di Enrico Campana
SIENA. Mi complimento per gli intelligenti (e soprattutto motivanti, al fine di spronare i suoi azzurri) commenti di Simone Pianigiani al forfait di Danilo Gallinari. Se però vorrà avere successo non deve pensare che tutto per un CT sia scontato, come considerare un vero entusiasmo quello di qualche big che alla prima partita sbagliata magari gli volterà le spalle. Mezzo avvisato mezzo salvato…
Mi complimento naturalmente anche con le quattro squadre che questo fine settimana si contenderanno la Coppa dei Campioni nell’edizione n. 23 delle Final Four di Parigi (si comincia questo con Barcellona-Cska e Partizan-Olympiakos). In molti mi chiedono un pronostico, ragiono salomonicamente, come mi ha insegnato il pragmatico Dan Peterson: 25% di possibilità a testa. Tutti a dire però, Messina per primo, che il predestinato è il Barcellona in questa finale che si libera (finalmente) speriamo a favore del gioco ma forse non della vivacità della commedia della figura del coach-duce-tiranno incarnata dai mitici Obradovic (7 vittorie), naturalmente Messina (3 vittorie e 5 finali) e Pini Gershon (3 vittorie). Tuttavia in un panorama che sembra voler premiare fino in fondo il rinnovamento, alla fine se mi offrono una bella quota, diciamo a 2-2,5, mi gioco senza indugi l’antico e collaudato impianto “messiniano” del Cska che molti dimenticano. Vi sembra poco aver raggiunto 4 finali consecutive con due successi nell’ultimo periodo? E in un contesto di ben 9 presenze nelle ultime 10 edizioni, vero record di continuità, anche se il suo attuale coach (Evgeny Pashutin) è il meno accreditato, i russi hanno la possibilità di chiudere un ciclo d’oro e di battere sul filo il Panathinaikos e il Maccabi quale squadra della decade. Motivazione di non poco conto.
Naturalmente spero che questa Mens Sana sappia prendere una lezione di realismo dalla sua stagione e superare un’inspiegabile contraddizione, ma riscattare prontamente un vuoto imperdonabile come presenze nella competizione, se vuole diventare davvero la squadra di tutto il Paese. Non si giustifica un solo 3° posto nelle ultime 6 edizioni, cioè il periodo di maggior splendore. La gente del basket, più preparata di quella del calcio, davanti alle sonate di un’orchestra di chiarine e flauti ragiona come Pier Capponi… Per Siena che ha blindato lo scudetto con l’arrivo di un 36enne ex NBA, uno dei tanti Williams del basket, la nobiltate si parrà in Europa. La crisi di greci e spagnoli ha determinato un crack nell’euro, è fatale e scontato un ridimensionato dei Cresi del canestro, coi suoi 17 milioni e rotti Siena diventerà dominante. Ma basta il budget a chi per anni ha guardato all’altrui budget? A questo proposito, in merito alla rubrica della scorsa settimana dove il Cittadinoonline.it trattava l’argomento dell’unicum-Siena, mi sembra utile pubblicare due email propedeutiche: 1) Se un articolo del genere esce online e non è oggetto di approfondimento di Lega e Federazione, come si fa a nutrire speranze sul futuro del nostro sport in Italia? 2) Questa grave crisi fa sì che i Paesi che ci avevano superato, Grecia e Spagna, stiano affondando, pertanto se avessimo le idee chiare (non soldi in più) e progetti chiari) potremmo ri-effettuare il controsorpasso…
Adesso parliamo di libertà di stampa ai vari gradi, quella istituzionale e quella del web-tritatutto a volte “pelosa”. Sarei tentato di dare la mia adesione alla campagna pro-Nobel per Internet, ma i giornalisti tradizionali a volte scoprono di non essere sempre in buona compagnia. Rivolgendosi comunque al segretario generale dell’Ocse (Angel Gurria), compiaciuto per il giudizio sull’opera della Protezione Civile italiana rispetto ai rapporti di altre organizzazioni internazionali, non mi è però piaciuta la tirata d’orecchi – che dire, agli stinchi… – di Berlusconi al giornalismo italiano, o all’italiana. "Se c'è una cosa" che è "sotto gli occhi di tutti" è che in Italia "c'è fin troppa libertà di stampa". Queste parole del “neo-senese” (starebbe per acquistare non una ma ben due tenute, spero che arrivando da queste parti in elicottero si legga lo striscione che ho esposto sul mio terrazzo), sono forse il tentativo di giustificare i provvedimenti (draconiani) per restringere (e magari azzerare?) le intercettazioni che produrranno una ricaduta – fortemente limitante – sulla libertà di stampa? E quindi con pesanti provvedimenti per chi mai oserà pubblicare anche una sola virgola di vicende squallidissime ormai quotidiane. Ma – ahinoi – il provvedimento non migliorerà l’informazione, ma la indebolirà.
