo da poter giocare nella NBA. Si è esibito con una storico tripla doppia (se non erro, 33 punti, 13 rimbalzi e 10 assist), quindi il ragazzini di grande qualità fra Siena e Montecatini o Pistoia sceglierà di sua sponte Siena. Inoltre Siena si è creata isole “mensanine” un po’ qua e là, vedi l’operazione Scafati (non fra scafati, se mi si permette la battuta toscana…) e si è radicata in più regioni del Viej Piemunt al Veneto, all’Umbria e alla Campania se non erro col Progetto BasketBall Generation, che ritengo sia di proprietà della gloriosa Mens Sana polisportiva, anche perché è un progetto sociale molto interessante, e bravo chi l’ha ideato.
Riassumendo, dire che Milano e gli altri sono favoriti è il gioco della “palla avvelenata”, inoltre con un calo di 1800 tifosi ai playoff Ferdy chiama alle armi la città, come fece la Repubblica Senese all’arrivo degli Angiò. Per quanto riguarda la valorizzazione del vivaio, ha sbagliato forse collaboratori, bastava prendere un allenatore e chiedergli di lanciare i giovani gradualmente, non farli giocare nel garbage-.time. Oppure, cosa già scritta, creare un rapporto stretto come avveniva a Varese fra l’Ignis e la Robur et Fides, che stanno a Mens Sana e Virtus o Costone, e dare loro la massima autonomia e aiuto economico per prendersi poi i giocatori al giusto grado di maturità. Ma voglio stare fuori da questo discorso, fra moglie e marito non mettere il dito.. Infine, siccome ormai temo di avere una pericolosa Sindrome di Stoccolma nei confronti di Ferdy, che mi è stato sempre simpatico anche perché ha messo a nudo quanti fessi allignano nel basket, gli suggerisco – se non cambierà idea sulla dismissione – di citare fra i meriti mensanini quelli dell’unica medaglia giovanile significativa nell’ultimo decennio arrivata grazie a un prodotto mensanino, Luigi Datome. In verità, c’era anche un senese doc, Bruttini junior, e c'era quell’Aradori che vestirà la prossima stagione la maglia dell’Amata. Ma in quella squadra Datome era come Bargnani nella nazionale.A proposito: perché un giocatore così importante ha girato l’occhio a Siena? Spero che la prossima volta Ferdy mi spieghi anche questa.
SIENA. Saputo dei contenuti abbastanza sorprendenti della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione della Mens Sana, essendo il basket sul cloroformizzato cronico, chiedo la trascrizione di due passi della stessa. Ritengo fondamentale analizzarla per capire correttamente il “rivoluzionario” (o strategico?) Minucci-pensiero. Un pensiero da professionista, sempre studiato, ponderato in ogni sua parte, linkato a discorsi e strategie più ampie e non sempre visibili, veicolato nei modi e nei tempi di una comunicazione sicura. Meglio se espressa da certi canali preferiti. La comunicazione però è un’arma a doppio taglio, esistono pericoli di rebounding (sì, anche qua si parla di rimbalzi) o peggio di boomerang.
Riguardo dunque al futuro, queste le sue convinzioni e le sue decisioni.
Capitolo scudetto: “Siamo curiosi di sapere come si comporteranno, questa volta non siamo noi ad essere favoriti. Lo sono altri.Milano è un gradino sopra gli altri, ma hanno lavorato bene anche Treviso, Roma e Bologna Noi obiettivamente non possiamo stavolta essere i favoriti”. Saggiamente ha però aggiunto: “Sarà il campo a stabilire quanto è forte la Mens Sana”.
Capitolo futuro, argomento “tecnico” ben più rilevante e delicato per i riflessi sull’intero movimento, perché lui è il dominus indiscusso a sentire il colto e l’inclita, è invece questo: “Il massimo dirigente conferma che ridimensionerà il settore giovanile puntando su ragazzi locali. Il lavoro di questi anni non ha infatti formato giocatori per la prima squadra. Per cui meglio utilizzare le risorse in altro modo”.
E bravo Ferdy. Come altre volte, alla fine il presidente Minucci ha fatto tesoro di un’analisi approfondita e – credo – intellettualmente onesta che ho presentato e argomentato da almeno 2-3 anni, per richiamare l’attenzione sul problema di questa Erodiade del basket. Grande artista della comunicazione e manager, sapeva benissimo che il club mensanino non poteva permettersi queste analisi, e perciò le ha spacciate per una critica preconcetta. Adesso è lui a sbandierarle. Faccio un’ipotesi: quale veicolo di promozione del territorio e di aggregazione sociale, il basket Mps-Ms probabilmente riceveva contributi ad hoc anche per l’attività del settore giovanile e bonus per gli scudettini. E ha fatto finta di arrabbiarsi, io sono stato al gioco, salvo adesso chiudere l’argomento con un semplice “ci siamo sbagliati” (un “forse” sarebbe stato meglio, grande Ferdy…).
Forse – questa non glie l’abbono, amichevolmente però,,, – avrebbe dovuto rischiare di più, ma lui è espressione di una cultura manageriale, e del resto non è che uno che viene dal basket veda più lontano di uno che lavorava all’ufficio titoli della Grande Banca. Del resto il Meneghin presidente non mette davanti le problematiche di marketing, rispetto al suo passato? I tempi cambiano, solo gli imbecilli non cambiano parere, diceva Montanelli in versione voltagabbana.
