Bianchi spiega l'evoluzione della situazione nei quattro mesi di lavoro come liquidatore

di Umberto De Santis – foto di Augusto Mattioli
SIENA. Con il solo Matt Janning ancora a Siena, coinvolto in una bella storia di Palio nella Pantera, cala il sipario sulla storia della Mens Sana Basket. Egidio Bianchi ha salutato Crespi, partito in direzione della Spagna, dove non avrà problemi di ambientamento, Magro che è ormai ad Omegna; Cournooh che va a Brindisi; Ress, Ortner e Viggiano allettati da Venezia; ha spedito alla Procura federale le ultime carte, gli uffici sono praticamente vuoti. I giocatori sono già a casa loro, i tweet impazzano in tempo reale di “finalmente a casa” dopo una stagione che più lunga non si può. Quattro mesi sono volati via, per Bianchi, coinvolto in una mission sempre più impossibile man mano che il quadro della situazione si faceva più chiaro davanti a lui. “Grazie a uno staff di primordine, il vero motore della società, sono riuscito a trasmette a tutti quella serenità che è stata fondamentale per l’incredibile finale di stagione che abbiamo vissuto. L’organizzazione mi si è rivelata una macchina perfetta nel minimo dettaglio, sarà difficile ricostruirne un’altra a Siena. Ci hanno aiutato anche la riscossione di alcuni crediti, i soldi arrivati dall’Euroleague sui diritti e l’apporto incessante dei tifosi”.
Ieri ultima riunione di Lega per la Mens Sana di Bianchi, dove è stato talmente apprezzato che si parla di un incarico organizzativo per lui, peraltro già diviso tra lo studio di commercialista e la consulenza con la Nestlè Italia. Altre 24 ore poi sarà il fatidico 4 luglio al Tribunale fallimentare, la nomina del curatore, la fine del viaggio. A Siena c’è ancora qualche ingenuo sognatore che spera nel colpo di coda “che non ci sarà”, ripete Bianchi alla nausea. “Troppe chiacchiere a vuoto: per salvarsi occorrono soldi che nessuno ha messo sul piatto. Ci sono state manifestazioni di interesse verso eventuali sponsorizzazioni anche importanti (Suisse Gas con 5 mln, ndr) del tutto irrealizzabili senza un progetto che partisse dalla ricapitalizzazione della società, il punto intorno al quale non si può girare”.
L’altro punto fondamentale sono i regolamenti “che non prevedono le alternative che abbiamo offerto alla Federazione. Poteva la Fip stravolgere i regolamenti per salvare Siena?” una domanda a cui Petrucci ha dovuto rispondere “no” anche per tutto quello che una rivoluzione pro-Siena avrebbe comportato. “Peccato, perché sono state presentate alternative che in campo aziendale hanno funzionato bene e sono ammesse dalle leggi”. Contabilmente la causa del fallimento della Mens Sana sarebbe riconducibile a una cattiva gestione finanziaria di un CdA che – anche dopo l’avvertenza che alla fine del contratto con la banca MPS esso non sarebbe stato rinnovato – non ha usato le risorse a disposizione per ripianare le perdite pregresse, mascherate contabilmente da un bilancio pur corretto in termini formali per diversi anni.
“Il trasferimento a Firenze per le partite di Euroleague ha avuto effetti benefici sul conto economico, lo ha avuto anche come ritorno d’immagine anche se le Top 16 sono state mancate per un canestro. Ma è stato un intervento tardivo quando la situazione era ormai già fuori controllo”, rioccrda Bianchi. Qualsiasi buona iniziativa poteva rivelarsi un palliativo, perché solo una ricapitalizzazione tra 5 e 20 milioni (a seconda dei tempi perché una cosa è agire a ottobre 2013 un’altra farlo a maggio 2014), poteva proporsi a salvezza del titolo sportivo e della società. Non è mai stata presentata da nessuno.
Anzi, la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura e gli arresti di maggio hanno chiuso definitivamente qualsiasi discorso: sponsor tutti volatilizzati, come logico. Bianchi ha dovuto anche registrare tra gli interlocutori che si erano presentati la mancanza di alcuna proposta fatta da persone di Siena. Noi pensiamo perché costoro siano ben consapevoli di dover incrociare e sottostare all’invadente classe politica cittadina (il sistema Siena) che vuole mettere cappello su tutto, come fatto negli ultimi ventanni. E che ora sta preparando l’assalto alla Polisportiva, dato che Ricci ha dichiarato che rimessa in piedi la sezione basket provvederà a lasciare la carica di presidente. E di poltronati che hanno un curriculum fatto – appunto – solo di poltrone la città è piena. Il silenzio è già calato sul Palaestra, lo staff svuota armadietti e scrivanie. Coppe e trofei sono in bella mostra nella stanza che fu di Ferdinando Minucci. Raccontano una storia incredibile che in tredici anni ha conquistato venti trofei e fatto conoscere il nome Montepaschi Mens Sana Siena in tutto il mondo partendo da un borgo medievale di 54.000 abitanti. Raccontano di grandi e piccole storie di basket, di ragazzi sconosciuti arrivati e divenuti famosi, di grandi vittorie e di sconfitte brucianti.
Adesso è proprio finita.