Tutti si aspettavano che nel processo di ricostruzione e rilancio del paese come priorità il premier varasse un immediato decreto legge anti-corruzione, la sua invettiva è invece giunta quanto mai intempestiva, se non grottesca, proprio nel giorno – esempio lampante – delle dimissioni del suo ministro dello Sviluppo. Il frutto di un’esemplare indagine giornalistica tipo “Watergate”. Si sarebbe mai dimesso se Repubblica, grazie al lavoro dei suoi ottimi cronisti, non avesse portato le prove dell’acquisto “a doppio prezzo” del famoso mezzanino “vista Colosseo”? E quello stesso foglio che alla fine ha chiuso l’imbarazzante cerchio (per la Repubblica, nel senso di Stato italiano…) pubblicando la DIA che dimostra come il messo ufficiale del finanziatore-palazzinaro, un architetto, oltre a curare l’operazione bancaria, abbia curato la ristrutturazione dell’immobile.
A proposito di “libertà di stampa, concordo pienamente col papà di Dagospia che parlando dei 10 anni del suo visitatissimo sito, osservava sconsolato, che le moltissime querele ricevute “che altro non solo che tentativi di intimidazione”. Modestamente non sono d’accordo, invece, con quel filosofo, credo Cicerone, che sosteneva: dimostrare il vero è un esercizio inutile (Verum quod inutile). Lo dice – in verità… – anche la dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, articolo 19. Vero però che oggi l’informazione venga manipolata da “siti di scopo” agganciati ai “social forum”. Sbandierano magari una nobile “mission” di facciata, in realtà servono spesso solo ad agitare le acque..
A Luciano Tola, ad esempio, attraverso un sito che mi sembra stia tentando – con argomenti da vespri siciliani – di ingarbugliare le acque arbitrali, già torbide (come è venuto fuori dopo l’indagine della Procura di Reggio Calabria), è arrivato sul capo il boomerang lanciato appena insediatosi sulla poltrona di presidente degli arbitri (CIA). Chi di comunicazione ferisce, di comunicazione perisce… Ai “suoi” fischietti, quelli che gli hanno dato il voto, aveva proibito di confondersi nei social forum. Provvedimento ruvido, proprio del suo stile, che aveva comunque una sua logica protettiva, come dimostra il caso-Hall, che ha creato una turbativa nella stagione dell’Armani e quello di Gary Neal, il cecchino del campionato, giustificando il licenziamento da parte della Benetton. Ma non gli è stato perdonato la sospensione per un turno alcuni fischietti pizzicati a vario titolo nelle intercettazioni disposte dalla Procura reggina. In effetti ha sbagliato la forma, non toccava forse a lui questo compito e complimentarsi pubblicamente con l’inquirente, ma semmai alla Giustizia Sportiva. Ma lui è un po’ il body-guard della nobile(?) carta arbitrale, ha agito d’impulso. Avesse voluto farsi pubblicità, ne avrebbe parlato. Invece per sovrappeso, ha persino smentito la Gazzetta che aveva dato la notizia. Ai tempi di Gianni Petrucci, sarebbe bastata una telefonata e tutto sarebbe andato a posto, anzi, ognuno sarebbe tornato al suo posto!
