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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Per chi suon la Campana. Viaggio nella "selva" dell?arbitraggio

di Enrico Campana
SIENA. Non scrivo  mai di singoli arbitraggi di una gara,  sono infatti un teorico della sana e onesta “vecchia scuola” giornalistica dalla quale derogava il sommo Aldo Giordani, sostenendo che le classifiche erano bugiarde e dettate dalla Federazione. La critica mandava in bestia il presidente della Fip, il messinese Enrico Vinci, un altro grande personaggio di riconosciuta onestà intellettuale. Mai querelato, ma in quel tempo il suo braccio destro era un certo Gianni Petrucci. Consentiva la critica, ma garantiva anche l’efficienza.
In ogni caso, questa è la mia linea sugli arbitraggi eventuali torti e favori si compensano per legge di natura durante una stagione. Anche se forse dovrei ricredermi per i contenuti – gravissimi  – degli  atti della Procura di Reggio Calabria. che ha avvisato ben 41 soggetti ascrivendo reati che vanno dall’associazione per delinquere alla frode sportiva e abuso d’ufficio. I responsabili sono i capi degli arbitri, commissari, designatori ma vi figurano quale parte attiva anche arbitri, alcuni di A, e dirigenti federali e territoriali e quei dirigenti di club già “avvisati”. Adesso il problema è distinguere il gran dal loglio…
Lo scenario, giova ricordare, è una costellazione di  presunte partite truccate attualmente al vaglio dell’autorità inquirente, come scrive a chiusura della prima fase delle indagini il P.M. di Reggio Calabria. Le  gare “chiacchierate” sono infatti  moltissime, riguardano l’arco di due anni, dal settembre 2007 all’aprile 2009, vanno ricostruite ad una. Operazione non facile, lunga in quanto  una postilla fa riferimento al cosiddetto “de relato”  –  episodico, marginale  o sistemico? – emerso nelle intercettazioni ambientali.  
Questo “de relato” comprende considerazioni o conclusioni  dei protagonisti di questa brutta commedia che per ora è più “arbitropoli & raccomandopoli”, ma potrebbe anche essere baskettopoli. Non sapendo  i “commedianti” di essere intercettati, parlano a ruota libera, in un neo-volgare a volte umoristico. Per cui, tanto è lo sconcerto, che alla fine uno le prende come una cosa seria e l’altro come chiacchiere da bar. E dove sta la verità? E’ il classico problema del double-face degli odierni casi di giustizia: da una parte un presunto favoritismo, dall’altra l’odiosa calunnia che giustamente il codice punisce. Per questo la magistratura va prudente, prende tempo, è una sfinge enigmatica.
Ma vengo, dunque, allo specifico invito a dire la mia sulla querelle arbitrale riguardante gli arbitraggi di Siena di questa stagione. Si parte da due versioni contrapposte: quella di presunti favoritismi o torti. Riguardo ai primi ho letto commenti e battute di “area Bolognese” dopo le Final Eight per i ben 37 tl contro 12 nella finale Siena-Virtus. Archivio come una sorta di classica felsinea della protesta quale epilogo della Coppa Italia, che l’anno scorso è stata ben più aspra col proprietario della squadra sconfitta a tirar calci alla porta degli arbitri. Riguardo ai secondi, Simone Pianigiani  ne avrebbe fatto accenno alla gara con Milano. 1-1 a palla al centro.  Siamo  nel campo dell’assurdo, o peggio del ridicolo… come pensare a una Siena che chiede aiuto agli arbitri quando vince di 21 punti di scarto di media, o al tempo stesso di una Mens Sana che si lamenta…
Sugli arbitraggi di Coppa ho già espresso le mie convinzioni dopo la gara di Istanbul, idem sul gesto di Minucci (tesi: vista la scarsa reattività della squadra, ha tentato di scuoterla mettendoci la sua faccia…). Penso di avere una  lunga esperienza per poter dire la mia: l’arbitraggio europeo è difforme da quello italiano, consente un gioco più maschio in un principio di lealtà sportiva, ma punisce le furbate, garantendo il massimo rispetto della tecnica e dello spettacolo. L’italiano – o il sistema italiano – con le dovute eccezioni di alcuni fischietti di valore che non mancano anche fra le ultime leve (ma niente nomi, la casta arbitrale ne farebbe polpette), è più attento alle minuzie, finendo quindi per alimentare il sospetto del “fischio scientifico” o chirurgico diventato un filmato–icona  su You Tube, riguardante l’infrazione di 5” nella gara dei playoff fra Milano e Teramo  dell’ultimo playoff.
Mi limito a dire una cosa, a favore dell’Eurolega che adesso parte del management italiano, sostenuto da aedi di giornata, sta tentando di demolire come credibilità (“l’Euroleague è una gara decadente”, si è perfino letto…): c’è stata una crescita esponenziale rispetto agli arbitraggi turistici degli anni FIBA, Jordi Bertomeu è un ottimo manager, anche se non posso condividere tutto quel che fa, e questa degli arbitri preparati e non permeabili è una delle note migliori della competizione. Un arbitraggio  che ha messo a nudo in generale i riconosciuti limiti di gioco del basket italiani, che derivano anche da un’interpretazione autoctona in un sistema che tende all’autocraazia. E lo ha detto anche Sandro Gamba alla presentazione delle nazionali a Milano, il gioco mediocre danneggia il campionato!