L’unicità del basket a Siena e la sua grande fortuna sono in un intreccio stretto fra sport e istituzioni che non esiste e mai è esistito da nessun’altra parte (sia un male o un bene, lo dirà il tempo, io faccio il cronista-opinionista e non il laudatore o profeta di sventura…). Negli ultimi anni l’incidenza sul risultato (punteggio) del gruppo italiano è stato sotto il 10 per cento, a volta qualche titolo è arrivato solo con i punti degli stranieri, e a me che appartengo a una generazione di un basket che puzzava di palestra e fondamentali, questa cosa non piace. Vero è che si è partiti dal 4,6 e si è arrivati al 9 e qualcosa, se non sbaglio, le cifre lo dicono, ma prendo atto della buona volontà di rendere meno avvilente questo trend esterofilo. Anni fa ho portato Gianni Petrucci e Massimo Ceccotti, presidente e segretario della Federbasket (quando la prima volta la nazionale venne a giocare a Siena con la Cecoslovacchia), al cimitero di San Gimignano, nel quale riposa la professoressa Nomi Pesciolini, cui si deve la divulgazione della palla al cesto nel 1907. E già allora, quando la Mens Sana non era ancora un affare della Repubblica senese, sostenevo la teoria vichiana dei corsi e ricorsi, e scrissi che un giorno Siena per i meriti della Mens Sana avrebbe vinto lo scudetto, e azzardai – come ricordò Renzo Corsi – che “tutti quanti un giorno avrebbero dovuto fare i conti con Ferdinando Minucci”. Ho avuto ragione, ma non mi interessa ripetere “ah, io l’avevo detto”, quanto più ricordare che a una certa carica consegue un’assunzione di responsabilità e impegno. Un esempio, se vado a votare fra il Berlusca e Bersani, scelgo quello che più mi rappresenta. E perciò sia di fronte a una dismissione sul vivaio, una cosa che mi sa di problematiche Fiat, ho il diritto di sperare che un club tricolore pensi non solo a vincere e a far di conto, ma anche a stimolare il contesto in cui opera, a esserne il portavoce, magari rischiando. Penso che questa dismissione che sarà solo strategica, perché il vivaio locale sul territorio sarà ovviamente esteso al territorio regionale, grazie alla nuova norma federale, un’infelice “meneghinata” (anche se, povero Dino, è opera di altri dirigenti federali e ha dovuto accettarla), che consente il blocco regionale degli under 16. Per cui i club maggiori polarizzeranno il reclutamento e, vivaddio, la Toscana tiene buona razza. Stiamo parlando mica del basket prenatale, ma della categoria cadetti, che già può offrire dei “miti”. Ad esempio la Croazia ha presentato nei recenti europei a Bar un ragazzino dalmata che si chiama Dario Saric, 2,03, capace di giocare in tutti e 5 i ruoli, tanto bravo da poter giocare nella NBA. Si è esibito con una storico tripla doppia (se non erro, 33 punti, 13 rimbalzi e 10 assist), quindi il ragazzini di grande qualità fra Siena e Montecatini o Pistoia sceglierà di sua sponte Siena. Inoltre Siena si è creata isole “mensanine” un po’ qua e là, vedi l’operazione Scafati (non fra scafati, se mi si permette la battuta toscana…) e si è radicata in più regioni del Viej Piemunt al Veneto, all’Umbria e alla Campania se non erro col Progetto BasketBall Generation, che ritengo sia di proprietà della gloriosa Mens Sana polisportiva, anche perché è un progetto sociale molto interessante, e bravo chi l’ha ideato.
Riassumendo, dire che Milano e gli altri sono favoriti è il gioco della “palla avvelenata”, inoltre con un calo di 1800 tifosi ai playoff Ferdy chiama alle armi la città, come fece la Repubblica Senese all’arrivo degli Angiò. Per quanto riguarda la valorizzazione del vivaio, ha sbagliato forse collaboratori, bastava prendere un allenatore e chiedergli di lanciare i giovani gradualmente, non farli giocare nel garbage-.time. Oppure, cosa già scritta, creare un rapporto stretto come avveniva a Varese fra l’Ignis e la Robur et Fides, che stanno a Mens Sana e Virtus o Costone, e dare loro la massima autonomia e aiuto economico per prendersi poi i giocatori al giusto grado di maturità. Ma voglio stare fuori da questo discorso, fra moglie e marito non mettere il dito.. Infine, siccome ormai temo di avere una pericolosa Sindrome di Stoccolma nei confronti di Ferdy, che mi è stato sempre simpatico anche perché ha messo a nudo quanti fessi allignano nel basket, gli suggerisco – se non cambierà idea sulla dismissione – di citare fra i meriti mensanini quelli dell’unica medaglia giovanile significativa nell’ultimo decennio arrivata grazie a un prodotto mensanino, Luigi Datome. In verità, c’era anche un senese doc, Bruttini junior, e c'era quell’Aradori che vestirà la prossima stagione la maglia dell’Amata. Ma in quella squadra Datome era come Bargnani nella nazionale.A proposito: perché un giocatore così importante ha girato l’occhio a Siena? Spero che la prossima volta Ferdy mi spieghi anche questa.