Siccome uno degli arbitri intercettati è il capo del sindacato di fischietti, è partita una rivolta vera e propria con assemblee su assemblee, fino alla denuncia di Tola alla Giustizia Sportiva per “ingiusto arbitrio” o qualcosa del genere. E siccome la Corte Federale dovrebbe pronunciarsi, dicono, il 15 maggio su questo presunto abuso di potere, e il giorno dopo Tola consegnare la lista degli arbitri dei playoff, guarda caso comparire sulla Rete con la premessa “che come sempre in queste situazioni la prudenza non è mai troppa”, la notizia “sembra che Tola abbia già presentato una lettera di dimissioni con decorrenza 17 maggio”. Si fa anche dell’ironia su queste “dimissioni post-datate” suggerendo a Tola di farsi da parte e offrire “un gesto di reale responsabilità” contro il rischio di “tentare di mettere in difficoltà l’ambiente federale”.
Siccome a pensare male qualche volta ci si azzecca, è arrivata subito una smentita della Fip di fronte a questo vero e proprio ballon d’essai per delegittimare il presidente degli arbitri e magari influenzare la Corte Federale. Più che una smentita, visto che la notizia non rientra nel cosiddetto “verum”, considerato che viene tirata in ballo direttamente anche la segreteria federale e si parla di “fonti vicine al Palazzo di via Vitorchiano” (la sede della federazione), Dino Meneghin avrebbe dovuto allertare (il defunto?) l’Ufficio Indagini ad attivarsi sulla fondatezza delle fonti e, magari, accertare anche se mai qualche figura del mondo arbitrale sia particolarmente sensibile (e attivo) in questa “mission” (“essere un valido strumento di confronto e dibattito costruttivo”), che ammette tuttavia lo scoperto scopo di mettere lo zampino nella “politica federale”.
Tola il ruvido non è immune da pecche. Ad esempio, ha sospeso “per un turno di riflessione” – la stessa punizione per i protagonisti di “raccomandopoli”, grave disparità – l’arbitro toscano (Massimiliano Duranti), che aveva correttamente cercato di fermare il gioco per un fischio troppo debole, e di nessuna influenza ai fini del risultato. Non era certo un errore tecnico, le squadre non hanno protestato, bisognava però forse dare un segnale forte. Ma quando è arrivato, nessuno del sindacato dei fischietti è intervenuto a difesa del collega tartassato. La Fip non ha smentito invece le dimissioni dell’avvocato Renato Baldi, consigliere del CIA e tratto d’unione diplomatico fra Tola e gli arbitri frondisti. Ma – sembra – solo a partire da giugno, e anche queste post-datate, non immediate, cosa abbastanza sospetta.
Il vero scopo è puntare un siluro sulla “gestione Tola”, e difatti il sito che vanta di “servire” alcuni colleghi oltre all’autorevole rosea (smentita con la sua autorevolezza) e gli organismi della Fip, offre anche la soluzione finale per uscire dalla palude: mettere un commissario. “Adesso la situazione in seno al CIA si complica sempre più. Tola adesso si trova senza “tutela”, Renato Baldi infatti molto spesso, forse anche troppo, ha cercato di sostenere l’azione di un presidente forse troppo irruento, incappato in molti, troppi errori, ormai irrecuperabili. Per il CIA, nuove elezioni all’orizzonte o la Federazione stavolta penserà ad un lungo Commissariamento del Settore Arbitrale Italiano, anche al fine di rimodulare un regolamento elettorale più equilibrato e meno sconclusionato dell’attuale?”. Questa cosa puzza di bruciato, e sembra una coda velenosa di un certo costume dell’ambiente messo a nudo dalla Procura di Reggio Calabria o, con una stretta attinenza, un disegno di potere, di destabilizzazione o una semplice “pierinata”?