Dunque, premesso che parlare di arbitraggi  è inutile e quasi umoristico, se si vuole cercare il pelo nell’uovo per una squadra imbattuta dal 9  marzo dell’anno scorso in campionato, coppa Italia e Supercoppa (credo siamo arrivati a 41 successi!), per un’analisi ho preso in considerazione i componenti delle 20 terne delle prime 20 giornate, e delle gare nazionali, un totale di 27 fischietti.
L’arbitro più gettonato, a sorpresa, non è uno dei  cosiddetti  top del fischietto  bensì il messinese Tolga Sahin, con ben  6 designazioni (4 in campionato, 1 in coppa e supercoppa), davanti a Begnis di Crema (5 totale), mentre con 4 totali abbiamo Cerebuch, Sabetta, Paternicò, con 3 totali  Cicoria, Lanzarini, Chiari, Mattioli.
Se facciamo una classifica relativa al solo campionato, c’è un trio dei  più gettonati, e con  4 chiamate Cerebuch, Begnis, Sahin. Seguono con  3 Chiari, Lanzarini, Sabetta, Mattioli , Sardella, LaMonica, Pozzana.
Questa invece la classifica  delle designazioni individuali nelle 10 trasferte vittoriose di Siena: 3 Begnis,  Sabetta,  Pozzana; 2 Chiari, Cerebuch, Sahin, Paternicò, Taurino,  Ramilli, Capurro,  con 1 Crescenti, Biggi,  Lanzarini, Mattioli, Sardella, La Monica, Caiazza, Facchini, Martolini.
Questa infine la classifica secondo le  gare interne-esterne a tre quarti di regular season:  con 4 Cerebuch (2-2), Sahin (2-2), Begnis (1-3);  con 3: Sabetta (0-3),  Pozzana (0-3), Chiari (1-2), Mattioli (2-1), Sardella (2-1), La Monica (2-1) Lanzarini (2-1); con 2: Paternicò (0-2), Capurro (0-2), Taurino (0-2), Ramilli (0-2), Loguzzo (2-0), Giansanti (2-0), Barni (2-0), Caiazza (1-1), Facchini (1-1), Martolini (1-1), Crescenti (1-1); con 1: Biggi (1-0), Filipini (1-0), Weidmann (1-0), Cicoria (1-0).
Per quanto riguarda la Supercoppa, hanno fischiato Cicoria, Sahin e Begnis . Per le Final Eight unici con la doppia chiamata sono stati Paternicò (quarti e finale) e Sabetta (quarti e sf), con 1 da Sahin (q), Cicoria (q), Taurino (sf), Facchini (f), D’Este (f).
Eventuali curiosità? Cicoria e Sahin  hanno avuto l’onore di essere i soli ad aver  diretto Siena in tutte e 3 le competizioni. Stranezze? Sì, due: 1) mai designato per le 20 gare di campionato,  D’Este di Padova è ricomparso  a sorpresa nella finale di Coppa Italia, 2)  Cerebuch e Lamonica, i due  migliori arbitri internazionali per gli addetti al lavori e gli stessi colleghi, sono rimasti fuori dalla finale e nemmeno designati per la Supercoppa.
Niente casi o sospetti, questo è quel che si dice “la voce della statistica”. Giro  solo questa domanda ai capi (ma chi è oggi il vero capo?) degli arbitri: questo potrebbe dipendere dal fatto che i criteri di valutazione da questa stagione sono cambiati e non c’è più il voto dei commissari ma una scheda simile a quella del tagliando per l’auto, parto del supercommissario Baldi e primo consulente del designatore col quale ha fatto coppia in serie A? E per dovere di cronaca, giro anche una domanda  d’attualità che ha per protagonista “tal Caiazza”, come ebbe modo di definirlo il coach di Cremona per l’erroraccio commesso nell’ultimo fischio della gara con Ferrara. Questo arbitro fischia un fallo che decide una partita, il  fallo non c'è e viene premiato per il suo errore – a parte i 1000 euro, che come minimo gli dovrebbero essere trattenuti – con la designazione nel derby d'Italia. Tutti a chiederci pur ragionando rigorosamente sui fatti: è possibile  che questa realtà kafkiana, dove alla fine anche il cronista può essere scambiato per “visionario”, non influisca sulla regolarità?