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SIENA. Mi complimento per gli intelligenti (e soprattutto motivanti, al fine di spronare i suoi azzurri) commenti di Simone Pianigiani al forfait di Danilo Gallinari. Se però vorrà avere successo non deve pensare che tutto per un CT sia scontato, come considerare un vero entusiasmo quello di qualche big che alla prima partita sbagliata magari gli volterà le spalle. Mezzo avvisato mezzo salvato…
Mi complimento naturalmente anche con le quattro squadre che questo fine settimana si contenderanno la Coppa dei Campioni nell’edizione n. 23 delle Final Four di Parigi (si comincia questo con Barcellona-Cska e Partizan-Olympiakos). In molti mi chiedono un pronostico, ragiono salomonicamente, come mi ha insegnato il pragmatico Dan Peterson: 25% di possibilità a testa. Tutti a dire però, Messina per primo, che il predestinato è il Barcellona in questa finale che si libera (finalmente) speriamo a favore del gioco ma forse non della vivacità della commedia della figura del coach-duce-tiranno incarnata dai mitici Obradovic (7 vittorie), naturalmente Messina (3 vittorie e 5 finali) e Pini Gershon (3 vittorie). Tuttavia in un panorama che sembra voler premiare fino in fondo il rinnovamento, alla fine se mi offrono una bella quota, diciamo a 2-2,5, mi gioco senza indugi l’antico e collaudato impianto “messiniano” del Cska che molti dimenticano. Vi sembra poco aver raggiunto 4 finali consecutive con due successi nell’ultimo periodo? E in un contesto di ben 9 presenze nelle ultime 10 edizioni, vero record di continuità, anche se il suo attuale coach (Evgeny Pashutin) è il meno accreditato, i russi hanno la possibilità di chiudere un ciclo d’oro e di battere sul filo il Panathinaikos e il Maccabi quale squadra della decade. Motivazione di non poco conto.
Naturalmente spero che questa Mens Sana sappia prendere una lezione di realismo dalla sua stagione e superare un’inspiegabile contraddizione, ma riscattare prontamente un vuoto imperdonabile come presenze nella competizione, se vuole diventare davvero la squadra di tutto il Paese. Non si giustifica un solo 3° posto nelle ultime 6 edizioni, cioè il periodo di maggior splendore. La gente del basket, più preparata di quella del calcio, davanti alle sonate di un’orchestra di chiarine e flauti ragiona come Pier Capponi… Per Siena che ha blindato lo scudetto con l’arrivo di un 36enne ex NBA, uno dei tanti Williams del basket, la nobiltate si parrà in Europa. La crisi di greci e spagnoli ha determinato un crack nell’euro, è fatale e scontato un ridimensionato dei Cresi del canestro, coi suoi 17 milioni e rotti Siena diventerà dominante. Ma basta il budget a chi per anni ha guardato all’altrui budget? A questo proposito, in merito alla rubrica della scorsa settimana dove il Cittadinoonline.it trattava l’argomento dell’unicum-Siena, mi sembra utile pubblicare due email propedeutiche: 1) Se un articolo del genere esce online e non è oggetto di approfondimento di Lega e Federazione, come si fa a nutrire speranze sul futuro del nostro sport in Italia? 2) Questa grave crisi fa sì che i Paesi che ci avevano superato, Grecia e Spagna, stiano affondando, pertanto se avessimo le idee chiare (non soldi in più) e progetti chiari) potremmo ri-effettuare il controsorpasso…
Adesso parliamo di libertà di stampa ai vari gradi, quella istituzionale e quella del web-tritatutto a volte “pelosa”. Sarei tentato di dare la mia adesione alla campagna pro-Nobel per Internet, ma i giornalisti tradizionali a volte scoprono di non essere sempre in buona compagnia. Rivolgendosi comunque al segretario generale dell’Ocse (Angel Gurria), compiaciuto per il giudizio sull’opera della Protezione Civile italiana rispetto ai rapporti di altre organizzazioni internazionali, non mi è però piaciuta la tirata d’orecchi – che dire, agli stinchi… – di Berlusconi al giornalismo italiano, o all’italiana. "Se c'è una cosa" che è "sotto gli occhi di tutti" è che in Italia "c'è fin troppa libertà di stampa". Queste parole del “neo-senese” (starebbe per acquistare non una ma ben due tenute, spero che arrivando da queste parti in elicottero si legga lo striscione che ho esposto sul mio terrazzo), sono forse il tentativo di giustificare i provvedimenti (draconiani) per restringere (e magari azzerare?) le intercettazioni che produrranno una ricaduta – fortemente limitante – sulla libertà di stampa? E quindi con pesanti provvedimenti per chi mai oserà pubblicare anche una sola virgola di vicende squallidissime ormai quotidiane. Ma – ahinoi – il provvedimento non migliorerà l’informazione, ma la indebolirà.
Tutti si aspettavano che nel processo di ricostruzione e rilancio del paese come priorità il premier varasse un immediato decreto legge anti-corruzione, la sua invettiva è invece giunta quanto mai intempestiva, se non grottesca, proprio nel giorno – esempio lampante – delle dimissioni del suo ministro dello Sviluppo. Il frutto di un’esemplare indagine giornalistica tipo “Watergate”. Si sarebbe mai dimesso se Repubblica, grazie al lavoro dei suoi ottimi cronisti, non avesse portato le prove dell’acquisto “a doppio prezzo” del famoso mezzanino “vista Colosseo”? E quello stesso foglio che alla fine ha chiuso l’imbarazzante cerchio (per la Repubblica, nel senso di Stato italiano…) pubblicando la DIA che dimostra come il messo ufficiale del finanziatore-palazzinaro, un architetto, oltre a curare l’operazione bancaria, abbia curato la ristrutturazione dell’immobile.
A proposito di “libertà di stampa, concordo pienamente col papà di Dagospia che parlando dei 10 anni del suo visitatissimo sito, osservava sconsolato, che le moltissime querele ricevute “che altro non solo che tentativi di intimidazione”. Modestamente non sono d’accordo, invece, con quel filosofo, credo Cicerone, che sosteneva: dimostrare il vero è un esercizio inutile (Verum quod inutile). Lo dice – in verità… – anche la dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, articolo 19. Vero però che oggi l’informazione venga manipolata da “siti di scopo” agganciati ai “social forum”. Sbandierano magari una nobile “mission” di facciata, in realtà servono spesso solo ad agitare le acque..
A Luciano Tola, ad esempio, attraverso un sito che mi sembra stia tentando – con argomenti da vespri siciliani – di ingarbugliare le acque arbitrali, già torbide (come è venuto fuori dopo l’indagine della Procura di Reggio Calabria), è arrivato sul capo il boomerang lanciato appena insediatosi sulla poltrona di presidente degli arbitri (CIA). Chi di comunicazione ferisce, di comunicazione perisce… Ai “suoi” fischietti, quelli che gli hanno dato il voto, aveva proibito di confondersi nei social forum. Provvedimento ruvido, proprio del suo stile, che aveva comunque una sua logica protettiva, come dimostra il caso-Hall, che ha creato una turbativa nella stagione dell’Armani e quello di Gary Neal, il cecchino del campionato, giustificando il licenziamento da parte della Benetton. Ma non gli è stato perdonato la sospensione per un turno alcuni fischietti pizzicati a vario titolo nelle intercettazioni disposte dalla Procura reggina. In effetti ha sbagliato la forma, non toccava forse a lui questo compito e complimentarsi pubblicamente con l’inquirente, ma semmai alla Giustizia Sportiva. Ma lui è un po’ il body-guard della nobile(?) carta arbitrale, ha agito d’impulso. Avesse voluto farsi pubblicità, ne avrebbe parlato. Invece per sovrappeso, ha persino smentito la Gazzetta che aveva dato la notizia. Ai tempi di Gianni Petrucci, sarebbe bastata una telefonata e tutto sarebbe andato a posto, anzi, ognuno sarebbe tornato al suo posto!