In ogni caso, a proposito di scenari kafkiani, sulla stessa paternità delle designazioni della serie A sarebbe stata tratta in inganno persino la stessa titolare della brillante inchiesta. Paternità incerta e  chiacchierata  quella del cosiddetto “comparto arbitri” della A, dove frattanto i furbetti del fischietto, pizzicati nelle intercettazioni, l’hanno avuta vinta anche stavolta con la scusa di portare avanti  istanze “sindacali”. Il Sostituto Procuratore Maria Luisa Miranda, per una comunicazione imprecisa, certamente non a lei imputabile, avrebbe indicato negli atti quale figura del Designatore “che di volta assegna gli arbitri alle varie partite”, nello specifico a “Parronelli  Felice che svolge questa mansione per la Lega A”. La qual cosa non è esatta, questo compito non è di Paronelli Felice (con una erre sola) ma trasferita dalla Federazione alla Lega Basket che paga  un Superconsulente con una voce ufficiale di bilancio (60 mila euro).
Credo proprio dunque in questo scenario un  po’ fumoso che il Comitato Italiano Arbitri non possa avere voce in capitolo, salvo (forse) una semplice funzione ispettiva del suo presidente Luciano Tola, che finisce in questo gioco di specchi come un involontario Don Abbondio. Deve guardare anche alla sua “nuova” carriera: quando si è permesso di plaudire in Tv al lavoro  del Sostituto Procuratore di Reggio Calabria, quando ha cercato di intervenire con un turno di sospensione nei confronti delle sue “pecorelle smarrite”, oggetto di intercettazioni, l’associazione di categoria l’ha deferito al Giudice. Un altro al suo posto sarebbe magari andato a Reggio Clabria come persona informata sui fatti. Ma il muscolare del fischietto ha pensato più al progetto, vedi l’ultimo sul reclutamento riguardante le arbitrasse che mi piacerebbe far conoscere. Di stranezza in stranezza però mi chiedo: se è stato lui a ideare e promulgare il codice etico degli arbitri, perché non lo difende fino alle dimissioni?
Ecco alcuni episodi emblematici di un’anomalia cronica del sistema, la stessa che ha minato la precedente gestione alla quale ha posto un freno solo la Magistratura e non la Fip. E che forse è peggiorata, perché s’è incattivita. La morale qual è? In questo mondo dei canestri non è importante il rispetto delle gerarchie, ma chi è pagato.
E badate bene che nelle intercettazioni in ogni caso questo Superconsulente di Lega sarebbe citato  con tanto di nome cognome e data  attraverso l’intercettazione  del 17-11-2008 da un alto  commissario degli arbitri. Contattato prima di una gara, costui riferiva a sua volta ai capi di  “aver dato un bel voto all’arbitro”. E cioè: tranquilli, la raccomandazione è andata a buon fine! Naturalmente non riguarda una gara di A, ma questo intervento “inopportuno” dal punto di vista comportamentale dimostra quanto il Superconsulente sia “intra-moenia” e non estraneo alla gestione di tutti i campionati e quanto fosse anomala e non sempre meritocratica – in verità il PM di Reggio Calabria avrebbe usato termini  ben più pesanti –  la  trafila degli arbitri di C e B. La stessa che  ha portato all’attuale  selezione dei fischietti di Lega A. Ma il Supeconsulente – ripeto –  non  fa parte della Fip ma della Lega, problema annoso al quale la Federazione  non ha voluto metter mano, nemmeno alla luce di quanto è emerso. Vero è che  ciò non costituisce reato fino a prova contraria, ma la mancanza di etica rende fragile un sistema educativo come quello sportivo .
Il vero reato, questo sì documentato – e  non risolto –   è dunque per ora  un’inerzia nel non voler riportare all’ovile Fip  il capitolo designazioni Lega A, e riformarlo con la collaborazione con un  CIA più impermeabile a eventuali  forze centrifughe e centripete . Ma forse la cosa è troppo facile. E’ rimasta lettera morta la  proposta del sorteggio dell’avv. Carlo Antonetti di Teramo nella prima puntata della inchiesta  lanciata dal Cittadinoonline.it sullo” stato di salute del basket italiano”.
A breve la riprenderemo volentieri,   siamo costretti  a rinviarla per l’incalzare dall’attualità e la stucchevole indifferenza, nonostante la strigliata del capo dello sport italiano Gianni Petrucci  che le cose di basket le conosce bene, di fronte  a un’indagine della magistratura che ha preso due anni di lavoro con relativi costi,  e prosegue certamente  con le dovute cautele per la sua complessità e unicità nella storia dello sport italiano. Niente scommesse, niente transazioni fra dirigenti, truccare le designazioni per pilotare i risultati. Non siamo più su campo da gioco, bensì su un campo minato  a volta compiacente, a volte omissivo..
Mi si chiede come andrà a finire?. Solo il buon Dio lo sa,  ma considerato come va il mondo oggi magari  è sufficiente che un  semplice tifoso entrato in possesso delle carte si  costituisca  parte civile per difendere la sua società. E che entrino in gioco anche le associazioni dei consumatori più agguerrite, perché no?.  Esiste  naturalmente spazio per eventuali azioni risarcitorie  di arbitri danneggiati o delusi, di società, dirigenti,  o altre figure  di professionisti  ai quali questa “filiera” ha stroncato la carriera.
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