Siccome uno degli arbitri intercettati è il capo del sindacato di fischietti, è partita una rivolta vera e propria con assemblee su assemblee, fino alla denuncia di Tola alla Giustizia Sportiva per “ingiusto arbitrio” o qualcosa del genere. E siccome la Corte Federale dovrebbe pronunciarsi, dicono, il 15 maggio su questo presunto abuso di potere, e il giorno dopo Tola consegnare la lista degli arbitri dei playoff, guarda caso comparire sulla Rete con la premessa “che come sempre in queste situazioni la prudenza non è mai troppa”, la notizia “sembra che Tola abbia già presentato una lettera di dimissioni con decorrenza 17 maggio”. Si fa anche dell’ironia su queste “dimissioni post-datate” suggerendo a Tola di farsi da parte e offrire “un gesto di reale responsabilità” contro il rischio di “tentare di mettere in difficoltà l’ambiente federale”.
Siccome a pensare male qualche volta ci si azzecca, è arrivata subito una smentita della Fip di fronte a questo vero e proprio ballon d’essai per delegittimare il presidente degli arbitri e magari influenzare la Corte Federale. Più che una smentita, visto che la notizia non rientra nel cosiddetto “verum”, considerato che viene tirata in ballo direttamente anche la segreteria federale e si parla di “fonti vicine al Palazzo di via Vitorchiano” (la sede della federazione), Dino Meneghin avrebbe dovuto allertare (il defunto?) l’Ufficio Indagini ad attivarsi sulla fondatezza delle fonti e, magari, accertare anche se mai qualche figura del mondo arbitrale sia particolarmente sensibile (e attivo) in questa “mission” (“essere un valido strumento di confronto e dibattito costruttivo”), che ammette tuttavia lo scoperto scopo di mettere lo zampino nella “politica federale”.
Tola il ruvido non è immune da pecche. Ad esempio, ha sospeso “per un turno di riflessione” – la stessa punizione per i protagonisti di “raccomandopoli”, grave disparità – l’arbitro toscano (Massimiliano Duranti), che aveva correttamente cercato di fermare il gioco per un fischio troppo debole, e di nessuna influenza ai fini del risultato. Non era certo un errore tecnico, le squadre non hanno protestato, bisognava però forse dare un segnale forte. Ma quando è arrivato, nessuno del sindacato dei fischietti è intervenuto a difesa del collega tartassato. La Fip non ha smentito invece le dimissioni dell’avvocato Renato Baldi, consigliere del CIA e tratto d’unione diplomatico fra Tola e gli arbitri frondisti. Ma – sembra – solo a partire da giugno, e anche queste post-datate, non immediate, cosa abbastanza sospetta.
Il vero scopo è puntare un siluro sulla “gestione Tola”, e difatti il sito che vanta di “servire” alcuni colleghi oltre all’autorevole rosea (smentita con la sua autorevolezza) e gli organismi della Fip, offre anche la soluzione finale per uscire dalla palude: mettere un commissario. “Adesso la situazione in seno al CIA si complica sempre più. Tola adesso si trova senza “tutela”, Renato Baldi infatti molto spesso, forse anche troppo, ha cercato di sostenere l’azione di un presidente forse troppo irruento, incappato in molti, troppi errori, ormai irrecuperabili. Per il CIA, nuove elezioni all’orizzonte o la Federazione stavolta penserà ad un lungo Commissariamento del Settore Arbitrale Italiano, anche al fine di rimodulare un regolamento elettorale più equilibrato e meno sconclusionato dell’attuale?”. Questa cosa puzza di bruciato, e sembra una coda velenosa di un certo costume dell’ambiente messo a nudo dalla Procura di Reggio Calabria o, con una stretta attinenza, un disegno di potere, di destabilizzazione o una semplice “pierinata”?
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